Acquistare un’auto usata? Un cacchio di incubo

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Tra auto impossibili da vedere, venditori inaffidabili e auto aziendali dei dipendenti, un viaggio infernale nel mondo delle auto usate.

Dopo mille ragionamenti sono arrivato alla conclusione che la mia prossima macchina sarà diesel e usata. Mi sono orientato verso un’auto grande – segmento D – perché usate sono le più convenienti. Mai avrei pensato che trovarla sarebbe stato l’incubo che vi sto per raccontare.

Ho iniziato a spulciare i siti ufficiali delle case e Autoscout e ho subito trovato parecchi annunci di auto molto belle, praticamente nuove (uno o due anni) con due anni di garanzia e a prezzi molto interessanti. Soprattutto se paragonati a crossover o SUV di medie e piccole dimensioni. Ho dunque preso appuntamento con i vari concessionari e qui sono iniziati i problemi.

 

Venditore #1: acquisto a scatola chiusa

Dopo aver chiarito al telefono il modello che mi interessava e che avrei voluto vederlo, mi reco in concessionaria. Solita chiacchierata di rito con il venditore e poi chiedo se posso vedere la mia possibile futura auto. Il venditore mi dice che non ce l’hanno ma può farmene vedere una simile. Aggiunge poi che quella che mi interessa è a un centinaio di km di distanza, ma che comunque è perfetta.

Perplesso do un’occhiata a quella simile. Il modello mi piace, ma gli chiedo se non c’è modo di fare arrivare quella che mi interessa. Lui, quasi innervosito, mi dice che la macchina è uguale ed è praticamente nuova. Io gli dico che capisco, ma sarei comunque interessato a salirci, sentire se ci sono odori, graffi o segni strani di usura.

Alla fine, stupito, il venditore acconsente dicendomi che ci vorranno almeno 3 o 4 giorni per farla arrivare. Passati i 4 giorni richiamo e scopro che l’auto è stata venduta dal concessionario che l’aveva in visione.

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Venditore #2: già venduta

Anche in questo caso chiamo la concessionaria, fisso un appuntamento e arrivo puntuale. Mi accoglie il venditore e con un certo imbarazzo mi dice che la BMW serie 3 che mi interessava è stata venduta ieri da un suo collega. Scocciato gli faccio notare che ho fatto 30 km per arrivare lì e che avrei gradito un colpo di telefono. Con un certo imbarazzo mi dice “Se vuole posso farle vedere una serie 1 con un allestimento simile. Giusto per non farla andare via a mani vuote”.

Beh, ha senso, stiamo parlando di un acquisto di 23 mila euro, del fatto che voglio un’auto di 4,60 m e me ne proponi una più corta di 30 centimetri e completamente diversa. Sì, certo, la voglio proprio vedere… Come no!

 

Venditore #3: omologazione ruote

L’auto questa volta c’è, mi piace, ma ha un difetto: monta dei cerchi da 16” che sono un vero pugno in un occhio e nel libretto la vettura risulta omologata solo per quella misura. Il venditore mi rassicura dicendo che omologare una nuova misura è semplicissimo. Chiederà lui il nulla osta alla casa, poi io dovrò solo far montare i cerchi e portarla in motorizzazione per l’omologazione. La cosa non mi sembra così semplice e prendo tempo.

Chiamo dunque BMW Italia e chiedo delucidazioni sull’argomento. Viene fuori che a) devo chiedere io il nulla osta e potrò farlo solo quando sarò proprietario dell’auto, b) non è scontato che il nulla osta mi venga rilasciato, c) è più probabile che venga rilasciato se faccio montare delle ruote ufficiali presso una loro officina autorizzata. Di colpo l’acquisto non diventa più così conveniente perché tra ruote, montaggio e motorizzazione l’auto mi verrebbe a costare circa 3 mila euro in più.

Per un attimo valuto la possibilità di tenermi i cerchi da 16”. Guardo la macchina e sembra una bici da corsa con le ruote di una bici da bambino. Me ne vado.

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Venditore #4: auto dei dipendenti

Quando inizi a cercare auto usate prima o poi scopri l’esistenza di una mitologica figura: l’auto aziendale dei dipendenti (segue BMW, Audi, Mercedes). A sentire i venditori è il miglior usato che tu possa acquistare. Per come viene descritta sembra che l’auto sia stata utilizzata solo su dei rulli all’interno di una stanza perfettamente asettica e che conducente e passeggeri salissero a bordo solo indossando delle tute della scientifica. Poi scopri che in un anno hanno fatto 23 mila km e ti sorge il sospetto che forse non l’abbiano poi trattata proprio benissimo. Ad ogni modo, pare che quando trovi l’auto aziendale dei dipendenti tu abbia fatto centro.

Quella che mi fa vedere è proprio una di queste creature mitologiche. Vedo che monta dei cerchi da 17” e per scrupolo gli chiedo se è omologata solo per quella misura. Lui apre il file e si accorge subito di aver fatto una cazzata. Il precedente proprietario non risulta essere BMW Italia, Audi Italia o Mercedes Italia bensì Avis Budget con sede a Malpensa. Si giustifica subito dicendo che tutte le auto aziendali dei dipendenti vengono immatricolate da Avis Budget. Ma io mi sto già alzando. Lo guardo e gli dico “Dubito che esista un usato peggiore al mondo di un’auto da aeroporto”. Me ne vado. Ancora una volta.

Al momento ho sospeso la mia ricerca perché questi incontri mi hanno davvero demotivato. Riproverò a settembre e vi farò sapere.

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