Monthly Archives: Marzo 2017

Porsche: due su tre sono una SUV

Per la firma tedesca i risultati economici dello scorso anno sono valsi record di vendite, di fatturazione, di risultato operativo e di numero di impiegati.2016 anno di recordTradotto in cifre, lo scorso anno Porsche a consegnato il 6% di auto in più arrivando a quota 237.778 unità vendute in tutto il mondo. Il risultato operativo è aumentato del 14% raggiungendo i 3,9 miliardi di euro e anche il margine operativo ha fatto registrare un aumento dal 15,8% al 17,4%, mentre l’aumento di impiegati si quantifica con una crescita del 13% (Ora 27.612 dipendenti in totale).2,2 miliardi di investimentiTutto ciò con un aumento degli investimenti nella ricerca e sviluppo che hanno raggiunto i 2,2 mld di euro, concentrati soprattutto sull’allargamento della gamma ibrida plug-in, sullo sviluppo della prima elettrica (la Misson E) e sulla digitalizzazione.2 Porsche su 3 ormai sono SUVIl modello più venduto della gamma Porsche anche lo scorso anno è stata la Macan. Della baby SUV tedesca ne sono state vendute più di 95.000 unità, seguita dalla sorella maggiore Cayenne consegnata con oltre 70.000 esemplari. Questo vuol dire che, ormai, due Porsche su tre vendute sono dei SUV.Cina sempre più sùDando uno sguardo alle regioni operative, lo scorso anno in Europa Porsche è cresciuta del 5%, con 78.975 unità vendute (di cui 29.247 in Germania), nel Continente americano ha fatto registrare un incremento delle vendite del 6% con 65.591 unità (di cui 54.280 negli Usa, +5%) mentre in Asia e Medio Oriente la crescita si è fermata al +6% con la Cina in testa a tutti i mercati con un +12% e 65.246 unità vendute. 
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Nissan: tecnologie derivate dalla NASA per la guida autonoma

Qual è la chiave per rendere sicura e realmente efficiente la guida autonoma? Saper fronteggiare gli imprevisti. È senza dubbio questa la sfida che i costruttori di auto stanno affrontando nello sviluppo dell’auto del futuro, quella che si guida da sola. Tra questi nomi c’è anche Nissan. La Casa di Yokohama si trova a buon punto verso la realizzazione della self-drive car ed oggi presenta alla più grande fiera digitale europea, il CeBIT, il suo innovativo sistema SAM (Seamless Autonomous Mobility).SAM (Seamless Autonomous Mobility)Si tratta di una tecnologia derivata da un sistema della NASA che prevede l’affiancamento della logica umana all’intelligenza artificiale di bordo. In questo modo i veicoli saranno in grado di prendere delle decisioni di fronte a imprevisti come incidenti, lavori stradali o altri ostacoli. Ponz Pandikuthira, Vice President Product Planning Nissan Europe, ha dichiarato: “Le tecnologie di guida autonoma si preparano a rivoluzionare il futuro della mobilità garantendo a tutti gli utenti una guida più sicura, pratica e piacevole. Questi sistemi porteranno a una drastica riduzione degli incidenti, seguendo uno degli obiettivi della strategia Intelligent Mobility di Nissan: un futuro a zero emissioni e zero fatalità”.Si parte dal ProPilotLa prima release del sistema ProPILOT di Nissan debutterà sulla nuova Nissan Qashqai, vista recentemente al Salone di Ginevra 2017, e permetterà alla sport utility nipponica di circolare in autostrada rimanendo autonomamente all’interno della singola corsia. In seguito il ProPILOT debutterà anche sulla prossima Nissan Leaf. Ed è proprio con la compatta elettrica che la Casa giapponese aveva mostrato a febbraio la sua tecnologia di guida autonoma sulle strade di Londra. La prima Nissan a montare il nuovo ProPILOT è stata la Serena in Giappone, nel video qui sotto: 
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Alpine A110: l’anti Alfa Romeo 4C?

Che c’è di più affascinante di una piccola coupé sportiva a due posti? Probabilmente nulla, agli occhi di un vero appassionato di motori. Questo 2017 verrà ricordato come l’anno del ritorno della Alpine, la marca francese entrata nella storia dell’automobilismo con la leggendaria A110 degli Anni ’60. Proprio quest’auto sportiva rivive riproponendosi in chiave moderna e andando a sfidare sul mercato, per tipologia e prezzo (più o meno simile), l’Alfa Romeo 4C. Anche la piccola del Biscione nel 2014 ha riportato su strada la tradizione classica e sportiva allo stesso tempo del marchio italiano. Ma ora dovrà vedersela con la rivale francese, la nuova Alpine A110. Le differenze estetiche, fuori e dentro, le possiamo apprezzare sfogliando la gallery in apertura. De gustibus non dispoutandum es, quindi ognuno trarrà le sue conclusioni e sceglierà la sua preferita. Ma dal punto di vista tecnico, cosa offrono le due piccole coupé?Alpine A110La neo-arrivata transalpina misura 418 cm in lunghezza, 180 cm in larghezza e 125 in altezza. Per un peso complessivo di 1.080 Kg con una ripartizione delle masse del 44% all’anteriore e del 56% al posteriore e un coefficiente aerodinamico Cx di 0,32. La carrozzeria della Alpine A110 è costruita attorno ad un pianale in alluminio con sospensioni a doppi triangoli sia davanti che dietro. Sotto pelle pulsa un 1.8 turbo a benzina da 252 CV a 6.000 giri e 320 Nm di coppia abbinato alla trasmissione a doppia frizione e sette rapporti Getrag. Sulla carta dichiara uno sprint da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi e una velocità massima di 250 km/h. Promette consumi di 6,2l/100 km con emissioni di CO2 di 140g/km. La versione di lancio First Edition della A110 sarà proposta ad un prezzo indicativo di 58.500 euro.Alfa Romeo 4CLa piccola supercar del Biscione è lunga 399 cm, larga 186 cm e alta 118 cm. Sulla bilancia dichiara 920 Kg con il peso ripartito al 40% all’anteriore e al 60% al posteriore e un coefficiente aerodinamico Cx di 0,34. L’alfa Romeo 4C, a differenza della Alpine, si basa su una monoscocca in fibra di carbonio e conta su sospensioni a triangoli sovrapposti all’avantreno e un’evoluzione dello schema McPherson al posteriore. A spingerla, in posizione centrale posteriore, c’è il quattro cilindri in alluminio da 1.742 cc da 241 CV a 6.000 giri e 350 Nm di coppia massima. La trasmissione è abbinata al cambio a doppia frizione TCT a sei rapporti. Le prestazioni sono identiche a quelle della Alpine A110, la 4C scatta infatti da 0 a 100 in 4,5 secondi e raggiunge i 250 km/h di velocità massima. Dichiara consumi medi di 5l/100 km. I prezzi di listino dell’Alfa Romeo 4C partono da 65.500 Euro.
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Ferrari F2003-GA: una F1 per Gianni Agnelli

La Ferrari F2003-GA ha conquistato due Mondiali F1 (Piloti con Michael Schumacher e Costruttori) nel 2003. Uno degli anni peggiori per il Gruppo Fiat, colpito da una crisi di vendite e dalla morte del suo leader Gianni Agnelli.Scopriamo insieme la storia della monoposto che fece sognare gli italiani in un periodo nel quale la principale azienda del Paese arrancava.Ferrari F2003-GA: la storiaLa Ferrari che si appresta a disputare il Mondiale F1 2003 è in uno stato di forma eccezionale: la Scuderia di Maranello, nelle quattro stagioni precedenti, ha infatti dominato il Circus portando a casa tre titoli Piloti con Michael Schumacher e quattro campionati del mondo Costruttori.L’anno si apre però con la scomparsa – il 24 gennaio 2003 – del leader del Gruppo Fiat Gianni Agnelli e per questo motivo la nuova monoposto del Cavallino svelata pochi giorni dopo viene chiamata F2003-GA.Ferrari F2003-GA: la tecnicaLa Ferrari F2003-GA – presentata il 7 febbraio 2003 – non è altro che un’evoluzione della F2002 (la Rossa più vincente di sempre in F1 con 15 GP conquistati, primato che verrà eguagliato dalla F2004) caratterizzata dalla parte posteriore riprogettata, dalle sospensioni riviste per ottenere una migliore efficienza dagli pneumatici Bridgestone e da un motore più compatto.Sviluppata – come l’antenata – dal britannico Ross Brawn e dal sudafricano Rory Byrne e affidata per il quarto anno consecutivo a Schumacher e al brasiliano Rubens Barrichello, monta un motore 3.0 V10 in grado di generare una potenza di 845 CV.Debutto in ritardoLa Ferrari F2003-GA esordisce nel Mondiale F1 2003 solo nel quinto GP stagionale (Spagna) in un campionato che dopo quattro gare vede il dominio della McLaren e Schumy in terza posizione dietro ai due piloti della scuderia britannica (il finlandese Kimi Räikkönen – rivelazione dell’anno – e lo scozzese David Coulthard).A Barcellona la monoposto di Maranello dimostra di avere tutte le carte in regola per sfondare e trionfa al debutto con Schumacher in una corsa che vede Barrichello in terza posizione. La situazione si ripete in Austria: Schumy realizza il giro più veloce in gara (record ancora oggi imbattuto) e la Ferrari balza in testa al Mondiale Costruttori.Il duello con la McLarenA Monte Carlo la McLaren approfitta del terzo posto di Schumacher per tornare in vetta al Mondiale F1 2003 ma la Ferrari F2003-GA riprende la prima posizione in Canada grazie al primo posto di Michael e la mantiene con due terzi posti (Barrichello in Europa, Schumy in Francia) e con il primo trionfo stagionale di Rubens in Gran Bretagna.Crisi di agostoLa Ferrari va in crisi ad agosto: in Germania la F2003-GA manca per la prima volta il podio (Schumacher 7°) e non riesce a centrare la “top 3” neanche nel GP seguente in Ungheria. La sorprendente Williams approfitta della situazione per balzare in testa al Mondiale con sole tre gare ancora da disputare.Riscatto a settembreLa Rossa torna grande a settembre: due vetture a podio a Monza (primo Schumacher, terzo Barrichello) e trionfo a Indianapolis per Schumy (il 70° in carriera). Risultati che consentono al Cavallino di riprendere la vetta del campionato.Festa grande a SuzukaIl Mondiale F1 2003 si decide in Giappone: Schumacher ha 9 punti di vantaggio su Räikkönen mentre sono solo 3 i punti di vantaggio della Ferrari sulla Williams tra i Costruttori.A Suzuka la Ferrari F2003-GA soffre: Barrichello centra la pole ma Schumacher realizza solo il 14° tempo ed è costretto a scattare dalla settima fila. Juan-Pablo Montoya con la Williams parte alla grande e conquista la testa del Gran Premio ma è costretto al ritiro al 9° giro lasciando la vittoria a Barrichello. Schumy termina la corsa in 8° posizione, un piazzamento sufficiente a conquistare il sesto Mondiale F1 in carriera (record di Juan Manuel Fangio superato) con soli due punti di vantaggio su Räikkönen. Il Cavallino si aggiudica anche il titolo Costruttori con 14 punti di vantaggio sulla Williams.
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RUF CTR 2017

Con la nuova RUF CTR 2017 si compiono tutte le migliori aspettative che il marchio/tuner tedesco aveva sollevato annunciando, prima della kermesse svizzera, il suo primo telaio autoprodotto, ovvero la base per la realizzazione di una sportiva ispirata alla mitica CTR Yellow Bird del 1987.Anche se è difficile da credere, l’auto svelata al Salone di Ginevra (gallery fotografica in apertura) non è una Porsche 911 e infatti è stata prodotta fuori da Stuttgart e senza nessuna noveunouno originale donatrice di componenti. La base di partenza è una monoscocca in fibra di carbonio appositamente realizzata ed è la prima del suo tipo a ospitare un motore in posizione posteriore, come sulla coupé di Zuffenhausen.Anche la carrozzeria, tutta nuova, si ispira alle forme della G-Series, la generazione sulla quale si basava l’iconica Yellow Bird. Gli stessi pannelli della carrozzeria sono stati realizzati in fibra di carbonio così come altri elementi dell’abitacolo come i sedili sportivi. Il peso complessivo di questa RUF CTR 2017 rimane così contenuto entro 1.200 kg.A spingerla ci pensa un motore flat-six da 3.6 litri biturbo da 710 CV e 893 Nm di coppia, abbinato ad una trasmissione manuale a sei marce e con un differenziale a slittamento limitato al posteriore. Dietro alle ruote da 19 pollici troviamo freni in carboceramica e sospensioni a doppia forcella.Le prestazioni? Scatta da 0 a 100 km/h in 3,5 secondi, ci mette 9 secondi netti per arrivare a 200 all’ora e raggiunge la velocità massima di 362 km/h. Di questa RUF dal sapore leggendario ne saranno prodotte soltanto 30 unità, la cui produzione partirà il prossimo anno a Pfaffenhausen, località tedesca a metà strada tra Stuttgart e Monaco, nella regione della Baviera. 
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Ford Fiesta, l’evoluzione del design

La Ford Fiesta è una delle piccole più amate in Europa: merito dell’ottimo rapporto qualità/prezzo, della grande affidabilità e anche (nel caso della sesta generazione attualmente in commercio) di un design riuscitissimo.Di seguito vi racconteremo la storia dello stile della “segmento B” dell’Ovale Blu, un’auto capace di attraversare oltre 40 anni e sette serie mantenendo lo stesso nome.Ford Fiesta prima generazione (1976)La prima generazione della Fiesta nasce nel 1976 per coprire l’assenza della Ford in un segmento – quello delle piccole – nel quale tutti i marchi concorrenti sono già presenti da diverso tempo.Disponibile esclusivamente a tre porte, presenta un design razionale che punta più sulla sostanza che sull’apparenza impreziosito da un frontale particolarmente riuscito. Nel 1981 è la volta di un leggero “lifting” che porta paraurti leggermente più grandi.Ford Fiesta seconda generazione (1982)La seconda generazione della Ford Fiesta – svelata nel 1982 – non è altro che un restyling della prima serie con forme più arrotondate.Ford Fiesta terza generazione (1989)Completamente nuova: la Ford Fiesta terza generazione del 1989 è una piccola moderna nei contenuti (finalmente arrivano le cinque porte) mentre lo stile – va detto, azzeccatissimo – non segue le ultime tendenze di sviluppo in altezza portando quindi ad un abitacolo non particolarmente spazioso se paragonato a quello di altre rivali come la Fiat Uno.In occasione del restyling del 1994 arrivano i paraurti in tinta con la carrozzeria (ridisegnati l’anno successivo per le versioni Pro).Ford Fiesta quarta generazione (1995)La quarta generazione della Ford Fiesta condivide il pianale con la terza serie e anche numerosi elementi dello stile (il giro porta della cinque porte è identico) ma si differenzia per forme esterne e interne più tondeggianti.In occasione del restyling del 1999 arriva un frontale più aggressivo.Ford Fiesta quinta generazione (2001)Con la quinta generazione – lanciata nel 2001 – la Ford Fiesta si presenta con un design più spigoloso (anche se non particolarmente originale) e con dimensioni maggiorate rispetto all’antenata. La versione a tre porte svelata pochi mesi dopo quella a cinque è leggermente diversa nella coda (lunotto più inclinato).Nel 2006 è la volta di un restyling: frontale e coda più “importanti” e plancia completamente ridisegnata e qualitativamente migliore.Ford Fiesta sesta generazione (2008)Nel 2008 la Ford Fiesta diventa sexy: il design della sesta generazione (anticipato dalla concept Verve mostrata l’anno prima a Francoforte) dice addio alle forme razionali e noiose della quinta serie per lasciare spazio a linee muscolose fuori e ad una plancia moderna (anche se un po’ troppo piena di pulsanti) dentro.In occasione del restyling del 2013 i designer intervengono sul frontale (ispirato a quello delle Aston Martin) e sui gruppi ottici posteriori (più chiari).Ford Fiesta settima generazione (2017)La settima generazione della Ford Fiesta condivide il pianale con l’antenata e ne riprende anche le proporzioni. Le modifiche più rilevanti al design riguardano la coda (ora con fari orizzontali per renderla più “premium”) e la plancia (caratterizzata da un ampio display).La vedremo in concessionaria fra pochi mesi in sei varianti: la “base” Plus, la “bestseller” Titanium, la “finta SUV” Active, l’elegante Vignale, la sportiveggiante ST-Line e la sportiva ST.
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F1 – Le più grandi scuderie create da piloti

La storia della F1 ha visto tante scuderie create da piloti ma poche in grado di portare a casa risultati importanti nel Circus.Di seguito troverete un elenco delle cinque scuderie di F1 più grandi create da piloti: la più vincente è senza dubbio la McLaren mentre la Brabham (fondata da Jack Brabham) è l’unico team iridato nato da un driver campione del mondo.1° McLaren (Regno Unito)STAGIONI IN F1: 51 (1966-)MONDIALI PILOTI: 12 (1974 con Emerson Fittipaldi, 1976 con James Hunt, 1984 con Niki Lauda, 1985, 1986 e 1989 con Alain Prost, 1988, 1990 e 1991 con Ayrton Senna, 1998 e 1999 con Mika Häkkinen, 2008 con Lewis Hamilton)MONDIALI COSTRUTTORI: 8 (1974, 1984, 1985, 1988-1991, 1998)
GP DISPUTATI: 801
VITTORIE: 182
POLE POSITION: 155
GIRI VELOCI: 154
PODI: 485DOPPIETTE: 47 2° Brabham (Regno Unito)STAGIONI IN F1: 30 (1962-1992)MONDIALI PILOTI: 4 (1966 con Jack Brabham, 1967 con Denny Hulme, 1981 e 1983 con Nelson Piquet)MONDIALI COSTRUTTORI: 2 (1966, 1967)
GP DISPUTATI: 394
VITTORIE: 35
POLE POSITION: 39
GIRI VELOCI: 41
PODI: 124DOPPIETTE: 83° Ligier (Francia)STAGIONI IN F1: 21 (1976-1996)MIGLIORI PIAZZAMENTI NEL MONDIALE PILOTI: 4° con Jacques Laffite (1979-1981)MIGLIOR PIAZZAMENTO NEL MONDIALE COSTRUTTORI: 2° (1980)
GP DISPUTATI: 326
VITTORIE: 9
POLE POSITION: 9
GIRI VELOCI: 9
PODI: 50DOPPIETTE: 14° Stewart (Regno Unito)STAGIONI IN F1: 3 (1997-1999)MIGLIOR PIAZZAMENTO NEL MONDIALE PILOTI: 7° con Rubens Barrichello (1999)MIGLIOR PIAZZAMENTO NEL MONDIALE COSTRUTTORI: 4° (1999)
GP DISPUTATI: 49
VITTORIE: 1
POLE POSITION: 1
GIRI VELOCI: 0
PODI: 5DOPPIETTE: 05° Surtees (Regno Unito)STAGIONI IN F1: 9 (1970-1978)MIGLIOR PIAZZAMENTO NEL MONDIALE PILOTI: 8° con Mike Hailwood (1972)MIGLIOR PIAZZAMENTO NEL MONDIALE COSTRUTTORI: 5° (1972)
GP DISPUTATI: 118
VITTORIE: 0
POLE POSITION: 0
GIRI VELOCI: 3
PODI: 2DOPPIETTE: 0
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Quando Surtees diventò costruttore in F1

John Surtees non è stato solo l’unico pilota a laurearsi campione del mondo in F1 e in quella che oggi si chiama MotoGP. Tra il 1970 e il 1978 il driver britannico si cimentò anche come costruttore nel Circus (senza però mai vincere un GP iridato): scopriamo insieme la storia di questo team.La storia del team Surtees in F1John Surtees decide di entrare nel Circus come costruttore nel Mondiale F1 1970. Per il debutto bisogna però attendere il GP di Gran Bretagna (settima prova stagionale) a causa di ritardi nella progettazione della monoposto (la TS7, dotata di un motore Ford Cosworth).I primi punti arrivano proprio grazie a John (5° in Canada) mentre negli USA una seconda vettura viene affidata al britannico Derek Bell (6°).Nel 1971 Surtees e il tedesco Rolf Stommelen regalano un po’ di punti importanti al team ma il miglior piazzamento stagionale arriva grazie ad un altro ex-motociclista inglese (Mike Hailwood, quarto in Italia).1972: un’ottima annataIl migliore anno per la Surtees è indubbiamente il 1972: quinto posto assoluto nel Mondiale F1 Costruttori e primo podio grazie alla seconda piazza rimediata da Hailwood (8° assoluto nel campionato Piloti) in Italia. Sempre a Monza John Surtees disputa il suo ultimo GP iridato di sempre.Altri punti utili arrivano dall’australiano Tim Schenken e dal nostro Andrea de Adamich.Gli ultimi squilli con PaceL’anno seguente il brasiliano Carlos Pace regala alla Surtees il secondo e ultimo podio della sua breve storia con un terzo posto in Austria. Il pilota brasiliano – l’unico capace di andare forte con la monoposto inglese – porta a casa anche un 4° posto nel suo Paese natale nel 1974 ma abbandona il team a metà stagione in seguito a dissidi interni.L’inizio della crisiLa crisi per la Surtees inizia con l’addio di Pace durante il Mondiale 1974 e si acuisce poco dopo con la scomparsa nel GP degli USA del pilota austriaco Helmuth Koinigg.Nel 1975 – per la prima e unica volta – la scuderia britannica non riesce ad andare a punti (miglior risultato l’8° posto dell’inglese John Watson in Spagna) mentre l’anno successivo – caratterizzato dall’arrivo di uno sponsor munifico e controverso (i profilattici Durex) – la situazione migliora grazie all’australiano Alan Jones (4° in Giappone).Gli ultimi anni con BrambillaLa Surtees affronta il Mondiale F1 1977 in piena crisi finanziaria e le uniche soddisfazioni arrivano grazie al nostro Vittorio Brambilla (4° in Belgio). Il driver lombardo regala alla scuderia britannica gli ultimi punti della sua storia nel 1978 (sesto posto in Austria), pochi mesi prima dell’addio definitivo al Circus.
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Alcantara, il nuovo piano di investimenti e assunzioni

In un contesto economico tutt’altro che roseo, dove non si parla d’altro che di crisi, di disoccupazione, di precariato, di voucher e quant’altro, una ventata di aria positiva arriva dall’Umbria.Il marchio Alcantara®, in occasione della conferenza stampa di inizio anno nello stabilimento di Nera Montoro (unica sede nel mondo), ha annunciato infatti un importante piano di investimenti che porterà non solo un aumento della capacità produttiva ma che un aumento dell’occupazione.Come ha illustrato l’Amministratore Delegato, Andrea Boragno, l’investimento previsto è di 300 milioni, distribuiti in cinque anni.E si prevede alla fine del periodo che il fatturato superi i 300 milioni e che il valore del marchio raggiunga i 300 milioni di euro (rispetto ai 100 stimati da Interbrand nel 2015). Quanto al personale, si passerà dagli attuali 598 a circa 800 addetti.Crescita costante di un Brand GlobaleSi tratta, dunque, di un investimento che mira a dare continuità a una crescita iniziata nel 2009 che ha visto il marchio Alcantara® progredire costantemente ed espandersi, sia dal punto di vista del “prodotto” che dei mercati.Alcantara® – che è il materiale realizzato e commercializzato a livello mondiale dall’omonima azienda, il cui 70% appartiene al Gruppo Toray e il 30% a Mitsui – ha debuttato sul mercato nel settore della moda e dell’arredamento, per poi espandersi in altri settori quali l’elettronica di consumo, l’aviazione, la nautica e l’automotive, che oggi rappresenta il core business generando circa 3/4 del fatturato.“Abbiamo voluto tenere la conferenza stampa qui al centro dello stabilimento. Qui dove viene creata la straordinarietà di Alcantara®, per sottolineare che una importante parte del successo di questa azienda è generato qui. Detto questo, siamo un brand globale ed esportiamo il nostro prodotto in tutto il mondo. L’Europa resta il nostro mercato più grande, ma abbiamo registrato un aumento importante anche negli Stati Uniti e in Cina. In Italia siamo cresciuti del 9%”, ha detto l’AD Andrea Boragno.100% Made in ItalyAlcantara® è ambasciatrice dell’eccellenza italiana. Tutto ciò che viene esportato nel mondo viene prodotto nello stabilimento di Nera Montoro (Terni) che si estende su un’area di 450.000mq. E la gran parte dei dipendenti sono proprio dell’area geografica circostante. Insomma, parliamo di 100% Made in Italy.“Questa azienda si è mossa senza paura negli anni difficili della crisi senza timori e i numeri dicono che sta vincendo. È l’eccellenza italiana che vince. Il fatto che il fulcro da cui tutto si trova qui, in una terra che è stata protagonista anche di recenti eventi drammatici, colpisce molto. E poi, non dimentichiamo, che qui si produce bellezza. L’arte prende la forma dei prodotti che vengono fuori. Questo piano di sviluppo economico è importantissimo. Far crescere l’occupazione in un contesto economico come quello attuale non è cosa da poco. E ha un significato forte per l’Italia tutta”, ha detto il Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti.Ecosostenibilità e futuroAlcantara® già nel 2009 è stata la prima azienda italiana a ottenere la Certificazione di Carbon Neutrality (bilancio netto di emissioni di gas serra pari a zero), diventata “totale” nel 2011: includendo non soltanto il processo produttivo, ma anche le fasi di uso e smaltimento del prodotto stesso, e tutte le emissioni legate alle attività corporate dell’azienda.“Ci è sempre stato a cuore il concetto di ecosostenibilità e di rispetto dell’ambiente. Difatti, abbiamo già ottenuto questa certificazione nel 2009. E oggi posso annunciare che stiamo lavorando su polimeri di origine bio derivati dagli scarti alimentari”, ha concluso Andrea Boragno.   
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FCA e Volkswagen: ci sarà la fusione?

“L’interesse a trattare con Volkswagen è pari a zero”. Chissà se quelle pronunciate nelle ultime ore da Sergio Marchionne diventeranno, nei prossimi mesi, “le ultime parole famose” dell’amministratore delegato del Gruppo italo americano. Chissà poi se sia un caso che siano state dette in suolo americano e prima di un nuovo incontro con Donald Trump che, come ben sappiamo, non è, come dire, in ottimi rapporti con il Gruppo di Wolfsburg…Il balletto di dichiarazioni contrastanti e quasi schizzofreniche, il corteggiamento ambiguo, è iniziato. O meglio, è in una fase acuta visto che questo avvicinamento tra Volkswagen e FCA non è una novità degli ultimi mesi ma una possibilità già presa in considerazione, almeno dagli analisti e dalla stampa, già da qualche anno. Ma insomma, questa fusione ci sarà o no? Difficile dirlo, ancora.Più facile dire che, di fatto, converrebbe a entrambi i marchi. In un momento, tra l’altro, favorevole alla concretizzazione di questo “amore” fino ad ora platonico. Perché sia Marchionne che Müller avrebbero la possibilità di raggiungere obiettivi insperati; perché FCA potrebbe coprire un vuoto, al momento imbarazzante e molto poco lungimirante, sul fronte delle tecnologie alternative; perché, infine, Volkswagen avrebbe l’enorme opportunità di rafforzare la sua posizione negli USA dopo il colpo storico del Dieselgate. Senza contare che, dopo l’acquisizione di Opel, il Gruppo PSA, secondo in Europa, è ormai con il fiato sul collo dei tedeschi. E l’unione con FCA sarebbe molto utile a tenere le distanze con gli inseguitori nel Vecchio continente. Questo è quanto, checché ne dicano i due protagonisti della vicenda.Che poi la strategia politica industriale imponga riservatezza e ambiguità è un’altro discorso. E gli imprevisti sul cammino possono venir fuori in qualsiasi momento facendo rallentare, bloccare, o anche saltare, l’affare. Speculazioni da fantapolitica industriale? Solo il tempo potrà dirlo. Di fatto al Salone di Ginevra, la scorsa settimana, Marchionne aveva “semplicemente” dichiarato che non si sarebbe stupito di fronte ad un’eventuale telefonata da parte di Wolfsburg. Un invito sottile, ma neanche tanto, al quale Müller, in un primo momento, aveva chiuso la porta smentendo qualsiasi possibilità di contatto. Ma poi era tornato sui suoi passi dicendosi aperto ad un dialogo con Fiat Chrysler, aspettandosi delle proposte. E poi di nuovo il no secco di Marchionne che è rimbombato da Oltreoceano.
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