Mini John Cooper Works e Mini Challenge Lite – La prova comparativa

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Ho avuto il (raro) privilegio di guidare sia la Mini John Cooper Works, la versione più estrema della piccola Mini stradale, sia la MiniJohn Cooper Works Lite, la vettura che affianca le vetture PRO nel combattuto campionato monomarca MINI Challenge. Le ho provante entrambe in pista, anche se a distanza di qualche mese; ma il ricordo rimane vivido e indelebile nella mia mente, soprattutto perché con la Lite ha avuto l’onore di correre ad Imola.
Ma veniamo alle due inglesi protagoniste del nostro confronto. La Mini John Cooper Works ha un look aggressivo, ma sempre cool e sbarazzino: il motore è un 2.0 quattro cilindri turbo da 231 CV e di serie monta l’assetto sportivo, i cerchi da 17” (la nostra ha su i 18”), il kit aerodinamico John Cooper Works e il sistema Electronic Differential Lock Control (EDLC) che simula il funzionamento di un differenziale autobloccante. È un’auto veloce, ma non così estrema come lo era in passato. I dati comunque parlano di uno 0-100 in 6,3 secondi (che scendono a 6,2 con il cambio automatico) e 243 km/h di velocità massima.

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La MINI John Cooper Works Lite pur essendo un’auto da corsa è molto vicina alla versione stradale, almeno sulla carta. Ha la stessa identica potenza, lo stesso cambio manuale a sei marce (con la stessa frizione) e lo stesso impianto frenante, sebbene abbia pastiglie da corsa e tubi in treccia. La prima differenza (visiva) la fa il kit aerodinamico composto da alettone ed estrattore, che fanno il loro sporco lavoro, soprattutto nelle curve veloci. E poi c’è uno scarico da corsa che fa sembrare ogni rilascio dell’acceleratore un campo di battaglia. Ma dove cambia davvero è settopelle: il roll bar da corsa, le sospensioni da gara e i 200 kg in meno (pesa poco più di 1000 kg) la rendono incredibilmente precisa, dura e reattiva. E al volante si sente…

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TRA SPORTIVA E DA CORSA C’è DI MEZZO IL…

Partiamo dalla Mini John Cooper Works: molte compatte sportive che brillano su strada in pista risultano goffe e piuttosto noiose; la Mini invece sorprende, danzando tra una curva e l’altra in punta di piedi in equilibrio precario; questo anche per merito delle sue “gommine” da 205 mm, fin piccole per le prestazioni di cui è capace. Ma è anche il suo bello. Il motore 2.0 è molto pieno ai bassi regimi ed è capace di una colonna sonora rauca e cupa, ma quando gli si tira il collo delude leggermente, più che altro per la sua mancanza di fiato dopo i 5.000 giri. È perdonabile, visto che è nella natura dei motori turbo, ma forse con qualche accorgimento si potrebbe rendere più rabbioso anche nella zona alta del contagiri. Anche il cambio non è dei più precisi, e questo è un peccato, visto che le Mini precedenti vantavano una leva corta e secca. Il comando è piuttosto lungo e l’azione dev’essere morbida e accompagnata, se non volete che la leva s’impunti.
L’Electronic Differential Lock Control invece è una sorpresa: non “tira” come un vero differenziale autobloccante, ma fa il suo sporco lavoro ed elimina gran parte del sottosterzo anche nelle marce più basse. Il volante grassoccio vi collega ad uno sterzo davvero rapido e accurato – anche se un po’ anestetizzato – ma è sempre bello quando ci vogliono pochi gradi per puntare l’auto dentro la curva, o per correggere un sovrasterzo. Anche perché il posteriore della Mini, al rilascio del gas, scivola. Non lo fa mai in modo imprevedibile e spaventoso, ma si sposta di quanto basta (per poi “sedersi” quasi da solo) da aiutarvi a chiudere la traiettoria. Sembra un JCW “per tutti”, in grado di accontentare sia i fanatici dei trackday, sia le persone prive di intenzioni bellicose. Per queste persone, però, è meglio la versione da corsa.

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Già per il fatto che monta le gomme slick, la MINI John Cooper Works Lite è di un altro pianeta. Le gomme da corsa non solo vanno scaldate e richiedono rispetto, ma vi fanno percepire l’auto in maniera completamente diversa, e la regalano prestazioni di ordine diverso. Se poi aggiungete il fatto che pesa 200 kg in meno, che è più bassa e piantata a terra e che frena (quasi) con il doppio della forza, allora forse potete capire quanto questa Lite sia efficace. In linea retta non sembra essere tanto più veloce: si sente che l’auto è più leggera e si muove con meno sforzo, ma l’erogazione del motore rimane pressoché la stessa e il senso di velocità “ a schiena” si percepisce poco. L’oceano che la separa dalla versione di serie lo si scopre alla prima curva in fondo al rettilineo. Il modo in cui la Lite elimina grosse fette di velocità è impressionante: alla staccata il posteriore scondinzola un po’ ma sta lì, pronto per aiutarvi a entrare in curva. Bisogna essere delicati con lo sterzo in inserimento, perché le slick posteriori quando mollano la presa lo fanno in modo così rapido che un controsterzo potrebbe non bastare per risolvere il guaio. Quando si molla il freno bisogna già essere sull’acceleratore, le indecisioni sono poco gradite. Se la JCW perdona gli errori e perde aderenza in modo più progressivo, la Lite richiede un certo tipo di guida. La buona notizia è che quando le gomme sono ben calde risulta molto ben bilanciata e rassicurante. Lo sterzo vi comunica qualsiasi cosa succeda alle ruote anteriori e il differenziale autobloccante lavora egregiamente trascinandovi fuori dalle curve senza pattinamenti.
Per essere un’auto da corsa rolla anche abbastanza, quel minimo per farvi percepire quanto la state forzando a metà curva. Il bello è che nonostante le prestazioni immensamente superiori, la John Cooper Works da corsa mantiene l’anima della versione stradale.

Insomma, la John Cooper Works è davvero ottima, sia su strada che su pista, anche se fin troppo educata rispetto ai modelli precedenti. Però la pista, alla fine, è il regno delle auto da corsa.

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