Come iscrivere la propria auto storica all’ASI

title

Le auto storiche che circolano sulle nostre strade oggi sono ancora molte, non possiamo quantificarle con precisione, ma sicuramente i proprietari di questi gioiellini in Italia non sono per niente pochi. Ma come possiamo definirle? Sono tutte quelle vetture che hanno un’immatricolazione datata, in particolare hanno più di vent’anni. I proprietari di questa tipologia di veicoli godono di determinati vantaggi fiscali e agevolazioni. Per poterne beneficiare però devono essere verificati e rispettati anche altri parametri, tra cui l’iscrizione all’ASI, ovvero l’Automotoclub Storico Italia, una federazione composta da differenti club federati e più di 200.000 affiliati.

Iscrizione all’ASI per auto storiche: di cosa si tratta

Al pubblico registro ASI si iscrivono tutte le auto storiche ancora funzionanti e attive, che hanno una data di immatricolazione o di costruzione vecchia di almeno 20 anni. Per iscrivere la vettura è necessario dimostrare quindi l’età con documenti alla mano e rivolgersi ad uno degli autoclub federati per la richiesta di adesione all’ASI. Gli autoclub sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, ognuno può iscrivere il proprio veicolo nella propria zona di pertinenza. È importante sapere che l’iscrizione all’ASI non è obbligatoria, in quanto soggetto privato, da qualche anno però il regime di competenza è passato alle Regioni, quindi sono questi enti a decidere in merito. Chi è iscritto all’ASI può ricevere alcuni importanti documenti, come il certificato d’identità, il certificato di rilevanza storica e collezionistica, la carta FIVA, la carta di storicità (per ciclomotori).

Auto storiche: i requisiti per l’iscrizione all’ASI

Per poter essere iscritta all’ASI, una vettura deve avere almeno 20 anni di età, ma non basta, si deve andare a formalizzare il tutto. Serve fornire il libretto e le foto del telaio e del veicolo stesso, devono essere ben dettagliate, per consentire di vedere l’auto in tutte le sue angolazioni e verificarne lo stato e le condizioni. Una volta eseguito questo passaggio, allora il proprietario dell’auto storica riceve o meno la conferma d’iscrizione all’ASI. Se l’esito è positivo, si può vantare la storicità dell’auto e quindi ottenere i differenti vantaggi che ne conseguono, come ad esempio le tariffe agevolate per l’assicurazione oppure ancora l’esenzione del bollo auto. La quota associativa ASI è di 41,32 euro all’anno.

Come definire le auto storiche

Esistono differenti regolamentazioni in merito alle auto storiche, anche se la norma base da seguire è l’art.60 del Codice della Strada, che stabilisce: “Rientrano nella categoria dei veicoli d’epoca, i motoveicoli e gli autoveicoli cancellati dal PRA perché destinati alla conservazione in musei o locali pubblici e privati, ai fini della salvaguardia delle originarie caratteristiche tecniche”. Questi veicoli sono iscritti in appositi elenchi. La definizione del Codice apre un quesito: auto d’epoca e auto storiche sono uguali? No, è bene tenere presente che per Legge si tratta di due categorie differenti.

Rispetto alle auto d’epoca infatti le auto storiche mantengono tutte le caratteristiche per circolare su strada. Non vengono radiate dal PRA, per rientrare in questa categoria devono aver superato i 20 anni di età. Oltretutto, possono circolare sempre liberamente su strada, l’importante è che abbiano tutti i requisiti previsti dalla Legge: devono essere iscritte ad un registro storico tra cui ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI, e possedere il CRS, Certificato di Rilevanza Storico collezionistica.

Le auto d’epoca invece (come definisce il Codice) vengono cancellate dal PRA per essere conservate in locali o musei, salvaguardandone le caratteristiche tecniche originarie della Casa produttrice. Non devono subire alcuna modifica e oltretutto non possono circolare sempre liberamente su strada, ma solo in occasione di raduni organizzati o manifestazioni di settore. I veicoli che rientrano in questa categoria devono essere iscritti in un elenco specifico presso il Centro Storico del Dipartimento per i Trasporti Terrestri.

L’articolo Come iscrivere la propria auto storica all’ASI proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Jean-Pierre Jabouille: il pilota col turbo

title

Jean-Pierre Jabouille ha raccolto in carriera meno di quanto avrebbe meritato: scopriamo insieme la storia di questo pilota francese, il primo a vincere in F1 con una monoposto turbo e il primo a conquistare un GP al volante della Renault. Un successo storico – quello di Digione 1979 – passato in secondo piano per via del mitico duello tra Gilles Villeneuve e René Arnoux.

Jean-Pierre Jabouille: la storia

Jean-Pierre Jabouille nasce l’1 ottobre 1942 a Parigi (Francia). Appassionato di motori fin da ragazzo, debutta nel motorsport nel 1966 nel campionato monomarca francese Renault 8 Gordini e nello stesso anno partecipa alla 1000 km di Monza con una Marcos Mini GT insieme al connazionale Jean-Louis Marnat.

Nel 1968 debutta alla 24 Ore di Le Mans con una Alpine A220 in coppia con il transalpino Jean Guichet (ritirati) e si laurea vicecampione francese di F3 dietro a François Cevert. L’anno seguente diventa collaudatore Alpine, arriva terzo nel GP di Monaco di F3 dietro agli svedesi Ronnie Peterson e Reine Wisell e conquista la medaglia di bronzo nel campionato francese di Formula 3 conquistato dal transalpino François Mazet. Nell’endurance Jean-Pierre taglia invece per la prima volta il traguardo in una gara valida per il Mondiale Sportprototipi e porta a casa la sesta piazza alla 1000 km di Monza con una Alpine A220 insieme al connazionale Patrick Depailler.

Gli anni ‘70

Gli anni ‘70 di Jean-Pierre Jabouille si aprono con un secondo posto al Tour de France 1970 al volante di una Matra MS650 in un equipaggio tutto francese composto da Henri Pescarolo e Johnny Rives. Una seconda piazza bissata l’anno seguente – con una Ferrari 512 M guidata insieme al francese Jean-Claude Guénard e allo spagnolo José Juncadella – in concomitanza con l’ennesimo titolo transalpino F3 sfumato (2° dietro a Depailler).

Nel 1973 è la volta del primo podio alla 24 Ore di Le Mans (terzo con una Matra-Simca MS670B in coppia con il connazionale Jean-Pierre Jaussaud): una terza piazza ripetuta l’anno successivo con una Matra-Simca MS670C insieme a François Migault. Sempre nel 1974 tenta senza successo di qualificarsi a un GP di F1 con una Iso-Marlboro e con una Surtees.

Il debutto in F1

Jabouille debutta in Formula 1 con la Tyrrell nel GP di Francia 1975 (12° e più lento del compagno di scuderia Depailler). Nello stesso anno arrivano due risultati importanti nel Mondiale endurance con la Alpine A441 in coppia con il francese Gérard Larrousse: primo alla 1000 km del Mugello e terzo alla 1000 km di Monza.

Il 1976 è l’anno nel quale Jean-Pierre Jabouille si laurea campione europeo F2 davanti ai connazionali René Arnoux e Patrick Tambay. Senza dimenticare il terzo posto alla 500 km di Digione con una Alpine A442 insieme al transalpino Jean-Pierre Jarier.

Renault F1

Renault esordisce ufficialmente in F1 nel Mondiale 1977 con una monoposto rivoluzionaria: la RS01 non è solo la prima Formula 1 turbo di sempre ma è anche la prima dotata di pneumatici radiali. La vettura viene affidata esclusivamente a Jabouille e prende parte a quattro Gran Premi: quattro ritiri per problemi di affidabilità.

La monoposto della Régie continua ad essere fragile anche nella stagione 1978: Jean-Pierre Jabouille salta i primi due GP in Argentina e in Brasile e nelle altre quattordici corse riesce a passare sotto la bandiera a scacchi solo quattro volte andando a punti in un’unica occasione (USA Est, quarto).

Il 1979, Arnoux, Villeneuve e Digione

La Renault decide per il Mondiale F1 1979 di affiancare a Jabouille un secondo pilota francese (Arnoux). Jean-Pierre regala alla Régie – in occasione del GP di Francia a Digione – la prima vittoria di sempre in Formula 1: il primo trionfo nel Circus di una vettura dotata di un motore turbo. Un successo storico passato in secondo piano per via del leggendario duello per la piazza d’onore tra Gilles Villeneuve e Arnoux. Jabouille chiude il 1979 con quattro pole position e una vittoria risultando più lento del compagno di squadra.

Carriera anomala

Anche nel 1980 Jean-Pierre Jabouille risulta più lento di Arnoux nonostante due pole position e un successo in Austria. Nel penultimo GP della stagione in Canada si rompe una gamba, nel 1981 si trasferisce alla Ligier ma le sue condizioni fisiche non ottimali gli impediscono di conquistare risultati rilevanti (a differenza di quanto ottenuto dal nuovo coéquipier, il francese Jacques Laffite).

La carriera anomala nel Circus di Jabouille si chiude con 49 GP disputati e solo tre gare a punti (di cui due vittorie).

Gli ultimi anni

Nel 1982 Jean-Pierre Jabouille appende il casco al chiodo e diventa team manager della Ligier. Due anni più tardi torna a correre (da segnalare il terzo posto nel campionato turismo francese 1991 con la BMW M3) e all’inizio degli anni ‘90 collabora con la Peugeot per sviluppare il programma 905 per Le Mans (vettura con la quale conquisterà due terzi posti – nel 1992 e nel 1993 – nella mitica gara di durata della Sarthe insieme al transalpino Philippe Alliot e al nostro Mauro Baldi).

Nel 1994 Jabouille viene promosso a responsabile Peugeot Sport, si occupa del programma motoristico per la F1 ma viene licenziato un anno dopo in seguito ai risultati deludenti ottenuti dalla McLaren dotata del propulsore 3.5 V10 del Leone.

Jean-Pierre Jabouille continua a correre come pilota nella categoria GT fino al 2005, anno nel quale si ritira definitivamente dal mondo delle corse.

L’articolo Jean-Pierre Jabouille: il pilota col turbo proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Bollo auto, chi lo paga quando l’auto è cointestata

title

I casi di auto cointestata si verificano ad esempio quando un genitore compra una vettura e decide di intestarla insieme anche al figlio, per dargli la possibilità di utilizzarla quando meglio crede, in perfetta libertà e piena autonomia. Oppure può accadere di ricevere un veicolo in eredità insieme al proprio fratello e quindi di risultare entrambi cointestatari al PRA. In ogni caso ovviamente c’è il bollo auto da pagare e quindi è necessario capire chi deve adempiere all’obbligo e cosa succede se uno dei soggetti non versa la propria quota, quindi in che modo può rivalersi la Regione contro uno dei comproprietari piuttosto che l’altro e se ognuno comunque resta obbligato per la propria quota.

Auto cointestata: chi la può utilizzare?

Prima di capire la questione del pagamento della tassa automobilistica, chiariamo chi può guidare un’auto cointestata. Innanzitutto bisogna sapere che chi guida l’auto di un’altra persona per un periodo di oltre 30 giorni deve fare una comunicazione alla Motorizzazione e fare aggiornare il libretto di circolazione con il nome nel possessore. Un obbligo che non vale nel caso in cui i due soggetti (intestatario e possessore/utilizzatore della vettura) siano familiari conviventi e quindi appartengano allo stesso nucleo familiare. Non scatta nemmeno nel caso in cui i due siano cointestatari, perché figurano già entrambi nel documento unico di circolazione. Quindi, se due persone sono cointestatarie della stessa vettura, possono guidarla liberamente e senza limiti, anche se non sono familiari conviventi sotto lo stesso tetto, non c’è bisogno di alcuna comunicazione ufficiale presso la Motorizzazione.

Auto cointestata: chi paga il bollo?

Parliamo quindi di bollo auto, la questione che ci interessa maggiormente in questo caso, perché spesso non è chiaro chi debba adempiere all’obbligo di pagamento della tassa. Con auto cointestata, entrambi i titolari del mezzo sono tenuti a versare la somma dovuta in un’unica soluzione, quindi non devono figurare due versamenti differenti. L’imposta è una sola ed è necessario pagarla ogni anno entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello dell’immatricolazione. La Regione quindi può chiedere il versamento dell’intero importo indifferentemente ad uno dei due proprietari piuttosto che all’altro.

Ogni cointestatario resta quindi obbligato al pagamento del bollo auto per intero, non solo per la quota che gli spetta. Dovrebbero essere i due soggetti coinvolti ad accordarsi e decidere chi debba eseguire materialmente il pagamento e poi se ottenere un rimborso della quota da parte dell’altro soggetto, in che misura e quando. È un meccanismo che in diritto prende il nome di responsabilità solidale.

Auto cointestata, bollo non pagato: cosa succede?

Se nessuno dei due proprietari del veicolo paga la tassa di proprietà dovuta ogni anno alla Regione, allora quest’ultima iscrive a ruolo il tributo e incarica quindi l’esattore della riscossione di tale credito. In questo modo viene notificata una cartella di pagamento a entrambi i cointestatari dell’auto, che rischiano un pignoramento corrispondente all’importo totale del debito, e non secondo le due quote. Se invece accade che uno dei due soggetti che hanno la proprietà del medesimo veicolo versi solo la sua quota di bollo auto, il fisco può ovviamente esigere il pagamento dell’intero importo della tassa automobilistica sia dall’uno che dall’altro soggetto, indipendentemente da chi ha già versato “la sua parte”. Per chiunque voglia evitare quindi problemi con l’Agenzia delle Entrate e di subire accertamenti e eventuali pignoramenti, con sanzioni e interessi moratori da pagare, è bene sapere che è meglio versare l’intero importo, anche la parte dell’altro cointestatario, a cui potrà chiedere successivamente il rimborso della quota pagata.

L’articolo Bollo auto, chi lo paga quando l’auto è cointestata proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Auto usate, le truffe più comuni e come riuscire a difendersi

title

Comprare un’auto usata spesso può essere rischioso, infatti purtroppo sono tanti i soggetti che agiscono in malafede, raggirando gli acquirenti. Parliamo di beni costosi e oltretutto di procedure amministrative e burocratiche che hanno dei tempi molto lunghi, durante i quali vi sono abili truffatori che riescono a mettere in piedi dei raggiri davvero ben studiati e rischiosi per chi acquista. Le truffe delle auto usate, purtroppo, nel nostro Paese sono abbastanza usuali.

Quali sono le più diffuse truffe delle auto usate?

I raggiri architettati dai malfattori nella vendita delle auto usate sono diversi, vediamo quali sono i più frequenti. Ci preme ricordare che una truffa è considerata reato penale e quindi è perseguibile per Legge chi la mette in atto e chi ne è complice. Fate attenzione a:

  • la truffa dei chilometri scalati, questa è purtroppo la più comune. Viene alterato il numero che risulta sul contachilometri dell’auto, che vediamo nel cruscotto. Ovviamente l’obiettivo è quello di far credere che la vettura sia più nuova e sia stata usata poco, in modo da aumentarne in prezzo di vendita. Si tratta di una pratica molto diffusa, nonostante oggi i contachilometri siano digitali e non più analogici e “manometterli” sia più complesso. Non è facile difendersi in questi casi, nemmeno per un esperto è semplice accertare l’esatta percorrenza di un veicolo. Si può cercare però di ricostruire la storia della manutenzione dell’auto guardando il libretto dei tagliandi e le fatture di riparazione. Oggi inoltre, al termine della revisione auto obbligatoria, deve anche essere sempre segnato il numero di chilometri percorsi, proprio per cercare di evitare le truffe;
  • venditori che nascondono difetti e vizi dell’auto pur essendone a conoscenza al momento della vendita. Secondo l’art.1490 del Codice Civile possono essere considerati contestabili solo quei vizi che rendono l’auto non idonea all’utilizzo o che ne diminuiscano il valore in modo apprezzabile;
  • mancanza di garanzia, anche le auto usate infatti, se vendute da professionisti, devono essere coperte dalla garanzia, è un termine previsto dalla Legge;
  • le truffe online, in rete si trova di tutto oggi, è vero, ma vi si annidano anche moltissimi rischi e quindi serve tenere gli occhi ben aperti. Fate attenzione quindi ad un prezzo di vendita troppo basso, perché deve sempre essere considerato un campanello d’allarme, nessuno è disposto a regalare l’auto. Una gran raccomandazione è quella di non versare mai anticipi prima di vedere l’auto, fare una ricerca sul nome del venditore e verificare la targa presso il PRA. È fondamentale inoltre chiedere al venditore di poter provare la vettura prima di comprarla e di poter vedere i libretti di uso e manutenzione e i documenti dell’auto.

Auto usate: come difendersi dalle truffe

Bastano quindi delle piccole regole di buon senso e i semplici accorgimenti di cui abbiamo parlato finora per evitare le truffe sulle auto usate, purtroppo appunto molto diffuse. È bene ricordare sempre di non avere fretta e prendersi tutto il tempo necessario per fare le proprie valutazioni e ricerche sui venditori e sui modelli di auto. Online spesso si trovano recensioni sui venditori fatte da altri utenti, che aiutano nella scelta. Se pensi di non essere in grado di comprare un’auto usata da solo, allora fatti assistere da una persona esperta del settore e di fiducia, un meccanico che conosci. Si tratta di un piccolo investimento ma che potrebbe rivelarsi molto utile per evitare seccature e fregature di maggiore entità.

L’articolo Auto usate, le truffe più comuni e come riuscire a difendersi proviene da Icon Wheels.

Fonte:

J. Frank Duryea, il padre dell’auto americana

title

J. Frank Duryea è stato, insieme al fratello maggiore Charles, il padre dell’auto americana: scopriamo insieme la storia dell’uomo che ha costruito la prima vettura non europea dotata di un motore termico.

J. Frank Duryea: la biografia

J. Frank Duryea – diminutivo di James Franklin – nasce l’8 ottobre 1869 a Washburn (USA). Meccanico talentuoso, dopo aver conseguito il diploma si trasferisce nel 1888 a Washington per lavorare nell’azienda del fratello maggiore Charles specializzata nella produzione di biciclette.

La prima auto americana a benzina

I due fratelli si trasferiscono a Springfield e costruiscono la prima auto americana di sempre a benzina: una carrozza spinta da un motore monocilindrico da 4 CV. Il progetto iniziale è di Charles ma è J. Frank (il più esperto di tecnica dei due) che apporta le modifiche necessarie al veicolo.

Nasce la Duryea

Nel 1895 nasce la Duryea Motor Company e due mesi più tardi J. Frank, al volante della vettura da lui progettata, vince a Chicago la prima corsa automobilistica statunitense di sempre: una gara disputata sotto la neve e sponsorizzata dal quotidiano Chicago Times-Herald terminata a una velocità media di circa 11 km/h.

Nel 1896 con 13 vetture costruite la Duryea diventa il più grande costruttore americano di auto a benzina ma quattro anni più tardi i due fratelli si separano.

La Stevens-Duryea

J. Frank Duryea – intenzionato a produrre vetture evolute, potenti e costose rivolte a una clientela selezionata (a differenza del fratello, maggiormente orientato sulla realizzazione di modelli essenziali ed economici) – trova un partner nella fabbrica di armi Stevens, interessata a entrare nel business delle quattro ruote. Nasce la Stevens-Duryea.

Gli ultimi anni

J.Frank lascia la Stevens-Duryea nel 1915 e si ritira a vita privata. Scompare il 15 febbraio 1967 a Saybrook (USA).

L’articolo J. Frank Duryea, il padre dell’auto americana proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Pneumatici: guida completa a tutti i marchi

title

I marchi di pneumatici si possono dividere in tre macrocategorie: i brand “big” (quelli conosciuti), le “sottomarche” (aziende meno conosciute appartenenti ai colossi noti) e “gli altri”. Di seguito troverete una guida completa a tutti i marchi di pneumatici in commercio: un elenco utile per capire – prima dell’acquisto di una gomma – la nazione di provenienza e altri dettagli di tutte le aziende che si occupano di questo settore presenti nei nostri mercati.

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWYZ

Accelera (Indonesia)

Accelera è un marchio di pneumatici appartenente all’azienda indonesiana PT Elangperdana.

Achilles (Indonesia)

Achiles è il marchio “premium” dell’azienda di pneumatici indonesiana Multistrada.

American Classic (USA)

Gli pneumatici American Classic – rivolti principalmente ai proprietari di auto d’epoca statunitensi – sono realizzati da un’azienda americana.

Antares (Cina)

Antares è un marchio di pneumatici che appartiene all’azienda cinese Zhaoqing Junhong.

Aoteli (Messico)

Aoteli è un marchio messicano di pneumatici.

APlus (Cina)

APlus è un marchio cinese di pneumatici.

Apollo (India)

Apollo è il settimo produttore mondiale di pneumatici. L’azienda indiana è stata fondata nel 1972 e ora può vantare ben 18.000 dipendenti.

Artum (Cina)

I pneumatici Artum sono realizzati dalla Atlantic International Tires, società cinese (più precisamente di Hong Kong).

Atlas (Belgio)

Atlas è un marchio di pneumatici economici realizzato dal distributore belga Deldo.

Atturo (USA)

Atturo realizza pneumatici per SUV, crossover e pick-up. L’azienda è statunitense mentre gli stabilimenti si trovano a Taiwan e in Thailandia.

Aurora (Corea del Sud)

Aurora è una sottomarca di pneumatici appartenente al colosso sudcoreano Hankook (7° produttore al mondo di gomme).

Austone (Australia)

Austone è un marchio di pneumatici australiano fondato nel 1999 di proprietà del colosso statunitense Cooper

Autogrip (Cina)

Autogrip è un marchio di pneumatici della società cinese Fullrun.

Avon (Regno Unito)

Avon è uno storico marchio di pneumatici britannico fondato nel lontano 1885 e attivo nella produzione di gomme per auto dal 1904. Dal 2007 appartiene agli statunitensi della Cooper.

Barum (Repubblica Ceca)

Barum, marchio ceco di pneumatici fondato nel 1924, appartiene dal 1993 al colosso tedesco Continental.

Belshina (Bielorussia)

Belshina è un’azienda bielorussa di pneumatici fondata nel 1963 ai tempi dell’Unione Sovietica.

BF Goodrich (USA)

BF Goodrich è un marchio di pneumatici statunitense – fondato nel 1870 – che ha accompagnato la storia degli USA. Nel 1927 quest’azienda realizza le gomme del mitico Spirit of St. Louis con cui Charles Lindbergh effettua la prima traversata dell’Atlantico in aereo, nel 1967 costruisce la prima gomma in grado di viaggiare sgonfia e nel 1981 attrezza le coperture della navetta spaziale Columbia. Dal 1990 questa società appartiene a Michelin.

Blacklion (Cina)

Blacklion è un marchio di pneumatici cinese di proprietà del gruppo Qingdao Goldstar.

Bridgestone (Giappone)

Bridgestone è il più grande produttore mondiale di pneumatici. L’azienda giapponese, fondata nel 1931, può vantare diversi successi in F1 e in altre categorie del motorsport.

Camac (Portogallo)

Camac – fondata nel 1967 – è l’unica azienda portoghese di pneumatici.

Casumina (Vietnam)

Casumina è un costruttore vietnamita di pneumatici fondato nel 1976.

Ceat (India)

Ceat – azienda di pneumatici nata in Italia (e più precisamente a Torino) nel 1924 – è ufficialmente indiana dal 1982 (anno nel quale viene acquisita dal colosso RPG).

Chengshan (Cina)

Chengshan è la filiale cinese del colosso americano Cooper.

Coker (USA)

La Coker – creata nel 1958 – è un’azienda statunitense con sede nel Tennessee specializzata nella realizzazione di pneumatici destinati alle auto d’epoca e nella riproduzione di modelli del passato di altre società.

Comforser (Cina)

Comforser è un brand cinese di pneumatici appartenente al gruppo Shandong Yinbao.

Constancy (Cina)

I pneumatici Constancy sono costruiti dall’azienda cinese Weifang Yuelong.

Continental (Germania)

La società tedesca Continental, fondata nel 1871, è nota soprattutto per gli pneumatici (al punto da essere uno dei più grandi produttori mondiali di gomme) ma si occupa anche di componentistica automotive.

Cooper (USA)

L’azienda statunitense di pneumatici Cooper è stata fondata nel 1914 e ha sede nell’Ohio.

Cordiant (Russia)

Cordiant è il principale marchio russo di pneumatici.

CST (Taiwan)

CST è un marchio di pneumatici appartenente al colosso taiwanese Cheng Shin (creato nel 1967).

Davanti (Regno Unito)

Il marchio di pneumatici Davanti è stato creato nel 2015 dal distributore britannico Oak Tyres. Buona parte dello sviluppo e della produzione di queste gomme “premium” avviene però in Cina.

Dayton (USA)

Dayton è un marchio statunitense di pneumatici fondato nel 1905. Con il passare degli anni cresce sempre di più fino a diventare un colosso specializzato in componentistica automotive e cambia nome (Dayco) nel 1960. L’anno seguente la sezione gomme dell’azienda viene ceduta a Firestone, che a sua volta passa sotto il controllo dei giapponesi della Bridgestone nel 1988.

Dean (USA)

Dean è un marchio di pneumatici statunitense nato nel 1923 attualmente di proprietà del colosso Cooper.

Debica (Polonia)

Debica è un’azienda di pneumatici polacca che appartiene dal 1995 al colosso statunitense Goodyear.

Deestone (Thailandia)

La società thailandese di pneumatici Deestone è stata fondata nel 1977 ed è una delle più grandi aziende del settore nel Paese asiatico.

Definity (USA)

Definity è un brand statunitense di pneumatici creato da Pep Boys, una delle più grandi catene americane di negozi aftermarket. 

Deli (Indonesia)

La Deli è una società indonesiana creata nel 1956 e attiva nella produzione di pneumatici dal 1970.

Delinte (Cina)

La società Delinte è di proprietà dell’azienda cinese Sentury, uno dei più grandi produttori al mondo di pneumatici.

Dick Cepek (USA)

Dick Cepek è un’azienda statunitense fondata nel 1958 e di proprietà del gruppo Cooper specializzata in pneumatici per l’off-road. 

Double Star (Cina)

Double Star è uno dei principali costruttori cinesi di pneumatici.

Douglas (USA)

Douglas è un marchio di pneumatici “low-cost” creato da Goodyear e venduto esclusivamente nei supermercati Walmart.

Dunlop (Regno Unito)

Dunlop è un marchio di pneumatici caratterizzato da una storia lunga e tormentata. Fondato nel 1889 nel Regno Unito, viene acquistato nel 1985 dal colosso britannico BTR, che a sua volta vende ai giapponesi della Sumitomo i diritti per produrre gomme marchiate Dunlop. Nel 1997 i nipponici ottengono la possibilità di ribattezzare la loro filiale inglese con il nome Dunlop e due anni più tardi iniziano una partnership con Goodyear.

Duraturn (Cina)

Duraturn è un marchio specializzato in pneumatici per il mercato nordamericano appartenente alla società cinese Shaanxi Yanchang.

Duro (Taiwan)

Duro è un brand di pneumatici della società taiwanese HWA Fong Rubber, attiva dal 1945.

Durun (Cina)

Il marchio Durun è usato dall’azienda cinese Shangdong Yongtai per pneumatici destinati all’esportazione.

Effiplus (Cina)

Effiplus è un marchio cinese specializzato in pneumatici.

Event (Paesi Bassi)

Event è un giovane brand olandese (nato nel 2005) di pneumatici. Le gomme vengono prodotte in Cina.

Evergreen (Cina)

Evergreen è un marchio di pneumatici lanciato nel 2008 dall’azienda cinese Shandong Jinyu (fondata nel 1995).

Excelsior (USA)

Excelsior è un marchio statunitense di pneumatici “vintage” appartenente al gruppo Coker.

Falken (Giappone)

Falken – azienda giapponese di pneumatici fondata nel 1983 specializzata in gomme sportive – appartiene al colosso nipponico Sumitomo.

Federal (Taiwan)

Federal è un’azienda di Taiwan specializzata nella produzione di pneumatici fondata nel 1954.

Firemax (Cina)

Firemax è una società cinese di pneumatici nata nel 2011 di proprietà del gruppo Sunfulcess.

Firestone (USA)

La Firestone, fondata nel 1900, è un pilastro dell’automobilismo USA. Gli pneumatici dell’azienda statunitense vengono usati dalla Ford T nel 1906 e vincono la prima edizione (nel 1911) della 500 Miglia di Indianapolis. Nel 1932 l’azienda “yankee” introduce la prima gomma per mezzi agricoli, nel 1955 diventa il primo produttore mondiale e nel 1988 viene acquistata dai giapponesi della Bridgestone.

Formula (Italia)

Formula è un sottomarchio di pneumatici appartenente a Pirelli.

Fortuna (Belgio)

Fortuna è un marchio di pneumatici sportivi realizzato dal distributore di gomme belga Deldo.

Fortune (Cina)

Fortune è un marchio creato dalla Cooper Chengshan, filiale cinese nata nel 2006 del colosso statunitense Cooper.

Fulda (Germania)

L’azienda di pneumatici tedesca Fulda – fondata nel 1900 – appartiene dal 1966 al gruppo statunitense Goodyear.

Fullrun (Cina)

La società cinese Fullrun è attiva nella produzione di pneumatici dal 2003.

Fuzion (Giappone)

Il marchio Fuzion appartiene alla filiale statunitense del colosso giapponese Bridgestone e realizza pneumatici “low-cost” prodotti in Cina destinati al mercato americano.

GT Radial (Singapore)

Il marchio GT Radial appartiene al gruppo singaporeano Giti Tire, una delle più grosse aziende mondiali specializzate in pneumatici.

General (USA)

Il marchio statunitense di pneumatici General è stato fondato nel 1915 e appartiene al colosso tedesco Continental dal 1987.

Gerutti (Singapore)

Gli pneumatici Gerutti provengono da Singapore.

Gislaved (Svezia)

L’azienda svedese di pneumatici Gislaved è stata creata nel 1893 ed è stata acquistata nel 1992 dai tedeschi della Continental.

Giti (Singapore)

Giti – colosso singaporeano nato nel 1951 – è l’undicesimo costruttore mondiale di pneumatici.

Goform (Cina)

Il marchio di pneumatici Goform appartiene all’azienda cinese Shandong Guofeng.

Goodride (Cina)

Il brand Goodride è di proprietà della Hangzhou Zhongce, la più grande azienda cinese di pneumatici nonché uno dei più importanti produttori mondiali.

Goodyear (USA)

Goodyear, società fondata nel 1898 negli USA (e più precisamente nell’Ohio), è una delle più importanti aziende di pneumatici del mondo. Prende il nome da Charles Goodyear (inventore della gomma vulcanizzata) e detiene il record di vittorie in F1.

Gremax (Cina)

Il marchio di pneumatici Gremax appartiene al colosso cinese Crowntyre, fondato nel 2006.

Gripmax (Paesi Bassi)

Gripmax è un marchio specializzato in pneumatici “entry-level” per l’off-road creato dal distributore di gomme olandese Van den Ban.

Habilead (Cina)

Gli pneumatici Habilead sono realizzati dall’azienda cinese Shandong Huasheng.

Haida (Cina)

L’azienda di pneumatici Haida proviene dalla Cina.

Hankook (Corea del Sud)

Hankook è il settimo produttore mondiale di pneumatici. L’azienda sudcoreana, fondata nel 1941, è diventata un colosso all’inizio del XXI secolo al punto da diventare fornitrice di primo equipaggiamento per le ammiraglie Mercedes.

Headway (Cina)

Il marchio cinese di pneumatici Headway ha visto la luce nel 2013.

Hercules (USA)

Hercules è un marchio di pneumatici statunitense appartenente al gruppo Cooper.

Heidenau (Germania)

Heidenau è un’azienda di pneumatici tedesca fondata nel 1946 e specializzata in gomme per moto.

Hi Fly (Cina)

Gli pneumatici Hi Fly sono realizzati dall’azienda cinese Shandong Hengfeng.

High Performer (Taiwan)

High Performer è un’azienda taiwanese di pneumatici creata nel 1959.

Horizon (USA)

Horizon è un’azienda statunitense che si occupa della distribuzione di pneumatici del gruppo cinese Linglong.

Imperial (Belgio)

Imperial è un marchio di pneumatici economici creato nel 2012 dal distributore belga Deldo.

Infinity (Cina)

Il brand di pneumatici Infinity appartiene al colosso cinese Linglong.

Ironman (USA)

Ironman è una sottomarca di pneumatici di Hercules (gruppo Cooper).

Insa Turbo (Spagna)

Insa Turbo è un brand spagnolo di pneumatici ricostruiti.

Interstate (Paesi Bassi)

Interstate è un’azienda olandese di pneumatici fondata nel 1973. La produzione, però, viene effettuata in Cina e a Taiwan.

Invovic (Cina)

Invovic è un marchio di pneumatici che appartiene alla società cinese Shandong Invovic.

Jinyu (Cina)

La Jinyu, azienda cinese di pneumatici, appartiene al gruppo Sailun.

JK (India)

JK – azienda indiana nata nel 1888 – produce pneumatici radiali dal 1977 (primo costruttore indiano di sempre a raggiungere questo traguardo).

Joyroad (Cina)

Joyroad è un marchio di pneumatici economici fondato nel 2004 dal colosso cinese Shandong Zhongyi.

Kama (Russia)

Kama è il marchio con cui l’azienda russa Nizhnekamsk commercializza pneumatici.

Kapsen (Cina)

Gli pneumatici Kapsen sono realizzati dall’azienda cinese Shandong Huasheng.

Kelly (USA)

Kelly, la più antica azienda di pneumatici statunitense, è stata fondata nell’Ohio nel 1894 e dal 1990 appartiene a Goodyear.

Kenda (Taiwan)

La società taiwanese di pneumatici Kenda è nata nel 1962.

Keter (Cina)

Keter è un marchio cinese di pneumatici nato nel 2009.

Kinforest (Cina)

Kinforest è un marchio cinese di pneumatici fondato nel 2007.

King Meiler (Germania)

King Meiler è un’azienda tedesca specializzata in pneumatici ricostruiti.

Kings Tire (Taiwan)

Kings Tire è un marchio di pneumatici taiwanese nato nel 1988. 

Kingstar (Paesi Bassi)

Kingstar – brand olandese – è una sottomarca di pneumatici del colosso sudcoreano Hankook.

Kleber (Francia)

Kleber è un marchio di pneumatici francese che nasce nel 1911 come filiale transalpina di BF Goodrich. Chiamata Kleber dal 1945, viene assorbita nel 1981 dal colosso d’Oltralpe Michelin.

Kormoran (Polonia)

Kormoran è un marchio di pneumatici lanciato dalla società polacca Stomil Olsztyn nel 1994. L’anno seguente viene acquistato dai francesi di Michelin.

KRM (India)

La KRM – creata nel 2007 – è un’azienda di pneumatici indiana di proprietà del gruppo Kesoram.

Kumho (Corea del Sud)

Kumho, fondata in Corea del Sud nel 1960, è una delle aziende produttrici di pneumatici più grande al mondo.

Landsail (Cina)

La società Landsail è di proprietà dell’azienda cinese Sentury, uno dei più grandi produttori al mondo di pneumatici.

Lanvigator (Cina)

Lanvigator è un brand di pneumatici appartenente al gruppo cinese Shandong Haohua.

Lassa (Turchia)

Gli pneumatici Lassa iniziano ad essere prodotti in Turchia nel 1974. In seguito alla joint-venture con i giapponesi di Bridgestone nel 1988 nasce la società Brisa.

Laufenn (Corea del Sud)

Laufenn è il marchio “entry-level” – creato nel 2014 – del colosso sudcoreano Hankook.

Leao (Cina)

Leao è uno dei tanti marchi di pneumatici del colosso cinese Linglong.

Lexani (Cina)

Lexani è un brand di pneumatici sportivi costruiti dalla società cinese South China.

Linglong (Cina)

Linglong è un colosso cinese specializzato in pneumatici che ha iniziato a muovere i primi passi nel 1975.

Mabor (Portogallo)

La Mabor è un’azienda di pneumatici portoghese fondata nel 1938 di proprietà della Continental dal 1990.

Malatesta (Italia)

L’azienda di pneumatici Malatesta ha sede ad Anagni, in provincia di Frosinone, e ha iniziato l’attività nel 1946.

Maloya (Svizzera)

Il marchio svizzero di pneumatici Maloya è stato fondato nel 1936 ed è stato acquistato dagli olandesi della Vredestein nel 1993. Dal 2009 appartiene alla multinazionale indiana Apollo.

Marangoni (Italia)

La Marangoni, fondata nel 1950 a Rovereto (in provincia di Trento), è un’azienda specializzata in gomme ricostruite ma usa questo marchio per gli pneumatici nuovi.

Marix (Italia)

Marix è il marchio usato dall’azienda italiana Marangoni per identificare gli pneumatici ricostruiti.

Marshal (Corea del Sud)

Marshal è un’azienda di pneumatici che appartiene al colosso sudcoreano Kumho.

Master (Estonia)

Master è una società estone specializzata in pneumatici fondata nel 1991.

Mastercraft (USA)

Mastercraft è un marchio di pneumatici statunitense appartenente al gruppo Cooper.

Mastersteel (Paesi Bassi)

Il marchio Mastersteel è stato creato dal distributore olandese di pneumatici Inter-Sprint.

Matador (Slovacchia)

La società slovacca Matador, fondata nel 1905, produce pneumatici dal 1925. Dal 2007 appartiene al colosso tedesco Continental.

Maxtrek (Cina)

Maxtrek, brand fondato nel 2007, è uno dei marchi di pneumatici dell’azienda cinese SD International.

Maxxis (Taiwan)

Maxxis è un marchio di pneumatici appartenente al colosso taiwanese Cheng Shin (creato nel 1967).

Mentor (USA)

Mentor è un brand di pneumatici “basic” introdotto nel 2012 dall’azienda statunitense Cooper.

Meteor (Paesi Bassi)

Meteor è un marchio di proprietà del distributore olandese di pneumatici Inter-Sprint.

Michelin (Francia)

Michelin è uno dei più grandi produttori mondiali di pneumatici. L’azienda francese è stata fondata nel 1899 e ha creato numerose innovazioni nel settore. Qualche esempio? Le prime gomme gonfiate ad aria (1895), il primo pneumatico di scorta (1913) e il primo pneumatico radiale (1946).

Mickey Thompson (USA)

Mickey Thompson è un brand statunitense di pneumatici fondato nel 1963 che appartiene al colosso “yankee” Cooper dal 2003.

Milestone (Paesi Bassi)

Milestone è uno dei tanti brand appartenenti al distributore olandese di pneumatici Inter-Sprint.

Minerva (Belgio)

Il marchio di pneumatici Minerva, nato nel 1992 come sottomarca Continental – prende il nome da una storica Casa automobilistica belga e ora appartiene al distributore (sempre belga) di gomme Deldo. La produzione si svolge in Cina.

MRF (India)

MRF è il più grande costruttore indiano di pneumatici: un colosso nato nel 1946.

Nankang (Taiwan)

Il colosso taiwanese Nankang produce pneumatici dal 1959.

Nexen (Corea del Sud)

Nexen è una società sudcoreana specializzata in pneumatici attiva dal 1942 (dal 2000 con l’attuale nome).

Nitto (Giappone)

Nitto è un marchio giapponese di pneumatici del gruppo Toyo riservato al mercato nordamericano.

Nokian (Finlandia)

Nokian è un’azienda finlandese nata nel 1898 (ma attiva nella produzione di gomme dal 1932) e nota soprattutto per i suoi pneumatici invernali.

Nordexx (Danimarca)

Nordexx è un marchio di pneumatici sviluppato dall’azienda danese NDI, il più importante distributore di gomme del Nord Europa.

Nortenha (Portogallo)

Nortenha è un marchio portoghese specializzato in pneumatici ricostruiti.

Novex (Paesi Bassi)

Novex è un marchio creato dal distributore di pneumatici olandese Van den Ban.

Ohtsu (Giappone)

Ohstu è un’azienda giapponese di pneumatici appartenente al gruppo Sumitomo

Orium (Francia)

Orium è una sottomarca di Michelin creata nel 2013 specializzata nella produzione in Serbia di pneumatici low-cost.

Ovation (Cina)

Ovation è un brand cinese di pneumatici che appartiene al colosso cinese Shandong Hengfeng.

Pace (Cina)

Pace è uno dei tanti marchi di pneumatici della società cinese SD International.

Petlas (Turchia)

Petlas è un’azienda turca fondata nel 1976 per produrre pneumatici per gli aerei da caccia dell’aviazione militare. Privatizzata nel 1997, è stata acquistata nel 2005 dal colosso Abdulkadir Özcan.

Phoenix (USA)

Phoenix è un marchio della società statunitense Coker specializzato in pneumatici per auto d’epoca.

Pirelli (Italia)

Pirelli – la più importante società italiana di pneumatici – nasce a Milano nel 1872 come azienda specializzata in articoli in gomma. Nel 1890 nascono i primi tubolari per velocipedi, nel 1902 vede la luce il primo stabilimento estero (in Spagna) mentre risale al 1922 la quotazione in Borsa. L’invenzione del pneumatico ribassato, nel 1974, e il lancio della gamma sportiva P Zero nel 1987 contribuiscono a sviluppare l’immagine “racing” dell’azienda lombarda, fornitrice esclusiva di gomme per la F1 dal 2011. Nel 2015 è stata acquistata dal colosso cinese ChemChina.

Pneumant (Germania)

Pneumant è un marchio tedesco di pneumatici fondato nel 1922 appartenente al gruppo statunitense Goodyear.

Point S (Germania)

Point S – il principale network di gommisti indipendenti del mondo – produce pneumatici con il proprio marchio in collaborazione con Continental.

PowerTrac (Cina)

PowerTrac è un brand di pneumatici creato dall’azienda cinese Shandong Haohua.

Premada (Germania)

Premada è un marchio appartenente al distributore tedesco di pneumatici Interpneu.

Premiorri (Ucraina)

Premiorri è un brand di pneumatici realizzato dall’azienda ucraina Rosava.

Presa (Taiwan)

Presa è un marchio di pneumatici appartenente al colosso taiwanese Cheng Shin (creato nel 1967).

Primewell (Singapore)

Primewell è un marchio di pneumatici del colosso singaporeano Giti.

Profil (Polonia)

Profil è un’azienda polacca specializzata in pneumatici ricostruiti.

Radar (Singapore)

Radar è un brand appartenente all’azienda singaporeana di pneumatici Omni United.

Radburg (Romania)

Radburg è un’azienda di pneumatici romena.

Rapid (Cina)

Gli pneumatici Rapid sono realizzati dalla società cinese Shengtai.

Recip (Portogallo)

Recip è un’azienda portoghese specializzata in pneumatici ricostruiti.

Riken (Giappone)

Riken nasce nel 1917 come istituto di ricerca giapponese: la sezione dedicata alla realizzazione di prodotti in gomma si fonde nel 1958 con la Nippon Gum per creare la Nippon Riken, la quale a sua volta si unisce alla Okamoto per creare la Okamoto Riken. Nel 1985 la società cambia nome in Okamoto e quattro anni più tardi dà vita ad una joint-venture con i francesi di Michelin. Oggi i pneumatici Riken sono una sottomarca del colosso transalpino prodotta in Serbia.

Roadstone (Corea del Sud)

Roadstone è una sottomarca di pneumatici del gruppo sudcoreano Nexen.

Rosava (Ucraina)

Rosava è un’azienda ucraina di pneumatici fondata nel 1972 ai tempi dell’Unione Sovietica.

Rotalla (Cina)

Il brand di pneumatici Rotalla appartiene al gruppo cinese Enjoy Tyre.

Rotex (Germania)

Rotex è un brand creato dal distributore tedesco di pneumatici Meyer Lissendorf, acquistato da Michelin nel 2015.

Rovelo (Cina)

Rovelo è un marchio cinese di pneumatici della società cinese Sailun.

Runway (Singapore)

Il marchio Runway appartiene al gruppo singaporeano Giti Tire, una delle più grosse aziende mondiali specializzate in pneumatici.

Saetta (Italia)

Saetta è un brand creato nel 2014 dalla filiale europea del colosso giapponese Bridgestone per identificare pneumatici economici prodotti nello stabilimento di Bari.

Sailun (Cina)

Sailun è un’azienda cinese di pneumatici nata nel 2002.

Sava (Slovenia)

La storia della Sava ha inizio nel 1921 con la creazione a Kranj (oggi in Slovenia, all’epoca situata nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni) di un’azienda specializzata nella produzione di articoli in gomma chiamata Vulkan. La società viene acquistata nel 1931 dal produttore austriaco Semperit, inizia a realizzare pneumatici e viene acquisita nel 1939 dai tedeschi di Continental. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, la Sava viene nazionalizzata dal governo jugoslavo e inizia nel 1965 a produrre coperture tubeless e per alta velocità. Risale al 1967 la partnership con Semperit mentre sette anni più tardi arrivano le prime gomme radiali con cintura in acciaio per vetture. Nel 1997 Sava entra a far parte del gruppo statunitense Goodyear, che completa l’acquisizione del marchio nel 2004.

Seiberling (USA)

Il marchio di pneumatici statunitense Seiberling – creato da Frank Seiberling (fondatore della Goodyear nel 1898) nel 1921 – viene acquistato dagli “yankee” della Firestone nel 1965, a sua volta assorbita dai giapponesi della Bridgestone nel 1988.

Semperit (Austria)

La lunga storia della Semperit ha inizio in Austria nel 1824 quando Johann Nepomuk Reithoffer inizia ad occuparsi di abbigliamento. Nel 1850 nasce la prima fabbrica in Europa destinata alla produzione di merci in gomma, nel 1896 viene fondata la Miskolczy & Co mentre quattro anni più tardi vedono la luce i primi pneumatici per autovetture. Il marchio Semperit (dal latino “semper it”, sempre va) viene creato nel 1906 e nel 1927 nascono le prime gomme destinate ai mezzi industriali. Nel 1956 arrivano le coperture tubeless e quelle con la spalla bianca e nel 1967 entrano in produzione le gomme radiali. Nel 1985 Semperit entra a far parte del gruppo tedesco Continental.

Silverstone (Malesia)

Silverstone è un marchio di pneumatici malese nato nel 1986 e acquisito nel 2010 dal gruppo giapponese Toyo.

Sonar (Taiwan)

Sonar è un brand di pneumatici creato nel 1996 dal gruppo taiwanese Nankang.

Sportiva (Germania)

Sportiva è una sottomarca di pneumatici del colosso tedesco Continental.

Star Performer (Germania)

Star Performer è un brand creato nel 2000 dal distributore tedesco di pneumatici Delticom.

Starfire (Cina)

Starfire è un marchio creato dalla Cooper Chengshan, filiale cinese nata nel 2006 del colosso statunitense Cooper.

Starmaxx (Turchia)

Starmaxx è un marchio di pneumatici lanciato nel 2005 dal colosso turco Petlas.

Strial (Francia)

Strial è una sottomarca di Michelin creata nel 2013 specializzata nella produzione in Serbia di pneumatici low-cost. 

Sumitomo (Giappone)

Sumitomo è una multinazionale giapponese specializzata nella lavorazione della gomma attiva dal 1909. 

Sunitrac (Cina)

Sunitrac è un brand dell’azienda cinese di pneumatici Yongdao.

Sunny (Cina)

Sunny è un marchio appartenente al colosso cinese South China Tyre & Rubber, attivo dal 1988.

Sunwide (Cina)

Gli pneumatici Sunwide sono realizzati dall’azienda cinese Qingdao Sunwide.

Superia (Cina)

Superia è un marchio del distributore cinese di pneumatici China Tyres Distribution.

Syron (Turchia)

Syron è un brand di pneumatici creato nel 2004 con sede in Turchia creato dall’azienda tedesca Keskin, specializzata in tuning.

Taurus (Ungheria)

La storia della Taurus inizia in Ungheria nel 1882, anno di fondazione dell’azienda Ruggyanta Arugyár. La produzione di pneumatici con il marchio Cordatic inizia nel 1912 e l’anno seguente la società acquisisce il nome attuale. Nazionalizzata nel 1949, viene acquisita dai francesi di Michelin nel 1996.

Thunderer (Thailandia)

Thunderer è un marchio di pneumatici thailandese di proprietà della Deestone.

Tigar (Serbia)

L’attività della Tigar inizia nel 1931 con la fondazione (nell’attuale Serbia, all’epoca in Jugoslavia) di una società specializzata nella realizzazione di scarpe e prodotti in gomma. La produzione di pneumatici inizia nel 1959 mentre per le coperture radiali bisogna attendere il 1972. Dal 2002 appartiene al colosso francese Michelin.

Toledo (Cina)

Toledo è il marchio usato dalla società cinese SD International per realizzare pneumatici destinati alle 4×4.

Tomket (Repubblica Ceca)

Tomket è un marchio creato da Nejlevnější PNEU, leader ceco nella vendita di pneumatici on-line.

Torque (Regno Unito)

Torque è un brand di pneumatici costruiti in Cina appartenente al distributore britannico Treadsetters, nato nel 1999.

Toyo (Giappone)

La società giapponese Toyo produce pneumatici dal 1945.

Tracmax (Cina)

Tracmax è un marchio di pneumatici che appartiene al gruppo cinese Shandong Yongsheng.

Tri-Ace (Cina)

Tri-Ace è una società cinese nata nel 2002 specializzata nella produzione di pneumatici.

Triangle (Cina)

Triangle, azienda di pneumatici cinese, nasce nel 1976 come Shandong Tire Factory e acquisisce l’attuale nome nel 2001.

Tristar (Cina)

Tristar è un marchio di pneumatici creato nel 2013 dal distributore cinese China Tyres Distribution.

Uniroyal (USA)

Il marchio Uniroyal – nato nel 1958 dalla fusione tra il gruppo statunitense US Rubber e l’azienda belga Englebert – ha una storia molto complicata. La filiale europea è, dal 1979, parte del gruppo tedesco Continental, quella nordamericana (fusasi con Goodrich nel 1986) appartiene dal 1990 alla multinazionale francese Michelin.

Vee Rubber (Thailandia)

Vee Rubber è una società thailandese di pneumatici fondata nel 1977.

Viking (Norvegia)

La Viking – azienda di pneumatici norvegese – viene fondata nel 1931 e appartiene dal 1992 al colosso teutonico Continental.

Vitour (Cina)

Vitour è un’azienda di pneumatici cinese nata nel 2006.

Voltyre (Russia)

Voltyre è un’azienda di pneumatici russa fondata nel 1964.

Vredestein (Paesi Bassi)

La storia di Vredestein nasce nel 1908 quando Emile Louis Constant Schiff diventa proprietario della Nederlandse Guttapercha Maatschappij. L’azienda acquisce l’attuale nome l’anno seguente e viene acquistata dagli statunitensi della BF Goodrich nel 1971. Dopo numerosi altri proprietari viene comprata nel 2009 dal colosso indiano Apollo.

Wanda (Cina)

La società di pneumatici cinese Wanda ha visto la luce nel 1988.

Wanli (Cina)

Wanli è un marchio appartenente al colosso cinese South China Tyre & Rubber, attivo dal 1988.

Waymaster (Regno Unito)

Waymaster è un marchio specializzato in pneumatici per auto d’epoca creato dal più grande distributore mondiale del settore, l’azienda britannica Vintage Tyres.

Westlake (Cina)

Il brand Westlake è di proprietà della Hangzhou Zhongce, la più grande azienda cinese di pneumatici nonché uno dei più importanti produttori mondiali.

Windforce (Cina)

Windforce è un brand di pneumatici creato dall’azienda cinese Shandong Haohua.

Winrun (Cina)

Winrun è un’azienda cinese specializzata nella produzione di pneumatici.

Yokohama (Giappone)

La multinazionale giapponese Yokohama nasce nel 1917 in seguito alla joint-venture tra Yokohama Cable e gli statunitensi di BF Goodrich. Nel 1954 nascono i primi pneumatici tubeless del Sol Levante.

Zeetex (Emirati Arabi)

Zeetex è un marchio di pneumatici creato da una joint-venture composta dalla società emiratina Zafco e dal distributore olandese S&H. Dal 2011 il brand appartiene solo all’azienda mediorientale.

Zeta (Cina)

Zeta è uno dei marchi di pneumatici dell’azienda cinese SD International.

 

L’articolo Pneumatici: guida completa a tutti i marchi proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Guida senza patente: le sanzioni previste dal Codice della Strada

title

Come ben sappiamo, per guidare un’auto ovviamente serve aver conseguito regolare patente di guida. Il documento deve sempre essere portato con sé, ogni volta che si decide di guidare. Spesso però succede che gli automobilisti meno attenti vengano sanzionati perché scoperti al volante senza avere con sé la patente, le multe non sono sempre uguali, si passa da cifre “simboliche” a sanzioni di portata enorme. Vediamo cosa prevede il Codice della Strada.

Guida senza patente, i casi principali

Le situazioni principali in cui una persona può essere trovata a guidare senza avere la patente sono essenzialmente due. La prima è meno grave ma molto più frequente, è quella per cui l’automobilista viene fermato senza documento e dichiara semplicemente di averlo dimenticato a casa o da qualche altra parte. La licenza quindi non è in auto col conducente, ma magari è rimasta in ufficio, nella borsa della palestra o in qualsiasi altro posto. Quindi è una dimenticanza, non una trasgressione pericolosa o considerata grave.

La situazione differente invece, più rara e anche più rischiosa, vede quegli automobilisti incoscienti che si mettono al volante senza patente, ma non perché l’hanno dimenticata, perché non l’hanno mai conseguita o hanno subito un ritiro. Chiaramente in questo caso le sanzioni sono differenti e molto più pesanti.

Sanzioni per guida senza patente

Il caso più frequente di guida senza patente è quello per dimenticanza, meno grave, che prevede quindi sanzioni meno severe. In particolare, l’automobilista commette una trasgressione in buona fede che prevede quindi una sanzione di 41 euro, che diventano 28,70 euro se la multa viene pagata entro 5 giorni. La Polizia, al momento del fermo, controlla che l’autista sia patentato, per verificare che si tratti davvero di dimenticanza. In questo caso il conducente deve presentarsi in caserma per esibire il documento nei giorni successivi al posto di blocco. Se l’interessato non si presenta rischia una multa di 419 euro.

Se invece l’automobilista viene “beccato” dalla Polizia mentre guida la macchina senza mai aver conseguito la patente, l’infrazione che sta commettendo è molto grave. Per molti anni la guida senza patente è stata considerata un reato. Nel 1999 è stata depenalizzata e ha iniziato ad essere sanzionata solo a livello amministrativo. Nel 2007 però la stessa trasgressione al Codice della Strada è tornata ad essere considerata reato, con una multa che poteva arrivare fino a 9.032 euro. Ma la storia complicata di questo “reato-non-reato” non termina qua, nel 2016 una nuova modifica del Codice della Strada ha portato una nuova depenalizzazione, anche se non totale. Vediamo quindi oggi quando guidare senza patente viene considerato reato e quando invece comporta una semplice sanzione amministrativa.

Guida senza patente: la sanzione amministrativa

Chi guida senza patente (non per semplice dimenticanza) è il soggetto che non ha mai conseguito la licenza di guida o chi ha subito la revoca della patente, oppure ancora non ha potuto rinnovare la patente perché non aveva i requisiti prescritti dalla Legge. Nella stessa categoria troviamo anche chi guida un veicolo che richiede una patente diversa da quella che ha, tipo una persona con patente B che conduce un camion. In questi casi si parla di trasgressione grave, la sanzione amministrativa è di 5.000 euro, pagando entro 5 giorni è possibile che venga ridotta a 3.500 euro, se invece non si paga entro 60 giorni, può triplicare e arrivare a 15.000 euro. È previsto inoltre il ritiro della carta di circolazione e della patente eventualmente posseduta dal trasgressore. Se il veicolo è del multato, si prescrive anche il fermo amministrativo.

Guida senza patente: quando è reato

Anche se la guida senza patente è stata depenalizzata, la reiterazione della guida senza patente nel corso di un biennio viene ancora considerata reato. La recidiva viene punita con l’arresto fino a un anno. Anche la guida senza patente da parte di un soggetto sottoposto a misura di prevenzione è reato. Il trasgressore può essere arrestato da 6 mesi a 3 anni. Viene inoltre ritirata la carta di circolazione e confiscato il veicolo, se di sua proprietà.

L’articolo Guida senza patente: le sanzioni previste dal Codice della Strada proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Filtro antiparticolato dell’auto: cos’è e come funziona

title

L’antiparticolato è uno dei filtri presenti nelle auto (diesel) e in particolare è quel sistema di depurazione dei gas di scarico, che serve per abbattere le polveri sottili. È presente su alcune vetture diesel che fanno parte della categoria Euro 4, ma è diventato poi obbligatorio quando sono entrati in vigore altri limiti più stringenti per quanto riguarda il particolato, imposti dalle Euro 5. Vediamo di cosa si tratta e come funziona.

Filtro antiparticolato dell’auto: come è fatto

Il filtro antiparticolato, o diesel patriculate filter (DPF), a prima vista può sembrare molto simile ad un catalizzatore. Si presenta infatti come un monolite ceramico formato da dei sottili canali in cui avviene il passaggio dei gas di scarico dell’auto. Diversamente da quello che avviene nei catalizzatori però, nel filtro antiparticolato, i condotti sono chiusi ad un’estremità e quindi i gas possono passare attraverso le pareti porose, mentre il particolato viene trattenuto all’interno. In questo modo i gas di scarico che fuoriescono dall’auto vengono ripuliti dalle  particelle dannose.

Nel momento in cui il particolato arriva ad un livello prestabilito, che cambia a seconda della tipologia di auto e anche dell’uso che se ne fa (in media comunque ogni 500 km circa), si innesca la rigenerazione, ovvero un processo di pulizia automatica.

Filtro antiparticolato: come funziona la rigenerazione

Durante la rigenerazione avviene praticamente la combustione di tutte le polveri trattenute, che in questo modo si trasformano in ossido di carbonio e anidride carbonica. Per questo il filtro deve essere portato a una temperatura superiore ai 600° C. Per rendere possibile il processo, all’inizio si ritarda l’iniezione del gasolio, in modo da alzare la temperatura dei gas di scarico, che quindi vanno a scaldare ulteriormente anche il catalizzatore ossidante che si trova a monte del filtro antiparticolato dell’auto. Il processo viene velocizzato grazie all’inserimento di utilizzatori elettrici di alto assorbimento, come il lunotto termico, per aumentare il lavoro dell’alternatore e di conseguenza anche del motore.

A questo punto, quando si raggiunge la temperatura ideale del catalizzatore, si innesca la combustione del gasolio e viene attivata la post-iniezione in fase di scarico. Così il combustibile raggiunge il depuratore e brucia, scaldando ulteriormente il filtro antiparticolato, fino a raggiungere la temperatura che serve per attivare la combustione delle polveri, che viene mantenuta per tutto il tempo che serve per terminare la procedura.

Filtro antiparticolato: cosa serve per attivare la rigenerazione

Il processo di rigenerazione solitamente è inavvertibile, avviene senza che l’automobilista se ne renda conto, in automatico. In alcune condizioni però fa fatica a compiersi e questo può dipendere da diversi fattori. Prima di tutto i percorsi molto brevi non bastano, tragitti che non durano abbastanza per far completare l’operazione, che può durare anche fino a venti minuti, secondo il modello e il tipo di auto. Se invece si guida in autostrada, allora non si riscontrano problemi, la temperatura dei gas di scarico infatti è alta, supera spesso i 400° C, e quindi basta poco per portare il filtro antiparticolato alla temperatura necessaria per la rigenerazione.

Quello che avviene invece nella guida urbana, quindi nei tragitti cittadini, è che il motore spesso lavora al minimo e quindi l’intero impianto di depurazione dei gas di scarico è più freddo, resta attorno ai 150 ° C. Per questo serve molto più tempo per far raggiungere al filtro antiparticolato la temperatura a cui vengono bruciate le polveri. Se si continua a usare l’auto solo per percorsi brevi, allora la rigenerazione si attiva ogni volta, ma non riesce a compiersi sino alla fine. Dopo alcuni fallimenti quindi si accende la spia che segnala la necessità di proseguire la marcia fino al completamente della rigenerazione. Quando la spia si spegne, allora ci si può fermare. Se non si segue l’avvertimento, è necessario portare l’auto in officina per la rigenerazione forzata.

L’articolo Filtro antiparticolato dell’auto: cos’è e come funziona proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Nuova Fiat 500 2020, le foto: si comincia con la Cabrio elettrica

title

Fiat ha svelato le foto e i dati dell’attesissima nuova 500: la terza generazione della citycar torinese sarà inizialmente disponibile solo nella versione Cabrio elettrica ma in futuro arriveranno le varianti termiche e “chiuse”.

La versione di lancio “la Prima” – disponibile in soli 500 esemplari a un prezzo di 37.900 euro (Easy Wallbox inclusa) – è già ordinabile ma va detto che le vetture saranno disponibili solo a partire da ottobre 2020.

Fiat 500 2020: le dimensioni

La nuova Fiat 500 2020 è più grande di quella attualmente in listino: 6 cm in più in lunghezza e in larghezza e 2 centimetri in più di passo (ora di 2,32 metri).

title

Fiat 500 2020: il design esterno

L’iconico stile esterno della Fiat 500 non è stato rivoluzionato con la terza generazione: le novità più rilevanti riguardano il logo 500 sulla mascherina che rimpiazza lo stemma Fiat, la linea di taglio che divide il faro anteriore e la maniglia della portiera a filo superficie con un vano per l’apertura elettrica.

title

Fiat 500 2020: interni e bagagliaio

Gli interni della Fiat 500 2020 sono stati invece completamente rivisti e presentano una fascia plancia larga e soluzioni modulari portaoggetti tra i due sedili anteriori dove prima si trovava il mobiletto del cambio.

L’abitacolo offre più spazio di prima alle spalle e alle gambe degli occupanti e i sedili della variante elettrica sono, a seconda degli allestimenti, in Seaqual (filato derivato dalla plastica recuperata dal mare già visto sulla 500 mild hybrid) o in ecopelle. Il bagagliaio, infine, avrà la stessa capienza su tutte le versioni visto che la batteria non toglie litri al vano.

title

Fiat 500 elettrica: il motore e le prestazioni

Il motore della Fiat 500 elettrica genera una potenza di 118 CV e permette alla citycar piemontese a emissioni zero di raggiungere una velocità massima (autolimitata) di 150 km/h – come la BMW i3, la DS 3 Crossback E-Tense, la Mini Cooper SE, la Opel Corsa-e, le Peugeot e-208 e e-2008 e la Volkswagen e-Golf – e di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 9 secondi netti (come una Volkswagen Polo 1.5 TSI a benzina). 3,1 i secondi necessari per scattare da 0 a 50 km/h.

title

Fiat 500 elettrica: batteria e autonomia

La Fiat 500 elettrica monta una batteria agli ioni di litio da 42 kWh e dichiara un’autonomia fino a 320 km nel ciclo WLTP (dato stimato a titolo puramente informativo e con riserva di omologazione in corso).

title

Fiat 500 elettrica: ricarica, cavo e tempi

Il sistema di ricarica domestica Easy Wallbox – offerto di serie sulla Fiat 500 Cabrio elettrica “la Prima” – è stato sviluppato da Engie EPS in esclusiva per FCA e consente di collegarsi alla normale presa di casa senza necessità di intervento da parte del personale specializzato.

La wallbox permette in poche parole di ricaricare dalla propria abitazione la vettura con una potenza fino a 3 kW. Per avere una ricarica domestica completa in tempi ragionevoli (poco più di 6 ore) bisogna però aumentare la potenza del contatore: l’unico modo per sfruttare l’upgrade a 7,4 kW. Il cavo “Mode 3” gestisce ricariche domestiche o da rete pubblica fino a 11 kW.

Per quanto riguarda la ricarica veloce, invece, la Fiat 500 elettrica ha un fast charger da 85 kW di serie che permette di portare la batteria all’80% in 35 minuti e di guadagnare 50 chilometri di autonomia in cinque minuti. La presa “Combo 2” posizionata sulla fiancata posteriore destra consente la ricarica sia in corrente alternata che in corrente continua.

title

Fiat 500 elettrica: tre modalità di guida

La nuova Fiat 500 elettrica offre tre modalità di guida: Normal, Range (che attiva la funzione “one pedal drive” – già vista ad esempio sulla Nissan Leaf – che consente di guidare praticamente con il solo pedale dell’acceleratore grazie alla decelerazione importante che si verifica in fase di rilascio) e Sherpa.

Quest’ultima modalità riduce al massimo il consumo energetico intervenendo sulla velocità massima (limitata a 80 km/h) e sulla risposta dell’acceleratore e disattivando il climatizzatore e i sedili riscaldabili (il guidatore può però riattivarli in qualsiasi momento).

title

Fiat Nuova 500: gli ADAS

La dotazione di sicurezza della nuova Fiat 500 comprende lo iACC (Intelligent Adaptive Cruise Control, un cruise control adattivo che rileva ciclisti e pedoni), il Lane Centering (che mantiene la vettura al centro della corsia se le linee di demarcazione sono ben tracciate), l’Intelligent Speed Assist (che legge i limiti di velocità), il monitoraggio angolo cieco Urban Blind Spot, l’Attention Assist (sistema che mediante avvisi sul display consiglia di fermarsi e di prendere una pausa quando si è stanchi) e sensori a 360° che offrono una visuale simulata dall’alto simile a quella del Nissan Around View Monitor.

title

Fiat 500 elettrica: l’infotainment

La Fiat 500 elettrica 2020 porta al debutto il nuovo sistema Uconnect 5: disponibile con display da 10,25”, Android Auto e Apple CarPlay wireless, offre la possibilità di configurare le modalità di visualizzazione delle funzioni e delle app attraverso l’uso dei widget.

Da non dimenticare, inoltre, i servizi di connettività come My Assistant (possibilità di parlare con un assistente per richiedere soccorso), My Remote (verifica del livello di carica delle batterie dallo smartphone, programmazione della ricarica nelle fasce orarie più convenienti, posizione esatta dell’auto, bloccaggio e sbloccaggio delle portiere, accensione e spegnimento delle luci e programmazione del climatizzatore), My Car (verifica della pressione degli pneumatici, del programma di manutenzione e di altre informazioni), My Navigation (invio della destinazione al navigatore, identificazione del percorso e verifica delle condizioni del traffico, del meteo, degli autovelox e dei punti di ricarica), My Wi-Fi (hot-spot che connette fino a 8 dispositivi e interazione attraverso l’assistenza vocale di Amazon Alexa) e My Theft Assistance (avviso al cliente in caso di furto e supporto da parte dell’assistenza clienti per il ritrovamento quando il reato viene confermato dalle forze dell’ordine).

title

Fiat 500 elettrica: un finto rombo firmato Nino Rota

L’AVAS (Acoustic Vehicle Alert System, avviso acustico per i pedoni) della Fiat 500 elettrica – il “finto rombo” obbligatorio sulle auto elettriche fino a una velocità di 20 km/h – trasmette il tema del film Amarcord composto da Nino Rota.

Fiat 500 “la Prima”: il prezzo e la dotazione di serie

La Fiat 500 “la Prima” è la prima versione ordinabile della terza generazione della citycar piemontese: solo Cabrio, solo elettrica, 500 esemplari e un prezzo di 37.900 euro che comprende la Easy Wallbox.

Tre colori disponibili – Mineral Grey metallizzato, Ocean Green micalizzato e Celestial Blue tristrato – e una dotazione di serie che comprende, tra le altre cose, i fari full LED, i rivestimenti in ecopelle, i cerchi in lega da 17” diamantati e gli inserti cromati sui finestrini e sulla fiancata. Senza dimenticare la capote Monogram Fiat e il badge numerato “1 di 500” affiancato dal nome del Paese in cui l’auto è stata acquistata.

Fiat 500 Cabrio elettrica “la Prima”: come si ordina

Per ordinare la Fiat 500 Cabrio elettrica “la Prima” basta collegarsi al sito ufficiale Fiat, selezionare il colore, registrarsi, scegliere il concessionario e pagare un deposito di 500 euro (sempre rimborsabile).

Nuova Fiat 500 e My Dream Garage

I clienti della nuova Fiat 500 elettrica potranno entrare nel club My Dream Garage, un nuovo servizio di mobilità in abbonamento firmato Leasys che consentirà di prenotare “on demand” tutte le auto del Gruppo FCA.

Nuova Fiat 500: Leonardo DiCaprio testimonial

Leonardo DiCaprio è il testimonial della nuova Fiat 500 elettrica: l’attore statunitense premio Oscar ha già girato altre pubblicità di auto con i giapponesi di Suzuki e i cinesi di BYD.

Fiat 500 Cabrio elettrica: tre esemplari unici

Fiat ha approfittato della presentazione della nuova 500 Cabrio elettrica per svelare tre esemplari unici: la 500 Giorgio Armani, la B.500 “Mai Troppo” di Bvlgari e la 500 Kartell. Il ricavato della vendita dei tre modelli sarà devoluto a una delle organizzazioni ambientaliste di Leonardo DiCaprio.

title

Fiat 500 Giorgio Armani

La Fiat 500 Giorgio Armani si distingue dalle versioni standard del “cinquino” per il colore greygreen Armani opaco effetto seta, per i cristalli color ambra e per il logo GA che personalizza il design dei cerchi e il tessuto della capote.

Dentro spiccano invece i sedili in pelle naturale pieno fiore di origine certificata e la lavorazione controllata Poltrona Frau in “greyge” con fasciami in lana microchevron impreziositi con dettagli ripresi dalla lavorazione artigianale dell’alta pelletteria. L’inserto plancia è rivestito con un legno ricostruito a poro aperto arricchito da sottili fili di alluminio intarsiati ispirato alla linea Armani Casa.

title

Fiat B.500 “Mai Troppo”

La Fiat B.500 “Mai Troppo” – realizzata da Bvlgari – è “vestita” da una vernice micalizzata “saffron” con polvere d’oro ricavata dagli scarti di produzione dei gioielli ispirata ai tramonti romani e sfumata manualmente. Fuori troviamo anche modanature laterali e baffetti frontali lavorati con la tecnica della smaltatura, cerchi a forma di stella laccati nero con finiture oro e un badge “gioiello” laterale in oro lucidato con logo B.500 in pavé di diamanti.

L’abitacolo è impreziosito da una fascia plancia rivestita da foulard di seta Bvlgari delle vecchie collezioni, da sedili in pelle color ottanio con ricamo pattern “Diva”, da dettagli dorati e da inserti in foulard. Ultime, ma non meno importanti, le tre pietre preziose (ametista, topazio e citrino) incastonate in una spilla removibile posizionata al centro del volante.

title

Fiat 500 Kartell

La Fiat 500 Kartell è realizzata con tanti materiali (metallo, vetro gomma, plastica e tessuto) interpretati nella stessa nuance cromatica Blu Kartell e monta alcune componenti – griglia frontale, cerchi e calotte specchietti – in policarbonato riciclato dalle parabole dei proiettori a fine vita con un design ispirato al pattern della lampada Kabuki.

Un tema riproposto anche negli interni (cover sull’inserto plancia in policarbonato e applicazione trasparente sui sedili), con plastiche in polipropilene riciclato 100% e tessuti in poliestere completamente riciclato.

L’articolo Nuova Fiat 500 2020, le foto: si comincia con la Cabrio elettrica proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Jeep Cherokee, la storia del design

title

La Jeep Cherokee è stata una delle prime SUV della storia e può vantare una carriera ultraquarantennale.

Scopriamo insieme la storia del design della Jeep Cherokee: l’evoluzione stilistica delle cinque generazioni della SUV media statunitense.

title

Jeep Cherokee prima generazione (1974)

La prima generazione della Jeep Cherokee – mai commercializzata ufficialmente in Italia – vede la luce nel 1974 e non è altro che una variante a due porte della Wagoneer con una zona posteriore più originale impreziosita da ampi finestrini laterali. La più versatile versione a quattro porte debutta nel 1977.

Jeep Cherokee seconda generazione (1983)

La Jeep Cherokee sbarca in Italia con la seconda generazione del 1983: dimensioni esterne più compatte (nonché più adatte al mercato europeo) rispetto all’antenata e un design iconico contraddistinto da linee spigolose ed eleganti. Una Sport Utility a tutti gli effetti nonché la versione esteticamente più riuscita della 4×4 “yankee”. Il restyling del 1997 porta lievi modifiche che non snaturano le forme originali.

Jeep Cherokee terza generazione (2001)

Con la terza generazione della Jeep Cherokee – presentata nel 2001 – si cambia totalmente stile: disponibile esclusivamente a cinque porte, presenta linee più morbide e fari tondi poco aggressivi.

Jeep Cherokee quarta generazione (2007)

La quarta serie della Jeep Cherokee del 2007 ritorna alle forme squadrate (pure troppo). È davvero impossibile trovare una curva nella carrozzeria: una soluzione estetica poco riuscita che aumenta però la praticità.

Jeep Cherokee quinta generazione (2013)

La quinta generazione della Jeep Cherokee del 2013 – quella attualmente in commercio – è senza dubbio quella più originale: frontale con curiosi fari sviluppati su tre livelli, profilo sinuoso e due novità nella zona posteriore (gruppi ottici orizzontali e targa in posizione ribassata sul paraurti).

Il restyling del 2018 “normalizza” le forme: davanti arrivano gruppi ottici più tradizionali e una griglia meno imponente mentre dietro la targa torna sul portellone.

L’articolo Jeep Cherokee, la storia del design proviene da Icon Wheels.

Fonte: