Passaggio di proprietà auto, quali documenti servono e quali i costi

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Prima di comprare un’auto di seconda mano o vendere la tua usata e di conoscere o fissare il prezzo di vendita, devi sapere un’altra cosa fondamentale, ovvero come si effettua il passaggio di proprietà di veicoli, quale procedura burocratica è obbligatoria per Legge e soprattutto quanto costa la registrazione dell’atto di vendita al Pubblico Registro Automobilistico. Vediamo insieme tutte queste informazioni.

Passaggio di proprietà auto, come si effettua?

I soggetti che vendono o comprano un veicolo devono assolutamente sapere quali sono gli obblighi a cui adempiere per Legge. Se è il concessionario a occuparsi della compravendita, allora sarà lui stesso a provvedere anche a tutte le pratiche, ma se l’atto avviene invece tra due privati, sono loro a doversene occupare, scegliendo una di queste due strade possibili:

  • procedere autonomamente;
  • rivolgersi ad un’agenzia di pratiche auto, ovviamente pagandola.

Se si decide di fare tutto da soli, allora bisogna avere con sé questi documenti:

  • carta di circolazione;
  • certificato di proprietà del veicolo;
  • documento di identità del venditore;
  • documento di identità e codice fiscale dell’acquirente;
  • modello TT2119, che serve per fare la richiesta di aggiornamento della carta di circolazione ed è reperibile presso gli sportelli telematici dell’automobilista.

La prima cosa da fare è una dichiarazione unilaterale di vendita, che deve essere firmata dal venditore e redatta sul retro del certificato di proprietà, fatta autenticare poi dal Comune o presso uno Sportello Telematico dell’Automobilista. Il passaggio di proprietà deve essere trascritto entro 60 giorni, altrimenti è prevista una serie di sanzioni a carico di chi compra l’auto. Se l’operazione viene effettuata presso uno sportello telematico dell’automobilista (STA), allora la richiesta di registrazione del passaggio di proprietà parte automaticamente.

Nel caso in cui non si sia in possesso del certificato di proprietà, allora non sarà possibile recarsi direttamente allo STA, è necessario invece rivolgersi al PRA per registrare il passaggio e alla Motorizzazione Civile per fare aggiornare la carta di circolazione. Il passaggio di proprietà diventa effettivo dopo pochi giorni dalla consegna della documentazione all’ufficio di competenza.

Passaggio di proprietà auto, quanto costa?

Chiaramente la scelta più economica è quella di gestire autonomamente il passaggio di proprietà, rivolgersi ad un’agenzia di pratiche auto chiaramente comporta un costo aggiuntivo, che varia a seconda della potenza in kilowatt/cavalli dell’auto e anche dalla provincia in cui risiede l’acquirente del mezzo. Vediamo quali sono tutte le voci di spesa per il passaggio di proprietà auto:

  • imposta di bollo di 16,00 euro per il rilascio della carta di circolazione aggiornata;
  • imposta di bollo da 32,00 euro (48,00 euro se l’atto non viene redatto sul certificato di proprietà dell’auto) per la presentazione dell’atto di compravendita al PRA e rilascio del certificato di proprietà;
  • emolumento ACI 17,00 euro;
  • diritti ex MCTC 10,20 euro.

Questi sono i costi fissi, che generalmente ammontano ad un totale di 84 euro, a cui bisogna aggiungere l’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT), che dipende dalla potenza dell’auto e dalla provincia di residenza dell’acquirente. Se vogliamo fare un esempio pratico per farci un’idea più realistica dei costi, il prezzo medio del passaggio di proprietà di un’auto che ha fino ai 53 kw di potenza, quando l’acquirente risiede nella provincia di Roma, che è una delle città d’Italia più cara sotto il punto di vista dell’IPT, è intorno ai 280 euro circa.

I costi di un’agenzia a cui è possibile affidare queste pratiche variano dai 100 ai 150 euro, la scelta migliore è sempre quella di provvedere autonomamente a tutti gli adempimenti previsti dalla Legge.

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Panni pulizia auto, dalla microfibra al daino: quali sono i migliori

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Uno degli accessori fondamentali per ottenere ottimi risultati nella pulizia della propria auto è senza dubbio il panno che si utilizza per la carrozzeria e per lucidare le parti esterne della vettura. Scegliendo infatti un ottimo prodotto, del materiale giusto, si può asciugare perfettamente l’auto senza lasciare aloni e macchie ed è possibile anche lavare i vetri, spolverare le parti in plastica e la carrozzeria, andando anche a pulire i cerchi. In commercio ci sono panni in microfibra oppure in pelle di daino, naturale o sintetica. Vediamo quali sono le loro caratteristiche e quindi quale scegliere per la pulizia della propria auto.

Panni per la pulizia dell’auto: pelle di daino, il più classico

I panni in pelle di daino sono accessori che oggi spesso vengono considerati antichi e ormai “passati”, mentre fino a qualche anno fa erano in assoluto i più utilizzati e prediletti per la pulizia dell’auto, ogni automobilista aveva un panno di daino nel cruscotto della macchina. Si può trattare di pelle vera o sintetica e in realtà è davvero ottima per asciugare la carrozzeria e lucidarla, oppure andare a pulire i vetri e le parti cromate, facendoli splendere.

Il risultato è davvero eccellente, soprattutto se si compra un panno in pelle di daino di ottima qualità, che è sicuramente più costoso di altri prodotti mediocri. Al primo utilizzo non dimenticate di sciacquarlo e strizzarlo diverse volte e ricordate sempre di usarlo completamente aperto, senza mai piegarlo; questo è il motivo per cui bisogna comprare un panno delle giuste dimensioni, prenderlo troppo grande potrebbe essere molto scomodo da usare.

Ricordate di lavare bene la pelle di daino dopo ogni utilizzo, sciacquandola con acqua calda e un goccio di sapone per il bucato, lasciandola poi asciugare all’aria aperta. Una volta asciutta la pelle si secca e poi torna morbida al contatto con l’acqua. Controllate sempre bene l’etichetta, al momento dell’acquisto, per capire se il panno si può usare con dei detersivi o solo con acqua calda. Per chi è consigliato il panno in pelle di daino? Per le persone più ordinate e precise, che asciugano l’auto in ogni minimo angolo.

Panni per la pulizia dell’auto: microfibra, il più semplice e comodo da usare

I panni in microfibra sono quelli più diffusi oggi, non danno gli stessi risultati della pelle di daino, ma non necessitano nemmeno della cura e della manutenzione appena descritte. È un materiale molto semplice da usare e che è utile sia per spolverare, che per lavare, asciugare e lucidare le varie parti dell’auto. Con i panni in microfibra potete anche usare una cera o dei detersivi appositi per lavare e lucidare la macchina.

Anche la microfibra è un materiale delicato, soprattutto non lascia pelucchi e residui di alcun tipo. Ne esistono di differenti tipologie, panni dalla trama più o meno sottile. Per pulire e lucidare i vetri solitamente si sceglie quello più sottile e delicato, utile per non lasciare aloni. Per la carrozzeria invece va bene la trama più grossa, i filamenti morbidi per la lucidatura, quelli allungati invece per asciugare l’auto dopo il lavaggio. I panni in microfibra vanno benissimo anche per spolverare gli interni, devono essere morbidi e si possono usare senza alcun detergente, perché attirano a sé la polvere.

Tra i vantaggi dei panni in microfibra c’è sicuramente il prezzo inferiore e anche il rischio di danneggiarli minore, basta lavarli dopo averli usati. Sono quindi consigliati per chi non ha tempo e dedizione particolare alla manutenzione degli accessori auto.

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Spia di avaria del motore: a cosa serve e come azzerarla

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Quando c’è un problema al motore o al sistema di controllo delle emissioni di scarico, si accendono le spie di avaria del motore, che comunemente chiamiamo spie motore. Quando il computer di bordo mostra dei codici di errore, è sempre un’ottima scelta sottoporre l’auto ad un controllo, solo in questo modo infatti si può riuscire a determinare la causa del problema. Una volta che il guasto è stato risolto, allora si può procedere ad azzerare la spia, vediamo come.

Azzerare la spia del motore, primo metodo: usare lo strumento di diagnostica

Per procedere in questo modo ti serve noleggiare oppure acquistare uno scanner OBD-II, ovvero On-Board Diagostic, strumento adatto per qualsiasi veicolo che è stato immatricolato dopo il 1996. Comprarne uno potrebbe essere anche molto costoso quindi, se pensi di non farne un largo utilizzo, conviene noleggiarlo da un negozio di autoricambi o chiederlo al proprio meccanico di fiducia. Tutte le auto che sono state prodotte prima degli Anni Novanta potrebbero essere sprovviste di una porta OBD sotto il cruscotto, dove è posizionato abitualmente nei veicoli più recenti, oppure potrebbero avere l’ingresso per la OBD-I e non per la OBD-II, quindi fate attenzione al tipo di scanner che vi serve.

Utilizzarlo è piuttosto semplice, basta collegare lo strumento di diagnostica al connettore apposito che solitamente è posizionato sotto la colonna dello sterzo, ruotare il blocchetto di accensione su On e spegnere tutti gli accessori. In seguito bisogna ruotare la chiave in posizione On e premere il tasto Read che si trova sullo scanner. Bisogna inserire la chiave nel quadro di accensione e girarla, ma senza avviare il motore dell’auto. È necessario poi accendere le luci sul cruscotto e spegnere tutti gli accessori, come ad esempio la radio, premere Read e accedere quindi al codice della spia del motore di controllo.

Questo è composto da una serie di numeri e lettere, una cosa molto saggia da fare è registrare i vari codici in modo da capire che cosa stanno ad indicare, infine procedi con le riparazioni di cui necessita la tua auto. Alcuni dispositivi di diagnostica spiegano anche i codici, altri no, quindi è necessario andare a consultare il manuale d’uso dell’auto oppure cercare in internet di cosa si tratta.

Una volta terminata l’operazione potete premere il tasto Cancella o Erase dello scanner, in questo modo azzerate il codice di errore generato e la spia di avaria del motore si spegne. Ci sono alcuni dispositivi che presentano delle funzioni molto simili al fermo immagine e che quindi consentono di registrare i dati forniti dal sensore; una volta cancellato il codice, viene eliminato anche questo file. In alcuni scanner il tasto Erase o Cancella potrebbe essere sostituito dalle funzioni Sì oppure Azzera.

Ricordate sempre e prestate attenzione al fatto che, una volta che il sistema OBD si resetta, ovvero dopo alcuni cicli di guida o un certo numero di km percorsi, a seconda dell’auto, la luce si riaccenderà, nel caso in cui il problema non sia stato risolto.

Azzerare la spia avaria del motore, il vecchio metodo: cancellare il codice

Il secondo metodo per azzerare la spia del motore è quello di scollegare la batteria dell’auto, staccando sia il terminale positivo che quello negativo. Tenete presente che con questa operazione potreste azzerare anche la memoria di altri componenti e accessori dell’auto, come per esempio la radio. Per scaricare l’elettricità residua nel condensatore, tenete premuto il clacson per 30 secondi circa. Aspettate un quarto d’ora e quindi ripristinate i cablaggi della batteria.

In questo modo i codici di errore generati dovrebbero cancellarsi e quindi la spia del motore dovrebbe spegnersi, ma è una procedura che a volte, per alcuni computer di bordo, non funziona. Se dopo aver collegato la batteria, la spia dovesse accendersi nuovamente, allora potrebbe esserci ancora un problema al motore, da risolvere al più presto.

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Compensazione CO2: Volkswagen e le foreste

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Il Gruppo Volkswagen ha firmato un accordo con Permian Global (società britannica specializzata nel recupero e nella protezione di foreste tropicali naturali su larga scala) per la realizzazione di un progetto di compensazione delle emissioni di CO2 generate dalla catena di approvvigionamento, dalla produzione e dalla logistica dei veicoli del colosso tedesco (fintanto che non sarà possibile evitarle e non si utilizzeranno energie rinnovabili).

A partire dalla seconda metà del 2020 la multinazionale teutonica e Permian Global svilupperanno progetti di protezione e rimboschimento delle foreste tropicali e subtropicali in Sudamerica e in Asia su un’area totale di un milione di ettari. Un programma verificato in modo indipendente e certificato secondo i più elevati standard – in particolare il “Verified Carbon Standard” (VCS), il “Climate Community and Biodiversity Standard” (CCB) o il “Gold Standard” – che contribuirà anche al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) delle Nazioni Unite.

Volkswagen e l’ambiente

L’accordo con Permian Global è solo l’ultima delle iniziative “verdi” adottate dal Gruppo Volkswagen: il colosso di Wolfsburg ha aderito agli Accordi sul Clima di Parigi, nel 2019 ha adottato una strategia di decarbonizzazione con l’obiettivo di diventare neutrale in termini di CO2 entro il 2050 e supporta già il Katingan Mentaya Project (un programma di compensazione emissioni basato sulla protezione e il recupero della torbiera tropicale sull’isola indonesiana del Borneo).

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Targhe automobilistiche svizzere: tutte le sigle dei cantoni e dei semicantoni

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Credits: SCOTTISH MALTS 2012

Le targhe automobilistiche svizzere seguono uno schema composto da due lettere (che indicano il cantone o il semicantone di provenienza) e da una serie di numeri.

Di seguito troverete una guida completa alle targhe automobilistiche svizzere con tutte le 26 sigle dei cantoni e dei semicantoni e (tra parentesi) il nome del capoluogo.

Targhe automobilistiche svizzere: l’elenco completo delle sigle dei cantoni e dei semicantoni

  • AG – Argovia (Aarau)
  • AI – Appenzello Interno (Appenzello)
  • AR – Appenzello Esterno (Herisau)
  • BE – Berna (Berna)
  • BL – Basilea Campagna (Liestal)
  • BS – Basilea Città (Basilea)
  • FR – Friburgo (Friburgo)
  • GE – Ginevra (Ginevra)
  • GL – Glarona (Glarona)
  • GR – Grigioni (Coira)
  • JU – Giura (Delémont)
  • LU – Lucerna (Lucerna)
  • NE – Neuchâtel (Neuchâtel)
  • NW – Nidvaldo (Stans)
  • OW – Obvaldo (Sarnen)
  • SG – San Gallo (San Gallo)
  • SH – Sciaffusa (Sciaffusa)
  • SO – Soletta (Soletta)
  • SZ – Svitto (Svitto)
  • TG – Turgovia (Frauenfeld)
  • TI – Ticino (Bellinzona)
  • UR – Uri (Altdorf)
  • VD – Vaud (Losanna)
  • VS – Vallese (Sion)
  • ZG – Zugo (Zugo)
  • ZH – Zurigo (Zurigo)

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Supercar “economiche”: 10 proposte nuove a meno di 75.000 euro

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Le supercar sono le auto più desiderate dagli appassionati di motori ma spesso hanno un prezzo alto alla portata di ben poche tasche.

In questa guida all’acquisto troverete dieci valide coupé e spider che raggiungono una velocità massima di 250 km/h e che costano meno di 75.000 euro.

L’elenco delle dieci supercar “economiche” più interessanti in commercio comprende soprattutto vetture tedesche, anche se non mancano proposte di altre nazioni.

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Alpine A110 S – 68.200 euro

La Alpine A110 S è la variante più grintosa della coupé francese a trazione posteriore. Nonostante un motore carente di cavalli (292) e di coppia (320 Nm) se paragonato alle unità montate dalle altre vetture analizzate in questa guida all’acquisto la supercar transalpina sa essere divertentissima nelle curve: merito del peso contenuto (che incide positivamente anche sui consumi) e del propulsore (un 1.8 turbo benzina dalla cilindrata contenuta che consente di risparmiare sull’assicurazione RC Auto e che non paga l’ecotassa) montato in posizione posteriore-centrale.

La praticità non è il punto di forza della sportiva d’oltralpe (l’abitacolo è angusto e i due bagagliai sono piccoli) e la dotazione di serie è povera: accessori utili come il cruise control adattivo, l’head-up display, il monitoraggio angolo cieco e il riconoscimento pedone non sono disponibili neanche come optional.

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Audi TTS sport attitude – 64.600 euro

L’Audi TTS sport attitude è la TT a quattro cilindri più potente in circolazione: il motore 2.0 turbo benzina TFSI genera 306 CV.

La versatile (merito del portellone) coupé tedesca a trazione integrale è la proposta più accessibile tra quelle analizzate nella nostra guida all’acquisto e secondo noi è anche la migliore supercar economica in commercio.

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Audi TTS Roadster sport attitude – 67.300 euro

L’Audi TTS Roadster è la variante scoperta della sportiva a trazione integrale di Ingolstadt.

Due posti secchi, capote in tessuto e – sotto il cofano – un motore 2.0 turbo benzina da 306 CV.

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BMW M2 Competition – 67.100 euro

La BMW M2 Competition è una delle varianti più “cattive” (ma non la più brutale) della serie 2 Coupé. Dotata della trazione posteriore, monta un motore 3.0 biturbo benzina a sei cilindri in linea ricco di cavalli (411) e di coppia (550 Nm) che ama molto bere carburante e frequentare la zona rossa del contagiri.

Più pesante di quanto si potrebbe immaginare (ci sono diverse rivali più agili nel misto stretto), si riscatta con un abitacolo spazioso per la testa e le gambe dei passeggeri posteriori.

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BMW Z4 M40i – 66.800 euro

La BMW Z4 M40i è la versione più grintosa della spider tedesca a trazione posteriore.

Il pianale è lo stesso della Toyota Supra, così come il motore: un 3.0 turbo benzina a sei cilindri in linea da 340 CV.

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Jaguar F-Type 2.0 R-Dynamic – 69.100 euro

La Jaguar F-Type 2.0 R-Dynamic è una pratica supercar britannica a trazione posteriore caratterizzata da un ampio bagagliaio.

Il motore è un 2.0 turbo benzina da 300 CV.

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Jaguar F-Type Convertibile 2.0 – 73.500 euro

La Jaguar F-Type Convertibile 2.0, variante scoperta della sportiva inglese, è la versione più accessibile della spider del Giaguaro ma anche il modello più costoso tra quelli presenti in questa guida all’acquisto.

Il motore? Un 2.0 turbo benzina da 300 CV.

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Porsche 718 Cayman T – 69.501 euro

La Porsche 718 Cayman T è una coupé tedesca a trazione posteriore.

Il motore è un 2.0 turbo boxer benzina da 300 CV montato in posizione centrale.

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Porsche 718 Boxster T – 71.575 euro

La Porsche 718 Boxster T è la variante scoperta della 718 Cayman.

Capote in tela, trazione posteriore e un motore centrale 2.0 turbo boxer benzina.

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Toyota Supra 3.0B – 67.900 euro

La Toyota Supra 3.0B è la variante più sportiva della coupé giapponese a trazione posteriore: una supercar economica scattante (“0-100” in 4,3 secondi) e costruita con cura che condivide il pianale e il motore – 3.0 turbo benzina da 340 CV – con la BMW Z4 M40i.

La dotazione di serie è completissima. Qualche esempio? Cruise control adattivo, head-up display, monitoraggio angolo cieco e riconoscimento pedone.

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Ford micronAir proTect: come funziona il nuovo filtro dell’aria che può proteggere dal coronavirus

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Si chiama micronAir proTect il nuovo filtro dell’aria Ford che promette di proteggere dal coronavirus: un sistema potenziato efficace nel catturare una vasta gamma di germi nocivi, allergeni e virus.

Di seguito troverete una guida completa al sistema Ford micronAir proTect: cos’è, come funziona e come riduce la possibilità di entrare in contatto con il coronavirus nell’abitacolo.

Cos’è il Ford micronAir proTect?

Il Ford micronAir proTect è un filtro dell’aria potenziato capace di intrappolare minuscole particelle di polvere, polline e inquinamento. Un sistema che garantisce viaggi più confortevoli a chi soffre di febbre da fieno e di allergie stagionali.

Come funziona il Ford micronAir proTect?

Il sistema Ford micronAir proTect utilizza il carbonio abbinato a uno strato attivo che comprende l’acido citrico (presente nei limoni) e fornisce protezione contro batteri, lieviti e funghi offrendo anche proprietà antivirali. L’elemento a carbone attivo offre una protezione aggiuntiva contro l’inquinamento dannoso come particelle e gas acidi mentre la barriera in microfibra multistrato trattiene le particelle più piccole, la polvere e il polline.

Il filtro dell’aria della Casa dell’Ovale Blu è in grado di intrappolare particelle molto piccole (fino a 0,05 micron, meno di un millesimo dello spessore di un capello umano) e se montato sul sistema di ventilazione del veicolo può diluire la concentrazione di particelle nocive che entrano nella cabina e rimuovere le goccioline contenenti virus il più rapidamente possibile riducendo la possibilità di ulteriori contaminazioni e infezioni.

Il Ford micronAir proTect dispone inoltre di una protezione superficiale antivirale con uno strato filtrante funzionale a base di estratto di frutta (ingrediente attivo acido citrico CAS-Nr. 77-92-9 e/o 5949-29-1) per l’uso nel trattamento dell’aria/sistemi di condizionamento che garantisce una protezione sicura della superficie batteriostatica e fungistatica contro batteri, lieviti e funghi gram-positivi e gram-negativi nonché comprovate proprietà antivirali (H1N1 e Coronavirus HcoV 229E) secondo ISO 18184.

Il filtro Ford micronAir proTect è stato testato contro il Covid-19?

No, in quanto sarebbe troppo pericoloso. Ford stima un’efficacia del 99,9%, la stessa che ha il filtro nell’inattivare i virus dell’influenza suina H1N1 e il coronavirus umano HCov-229E.

Il nuovo filtro “anti-coronavirus” è già installabile sulle auto Ford?

Sì. I concessionari della Casa statunitense possono montare il filtro Ford micronAir proTect sui seguenti modelli:

  • Ford Fiesta
  • Ford Focus
  • Ford Mondeo
  • Ford S-Max
  • Ford EcoSport
  • Ford Puma
  • Ford Kuga
  • Ford Galaxy

Entro la fine dell’estate sarà disponibile anche su Transit Courier e Tourneo Courier.

Il filtro può essere installato con i protocolli di manutenzione No Touch, durante i quali il veicolo viene sanificato e protetto con coperture aggiuntive dei punti di contatto prima di essere restituito al cliente.

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Sensore di pressione per le gomme: come funziona e a cosa serve

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Il sensore di pressione degli pneumatici è un elemento molto piccolo ma fondamentale e di grande efficienza, serve per monitorare lo stato pressorio delle gomme in qualsiasi momento ed è in grado di fornire una rilevazione molto precisa. Vediamo di cosa si tratta e come funziona.

Sensore di pressione degli pneumatici: di cosa si tratta?

Il sensore di pressione delle gomme dell’auto viene identificato oggi con una nuova sigla, ovvero TPMS, introdotta con la normativa del 1° novembre 2014 e che significa Tire Pressure Monitoring System. Si tratta di un sistema tecnologico innovativo che ha apportato differenti vantaggi, primo tra tutti la possibilità di monitorare la pressione di ogni singola gomma in maniera indipendente. È ovviamente molto comodo sapere i dati sulla pressione degli pneumatici della propria auto in qualsiasi momento, ed è soprattutto importante per viaggiare in maniera più sicura.

Il livello di attrito e di aderenza delle gomme rispetto al manto stradale infatti dipende anche dal loro stato pressorio, la giusta pressione è in grado di assicurare equilibrio tra buone prestazioni e elevato livello di sicurezza. Sappiamo benissimo anche che c’è un rapporto molto diretto tra la pressione delle gomme e il consumo di carburante, anche per questo è fondamentale fare un controllo di routine dello stato complessivo degli pneumatici.

Le nuove auto messe in circolazione, secondo la normativa del 1° novembre 2014, devono avere il sistema TPMS; ce ne sono differenti modelli sul mercato, che si suddividono in due categorie:

  • diretti, il sistema presenta un sensore per ognuna delle quattro ruote della vettura, in modo da inviare le informazioni su ogni pneumatico al monitor centrale. Sono in grado di garantire un valore più preciso ed accurato nella misurazione della pressione;
  • indiretti, sono i sistemi TPMS che non hanno alcun sensore ma che sono capaci di misurare la pressione delle gomme calcolando la velocità di rotazione della ruota.

Il sistema a sensori viene alimentato elettricamente, grazie ad una batteria integrata, che solitamente ha una durata massima di 6/7 anni.

Controllo della pressione degli pneumatici attraverso il sistema di monitoraggio TPMS

Tra le varie operazioni di manutenzione della propria auto dobbiamo elencare anche il controllo delle gomme, del loro stato di usura e, come abbiamo detto, della loro pressione. Questa verifica deve essere effettuata con una certa costanza e periodicità. Il sistema TPMS consente di avere sempre presente, in qualsiasi momento, il valore pressorio degli pneumatici della vettura; in questo modo, nel caso in cui non sia ottimale, è possibile riportarlo al giusto livello in qualsiasi momento. I sensori si trovano a livello della valvola oppure vengono bloccati all’interno del battistrada, in questo modo catturano i valori di pressione delle gomme e li inviano alla centralina di controllo in maniera diretta, questa a sua volta riporta il dato su di un indicatore a scala.

Se la pressione di uno o più pneumatici dovesse superare il range consigliato, potrebbe essere sia superiore che inferiore rispetto a quanto previsto, allora potrebbe scattare un segnale di allarme che invita il conducente a rimediare e prendere le misure di sicurezza adeguate a viaggiare in auto senza andare incontro a problemi di alcun tipo. Un altro compito svolto dal sistema TPMS è quello di registrare la temperatura delle gomme. Si tratta quindi di un elemento innovativo molto comodo che oltretutto non deve essere riprogrammato ogni volta che si vanno a sostituire gli pneumatici.

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Promozioni auto giugno 2020: le occasioni del mese

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Anche a giugno 2020 troveremo promozioni auto molto interessanti in seguito alla crisi delle immatricolazioni dovuta all’emergenza coronavirus.

Gli sconti più significativi del mese riguardano soprattutto SUV compatte e vetture giapponesi, anche se non mancano proposte di altre nazioni e di altri segmenti. Scopriamole insieme.

Promozioni auto giugno 2020: le occasioni del mese

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Audi A6 Avant

L’Audi A6 Avant 40 TDI Business quattro costa ufficialmente 60.150 euro ma grazie alle promozioni di giugno 2020 della Casa tedesca sono sufficienti 52.610,52 euro per acquistarla. L’offerta – che comprende l’estensione di garanzia Audi Extended Warranty 1 anno/60.000 km – è valida solo in caso di adesione al finanziamento Audi Financial Services (TAN fisso 3,19%, TAEG 3,80%): anticipo di 17.439,12 euro, 35 rate da 359 euro e una maxirata finale da 25.844,04 euro. Ma non è tutto: le prime tre rate (a patto che siano state pagate integralmente e con puntualità) vengono rimborsate completamente nell’ambito della promozione Audi Value a rate gratuite.

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Cupra Ateca

Grazie alle promozioni Cupra di giugno 2020 la Ateca costa 35.600 euro anziché 44.665 euro. L’offerta comprende una garanzia aggiuntiva di 2 anni o 40.000 km e va abbinata a un finanziamento (TAN fisso 3,99%, TAEG 4,71%): anticipo di 5.892,49 euro, 35 rate da 299 euro e una maxirata finale da 22.362,83 euro.

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Kia Picanto

10.850 euro: basta questa cifra, a giugno 2020, per acquistare la Kia Picanto 1.0 Urban con l’aggiunta del ruotino di scorta e della vernice Clear White (vettura che di listino, optional compresi, costa 12.850 euro). L’offerta, valida in caso di permuta o rottamazione di un veicolo di proprietà del cliente da almeno tre mesi, va abbinata obbligatoriamente al finanziamento (TAN fisso 0,00%, TAEG fisso 2,93%): anticipo di 3.320 euro, 35 rate mensili da 129,84 euro e una maxirata finale di 4.075,50 euro. La cifra può scendere ulteriormente a 10.350 euro se si aderisce al finanziamento Scelta Kia “Special Rata posticipata” (TAN fisso 5,99%, TAEG fisso 8,94%): anticipo di 3.300 euro, 36 rate mensili da 160 euro con prima rata a gennaio 2021 e una maxirata finale di 3.334,50 euro.

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Mini Countryman

La Mini Countryman pre-restyling è in offerta a giugno 2020: la versione Cooper Baker Street costa 25.500 euro anziché 31.796. Una promozione – valida solo su vetture disponibili a stock – rivolta a chi aderisce al finanziamento Mini Free (TAN fisso 1,99%, TAEG 3,49%): anticipo (o eventuale permuta) di 3.330 euro, 11 rate mensili da 139,78 euro e una maxirata finale di 22.615,84 euro. Senza dimenticare la copertura assicurativa Mini Credit Protection Free (polizza PPI sulla persona a protezione del credito) in omaggio.

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Mitsubishi Space Star

Con 8.750 euro (invece di 13.200) si può acquistare, a giugno 2020, la Mitsubishi Space Star “base”: la 1.0 Invite. Il finanziamento abbinato (TAN fisso 3,99%, TAEG fisso 6,08%) comprende un anticipo di 2.080 euro, prima rata a gennaio 2021 e 84 rate mensili da 118,90 euro.

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Nissan Qashqai

Lo sconto di 4.250 euro previsto dalle promozioni Nissan di giugno 2020 sulla Qashqai 1.3 DIG-T N-Connecta permette di acquistare – a fronte del ritiro, in permuta o rottamazione, di un’autovettura immatricolata da almeno 6 mesi dalla data del contratto del veicolo nuovo – la SUV compatta giapponese con 24.950 euro invece di 29.200. L’offerta può essere abbinata a un finanziamento (TAN fisso 5,25%, TAEG 6,17%) – anticipo di 4.419 euro, 60 rate da 278,99 euro e una maxirata finale da 10.804 euro – e diventare ancora più vantaggiosa (TAEG al 4,81% e le prime quattro rate a solo 1 euro) se si aderisce alla promozione Nissan 2gether. Quest’ultima offerta non trova applicazione nel caso in cui si verifichi almeno una delle seguenti opzioni: diritto di recesso esercitato nei 14 giorni dall’erogazione del finanziamento, rimborso anticipato durante la vita del contratto o risoluzione contrattuale/decadenza dal beneficio del termine per impedimento.

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Seat Leon

Grazie ai 2.700 euro di sconto offerti dalle promozioni Seat di giugno 2020 la Leon “entry level” – la 1.0 TSI Style – si porta a casa con 19.500 euro anziché 22.200 euro. Una promozione che prevede anche due anni di garanzia aggiuntiva oppure fino a un massimo di 40.000 km totali.

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Skoda Kamiq

Le promozioni Skoda di giugno 2020 consentono di acquistare la Kamiq G-Tec a metano “base” (la Ambition) con 19.350 euro anziché 22.690 euro. L’offerta è valida solo su vetture in pronta consegna ed esclusivamente in caso di adesione al finanziamento Skoda Clever Value (TAN fisso 3,99%, TAEG 5,14%): anticipo di 4.101 euro, 35 rate da 150 euro e una maxirata finale di 12.218,84 euro.

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Subaru XV

A giugno 2020 la Subaru XV “base” (la 1.6 Pure) costa 24.500 euro invece di 24.950. Chi aderisce al finanziamento (TAN fisso 4,95%, TAEG 6,21%) – anticipo di 6.796 euro, prima rata a 180 giorni, 36 rate mensili da 299 euro e una maxirata da 9.800 euro rifinanziabile (TAN fisso 5,25%, TAEG 6,31%) in 42 rate mensili da 254,89 euro – ha inoltre in omaggio l’estensione di garanzia (5 anni) e tre anni (o 75.000 km) di tagliandi.

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Volvo XC60

La Volvo XC60 B4 (d) Momentum Pro costa ufficialmente 54.150 euro ma grazie alle promozioni di giugno 2020 della Casa svedese bastano 46.569 euro per acquistarla. L’offerta è abbinata a un finanziamento (TAN fisso 5,95%, TAEG 6,61%) con anticipo di 16.000 euro e due fasi: 20 rate da 308,69 euro con prima rata dopo 120 giorni e 60 rate da 543 euro.

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La storia dei volanti Mercedes

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Raccontare la storia dei volanti Mercedes significa narrare l’evoluzione dell’automobilismo: stiamo d’altronde parlando della Casa che ha inventato l’automobile nonché di un brand spesso in anticipo sui tempi, tecnologicamente parlando.

Di seguito troverete la storia completa dei volanti Mercedes: dalla fine del XIX secolo alla classe E restyling.

La storia dei volanti Mercedes

Il volante non nasce insieme all’automobile: i primi modelli costruiti negli anni ‘80 del XIX secolo, ispirati ancora alle carrozze con conducenti abituati a tirare le redini a destra e a sinistra per dirigere i cavalli nella direzione desiderata, presentano una leva o una manovella per curvare.

Il primo volante della storia

Il primo volante della storia ha un legame con la Mercedes: debutta infatti su una Panhard & Levassor motorizzata Daimler guidata dall’ingegnere francese Alfred Vacheron nella prima corsa automobilistica di sempre (la Parigi-Rouen).

Il volante garantisce un migliore controllo (il movimento dello sterzo delle ruote anteriori può essere distribuito su più giri del piantone), una sterzata più precisa e velocità più elevate in curva.

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L’inizio del XX secolo

Nel 1900 la Daimler monta un volante sulla sua auto da corsa Phoenix e due anni più tardi introduce sui modelli Mercedes Simplex un comando con leve supplementari per regolare la tempistica di accensione e la miscela aria/carburante.

Questi due elementi spariscono gradualmente dalla circolazione mentre inizia a vedersi il clacson: prima come campanello montato sul bordo del volante, poi come pulsante sul mozzo e dal 1920 sulle razze del volante.

Il secondo dopoguerra

Nel 1949 la leva del clacson inizia ad essere utilizzata anche per azionare i segnali di svolta (leve che si estendevano fuori dalla vettura per indicare la direzione che si stava per prendere, antesignane delle attuali “frecce”).

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Gli anni ‘50

Negli anni ‘50 il volante diventa sempre più un’interfaccia tra auto e conducente. Mercedes introduce un cambio sul piantone della 300 “Adenauer” (W186) e della 220 (W187): una soluzione che aumenta lo spazio a disposizione dei passeggeri anteriori in un periodo nel quale i sedili davanti erano generalmente una panca continua.

La leva per il lampeggio dei fari arriva nel 1955 mentre tre anni più tardi è la volta del servosterzo (sulla 300).

Il volante diventa anche un dispositivo di sicurezza nel 1959 con la W111: in caso di collisione la grande zona centrale riduce il rischio di lesioni e il piantone diviso non entra nell’abitacolo. Risale allo stesso anno la leva combinata che include l’indicatore e le funzioni di lampeggio degli abbaglianti.

Gli anni ‘60

La leva combinata diventa sempre più ricca e dal 1963 include anche i tergicristalli e il lavaggio del parabrezza (prima attivabile con un interruttore posto sulla parte superiore del quadro strumenti).

Quattro anni dopo Mercedes introduce sull’intera gamma lo sterzo di sicurezza brevettato con piantone telescopico e assorbitore di impatto.

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Gli anni ‘70

Negli anni ‘70 la leva del cambio sparisce dai volanti Mercedes. Nel 1971 viene introdotto sulla 350 SL Roadster il volante di sicurezza a quattro razze con un’ampia zona centrale imbottita con assorbitore d’impatto e razze che fungono da supporti per il cerchio assorbendo l’energia cinetica in caso di collisione e scaricandola in modo tale da non rompere la corona. I pulsanti del clacson, infine, si spostano dalla leva al centro del volante

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Gli anni ‘80 e ‘90

Il 1981 è l’anno in cui l’airbag viene introdotto per la prima volta su una Mercedes (la seconda generazione della classe S): una rivoluzione che obbliga i designer a progettare volanti voluminosi per ospitare i cuscini.

L’airbag per il guidatore diventa di serie su tutte le Mercedes nel 1992 mentre sei anni più tardi debutta il volante multifunzione: inizialmente gestisce la radio, il telefono e il display al centro del quadro strumenti con otto menù principali.

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Il terzo millennio

La leva del cambio automatico torna sul volante nel 2005 in concomitanza con il lancio della quinta generazione della classe S e della seconda serie della classe M: una scelta – impreziosita dalla presenza di pulsanti per cambiare le marce – che libera spazio sulla consolle centrale e tra guidatore e passeggero.

Tre anni più tardi i pulsanti del cambio vengono rimpiazzati da palette (la prima vettura a montarle è la variante restyling della quinta generazione della Mercedes SL).

I volanti diventano sempre più grandi per ospitare tutte le funzioni ma la situazione inizia a cambiare negli anni Dieci del XXI secolo con forme sempre più raffinate.

Con la quinta serie della Mercedes classe E del 2016 arrivano ad esempio i pulsanti Touch Control che consentono di gestire l’intero sistema di infotainment con tasti sensibili al tocco che reagiscono ai movimenti orizzontali e verticali di scorrimento del polpastrello come su uno smartphone mentre nel 2020, in occasione del restyling dell’ammiraglia tedesca, debutta una nuova generazione di volanti completamente digitalizzati con un bordo che contiene un sensore che rileva se le mani del conducente stanno impugnando la corona. Non è più quindi necessario alcun movimento dello sterzo per segnalare agli ADAS che il veicolo è sotto controllo.

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