Marco Melandri, l’intervista: “Corro per divertirmi e vivo alla giornata”

Marco MelandriMarco Melandri

Credits: Ducati

Il biennio di pausa non ha arrugginito Marco Melandri: il pilota del team Aruba.it Ducati Racing è quarto in classifica, alle spalle dei rider che hanno dominato le ultime stagioni. Il risultato ha stupito tanti, ma non lui, “Macio”, 35 anni appena compiuti:

“Certo, prima del round d’esordio qualche dubbio c’era, però ero convinto di essere a un buon livello e poter lottare con i migliori”

Dalle ultime gare nel 2014 il ravennate non ha cambiato solo il team (correva con l’Aprilia), gli è proprio cambiata la vita: a rivoluzionarla è stata Martina, la sua prima figlia (avuta dalla compagna Manuela Raffaetà), che ora ha 3 anni.

Dice il campione del mondo 2002 della 250:

“La priorità è lei, insieme a Manuela, il resto passa in secondo piano. Nel 2015 mi ero fermato controvoglia, però non avevo scelta: sulla RSV4 e con la squadra non mi ero a mio agio. Se avessi continuato, avrei fatto violenza a me stesso. Adesso il lavoro ha un peso diverso: in sella do l’anima e corro per vincere, ma prima di tutto voglio divertirmi. Quando le gare non mi daranno più energia positiva, smetterò. Nel frattempo, mi godo il momento: ho smesso di fare progetti a lungo termine, in passato non ce n’è stato uno che andasse come speravo”

Superbike

Marco Melandri in Superbike 2017 con Ducati, al fianco di Davies

Il pilota ravennate torna nel mondo delle corse e lo farà con il team Aruba.it Racing-Ducati

Marco Melandri: l’intervista

Che effetto ti ha fatto tornare in un box Ducati, dopo la difficile esperienza nella MotoGp del 2008?

“Mi sono trovato subito bene, anche grazie alla moto, che mi ha trasmesso buone sensazioni appena salito, e ai tecnici: sono davvero in gamba. In un attimo ho avuto la conferma di aver preso la decisione giusta: avevo ricevuto altre offerte, ma ho aspettato e sono stato ripagato. A questo punto della carriera posso permettermi di valutare senza fretta, ormai ho dimostrato il mio valore e non sento pressioni”.

Giri per circuiti da quando hai 15 anni: cos’hai imparato dal mondo delle moto?

“L’esperienza mi ha insegnato a essere un po’ diffidente: tante persone diventano amiche nel momento in cui vai forte e spariscono appena hai qualche problema, l’ho provato sulla mia pelle. È una lezione che spiegherò a Martina”.

Da lei hai imparato qualcosa?

“Sì, a non prendermela più di tanto, con enorme sollievo del fegato. Quando mia figlia si arrabbia, si inventa un gioco e le passa dopo 5 minuti. Io cerco di imitarla; purtroppo non sempre trovo il modo per lasciare perdere”.

Essere padre è più complicato di quanto pensassi?

“Per ora no, non ho incontrato difficoltà. Merito della piccola: è una bambina facile da gestire. Però, come ogni genitore, mi viene sempre il dubbio di sbagliare”.

Trascorri molto tempo con tua figlia?

“Tutto quello a mia disposizione. La mattina la sveglio, a fatica, è una dormigliona come la mamma, poi l’accompagno all’asilo. Se non sono impegnato con gli allenamenti, passo a prenderla all’uscita. Giochiamo molto, anche perché preferisce le macchine e i trenini alle bambole”.

Saresti contento se seguisse le tue orme?

“A dire la verità, preferirei che si appassionasse a uno sport più femminile, ma sarà libera di fare ciò che vorrà”.

Ti alleni, ti occupi di Martina e poi com’è la tua routine?

“Vado in ufficio: nei mesi in cui ero disoccupato ho avuto l’idea di aprire con mia sorella un negozio online per tenere la mente lontano dai motori. Si chiama motowide.com e vende abbigliamento, accessori e ricambi”.

Un’ultima curiosità: sei scaramantico?

“Di natura no, però credo che tutti gli sportivi lo diventino un briciolo. Io so il momento preciso in cui è è capitato a me: classe 125, 1999, ho perso il Mondiale per 1 punto, alle spalle di Emilio Alzamora. Forse perché avevo colorato i capelli di viola e sul cupolino portavo il numero 13?”.

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