Le Mans ‘66 – La grande sfida, la recensione del film (senza spoiler)

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Le Mans ’66 – La grande sfida” è un film che racconta un mondo alla rovescia.

Una sfida tra Davide e Golia nella quale la parte del gigante viene interpretata da una piccola azienda di Maranello (la Ferrari, ovviamente) capace di creare capolavori. Dall’altra parte la “piccola” Ford, uno dei più grandi colossi automobilistici all’epoca totalmente privo di esperienza nel motorsport.

Un duello tra aziende – più che tra uomini – che proprio per questo motivo può sembrare più “freddo” rispetto alla sfida Lauda/Hunt raccontata in “Rush” sei anni fa.

Le Mans ‘66” si basa sulla sceneggiatura (chi conosce già la storia della 24 Ore di Le Mans del 1966 e di come la Ford GT40 riuscì a sconfiggere il Cavallino si perde buona parte dell’esperienza, per questo motivo non faremo nessuno spoiler), sugli effetti sonori e sulla recitazione di Christian Bale e Matt Damon. Poche le immagini davvero emozionanti – una su tutte, Shelby in auto con Henry Ford II – in una pellicola che punta più su altre sensazioni per spiegare una storia fino a questo momento conosciuta solo da pochi appassionati di motori.

Se Ron Howard in “Rush” esaltava la razionalità di Niki Lauda attraverso le emozioni qui avviene l’opposto: si narrano le gesta di un personaggio fuori dagli schemi e poco amante della diplomazia (Ken Miles) con un linguaggio cinematografico più impostato.

È un ottimo film? Sì. È adatto anche a chi non è fan delle corse? Meno di Rush. Ci sono incongruenze storiche? Sì, anche se non gravi: la Ferrari, ad esempio, fu acquistata dalla Fiat solo nel 1969, Enzo Ferrari non si recò personalmente a Le Mans nel 1966 e Lorenzo Bandini non era il cattivo della situazione. Avremmo inoltre preferito un maggiore approfondimento sul ruolo di Bruce McLaren nell’esito finale della corsa.

Le Mans ‘66 – La grande sfida” è un film utile per capire chi sono stati Carroll Shelby (personaggio immenso che meriterebbe un film interamente dedicato alla sua vita) e Ken Miles, una pellicola più politica di quanto si potrebbe immaginare diretta da un regista che ha ammesso di non essere un fan del motorsport. E si vede, nel bene e nel male.

VOTO: 9

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