Ricarica domestica per auto elettriche: come installarla, quanto costa e quanta potenza serve

Wallbox, impianti, potenze e normative: tutto ciò che serve sapere per ricaricare un’auto elettrica a casa in sicurezza e nel rispetto della legge

Con l’aumento delle vendite di auto elettriche — spinto dagli incentivi 2025 e da una rete pubblica ancora in espansione — cresce la necessità di infrastrutture di ricarica privata.
La ricarica domestica, come riportato anche su alanews.it, è la soluzione più diffusa: secondo Motus-E, oltre il 75% dei proprietari di veicoli elettrici italiani effettua la ricarica principalmente a casa.

Analisi preliminare dell’impianto

Il primo passo è la verifica della linea elettrica.
In abitazioni indipendenti la procedura è semplice, ma richiede sempre un sopralluogo tecnico per valutare potenza disponibile, sezione dei cavi e messa a terra.
In condominio, invece, la legge (art. 1122-bis del Codice Civile) consente l’installazione di una wallbox nel box privato previa comunicazione all’amministratore e nel rispetto delle norme CEI 64-8.
Se il box non è collegato al contatore dell’abitazione, è necessario installarne uno dedicato.

Wallbox: caratteristiche e costi

Le wallbox domestiche coprono potenze da 3,7 kW (monofase) a 22 kW (trifase).
I modelli “smart” consentono la gestione via app, la programmazione delle fasce orarie e l’integrazione con impianti fotovoltaici.
L’installazione, affidata a un elettricista qualificato, richiede dichiarazione di conformità e può costare da 300 a 1 000 euro a seconda della distanza dal quadro e della complessità dei lavori.
Il prezzo della wallbox varia da 500 a oltre 2 000 euro.

Per ricaricare con una potenza nominale di 7,4 kW, una batteria da 50 kWh si ricarica in circa 7 ore, contro le oltre 18 ore di una presa domestica Schuko da 2,3 kW.

Dimensionamento dell’impianto

Un’utenza da 3 kW consente la ricarica lenta, ma non è ottimale per un uso quotidiano.
Aumentare la potenza a 4,5 o 6 kW riduce i tempi e permette di gestire contemporaneamente gli altri carichi domestici.
L’aumento comporta un leggero incremento dei costi fissi in bolletta (circa 30–40 €/anno per kW aggiuntivo), ma garantisce maggiore stabilità di erogazione.
Chi dispone di un impianto fotovoltaico può massimizzare l’autoconsumo impostando la wallbox per ricaricare durante le ore di produzione solare.

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Così puoi spendere il denaro degli incentivi – www.PanoramaAuto.it

Sicurezza e normative antincendio

Nelle autorimesse condominiali superiori a 300 m², la normativa antincendio (D.M. 15 maggio 2020) prevede sistemi di sgancio di emergenza e, in alcuni casi, l’aggiornamento della SCIA.
Non esiste invece l’obbligo di modificare porte o serrande.
Ogni installazione deve rispettare le prescrizioni CEI EN 61851 e CEI 64-8, e prevedere protezione differenziale e magnetotermica dedicate.

Aspetti energetici e di costo

Il costo medio dell’energia domestica in fascia F2–F3 è di circa 0,25 €/kWh.
Una ricarica completa di un’auto con batteria da 50 kWh costa quindi circa 12–13 euro, pari a 2,5 €/100 km con un consumo medio di 17–18 kWh/100 km.
Un pieno di benzina equivalente supererebbe i 40 euro.
Con tariffe dedicate o abbinamento al fotovoltaico, la spesa può ridursi ulteriormente.

In sintesi

  • Casa indipendente: libertà di installazione, ideale con fotovoltaico.

  • Condominio: serve comunicazione all’amministratore, possibile contatore dedicato.

  • Potenza consigliata: 4,5–6 kW monofase.

  • Costo totale installazione: da 800 a 2 500 euro (wallbox + manodopera).

  • Norme di riferimento: CEI 64-8, CEI EN 61851, Codice Civile art. 1122-bis.

La ricarica domestica è oggi la scelta più efficiente per chi guida elettrico: sicura, prevedibile e compatibile con i ritmi quotidiani.
Con un impianto dimensionato correttamente e una wallbox certificata, il garage diventa una stazione privata di energia pulita — pronta a sostituire la vecchia pompa di benzina sotto casa.

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Ducati-Marquez, paura dopo il mondiale: Dall’Igna teme il peggio

Marc Marquez si è appena laureato campione del mondo in MotoGP. Cosa succede ora? Lo spagnolo resterà alla Ducati? Le ultime.

Domenica scorsa sulla pista di Motegi Marc Marquez si è laureato campione del mondo per la nona volta in carriera – la settima in MotoGP – eguagliando il record di Valentino Rossi. Un titolo che lo spagnolo – dopo i tanti problemi fisici (e non solo) avuti – stava cercando da sei anni. Il passaggio a inizio anno in Ducati e lo straordinario lavoro del Team Lenovo hanno permesso a Marquez di imporsi sulla concorrenza e di conquistare la matematica certezza del titolo con ben cinque gare d’anticipo.

Sono in tanti a chiedersi quale sia il futuro di Marquez. Il contratto che lo lega al team ufficiale Ducati scade alla fine del 2026. Ancora per un anno almeno, quindi, vedremo Marquez a bordo della Ducati ufficiale della casa di Borgo Panigale. La stessa cosa vale anche per Pecco Bagnaia. Il pilota italiano due volte campione del mondo, dopo un’annata difficile, è tornato al successo – sia nella Sprint che nella gara lunga – proprio a Motegi. Un weekend perfetto per la Ducati, con Bagnaia tornato sui suoi livelli e con Marquez ufficialmente campione del mondo.

Ma cosa teme ora Dall’Igna? Che cosa è accaduto alla fine del Gran Premio disputato sulla pista giapponese di Motegi? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Marc Marquez, l’episodio accaduto al termine della gara di Motegi che lo ha consacrato campione del mondo

Il passato di Marc Marquez con la Honda non è stato dimenticato da nessuno. E dopo la conquista del nono titolo, il team ufficiale HRC Honda si è congratulato con il suo ex pilota. Lo spagnolo – dopo 11 stagioni e 6 titoli mondiali con la Honda – aveva lasciato il suo vecchio team nel 2023.

Marc Marquez
Marc Marquez campione del mondo per la nona volta: i complimenti allo spagnolo anche da parte della Honda – www.panorama-auto.it

Nell’ultima disastrosa stagione con la Honda, però, era riuscito a salire sul podio – sempre a Motegi – tagliando il traguardo al terzo posto. E, cosa incredibile a dirsi, la Honda è tornata sul podio con il terzo posto di Mir – a due anni di distanza dall’ultima volta – sempre a Motegi e nel giorno della matematica certezza del titolo per Marquez.

Questa la nota via social di HRC Honda: “A volte la palla numero 8 non segna la fine della partita. Congratulazioni da parte di tutti noi della Honda HRC a Marc Marquez e al suo team. È stato un viaggio lungo mille miglia e siamo felici di vederti tornare in cima al mondo con il tuo nono titolo mondiale“.

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Maserati è tutto finito, diventa degli arabi. I dettagli della trattativa

Ormai Maserati non naviga in buone acque e l’unico modo per salvarla potrebbe essere drammatico: vendere tutto agli arabi. La trattativa è in corso. 

La notizia scuote il mondo dell’automotive italiano: Maserati potrebbe diventare proprietà araba. La storica casa del Tridente, simbolo di eleganza e potenza made in Italy, sembra destinata a lasciare il gruppo Stellantis, in una trattativa che coinvolge anche Alfa Romeo e lo stabilimento di Cassino. Qualcosa sta accadendo davvero, dietro le quinte.

Secondo fonti attendibili e l’esperto giornalista Pierluigi Bonora, alcuni importanti investitori provenienti dagli Emirati Arabi Uniti hanno manifestato un forte interesse per il marchio Maserati. Inizialmente, si parlava solo di un possibile ingresso di Maserati nel gruppo Ferrari, ma questa opzione sembra ormai tramontata definitivamente. A quel punto, Stellantis avrebbe deciso di aprire a una cessione più ampia, proponendo agli investitori un pacchetto che comprenderebbe non solo Maserati ma anche Alfa Romeo e lo stabilimento di Cassino, cuore produttivo della casa del Biscione.

La trattativa appare complessa, con uno “strano” tira e molla in corso: gli investitori emiratini puntano esclusivamente su Maserati, mentre Stellantis insiste per includere nel pacchetto anche Alfa Romeo e Cassino. Un’offerta che, se confermata, porterebbe a un ridisegno epocale del panorama automobilistico italiano, con un marchio storico e un impianto produttivo strategico che passano di mano. Emiliano Perucca Orfei, noto esperto del settore, ha approfondito la questione in un video pubblicato oggi su YouTube, confermando la delicatezza e portata della vicenda.

Una profonda crisi senza fine… 

Dietro questa possibile cessione c’è un dato di fatto: Stellantis gestisce ben 14 marchi, un numero giudicato insostenibile da quasi tutti gli analisti di settore. La necessità di razionalizzare il portafoglio brand è ormai un’urgenza, e Maserati e Alfa Romeo sono tra i principali candidati a essere sacrificati. La strategia è chiara: concentrarsi su marchi più redditizi e snellire la struttura.

Le voci su questa maxi-trattativa non sono nuove. Nei mesi scorsi, prestigiosi quotidiani internazionali come il Wall Street Journal e il New York Times avevano già indicato Maserati e Alfa Romeo come possibili “pezzi da scambiare” per garantire la sostenibilità del gruppo.

Coupé Maserati sportiva
Maserati pronta a passare di mano? – www.PanoramaAuto.it

Il quadro generale di Stellantis in Italia non è confortante. Gli stabilimenti soffrono, tra l’uso persistente di ammortizzatori sociali e un clima di incertezza per i lavoratori. A Cassino, lo stabilimento simbolo per Alfa Romeo, la situazione rimane critica. Il sindacato Fim-Cisl ha annunciato che nei prossimi giorni effettuerà un nuovo monitoraggio della produzione per aggiornare sullo stato del 2025. Questo nonostante i SUV di Alfa Romeo abbiano sanato in parte i bilanci vendendo molto bene.

Le ultime stime indicano che entro fine anno in Italia saranno prodotti circa 440.000 veicoli, suddivisi tra 250.000 automobili e il resto furgoni. Un dato che rappresenta un netto calo rispetto al passato glorioso, quando nel 2017 la produzione superava il milione di unità, ben 1.035.454 vetture Secondo la società di consulenza AlixPartners, questo declino produttivo riflette il fallimento della precedente strategia industriale di Stellantis sotto la guida di Carlos Tavares. La necessità di nuove scelte gestionali e produttive è ormai evidente, non solo per invertire la tendenza negativa ma soprattutto per garantire stabilità occupazionale e competitività sul mercato globale.

L’ipotesi che Maserati, Alfa Romeo e Cassino possano finire sotto controllo emiratino rappresenta un bivio cruciale per il futuro dell’industria automobilistica italiana. Una svolta che scuote le fondamenta di un settore storico, spingendo a riflettere sulle strategie di sviluppo e sulle scelte politiche da adottare per salvaguardare il patrimonio industriale nazionale prima che venga ceduto all’estero come troppo spesso è accaduto in passato.

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L’ultimo marchio a non produrre SUV si arrende, annunciato il primo di sempre

Questa ambizione si traduce in un impegno per innovare e crescere, puntando non solo a mantenere la leadership nelle supercar biposto.

Dopo anni di resistenza, anche la McLaren, storica casa britannica di supercar, si appresta a entrare nel segmento dei suv di lusso ad alte prestazioni. Il cambiamento di rotta è stato annunciato dal nuovo amministratore delegato Nick Collins, che ha confermato l’arrivo imminente di un modello con più di due posti, un chiaro riferimento a un suv, che sarà il primo di una nuova famiglia di vetture pensate per ampliare l’offerta del marchio.

McLaren cede alla tendenza globale dei suv sportivi

La McLaren era rimasta per lungo tempo l’ultima casa “dura e pura” a non aver ceduto alla tentazione del suv, nonostante il successo di mercato di questa categoria. Prima di lei, altri grandi marchi sportivi come Porsche, Lamborghini, Lotus e perfino Ferrari hanno introdotto modelli di suv ad alte prestazioni, sfruttando l’elevato volume di vendite di questi veicoli per finanziare lo sviluppo delle loro supercar tradizionali.

McLaren SUV
SUV McLaren ina rrivo (www.panorama-auto.it – X Supercar Blondie)

Il ceo Collins ha spiegato che la scelta di puntare anche su segmenti più ampi e abitabili nasce dalla necessità di “produrre più e meglio”, ampliando la gamma senza però rinunciare all’identità sportiva del marchio. Questo nuovo orientamento si traduce in una strategia più flessibile che consente di conquistare nuovi clienti e mercati, pur mantenendo al centro le prestazioni e la tecnologia distintive della McLaren.

L’ingresso nel segmento suv è parte integrante di un progetto più ampio che vede la McLaren impegnata in una serie di innovazioni tecnologiche e collaborazioni strategiche. In particolare, la recente fusione con la start-up Forseven, specializzata in tecnologie avanzate, rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo dei futuri modelli.

Inoltre, il fondo d’investimento CYVN Holdings, che detiene la proprietà della McLaren, possiede anche una quota significativa nella casa cinese Nio. Questa partnership potrebbe portare all’adozione di componenti elettrificate e sistemi di ultima generazione sulle vetture britanniche “molto prima di quanto si pensi”, come ha dichiarato il ceo Collins. L’obiettivo è quello di integrare soluzioni innovative per migliorare le prestazioni e la sostenibilità, senza compromettere la sportività.

La strategia di espansione della McLaren non si limita a una semplice diversificazione di prodotto, ma si inserisce in una visione di lungo termine che punta a consolidare la presenza del marchio nel mercato globale delle auto ad alte prestazioni. Collins ha sottolineato più volte come l’azienda voglia costruire un futuro duraturo, con un orizzonte temporale di almeno cinquant’anni, ben oltre i canonici dieci anni di pianificazione.

Questa ambizione si traduce in un impegno a fondo per innovare e crescere, puntando non solo a mantenere la leadership nelle supercar biposto ma anche a offrire una gamma più variegata e accessibile a un pubblico più ampio. La promessa è di proporre modelli sempre più diversi e performanti, capaci di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

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Altro duro colpo per Stellantis e per i lavoratori italiani: sarà dato tutta alla Cina

Stellantis non sta passando affato momenti particolarmente semplici e felici, e anche l’ultima news lo dimostra.

Stellantis, a cavallo tra il 2024 e il 2025, ha vissuto momenti davvero difficili e complicato. Il marchio in questione, infatti, a causa del calo della domanda per le automobili elettriche, si è trovato in grande difficoltà economica.

Proprio per questa ragione, ha preso la decisione di gestire in maniera sostanzialmente diversa le risorse, nel tentativo di rialzare la china e migliorare quella che è una situazione sostanzialmente complessa. E non sembra finita qua.

Nelle ultime ore, infatti, il gruppo automobilistico che fonde FCA e PSA insieme da anni, è finito sotto l’occhio del ciclone per una questione che sta facendo non poco di scutere e parlare gli addetti ai lavori, ma anche tanti lavoratori delusi e affranti. Scopriamo allora di cosa si tratta nello specifico e perché si è venuta a creare una situazione di questo genere.

Stellantis, che beffa: tutto in mano alla Cina

Tanti i lavoratori delusi dalle decisioni di Stellantis negli ultimi anni, e purtroppo le polemiche non sembra proprio che potranno placarsi, considerando l’ultima importante news riguardante il marchio. Dopo lo stop degli stabilimenti italiani a causa della riduzione della domanda, secondo il Financial Times la Gigafactory di Stellantis sarà realizzata a Saragozza in Spagna insieme a CATL e con l’ausilio di 298 milioni di finanziamenti. A operare all’interno di questo progetto, si preparano ben 2.000 addetti direttamente dalla Cina. Una scelta, questa, legata alle differenze di competenze tra i professionisti europei e quelli cinesi.

Produzione auto Stellantis annuncio
Stellantis, gigafactory in Spagna (www.panorama-auto.it)

Appena la produzione sarà avviata, il personale dovrebbe essere principalmente spagnolo. Parliamo di un gruppo di lavoro formato da circa 3.000 persone. Lo stabilimento dovrebbe entrare in produzione entro il 2026, nascendo accanto a uno stabilimento Stellantis presente dagli anni ’80. Si tratta di un movimento cruciale da parte del marchio italofrancese in vista della transizione elettrica. Ed è anche un’azione di grande spessore da parte della Cina, che aumenta considerevolmente in questo modo la dipendenza tecnologica dell’Europa e più in generale dell’occidente nei confronti del Paese di riferimento per il futuro dell’automobile.

Questa decisione è pesante per l’Italia e i lavoratori italiani, considerando che Stellantis ha da poco tempo annunciato lo stop di varie linee di produzione a causa della domanda debole. Inoltre, ha bloccato da tempo il progetto di una gigafactory a Termoli da realizzare insieme a Mercedes e Total. Nulla di fatto, però, con i 400 milioni messi a disposizione dal governo che sono stati ricollocati.

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Lo scooter 125 del momento costa meno di una e-bike: affare del 2025, spaventa anche Honda

Se cercate uno scooter 125, ce n’è uno che in questo moemnto sta davvero sbaragliando la concorrenza: di quale modello parliamo.

Quando parliamo di scooter, facciamo riferimento a modelli sempre più desiderati e apprezzati. In senso assoluto, viene complicato pensare a uno scooter che almeno una volta nella vita non sia stato provato da qualcuno. Sono quindi mezzi di trasporto ormai entrati da tempo a far parte dell’immaginario collettivo.

Ne esistono di tutti i tipi e dimensioni, e ogni singolo scooter è adatto a un diverso genere di guidatore o guidatrice. Quello di cui abbiamo deciso di parlare all’interno di questo articolo, però, è un 125 che incredibilmente ha un prezzo veramente basso.

Costa infatti meno di una e-bike e potrebbe insidiare marchi più blasonati sul mercato come Honda e Yamaha. Ma di quale modello stiamo parlando e cos’ha di tanto speciale? Non ci resta veramente altro da fare che scoprirlo, dato che proposte di questo genere sono sempre meno diffuse.

Lo scooter 125 del momento: che prezzo

Il marchio che ha realizzato e proposto questo scooter 125 sul mercato si chiama LEM, e ha aggiunto di recente questo 125 alla propria gamma di veicoli. Il nome del veicolo è Coral 125. scooter a ruote alte che magari non rivoluziona niente ma fa tutto davvero bene. Quanto basta per accontentare i guidatori meno esperti e quelli con più anni alle spalle. Il suo obiettivo èrincipale è quello di districarsi al meglio nel traffico, specialmente in città dove parcheggi e viabilità sono uno stress continuo.

Scooter Coral 125
Tutto quello che c’è da sapere sullo scooter Coral 125 (www.panorama-auto.it – LEM Motor)

A stupire principalmente di questo veicolo è il prezzo di circa 2.000 euro, cifra di vendita davvero molto competitiva. Anche la dotazione è ben fatta, tant’è vero che di serie è disponibile il bauletto, l’accensione keyless e il cruscotto con schermo LCD. Il motore è un monocilindrico 125 Euro 5+ raffreddato ad aria capace di erogare circa 10 cavalli di potenza massima. Si tratta di un propulsore scattante ma non brusco grazie alla presenza del cambio automatico.

Si tratta di un modello molto agile, e in generale per uno scooter da 2.000 euro circa è davvero un gran bell’acquisto. La velocità massima è di 90 chilometri orari, mentre il consumo di carburante si attesta sui 2,6 litri ogni 100 chilometri. Se volete regalarvi un modello agile, scattante, divertente, facile da guidare ed economico, lo scooter 125 che abbiamo visto all’interno di questo articolo può fare davvero al caso vostro. Specialmente se del traffico cittadino ne avete pieni gli scarichi.

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Aggredito all’autolavaggio, chiede 50 milioni di danni. Una vicenda terribile

Aggredito all’autolavaggio dalle ultime persone da cui se lo sarebbe aspettato. Il calvario di un anziano guidatore. 

Un episodio drammatico ha scosso la comunità di una grande città, dove il proprietario di un autolavaggio di 79 anni, cittadino statunitense, ha avviato una causa civile da 50 milioni di dollari contro il governo federale dopo essere stato brutalmente trattenuto e ferito durante un’operazione di polizia.

Rafie Ollah Shouhed, questo il nome dell’anziano imprenditore, ha riportato ferite importanti, tra cui costole rotte e un trauma cranico, a causa della violenza esercitata dagli agenti federali durante il blitz avvenuto il 9 settembre scorso nel suo autolavaggio. Secondo quanto dichiarato dal suo legale, V James DeSimone, l’episodio ha rappresentato una palese violazione dei diritti civili costituzionali e delle normative sulla dignità umana in vigore in California.

Aggredito dalla polizia, il dramma

La ricostruzione dei fatti, avvenuta a Van Nuys in un’area popolata di Los Angeles e basata anche su filmati di sorveglianza, mostra agenti mascherati dell’ICE che hanno spinto con forza Shouhed a terra e successivamente lo hanno immobilizzato con manette, nonostante le sue proteste per condizioni mediche preesistenti, tra cui un recente intervento cardiaco. L’uomo è stato trattenuto per quasi 12 ore senza alcuna accusa formale e senza la possibilità di contattare la famiglia. A seguito del rilascio, è stato necessario il ricovero ospedaliero per le conseguenze della violenta azione, che ha lasciato evidenti lividi e danni fisici.

Questo caso si inserisce in un clima di crescenti tensioni legate alle attività di immigrazione federale negli Stati Uniti, in particolare in California. Dopo la recente decisione della Corte Suprema che ha eliminato alcune restrizioni sulle operazioni di controllo e deportazione, le autorità federali hanno intensificato le retate nelle aree metropolitane, con un aumento significativo degli arresti, che spesso coinvolgono anche cittadini americani.

Il Dipartimento per la Sicurezza Interna o DHS ha annunciato un impegno a “inondare la zona” di Los Angeles con operazioni di controllo, suscitando non poche polemiche e azioni legali da parte di chi ritiene che queste misure violino i diritti costituzionali e sfocino in abusi. Analogamente, altre famiglie hanno denunciato arresti ingiustificati, come il caso di una madre che ha intentato una causa da un milione di dollari per il fermo a pistola puntata della figlia minorenne, cittadina americana.

Le gravi accuse: come hanno risposto 

La denuncia presentata da Shouhed coinvolge diverse agenzie federali, tra cui DHS, Customs and Border Protection, ICE e Border Patrol. Le accuse comprendono aggressione fisica, abuso di potere e danni emotivi intenzionali. L’avvocato DeSimone ha sottolineato come il comportamento degli agenti sia stato “senza legge, imprudente e crudele”, mettendo in guardia sull’impatto che simili azioni possono avere sulla comunità e sulla fiducia nelle istituzioni.

Lavare macchina aggredito
Assalito al distributore, una storia violenta e terrificante – www.PanoramaAuto.it

Dal canto suo, il DHS ha confermato l’operazione del 9 settembre a Van Nuys, precisando che durante l’intervento sono stati arrestati cinque immigrati senza documenti e che Shouhed è stato fermato per aver “ostacolato l’operazione e aggredito un ufficiale federale”. Tuttavia, egli è stato rilasciato senza alcuna accusa.

In un’intervista a NBC4 Los Angeles, Shouhed ha espresso il proprio stupore e dolore per quanto subito: “Pensavo che questo fosse un paese civile e giusto. Perché mi hanno trattato così?”. Le immagini e le dichiarazioni raccolte dimostrano una forte critica all’operato delle forze di sicurezza, accusate di ricorrere immediatamente alla forza fisica senza tentare di verificare la situazione legale delle persone coinvolte.

Il legale DeSimone ha evidenziato come questo episodio rappresenti un campanello d’allarme per la tutela dei diritti civili negli Stati Uniti, invitando a un controllo più rigoroso sulle modalità operative delle agenzie federali per evitare abusi e violazioni che minacciano le fondamenta della democrazia americana.

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Verstappen-Ferrari, tutto fatto: tifosi impazziti, è ufficiale

Max Verstappen in Ferrari non è più soltanto un sogno o una fantasia, ma una realtà impossibile da ignorare.

Max Verstappen è un pilota straordinario. Quattro volte campione del mondo di Formula Uno, il fuoriclasse olandese nonostante non abbia ancora trent’anni è già considerato uno dei piloti automobilistici più forti di sempre, considerando la sua fame di vittorie, la sua capacità in fase di sorpasso e in difesa dagli avversari, ma anche per la sua guida aggressiva che spesso gli ha permesso in carriera di raggiungere risultati decisamente eccezionali e ben superiori a quello che la monoposto in un dato momento gli permetteva effettivamente di fare.

Proprio per questo, su di lui gli occhi sono sempre puntati da parte di tifosi e addetti ai lavori, tant’è vero che si è parlato addirittura di un clamoroso approdo in Ferrari o Mercedes negli ultimi tempi. E a proposito di Ferrari, vedere Verstappen alla guida di una vettura del cavallino rampante evidentemente non è più una fantasia.

Verstappen-Ferrari, è davvero possibile: incredibile ma vero

Non in Formula Uno, almeno per il momento, tuttavia Max Verstappen ha guidato una Ferrari in Endurance. facciamo riferimento alla Ferrari 296 GT3, una splendida automobile gestita dal team svizzero Emil Frey racing e caratterizzata dalla livrea Verstappen.com Racing x Red Bull. L’olandese ha vinto anche la 4 Ore del Nurburgring in rosso, se così vogliamo dire, dopo aver terminato le qualifiche al terzo posto e aver detto chiaramente di voler puntare alla vittoria in vista della sua prima gara ufficiale al di fuori delle monoposto.

Verstappen Ferrari
Verstappen ha vinto la 4 Ore del Nurburgring sulla Ferrari (www.panorama-auto.it – X Daniel Valente)

Ad aver impressionato appassionati e addetti ai lavori, di questa vittoria arrivata in coppia con Chris Lulham, ci ha pensato lo stint iniziale del campione di F1, considerando che grazie a uno spettacolare doppio sorpasso in partenza si è preso immediatamente la leadership di gara e ha costretto tutti a seguire un ritmo di fatto insostenibile per chiunque altro. Dopo 14 giri, aveva fra le mani già un distacco spaventoso di 62 secondi, quindi oltre un minuto di margine su tutti gli altri piloti. Al 15° giro, ha effettuato il cambio con Chris Lulham, e dal quel momento in avanti la gara è stata compeltamente in discesa.

La coppia si è preoccupata esclusivamente di gestire l’enorme vantaggio accumulato, tant’è vero che la macchina vincitrice della corsa ha tagliato il traguardo con oltre 24 secondi di vantaggio sull’auto numero 9, la Ford Mustang-Haupt dell’equipaggio composto da Mardenborough, Fetzer e Scherer. Una prima volta sulla Ferrari che sarà davvero molto difficile da dimenticare. Per Max Verstappen e per tutti coloro che sognano di vederlo un giorno in rosso in F1.

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Volkswagen blocca la produzione di auto: la situazione è grave

Volkswagen ha preso una importante decisione riguardo alla produzione di automobili: la situazione è veramente grave.

Volkswagen è un marchio di grandissimo valore per l’Europa e il mondo intero. Sono veramente tante le vetture realizzate dal brand tedesco che hanno fatto la storia non soltanto del marchio, ma anche dell’automobilismo in generale.

Nonostante questo, purtroppo sembra che negli ultimi anni Volkswagen stia vivendo quello che è tranquillamente considerabile un momento molto difficile per l’azienda.

Difficoltà che l’accomunano anche a un altro gruppo automobilistico, ovvero Stellantis e non solo. Criticità che purtroppo non sembrano essere diluite, ma anzi, continuano a dare non pochi problemi alla Volkswagen. E ifnatti, di recente ha deciso di bloccare la produzione di automobili proprio per questo motivo.

Volkswagen blocca la produzione di auto: di cosa si tratta

Volkswagen sembra aver deciso di interrompere la produzione per alcuni giorni negli stabilimenti di Zwickau, Dresda ed Emden. Stiamo parlando di tre stabilimenti che purtroppo sembrano lavorare fin troppo rispetto a quella che è l’effettiva domanda sulle automobili elettriche attualemnte, ovvero molto bassa. Senza contare, poi, i dazi provenienti dagli Stati Uniti e fissati intorno al 15%. Questi due fattori risultano essere determinanti per fermare la produzione fino al 6 ottobre 2025, almeno a Zwickau. Ma cosa viene prodotto di preciso nel luogo che abbiamo appena nominato?

Volkswagen stop produzione auto
Volkswagen, stop alla produzione di automobili (www.panorama-auto.it)

A quanto sembra, sono assemblate l’Audi Q4 e-tron e la ID.3, mentre a Emden sarebbe oggetto di discussione la sospensione delle attività in vista delle prossime settimane. A riportare tale indiscrezione, l’agenzia di stampa DPA. Qui vengono prodotte le Volkswagen ID.4 e ID.7. C’è poi da considerare Osnabruck, altro stabilimento di produzione auto che si occupa della T-Roc cabrio e della Porsche 718. In vista della fine del 2025, si prevede una riduzione della settimana lavorativa di un giorno. In linea generale, quindi, sembra che stiamo parlando di un vero e proprio adattamento di produzione per Volkswagen, che intende sostanzialmente far fronte a quella che è l’attuale domanda da parte dei clienti per veicoli che purtroppo stanno riscontrando non poche difficoltà dal punto di vista delle vendite.

Una modifica che ci fa capire sostanzialmente quanto il segmento delle automobili elettriche sia in enorme difficoltà negli ultimi anni. Difficoltà che costringono anche un gruppo come Volkswagen a ridurre le operazioni produttive, almeno in parte. Difficile dire se e quando qualcosa cambierà in meglio, ma finché l’elettrico non ingrana, è meglio riparare il riparabile e spendere meno soldi possibili. Un problema simile riguarda anche altre società, come abbiamo detto, visto che la crisi della tecnologia a zero emissioni sta colpendo più o meno tutti quanti i costruttori di auto nel mondo.

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NCAP, il test svela le auto più sicure del 2025: con loro non rischi niente

Questo report dell’NCAP ha svelato le auto più sicure. Sicuramente sono le più adatte a chi teme un incidente d’auto. 

L’Euro NCAP ha recentemente pubblicato la sua ultima valutazione sulla sicurezza delle automobili per il 2025, confermando un trend positivo nel miglioramento degli standard di protezione offerti dai veicoli moderni. Tra le novità più rilevanti emergono due marchi nuovi nel panorama europeo: la turca Togg e la cinese Firefly, entrambe premiate con il massimo riconoscimento di cinque stelle, a testimonianza di un progresso significativo anche da parte di case automobilistiche emergenti.

Fondata nel 2018, la Togg ha iniziato la produzione nel 2022 e si è subito distinta con i modelli T10F berlina e T10X SUV, progettati per il mercato europeo. Entrambi i veicoli hanno ottenuto punteggi elevati nella protezione degli occupanti adulti e dei bambini, piazzandosi ai vertici delle classifiche Euro NCAP. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie alla collaborazione con il celebre studio di design italiano Pininfarina, che ha curato l’estetica e la funzionalità della carrozzeria. Il gruppo turco, supportato da importanti realtà industriali come Anadolu, BMC e Turkcell, dimostra così una forte volontà di affermarsi a livello globale con vetture competitive e sicure.

Parallelamente, l’esordio sul mercato europeo di Firefly, brand di proprietà del colosso cinese Nio, ha sorpreso per la qualità della sicurezza offerta. Il suo primo modello ha raggiunto un impressionante punteggio del 96% nella protezione degli occupanti adulti, il più alto registrato nel 2024. Questo dato sfata il mito secondo cui solo SUV di fascia alta garantiscono elevati standard di sicurezza, dimostrando che anche le vetture elettriche di dimensioni compatte possono offrire una protezione avanzata.

Le elettriche sono sempre più sicure

Oltre a Togg e Firefly, l’analisi Euro NCAP del 2025 conferma la leadership di modelli elettrici consolidati come Audi Q4 e-tron, Hyundai IONIQ 9, MINI Aceman, MINI Cooper e smart #5, tutti valutati con cinque stelle per la sicurezza. La presenza sempre più significativa di produttori cinesi rappresenta un cambiamento importante nel mercato globale. Veicoli come la BYD Dolphin Surf, la Exlantix ES e la IM6 si sono distinti per la qualità costruttiva e l’efficacia della protezione offerta, sebbene alcune criticità siano emerse in modelli come la Lynk & Co 08 e la Volkswagen ID.Buzz, dove la sicurezza dei pedoni ha influito negativamente sul punteggio complessivo.

Non mancano però le sorprese negative: la BMW Serie 1, la Citroën C5 Aircross e la Suzuki eVITARA si sono fermate a quattro stelle, penalizzate da lacune nei test d’impatto e nei sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS). In particolare, la MG 3 ha mostrato un grave problema nel meccanismo di blocco del sedile conducente durante il crash test frontale, causando una torsione del sedile che mette a rischio la sicurezza degli occupanti. Nonostante la gravità della situazione, i protocolli Euro NCAP non hanno permesso una decurtazione del punteggio, ma il caso è stato segnalato alle autorità competenti per un eventuale richiamo. MG ha annunciato aggiornamenti tecnici a partire da agosto per il sedile e da ottobre per l’airbag, senza però prevedere interventi retroattivi sui veicoli già venduti.

Automobile Citroen sicura
La C5 Aircross è tra le più sicure (AutoScout24.com) – www.PanoramaAuto.it

L’Euro NCAP valuta la sicurezza dei veicoli attraverso una serie di test d’impatto che includono collisioni frontali disassate, frontali piene, laterali e impatti laterali contro un palo. Questi test misurano la protezione garantita agli occupanti adulti, ai bambini sui seggiolini e agli utenti vulnerabili della strada come pedoni e ciclisti. Accanto a queste prove, sono fondamentali i test dinamici dei sistemi di assistenza alla guida, che giocano un ruolo cruciale nella prevenzione degli incidenti e nella riduzione della gravità degli impatti.

I risultati sono espressi in percentuale per ciascuna categoria e sintetizzati in un giudizio finale da una a cinque stelle, dove cinque rappresentano il massimo livello di sicurezza raggiungibile con le tecnologie disponibili. Ad esempio, un punteggio del 90% nella protezione dei bambini indica una sicurezza molto vicina all’ideale.

Alcuni dati aggiornati relativi ai modelli testati nella quinta sessione Euro NCAP 2025

| Modello | Stelle | Protezione adulti | Protezione bambini | Utenti vulnerabili | Sistemi assistenza |
|——————|——–|——————-|——————–|——————–|——————–|
| Togg T10F | 5 | 95% | 85% | 78% | 80% |
| Togg T10X | 5 | 94% | 85% | 79% | 80% |
| Firefly | 5 | 96% | 87% | 82% | 86% |
| Audi Q4 e-tron | 5 | 91% | 87% | 79% | 73% |
| Hyundai IONIQ 9 | 5 | 84% | 87% | 77% | 83% |
| BYD Dolphin Surf | 5 | 82% | 86% | 76% | 77% |
| BMW Serie 1 | 4 | 78% | 84% | 85% | 80% |
| Citroën C5 Aircross | 4 | 80% | 85% | 79% | 62% |
| Suzuki eVITARA | 4 | 77% | 85% | 79% | 72% |

In generale, il quadro evidenzia un miglioramento costante degli standard di sicurezza, con particolare attenzione alle auto elettriche, che stanno guadagnando fiducia grazie a strutture sempre più robuste e sistemi di assistenza alla guida sempre più sofisticati. L’affermazione di nuovi protagonisti come Togg e Firefly e il progresso dei produttori cinesi confermano una nuova fase di competitività e innovazione tecnologica nel settore automobilistico globale.

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