Holden, la storia

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La Holden rappresenta per l’Australia quello che Fiat rappresenta per l’Italia: un marchio che ha motorizzato un Paese e che ha gradualmente perso quote di mercato a causa dell’aumento della concorrenza. La differenza tra le due Case automobilistiche è che il brand torinese da noi è ancora saldamente in testa alla classifica delle immatricolazioni mentre la Holden – di proprietà General Motors – ha perso questo primato quasi vent’anni fa e nel 2021 cesserà di esistere. Scopriamo insieme la storia del glorioso marchio oceanico e del suo graduale declino.

Holden: la storia

La Holden muove i primi passi nel lontano 1856 quando il britannico James Alexander Holden, emigrato quattro anni prima in Australia, fonda nella città di Adelaide un’azienda specializzata nella realizzazione di sellerie e carrozze: la J.A. Holden & Co.. La società cambia nome in Holden & Frost nel 1885 dopo l’alleanza con l’uomo d’affari di origini tedesche H. A. Frost.

Passione per le auto

Nel 1905 Edward Holden, nipote di James Alexander, inizia a lavorare nell’azienda di famiglia: appassionato di automobili, decide tre anni dopo di puntare sulla riparazione di mezzi a motore.

Il 1913 è l’anno in cui inizia la produzione di carrozzerie per sidecar mentre nel 1917 è la volta delle carrozzerie per automobili. Due anni più tardi Henry James Holden, figlio di James Alexander e padre di Edward, fonda la carrozzeria Holden’s Motor Body Builders.

I ruggenti anni ‘20

La Holden cresce sempre di più negli anni ‘20 del XX secolo: nella prima parte del decennio costruisce carrozzerie per numerose Case automobilistiche (tra cui la Ford) e nel 1924 diventa fornitore esclusivo General Motors.

Holden continua a creare carrozzerie per GM anche quando, nel 1926, il colosso statunitense decide di aprire stabilimenti in Australia ma la crisi del 1929 cambia tutto…

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Da carrozziere a costruttore

Nel 1931 la Holden in crisi viene acquistata dalla General Motors e prosegue l’attività di sviluppo carrozzerie fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: nel 1939 la produzione viene riconvertita a fini bellici.

Dopo il conflitto GM pensa di creare un’auto prodotta in Australia rivolta a clienti australiani e realizza nel 1948 la Holden 48-215: componentistica General Motors, un design antiquato derivato da progetti di fine anni ‘30 scartati da Chevrolet e – sotto il cofano – un motore 2.2 a sei cilindri in linea. La vettura – disponibile nelle varianti berlina e ute, due porte con cassone tipo pick-up – conquista il pubblico. La Holden diventa ufficialmente una Casa automobilistica.

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Il boom degli anni ‘50

Le Holden dominano il mercato australiano grazie a una serie di vetture realizzate appositamente per quelle latitudini: la FJ del 1953 (anno in cui iniziano le esportazioni in Nuova Zelanda) porta al debutto la variante furgone mentre risale al 1956 (quando le Holden cominciano a essere vendute anche nel sud-est asiatico) il lancio della FE, disponibile anche station wagon.

Nel 1957 le vetture Holden arrivano anche in alcuni mercati africani ma il grosso dei ricavi arriva sempre dall’Australia: nel 1958 un’auto su due venduta nel Paese oceanico è una Holden.

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Arriva la Ford

Il debutto della Ford Falcon nel 1960 mette fine al dominio Holden in Australia: le vendite calano e non aiuta la presenza in listino di una rivale poco riuscita (la FB, caratterizzata da vistose pinne posteriori di moda qualche anno prima).

La Casa australiana corre ai ripari lanciando molte novità ma i risultati arrivano solo nella seconda metà del decennio: nel 1966 vengono introdotte le cinture di sicurezza anteriori su tutta la gamma, nel 1967 entra in listino la compatta Torana, nel 1968 è la volta della HK (che porta al debutto la versione coupé Monaro e motori V8 Chevrolet) mentre nel 1969 esordiscono il primo motore V8 firmato Holden (sulla HT) e unità a sei cilindri sulla Torana.

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Gli anni ‘70 e ‘80

L’auto più importante (nonché più venduta) della storia Holden – la Commodore – vede la luce nel 1978: la prima serie è una specie di Opel Rekord con un cofano più grande derivato da quello della Senator per accogliere motori a sei cilindri e V8.

Nei primi anni ‘80 la Casa australiana inizia a perdere quote di mercato a favore della Ford e dei marchi giapponesi e la scelta strategica di rimarchiare vetture nipponiche appartenenti alla galassia GM (e non solo) non aiuta: nel 1981 debutta la prima Holden a trazione integrale (la Jackaroo, una Isuzu Trooper con un altro brand sul cofano), nel 1984 arriva la Holden Astra (gemella della Nissan Pulsar nata da un accordo con la Casa del Sol Levante e identica nelle forme anche all’Alfa Romeo Arna) mentre nel 1985 tocca alla piccola Barina (nient’altro che una Suzuki Swift leggermente rivista nel look).

Una svolta d’ immagine arriva nel 1987 con la creazione della divisione HSV (Holden Special Vehicles) dedicata alle vetture sportive ma due anni più tardi viene siglata un’altra partnership con Toyota per la commercializzazione in Australia di versioni rebrandizzate di modelli della Casa giapponese come ad esempio la Corolla (chiamata Holden Nova).

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Il rilancio degli anni ‘90

La Holden si risolleva negli anni ‘90 grazie al lancio di numerosi modelli realizzati in “autonomia”. Nel 1996 termina l’accordo con Toyota e la Casa australiana si concentra sulla vendita di vetture General Motors rimarchiate. Qualche esempio? Le Opel Astra, Vectra e Corsa (ribattezzata Barina) e alcune Chevrolet in commercio negli USA.

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Il declino e la fine

La Holden entra in crisi con il nuovo millennio e nel 2003 – dopo decenni di supremazia – perde il primo posto nella classifica delle immatricolazioni in Australia.

La strategia del rilancio è fallimentare: per ridurre i costi si decide di abbandonare Opel e di puntare sulle più economiche Daewoo e Chevrolet abbassando la qualità: la Barina del 2005 non è più derivata dalla Corsa ma dalla Daewoo Kalos, nel 2006 viene rimarchiata la Chevrolet Captiva, nel 2007 la variante rebrandizzata della Chevrolet Epica rimpiazza la Vectra e nel 2008 tocca alla Cruze, versione rivista della berlina del Cravattino.

I vertici GM si rendono conto dell’errore e nel 2015 tornano a usare Opel come brand di riferimento per Holden ma è troppo tardi. Nel 2017 General Motors vende la Casa tedesca al gruppo PSA e chiude tutti gli stabilimenti Holden in Australia, a febbraio 2020 il colosso statunitense annuncia la cessazione delle attività del glorioso marchio australiano dal 2021.

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