Monthly Archives: Marzo 2022

Auto con targa estera: tutti i dettagli della nuova legge

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Da oggi entra in vigore la nuova legge relativa alle auto con targa estera guidate da residenti in Italia e circolanti nel nostro Paese.

Scopriamo insieme nel dettaglio tutte le novità 2022 relative al registro veicoli esteri REVE: tutto quello che c’è da sapere sull’iscrizione obbligatoria, sulle esenzioni e sulle modifiche apportate al Codice della Strada dalla Legge n.238 del 23 dicembre 2021.

Sono residente in Italia e guido entro i confini nazionali un veicolo immatricolato all’estero: cosa devo fare?

Tutti gli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi immatricolati all’estero che circolano in Italia devono essere iscritti al REVE (Pubblico Registro dei Veicoli Esteri).

Se non sono intestatario del veicolo?

I conducenti (locatari leasing o noleggio, comodatari, etc…) residenti in Italia ma non intestatari dei veicoli devono portare a bordo del mezzo, oltre al documento di circolazione estero, un documento di data certa sottoscritto dall’intestatario del veicolo dal quale risulti a che titolo e per quanto tempo utilizzeranno il veicolo che guidano.

Sono un cittadino straniero che ha ottenuto la residenza in Italia: cosa devo fare con il mio veicolo immatricolato all’estero?

Il mezzo va immatricolato in Italia entro tre mesi dall’ottenimento della residenza.

Sono un cittadino straniero residente all’estero: cosa devo fare con il mio veicolo immatricolato all’estero?

I cittadini stranieri residenti all’estero possono circolare in Italia con veicoli con targa estera per la durata massima di un anno.

Dove si effettua l’iscrizione al REVE?

Presso lo sportello uffici PRA (previa prenotazione) o presso lo Sportello Telematico dell’Automobilista. A seguito della registrazione dell’istanza presentata verrà rilasciata un’attestazione che dovrà essere esibita secondo quanto disciplinato dall’art. 93-bis del Codice della Strada. L’attestazione conterrà la targa estera ed un codice identificativo con cui il veicolo verrà riconosciuto in Italia per gli adempimenti amministrativi, nonché un QR code che consentirà la verifica dei dati riportati sull’attestazione.

Quali operazioni vanno annotate al REVE?

  • Registrazione del veicolo
  • Cancellazione (obbligatoria) per fine disponibilità, sia in caso di anticipazione che al termine del periodo previsto
  • Variazione residenza/sede
  • Proroga utilizzazione veicolo

Vanno inoltre annotate le successive variazioni della disponibilità del veicolo e chi cede la disponibilità del mezzo è tenuto a richiedere la registrazione delle variazioni.

Chi è obbligato a iscrivere il veicolo con targa estera al REVE?

  • Tutti i residenti in Italia che, a vario titolo, dispongono di veicoli intestati a persone fisiche o giuridiche con residenza/sede in uno Stato estero per un periodo superiore a 30 giorni, anche non continuativi, nell’anno solare. L’utilizzo dovrà essere comprovato da un documento di data certa (contratto di noleggio, leasing, comodato, etc…) sul quale dovrà essere indicata anche la durata dell’utilizzo. L’obbligo è a carico di chi utilizza il mezzo.
  • I veicoli, immatricolati all’estero, di proprietà di lavoratori subordinati che svolgono la loro attività lavorativa presso un’azienda con sede in uno Stato confinante/limitrofo, con l’Italia o lavoratori autonomi che hanno la sede della propria attività professionale presso uno Stato confinante/limitrofo (cosiddetti “frontalieri”). La registrazione dovrà essere effettuata entro 60 giorni dalla data di acquisto della proprietà del veicolo. L’obbligo è a carico dell’intestatario del mezzo.

Quali sono le esenzioni previste?

Non sono obbligati a iscrivere il veicolo estero al REVE:

1) I residenti a Campione d’Italia
2) Il personale civile e militare dipendente da pubbliche amministrazioni in servizio all’estero
3) Il personale delle Forze armate e di polizia in servizio all’estero presso organismi internazionali o basi militari
4) I familiari conviventi all’estero del personale indicato dai punti 2 e 3
5) I conducenti, residenti in Italia da oltre sessanta giorni, che guidano veicoli, immatricolati nella Repubblica di San Marino, nella disponibilità di imprese aventi sede nel territorio sammarinese, con le quali i conducenti sono legati da rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione continuativa

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F1 2022: fantastica doppietta Ferrari in Bahrein, primo Leclerc, secondo Sainz Jr.

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Credits: Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images

La Ferrari ha iniziato alla grandissima il Mondiale F1 2022 portando a casa una fantastica doppietta nel GP del BahreinSakhirCharles Leclerc (primo) e Carlos Sainz Jr. (secondo) hanno tagliato il traguardo davanti a Lewis Hamilton (Mercedes).

Formula 1 – GP Bahrain

Credits: Hasan Bratic/picture alliance via Getty Images

F1 Grand Prix of Bahrain

Credits: Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images

AUTO-PRIX-F1-BAHRAIN-PODIUM

Credits: GIUSEPPE CACACE/AFP via Getty Images

F1 Grand Prix of Bahrain

Credits: Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images

F1 Grand Prix of Bahrain

Credits: Lars Baron/Getty Images

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Nella corsa mediorientale abbiamo assistito anche al disastro Red Bull: le monoposto austriache – le uniche in grado di tener testa alle Rosse di Maranello – hanno ceduto a pochi chilometri dal traguardo mentre si trovavano in seconda e in quarta posizione.

Mondiale F1 2022 – GP Bahrein: le pagelle

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Charles Leclerc (Ferrari)

Charles Leclerc nel GP del Bahrein ha realizzato il primo hat-trick in carriera – pole position, vittoria e giro veloce – e solo i pit-stop gli hanno impedito di stare al comando per tutta la gara.

Il driver monegasco – tornato sul gradino più alto del podio dopo tre anni – ha sofferto solo durante il duello con Verstappen dopo il primo pit-stop.

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Carlos Sainz Jr. (Ferrari)

Carlos Sainz Jr. ha iniziato il Mondiale F1 2022 così come aveva finito la scorsa stagione: con un podio convincente.

Il secondo posto – arrivato grazie ai problemi alla power-unit della Red Bull di Verstappen – ha permesso alla Rossa di centrare una doppietta come nel (prima ultimo, ora penultimo) trionfo di Singapore 2019.

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Max Verstappen (Red Bull)

Oggi Max Verstappen è sembrato l’unico pilota in grado di contrastare il dominio Ferrari.

Il pilota olandese ha interrotto – non per colpa sua ma di una Red Bull che lo ha tradito a pochi chilometri dalla bandiera a scacchi – una striscia di otto podi consecutivi.

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Lewis Hamilton (Mercedes)

Senza la doppia débâcle Red Bull Lewis Hamilton non sarebbe mai salito sul podio del GP del BahreinSakhir.

La Mercedes non è mai stata capace di avvicinarsi alla “top 3” ma nonostante questo il pilota britannico è riuscito a portare a casa 15 punti tanto importanti quanto fortunati.

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Ferrari

Oggi la Ferrari F1-75 è stata la monoposto più veloce e tutto lascia intendere che la Rossa sarà l’auto da battere nel Mondiale F1 2022.

Merito dell’auto, di un motore che ha brillato anche con le scuderie clienti Haas e Alfa Romeo e di due piloti semplicemente eccezionali.

Mondiale F1 2022 – I risultati del GP del Bahrein

Prove libere 1

1 Pierre Gasly (AlphaTauri) 1:34.193
2 Charles Leclerc (Ferrari) 1:34.557
3 Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 1:34.611
4 George Russell (Mercedes) 1:34.629
5 Max Verstappen (Red Bull) 1:34.742

Prove libere 2

1 Max Verstappen (Red Bull) 1:31.936
2 Charles Leclerc (Ferrari) 1:32.023
3 Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 1:32.520
4 George Russell (Mercedes) 1:32.529
5 Fernando Alonso (Alpine) 1:32.877

Prove libere 3

1 Max Verstappen (Red Bull) 1:32.544
2 Charles Leclerc (Ferrari) 1:32.640
3 Sergio Pérez (Red Bull) 1:32.791
4 George Russell (Mercedes) 1:32.935
5 Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 1:33.053

Qualifiche

1 Charles Leclerc (Ferrari) 1:30.558
2 Max Verstappen (Red Bull) 1:30.681
3 Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 1:30.687
4 Sergio Pérez (Red Bull) 1:30.921
5 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:31.238

Le classifiche
La classifica del GP del Bahrein 2022
Charles Leclerc (Ferrari) 1h37:33.584
Carlos Sainz Jr. (Ferrari) + 5,6 s
Lewis Hamilton (Mercedes) + 9,7 s
George Russell (Mercedes) + 11,2 s
Kevin Magnussen (Haas) + 14,8 s
Classifica Mondiale Piloti
Charles Leclerc (Ferrari) 26 punti
Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 18 punti
Lewis Hamilton (Mercedes) 15 punti
George Russell (Mercedes) 12 punti
Kevin Magnussen (Haas) 10 punti
Classifica Mondiale Costruttori
Ferrari 44 punti
Mercedes 27 punti
Haas-Ferrari 10 punti
Alfa Romeo-Ferrari 9 punti
Alpine-Renault 8 punti

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Auto ibride: cosa significa la sigla PHEV?

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Viviamo in un’epoca in cui la transizione energetica è uno dei maggiori obiettivi delle Case automobilistiche. Questo significa che, per salvaguardare il pianeta, l’ambiente in cui viviamo e l’aria che respiriamo, moltissime aziende del comparto automotive sono concentrate sulla produzione di auto elettriche e sullo sviluppo di nuove tecnologie per vetture a zero emissioni. Ma non ci sono solo modelli elettrici, sappiamo che sul mercato oggi esistono anche i veicoli ibridi, con differenti tecnologie. In particolare oggi approfondiamo il discorso riguardante i mezzi PHEV, la sigla significa Plug In Hybrid Electric Vehicle.

Che cosa sono le vetture PHEV

Le auto Plug In Hybrid (PHEV) sono quelle dotate di due motori, uno a combustione e l’altro elettrico. Il secondo è in grado, in questo caso, di percorrere alcune decine di chilometri senza che intervenga il motore endotermico (con alimentazione a carburante). L’elettrico può essere ricaricato ad una colonnina di ricarica pubblica, che troviamo nei vai punti di rifornimento su strada, ma anche alla rete domestica (ad una wall-box o altro). Per la ricarica serve chiaramente il giusto spinotto, proprio come accade per le vetture full electric.

Come funzionano le auto PHEV: cosa dobbiamo sapere

Si tratta, come abbiamo detto, delle auto ibride (i vantaggi) che chiamiamo plug-in e che hanno appunto un motore elettrico, che può essere ricaricato alla colonnina, e un altro a combustione, in genere alimentato a benzina (alcune a diesel, ma sono molto più rare). La batteria e il motore elettrico fungono da supporto per il sistema termico, consentono infatti al conducente di guidare la sua auto alle basse velocità senza alcuna emissione inquinante; l’autonomia dell’elettrico in genere arriva fino a circa 50/60 chilometri. Con le auto PHEV quindi è possibile guidare in città senza emettere sostanze nocive per l’ambiente, e attivare invece il motore termico per procedere in autostrada o sulle strade extraurbane.

Le vetture Plug In Hybrid sono dotate di sistemi di rigenerazione, in grado di recuperare il calore generato dalle decelerazioni e dalle frenate, e di usare poi l’energia accumulata per ottimizzare la ricarica della batteria. Le auto con tecnologia PHEV non sprecano l’energia, che in parte viene recuperata anche quando si usa il motore endotermico.

Come si ricaricano le auto ibride plug-in

Il funzionamento della ricarica dei modelli PHEV è molto simile a quello delle auto elettriche, a seconda della compatibilità del veicolo stesso. La macchina in questione può essere ricaricata in tre modi differenti:

  • alla stazione pubblica di ricarica:
  • alla presa domestica;
  • alla wall-box.

La procedura di ricarica dell’auto ibrida plug-in è molto simile a quella delle vetture elettriche. Questo significa che, per connettere la macchina ai dispositivi di ricarica, qualsiasi essi siano, è necessario avere delle prese e dei cavi appositi. È fondamentale ovviamente valutare la potenza della fonte elettrica e il supporto del mezzo ibrido stesso. La durata della ricarica ad una presa domestica, e lo abbiamo già visto, è chiaramente più alta rispetto a una colonnina pubblica; la wall-box invece è una via di mezzo.

Come funziona la wall-box?

Si tratta di un dispositivo per la ricarica che viene installato a parete; è un sistema ad alta efficienza che generalmente l’utente decide di collocare nel proprio garage o vicino al suo posto auto, per rendere più rapido il tempo di ricarica rispetto alla presa elettrica standard.

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MotoGP 2022: Oliveira re del bagnato in Indonesia con la KTM

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Credits: Steve Wobser/Getty Images

Miguel Oliveira ha vinto – anzi, ha dominato – con la KTM il GP dell’IndonesiaMandalika. La seconda tappa della MotoGP 2022 ha visto il centauro portoghese inanellare giri veloci sul bagnato lasciando le briciole agli avversari.

Warm up race of MotoGP Pertamina Grand Prix of Indonesia

Credits: Johannes P. Christo/Anadolu Agency via Getty Images

MotoGP of Indonesia – Qualifying

Credits: Steve Wobser/Getty Images

Qualifying race of MotoGP Pertamina Grand Prix of Indonesia

Credits: Johannes P. Christo/Anadolu Agency via Getty Images

MotoGP of Indonesia – Qualifying

Credits: Steve Wobser/Getty Images

Qualifying race of MotoGP Pertamina Grand Prix of Indonesia

Credits: Johannes P. Christo/Anadolu Agency via Getty Images

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Sugli altri due gradini del podio della corsa asiatica – ritardata di un’ora e un quarto a causa della pioggia caduta sul circuito – sono saliti i francesi Fabio Quartararo (Yamaha) e Johann Zarco (Ducati). Enea Bastianini, solo undicesimo, è riuscito a conservare il primato nel Motomondiale.

MotoGP 2022 – GP Indonesia: le pagelle

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Fabio Quartararo (Yamaha)

Su una pista asciutta probabilmente Fabio Quartararo sarebbe salito sul gradino più alto del podio del GP d’IndonesiaMandalika: invece il campione del mondo MotoGP in carica si è dovuto “accontentare” della seconda piazza e del ritorno in top 3 dopo quattro Gran Premi a secco.

Dopo la pole position di ieri il pilota francese ha perso quasi subito il comando della gara contro Oliveira, si è fatto passare da Miller al secondo giro e alla terza tornata è finito fuori dalle prime posizioni. Si è ripreso nella seconda metà della corsa, soffiando la terza piazza a Zarco al 15° giro dopo un bel duello e togliendo poco tempo dopo il secondo posto a Miller.

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Miguel Oliveira (KTM)

Miguel Oliveira è stato immenso sul circuito bagnato di Mandalika ed è tornato al successo dopo oltre nove mesi.

Dopo una qualifica discreta è partito alla grandissima passando da settimo a primo in un giro e non ha più mollato la vetta.

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Johann Zarco (Ducati)

Un podio meritatissimo per Johann Zarco arrivato nel GP dell’Indonesia dopo 12 Gran Premi a secco.

La corsa del driver transalpino è stata simile a quella del connazionale Quartararo: brutta nella prima parte, maestosa nella seconda. Dopo una partenza pessima è tornato in “top 3” al 10° giro con un sorpasso su Rins, cinque tornate dopo ha perso il duello con Quartararo ma è riuscito a riprendersi la terza piazza passando Miller a tre giri dalla conclusione.

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Franco Morbidelli (Yamaha)

Era da quasi un anno che non vedevamo un Franco Morbidelli così in forma.

Il centauro romano – settimo nel GP dell’IndonesiaMandalika – è stato protagonista di una gara convincente che lascia ben sperare in piazzamenti migliori in futuro.

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Yamaha

Yamaha non vince in MotoGP da quasi sette mesi ma oggi la Casa giapponese in Indonesia ha portato una moto sul podio e altre due in “top 10”.

Oggi il brand nipponico a Mandalika ha mostrato ottime cose e in condizioni di asfalto asciutto avrebbe potuto tranquillamente a nostro avviso portare a casa la vittoria.

MotoGP 2022 – I risultati del GP dell’Indonesia

Prove libere 1

1 Pol Espargaró (Honda) 1:33.499
2 Miguel Oliveira (KTM) 1:33.543
3 Marc Márquez (Honda) 1:33.578
4 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:33.881
5 Johann Zarco (Ducati) 1:34.242

Prove libere 2

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:31.608
2 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:31.638
3 Johann Zarco (Ducati) 1:31.893
4 Jorge Martín (Ducati) 1:31.904
5 Enea Bastianini (Ducati) 1:31.921

Prove libere 3

1 Marc Márquez (Honda) 1:34.067
2 Francesco Bagnaia (Ducati) 1:34.250
3 Marco Bezzecchi (Ducati) 1:34.350
4 Luca Marini (Ducati) 1:34.409
5 Álex Rins (Suzuki) 1:34.633

Prove libere 4

1 Franco Morbidelli (Yamaha) 1:31.968
2 Marco Bezzecchi (Ducati) 1:32.420
3 Johann Zarco (Ducati) 1:32.520
4 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:32.522
5 Álex Rins (Suzuki) 1:32.616

Qualifiche

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:31.067
2 Jorge Martín (Ducati) 1:31.280
3 Johann Zarco (Ducati) 1:31.378
4 Brad Binder (KTM) 1:31.433
5 Enea Bastianini (Ducati) 1:31.504

Warm up

1 Fabio Quartararo (Yamaha) 1:32.001
2 Maverick Viñales (Aprilia) 1:32.408
3 Miguel Oliveira (KTM) 1:32.460
4 Marc Márquez (Honda) 1:32.515
5 Takaaki Nakagami (Honda) 1:32.693

Le classifiche
La classifica del GP dell’Indonesia 2022
Miguel Oliveira (KTM) 33:27.223
Fabio Quartararo (Yamaha) + 2,2 s
Johann Zarco (Ducati) + 3,2 s
Jack Miller (Ducati) + 5,7 s
Álex Rins (Suzuki) + 7,0 s
Classifica Mondiale Piloti
Enea Bastianini (Ducati) 30 punti
Brad Binder (KTM) 28 punti
Fabio Quartararo (Yamaha) 27 punti
Miguel Oliveira (KTM) 25 punti
Johann Zarco (Ducati) 24 punti

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Quanti tipi di colonnine di ricarica per auto elettriche esistono?

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Nel mondo delle auto elettriche, dei connettori e delle colonnine per la ricarica, ci sono infiniti termini e sigle da dover ricordare, e a volte è possibile fare confusione. Cerchiamo quindi di riassumere, in questo articolo, tutte le principali nozioni da sapere.

La prima distinzione: colonnine pubbliche o private

Il primo argomento pare scontato ma in realtà non lo è per niente. Parliamo della distinzione tra i punti di ricarica pubblica e quelli privati, i primi sono, ad esempio, quelli che si installano nel garage di casa o nel parcheggio di un’azienda. Gli altri sono quelli che troviamo in genere nei parcheggi, in città, o sulle strade, a volte nei pressi di distributori di benzina.

Potenza e velocità

In questo caso dobbiamo fare un’altra distinzione comunque fondamentale: quella tra velocità e potenza del rifornimento di energia all’auto elettrica. Ci sono infatti colonnine di ricarica alternata (AC) e colonnine in corrente continua (DC, ultrarapide). I punti collegati alla rete domestica in genere sono in corrente alternata, le colonnine pubbliche invece possono essere DC o AC. Vediamone le caratteristiche principali.

Colonnine di ricarica AC

Iniziamo a parlare, prima ancora delle colonnine, delle normali prese domestiche (Modo 1) che installiamo in garage, che lavorano in corrente alternata a 230 Volt fino ad una tensione massima di 7,4 kW, che permette di connettere qualsiasi dispositivo senza alcun rischio per la propria sicurezza. Chiaramente in questo caso la ricarica dell’auto richiede parecchie ore. Altrimenti è possibile installare il control box (Modo 2) alla corrente domestica, quello che conosciamo come wall-box, che arriva fino a 22 kW di potenza massima e garantisce tempi di ricarica dell’auto elettrica più brevi.

A seconda di queste tipologie di colonnine, si utilizzano appunto i connettori differenti e quindi:

  • Modo 1, costituito da spina tipo 1 o Shuko;
  • Modo 2, spina tipo 2;
  • Modo 3, spina tipo 3.

La Shuko è la più comune, però arriva fino a 2,3 kW di potenza massima, con la monofase, tipo 1, si arriva invece a 7,4 kW, con la tipo 2 (Mennekes), la più diffusa, è possibile caricare l’auto in corrente alternata monofase o trifase. E poi ci sono le spine di tipo 3, che si dividono in 3A (monofase per veicoli leggeri, con potenza massima di 3,7 kW) e 3C, che arrivano a 22 kW.

Colonnine di ricarica DC

Modo 4: è la ricarica in corrente continua, che permette di rifornire l’auto elettrica di energia a 400 V, con tempi super rapidi. Possiamo riconoscere immediatamente queste colonnine, che si distinguono dalle altre dal caricabatteria, che in questo caso si trova infatti all’interno della struttura; oltretutto i due standard di connettori sono il CHAdeMO e il CCS COMBO 1 e 2. Le caratteristiche:

  • CHAdeMO: standard per la ricarica veloce in corrente continua più diffuso, arriva fino a 50 kW di potenza massima (attualmente);
  • CCS COMBO 1 e CCS COMBO 2, il primo è usato soprattutto dalle Case automobilistiche giapponesi e statunitensi, il secondo da BMW e Volkswagen e simili. Permette la ricarica rapida in corrente continua, ma anche la ricarica lenta in corrente alternata.

L’adattatore modulare

Si chiama Juice Booster 2 ed è un cavo di ricarica a struttura modulare che può caricare le auto elettriche usando qualsiasi tipologia di collegamento (dalle AC pubbliche a quelle domestiche). È una sorta di colonnina portatile: da un lato c’è la presa Type-2 da collegare alla vettura e dall’altro invece è possibile decidere quale tipologia di presa (e quindi di colonnina) scegliere.

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Come si guida un’auto sulla sabbia? Consigli utili

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Guidare sulla sabbia, come anche su terreni ricoperti di fango o altro materiale cedevole, necessita di una buona dose di attenzione e anche di una certa esperienza al volante, per evitare incidenti e pericoli di ogni tipo. Per potersi muovere con tranquillità sulla sabbia è necessario adottare particolari precauzioni, ma anche valutare in maniera molto attenta qual è la consistenza della superficie, la stabilità del fondo. La cosa importante comunque resta sapere che è necessario adottare le giuste misure per muoversi senza rimanere bloccati e immobili. Vediamo quello che bisogna sapere.

La consistenza della sabbia

Non tutta la sabbia è uguale, la consistenza può cambiare e influenzare molto i movimenti del veicolo. I piloti esperti sono in grado di distinguere una distesa sabbiosa da una duna al primo sguardo, al contrario di chi è meno preparato sull’argomento. In genere le superfici più solide e consistenti appaiono alla vista più lucide e con dei granuli maggiormente marcati. Questo infatti suggerisce che saranno in grado di sostenere meglio anche veicoli più pesanti, al contrario della sabbia fine.

In presenza di eventuali dossi, la consistenza della sabbia cambia ed è maggiore. Si tratta di punti in cui il vento soffia maggiormente, ‘pulendo’ la superficie e spingendo a valle i detriti più leggeri, la sabbia più fine e soffice, lasciando quindi pressoché al loro posto le parti più solide e resistenti. Attenzione invece alle conche sabbiose, dove c’è il rischio di rimanere intrappolati nella sabbia soffice: non dimentichiamo che si tratta di terreni in salita, l’inclinazione del terreno si accentua e quindi aumenta il carico sull’assale posteriore e anche il lavoro che devono svolgere gli pneumatici posteriori per spingere l’auto.

Come procedere

Nei tratti con elevati dislivelli è necessario procedere con andatura sostenuta, in modo che il veicolo possa avanzare senza che le ruote facciano troppo sforzo. Su tutti i fondi con scarsa aderenza, e quindi anche sulla sabbia, è necessario evitare brusche accelerate o frenate improvvise. Attenzione anche alla partenza da fermo: consigliamo di ingranare la seconda o terza ridotta, per non far slittare le ruote o la frizione. Durante la guida invece l’ideale è mantenere una velocità costante, evitando cambi di marcia, o sterzate improvvise.

Frenare sulla sabbia: i consigli

Molto dipende dalle condizioni della sabbia, prima di tutto attenzione alle curve: non rallentare troppo e prendetele in modo ampio, le curve strette rischiano altrimenti di rallentare troppo l’auto o, ancora peggio, di bloccarla. Per guidare sulla sabbia è necessario mantenere il motore “sempre in tiro”, quindi usando sempre una marcia lunga e con manovre di arresto e partenza dolci. Come frenare? Senza usare i freni, sarà il peso stesso del veicolo, durante la fase di decelerazione, ad arrestarlo.

Per ripartire invece, come accennato precedentemente, è necessario usare una marcia più lunga, per evitare di scavare delle buche sotto le ruote. In discesa, dove possibile, il consiglio è di fermare il mezzo per fare in modo che sia il peso a dare lo slancio al momento di ripartire, senza rischiare di restare fermi, bloccati nella sabbia.

Attenzione alla pressione delle gomme: il consiglio è di tenerla tendenzialmente bassa, in modo che la superficie di appoggio sul fondo aumenti. Una cattiva pratica è quella di seguire i solchi lasciati dal passaggio di altre auto, è sempre meglio invece evitarli, e procedere su zone attigue. Avvallamenti e dune andrebbero evitati, visto che rallentano il mezzo e aumentano il rischio di rimanere bloccati.

Cosa fare se l’auto tende a fermarsi

Se la vettura, nonostante si cerchi di ripartire con la rincorsa, rischia di bloccarsi, allora il consiglio è di assecondare la fermata, senza insistere. In questo modo si evita di affondare, per provare a rimanere “in superficie”. È necessario poi provare a inserire la retromarcia dolcemente e provare la risalita, prendendo una rincorsa maggiore.

Auto insabbiata: come uscirne

Nel caso in cui l’auto rimanga comunque bloccata, è bene usare pedane e altri mezzi per liberarla.

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In quali Paesi vale la patente italiana?

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È bene ricordare che, anche oggi, nonostante siano state abolite le frontiere e abbiamo assistito all’armonizzazione delle regole nella maggior parte dei Paesi del mondo, chi ha la patente di guida conseguita nel suo Paese d’origine o di residenza non può in ogni caso farla valere ovunque. E della patente italiana che cosa possiamo dire? Vediamo le informazioni inerenti la sua validità all’estero.

Validità della patente italiana in Europa

La prima cosa da sapere è che, se amate viaggiare e spostarvi, ogni volta che andate all’estero dovete verificare la validità della vostra patente di guida, per evitare problemi e sanzioni anche molto pesanti. Per quanto riguarda l’Unione Europea, possiamo dire che purtroppo, nonostante in passato le promesse erano state differenti, dall’entrata in vigore della direttiva sulle patenti 2006/126 ci sono ancora molti diversi modelli di documento (negli Stati membri).

È vero anche, però, che per la circolazione per brevi periodi di tempo, gli Stati membri ritengono valide le patenti degli altri Paesi. Questo significa che, in Europa, è possibile guidare automaticamente con un documento idoneo al veicolo e ovviamente valido.

Dove è valida la patente italiana

La regola per la patente italiana quindi ritiene il documento valido per 10 anni, nei seguenti Paei:

  • Bulgaria;
  • Croazia;
  • Repubblica Ceca;
  • Estonia;
  • Spagna;
  • Finlandia;
  • Ungheria;
  • Irlanda;
  • Lituania;
  • Lettonia;
  • Lussemburgo;
  • Malta;
  • Paesi Bassi;
  • Portogallo;
  • Romania;
  • Slovenia;
  • Svezia:
  • Regno Unito (per ora).

La patente italiana invece è valida 15 anni nei seguenti stati comunitari:

  • Austria;
  • Belgio;
  • Cipro;
  • Germania;
  • Danimarca;
  • Grecia;
  • Francia;
  • Polonia;
  • Slovacchia.

Cosa succede in caso di cambio residenza

Se cambiate residenza da uno Stato dell’Unione Europea a un altro, allora potete usare la vostra patente solo fino alla scadenza, e poi potete decidere se trasformarla con quella del nuovo Paese senza dare nuovamente l’esame. Mantenendo invece il documento di guida vecchio è necessario tornare nello Stato precedente per procedere al rinnovo.

Quello che forse non tutti sanno è che dal mese di gennaio 2013 c’è un modello di patente unico che vale per tutta l’Unione Europea per quanto riguarda l’aspetto. Infatti ovunque troverete la patente uguale alla nostra italiana, una tessera formato carta di credito realizzata con elementi anticontraffazione sofisticati.

Patenti extra-UE: che cosa bisogna sapere a riguardo

Il nostro Paese non ha firmato accordi di reciprocità sulle patenti con tutti gli Stati. Questo significa che per guidare nei Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, come ad esempio la Russia, l’automobilista deve richiedere una patente internazionale di guida che dovrà affiancare la propria italiana, ovviamente in corso di validità.

I permessi sono due differenti:

  • Ginevra 1949, che vale negli Stati Uniti, in Giappone e in Thailandia per un anno;
  • Vienna 1968, che vale per differenti altri stati nel mondo e ha invece una durata di tre anni, tutti riconosciuti in base allo Stato di destinazione.

Attenzione: in caso di trasferimento è obbligatorio convertire la patente.

Negli Stati Uniti d’America cambia la legislazione in base allo Stato. Per quanto riguarda la patente italiana, nello specifico, possiamo dire che è valida:

  • in California e in Nevada;
  • in Montana, ma solo per 30 giorni;
  • nel Michigan, ma solo per 90 giorni.

Serve altrimenti la patente internazionale, e lo stesso discorso vale in Canada.

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Fonte

La nuova Suzuki Vitara full hybrid 140 Volt

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La nuova Suzuki Vitara full hybrid presentata da Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia


C’è sempre una prima volta e questa volta tocca a Suzuki Vitara, icona del marchio giapponese in materia di off-road. Fa il suo debutto, infatti, la tecnologia – 100% Suzuki – 140 Volt, ultima evoluzione dell’elettrificazione secondo la Casa di Hamamatzu.

Nuova Suzuki Vitara è ora disponibile con motore 1.500 DualJet “particolarmente attento all’efficienza e al rispetto dell’ambiente” – ha dichiarato Massimo Nalli, Presidente di Suzuki Italia – “senza rinunciare al comfort e alle prestazioni”. Si tratta di un inedito sistema di propulsione ibrida che utilizza la sinergia fra il motore termico 1.500 quattro cilindri da 102 CV e il modulo ibrido costituito da due elementi: una batteria da 140V e un motogeneratore da 24,6 kW.

La batteria – al litio titanato – si trova nel doppio fondo del bagagliaio. Si tratta di una batteria di ultima generazione che garantisce quattro vantaggi significativi rispetto alle tradizionali batterie al litio: ovvero massima efficienza in un range più ampio di temperature, maggiore efficienza in fase di ricarica, maggiore durata e maggior affidabilità.

Il motogeneratore (MGU) collegato tramite il riduttore ad un albero parallelo all’albero primario del cambio, garantisce trazione alla vettura sia in maniera autonoma sia in combinazione con il motore termico. In fase di frenata o rallentamento ha una doppia funzione sia da generatore sia di ricarica della batteria 140V. Il quadro si completa con l’ISG (Intergrated Starter Generator), che svolge le funzioni di motorino di avviamento e alternatore, alimentando anche i sistemi di bordo durante le fermate e nella guida in modalità elettrica.

Suzuki Vitara 140 Volt è abbinata al cambio robotizzato a sei rapporti. “Ha un comportamento simile al cambio a doppia frizione – ha sottolineato il Presidente Nalli – e risulta molto fluido, soprattutto fra i passaggi da una marcia all’altra, con una progressione lineare e risposte pronte”.

Quattro le modalità di guida (auto, sport, snow e lock) a cui si aggiunge EV, ovvero quella elettrica che – con la batteria carica – entra in funzione nelle fasi di partenza e nelle manovre a bassa velocità. Con la batteria completamente carica, in modalità elettrica, è possibile raggiungere gli 80 km/h oppure coprire una distanza fino a 4,5 km.

Suzuki Vitara 140V è disponibile sia a due sia a quattro ruote motrici, in un unico allestimento “Starview” che prende il nome dalla presenta del tetto panoramico apribile in vetro. L’unico optional è la vernice metallizzata. Di serie tutti i più avanzati sistemi di sicurezza e di guida autonoma di livello 2.

Prezzi a partire da 30.400 euro per la versione 2WD ai 32.900 per la 4WD. È previsto una promozione per il lancio della vettura di 2.500 euro in caso permuta o rottamazione.

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Volkswagen Polo, la tecnologia sigla per sigla

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La Volkswagen Polo – arrivata alla sesta generazione – è una delle piccole più longeve in circolazione (la prima serie è nata nel 1975): la “segmento B” tedesca ha conquistato milioni di clienti grazie all’affidabilità e alla concretezza ma non va dimenticata la tecnologia presente a bordo.

Di seguito troverete un glossario per capire meglio cosa significano le sigle che identificano tutti gli accessori tecnologici di uno dei modelli più amati della Casa di Wolfsburg.

Volkswagen Polo: la tecnologia sigla per sigla

ACC

La sigla ACC (acronimo di Adaptive Cruise Control) è usata per identificare il cruise control adattivo.

App-Connect

App-Connect è il sistema di connettività Volkswagen che permette di collegare il proprio smartphone alla vettura attraverso Android AutoApple CarPlay.

ASR

L’ASR è il sistema di controllo della trazione e regola automaticamente lo slittamento di una o più ruote motrici.

City Emergency Brake

Il City Emergency Brake della Volkswagen Polo è la frenata automatica.

Climatronic

Il Climatronic è il climatizzatore automatico bizona della Volkswagen Polo.

Coming Home e Leaving Home

La funzione Coming Home si attiva quando si scende dalla vettura e dopo un certo periodo spegne gli anabbaglianti, le luci integrate nei gusci degli specchietti retrovisori, le luci posteriori e l’illuminazione della targa.

La funzione Leaving Home accende tutte le luci precedentemente citate quando il conducente apre il bloccaggio delle porte con il radiocomando.

DAB

La sigla DAB (Digital Audio Broadcasting System) indica la radio digitale.

DCC

La sigla DCC (acronimo di Dynamic Chassis Control) indica la regolazione adattiva dell’assetto.

Digital Cockpit

Il Volkswagen Digital Cockpit è un cruscotto digitale.

DSG

Il DSG (acronimo di Direct-Shift Gearbox) è il cambio automaticodoppia frizione della Volkswagen Polo.

Dynamic Light Assist

Il Dynamic Light Assist permette di viaggiare con gli abbaglianti sempre inseriti: il fascio luninoso viene rimodulato automaticamente al sopraggiungere dei veicoli provenienti dal senso contrario.

Emergency Call

Emergency Call è il sistema di chiamata d’emergenza.

ESC

La sigla ESC identifica il controllo elettronico di stabilità.

EVO

La sigla EVO è usata per identificare il motore aspirato a benzina della Volkswagen Polo.

Fatigue Detection

Il Fatigue Detection è il sistema di riconoscimento della stanchezza del guidatore.

Front Assist

Il Front Assist è un sistema di controllo perimetrale.

Keyless

Keyless è il sistema di apertura/chiusura e avviamento senza chiave.

Lane Assist

Il Lane Assist avvisa il guidatore in caso di un’uscita o cambio di carreggiata involontario (senza l’utilizzo degli indicatori di direzione).

Multi Collision Brake

Il sistema di frenata anti collisione multipla Multi Collision Brake ferma completamente il veicolo dopo un incidente per evitare danni ulteriori.

Park Pilot

Il Park Pilot identifica i sensori di parcheggio anteriori e posteriori della Volkswagen Polo.

Rear View

Rear View è la videocamera per retromarcia.

TGI

La sigla TGI è usata per identificare il motore turbometano della Volkswagen Polo.

Travel Assist

Il Travel Assist è un sistema di assistenza alla guida in grado di accelerare autonomamente, di mantenere la vettura all’interno della corsia e la distanza dai veicolo che precedono e di cambiare corsia (se la strada è libera) quando si inserisce l’indicatore di direzione.

TSI

La sigla TSI (acronimo di Turbocharger Stratified Injection) viene usata su tutti i motori turbo benzina della Volkswagen Polo.

We Connect

We Connect è il pacchetto di servizi online della Volkswagen Polo.

XDS

Il differenziale elettronico a bloccaggio trasversale XDS impedisce il pattinamento della ruota interna alla curva migliorando la trazione e riducendo la tendenza al sottosterzo.

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Che cos’è la guida preventiva? Definizione e usi

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Credits: iStock

Abbiamo parlato di guida difensiva, quindi è giusto che approfondiamo anche il discorso che riguarda la guida preventiva.

Innanzitutto, sappiamo benissimo quanto sia importante guidare in modo consapevole, fondamentale per riuscire a circolare su strada in maniera più sicura e serena per sé stessi e per gli altri, riducendo il rischio di sinistri, più o meno pericolosi. È possibile però anche prevenire i rischi alla guida: ogni conducente, per farlo, dovrebbe rispettare costantemente e perennemente le basi della guida sicura, senza comportamenti disattenti e avventati, che sono tra le principali cause degli incidenti.

Guida sicura e guida difensiva: cosa dobbiamo sapere

Stare al volante della propria auto tenendo un comportamento che possiamo definire di “guida sicura” significa essere in grado di identificare i pericoli su strada e tenere sempre un’andatura e una velocità di percorrenza ottimali per evitare di essere a rischio incidente. Oltre a conoscere i cartelli stradali, i limiti di velocità e tutti i comportamenti che, per legge, bisogna tenere quando si conduce un mezzo, la guida sicura e difensiva consente anche di saper anticipare situazioni pericolose e prendere decisioni che variano a seconda delle condizioni stradali, al fine di evitare ogni possibile pericolo e rischio.

La guida sicura quindi aiuta ogni automobilista a mantenere il focus sulla sicurezza e guidare in modo consapevole, la guida difensiva invece ha un obiettivo simile, ma attenzione: non deve distorcere la percezione dell’ambiente che circonda il conducente. Approfondiamo il discorso.

Cosa vuol dire guida sicura

Cosa significa guidare in maniera sicura e quali sono i nostri consigli:

  • la distanza di sicurezza: fondamentale per evitare incidenti. Con una guida attenta basta anche un solo secondo per accorgersi del pericolo e frenare, senza causare danni. Ma visto che nessuno si trova mai in condizioni perfette alla guida, è meglio affidarsi alla regola dei 3 secondi, e mantenere una distanza dal veicolo che ci precede tale da evitare qualsiasi pericolo (o quasi): dal momento in cui il mezzo davanti a noi supera l’ostacolo a quando lo facciamo noi devono passare almeno 3 secondi;
  • osservare attentamente l’ambiente che ci circonda: bisogna essere consapevoli delle proprie azioni al volante, sempre e costantemente, ma anche di quello che succede attorno a noi. Bisogna essere sempre attenti al comportamento degli altri utenti della strada, per poter individuare potenziali pericoli e agire in tempo, per evitare incidenti;
  • attenzione ai limiti di velocità: non superare mai quelli imposti dalla legge, ma adattali anche in base alle condizioni di visibilità della strada e al meteo;
  • usare le frecce per segnalare una svolta o l’intenzione di cambiare corsia: è fondamentale che gli altri utenti della strada conoscano le tue intenzioni.

Guida preventiva: cosa significa

E quindi, con queste premesse: difendersi o prevenire? In italiano la guida difensiva dovrebbe indicare ogni atteggiamento tenuto al volante e volto a proteggersi “da possibili attacchi” (in questo caso pericoli su strada, incidenti). È difficile però usare questo termine per riferirsi al traffico, perché a volte si tende, in questo modo, a ritenere il guidatore sempre perfetto, privo di errori, ma costretto a difendersi da tutti gli altri utenti che circolano sulla stessa strada, certamente meno bravi e attenti.

Non è certo così, o meglio: è vero che dobbiamo essere sempre prudenti quando siamo alla guida, perché siamo costantemente a contatto con altri soggetti che, potenzialmente, potrebbero rappresentare un pericolo. È fondamentale però tenere sempre a mente che noi possiamo essere ritenuti quindi una eventuale fonte di pericolo/sinistro per gli altri utenti.

È per queste ragioni, non condivise da tutti, che forse è meglio parlare di guida preventiva e non difensiva (come invece avevamo già fatto): prevenire significa anticipare quello che succede, e non solo riferito alle azioni degli altri, ma anche a quelle che commettiamo noi al volante, distrazioni comprese (che possono essere molto pericolose).

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