Hyundai i20 WRC: il Rally di Sardegna in prima persona (e da copilota)

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

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Le sto contando tutte. Prima, seconda, terza; limitatore. Dani Sordo butta dentro un’altra marcia: “sbam!”. La Hyundai i20 WRC scoppia, urla, si dimena, e intanto solleva nuvole di polvere e cammina forte verso la prima curva stretta. Cavolo se cammina. Quarta, quinta.

Sapete, quando guardate per vent’anni alla televisione le auto del WRC volare su tutti i terreni del mondo con una facilità sconcertante, potete farvi solo una vaga idea di come dov’essere metterci il sedere sopra. A seconda delle vostre esperienze con le quattro ruote, traumatiche o meno, l’idea può essere più o meno precisa. Ma quando finalmente arriva il giorno in cui riuscite a fare da passeggeri ad un pilota del Mondiale Rally che guida “a bomba” una WRC da 330 CV, in una prova di 6 km di sterrato; beh, allora appare tutto più chiaro.

…DUE SETTIMANE PRIMA

Sto ancora sorseggiando il mio triste caffè solubile quando ricevo una mail da Hyundai che mi cambierà la giornata. Nella mail c’è un invito per osservare da vicino la tappa del WRC in Sardegna durante il weekend di gara con il team Hyundai Motorsport, con tanto di “hot run” a fianco di Dani Sordo con la Hyundai i20 WRC 2015. Spruzzo il caffè dal naso; due settimane dopo atterro in Sardegna. Sono sempre stato un grande fan del Rally: trovo che sia lo sport motoristico più spettacolare, oltre che il più completo e il più eccitante. Vedere l’auto costantemente al limite che vola tra le curve dritta, di sbieco e in volo, è la cosa più bella che c’è. Per non parlare degli scenari: neve, terra, asfalto, luoghi esotici e dimenticati da Dio.

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Credits: 2016 FIA World Rally Championship / Round 06 / Rally d’Italia Sardegna // June 09-12, 2016 // Worldwide Copyright: Hyundai Motorsport

GABRIELE TARQUINI E LA i30 TCR

Arrivo ad Alghero sabato mattina dove, insieme ai miei colleghi, vengo trasportato direttamente a pranzo dove mi trovo di fronte Gabriele Tarquini, uno dei miei idoli d’infanzia. E pensare che usavo la sua auto nei videogiochi. Tra salumi, gnocchetti e porceddu (il meglio della cucina leggera estiva), chiacchieriamo di auto, di gare, e della nuova Hyundai i30 TCR, l’auto che sta sviluppando  – insieme a al Customer Racing department manager Andrea Adamo – per correre l’anno prossimo nel TCR Series, un campionato (in pista) combattutissimo e sempre più interessante per le Case automobilistiche. Ci conferma che l’auto è “nata bene” e che sono al 70% dello sviluppo; dato che seguo anche quel campionato, devo ammettere che non vedo l’ora di vederlo in azione. Mi spiega anche che non c’è troppa differenza ormai tra una TCR e una WTCC, sia come prestazioni, sia come sensazioni di guida, e visto che le TCR costano un terzo, si spiega il successo di questa serie.

E RALLY SIA

Mi trovo a metà della prova speciale 13, una specie radura che assomiglia una pista di autocross, un “circuito nel circuito”, visto che fa parte di una tappa da 15 km. C’è gente ovunque, la maggior parte sardi, ma anche moltissimi stranieri. Tutti attrezzati con bandiere, cartelloni, Ichnusa più o meno ghiacciate e panini con salsiccia. Ci sono circa 2/3 paninari ad ogni prova, e questo è fantastico. Nulla di più lontano dal circus elitario della F1, questo è senza dubbio lo sport del popolo.

Sono cresciuto sulle strade del rally, ne ho visti a decine, ma veder passare la Hyundai di Dani Sordo sullo sterrato seguito da una nuvola galattica di polvere rossiccia mi fa rizzare i peli sulle braccia. È incredibile come suonano queste auto. Le nuove WRC sono così rabbiose e maleducate da far sembrare quelle dell’anno scorso delle semplici auto stradali con degli adesivi.

Ci saranno 31 gradi e sono in jeans e maglietta, ma non importa: mangio tantissima polvere, bevo una buona quantità di birra e mi godo la danza delle WRC sulla terra. Tuttavia, per il team Hyundai non è un weekend fortunatissimo: Hayden Paddon, leader del rally fino alla tappa 12, passa davanti a noi con una ruota storta e in fiamme, Thierry Neuville accusa problemi ai freni (fa davvero davvero caldo) e Dani Sordo è un po’ indietro in classifica. Ma quello della Sardegna è un rally difficile e crea problemi un po’ a tutti i team.

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CENA AL PARCO A CHIUSO

Vi risparmio la piscina e gli spritz pomeridiani, ma non la cena. Ci dirigiamo all’hospitality Hyundai, in riva la mare, dove arrivano le auto dei piloti mezze rotte: tocca ai meccanici lavorare. Sono incredibili, sembrano delle formiche sincronizzate: smontano un cambio, due ammortizzatori e ti rifanno l’assetto nel tempo che io impiego a mangiare un piatto di pecorino con le fave.
Neuville è in coda con me per il buffet, gli chiedo una foto ma con un gesto di mano (cortese, niente dito medio) mi fa capire che in questo momento non ne ha molta voglia.
L’ambiente è davvero fantastico: sono in mezzo ai meccanici, ai piloti, alle macchine, ai tecnici; mi sento immerso fino al midollo.

PODIO TIME

L’indomani attraversiamo cardi, ortiche e la steppa sarda per osservare la penultima tappa da vicino, dopodiché ci spostiamo ad Alghero per la premiazione. Il sole mi schiaffeggia, ma il podio sulla riva è strepitoso. Musica poco sobria, una folla di appassionati e le auto che sfilano una dopo l’altra, con champagne che vola a fiumi. Per la cronaca: il Rally di Sardegna l’ha vinto il giovanissimo Tanak sulla Fiesta M-Sport, seguito da Latvala su Toyota e Neuville sulla Hyundai i20. Mi commuovo quando vedo queste cose. Non immagino esattamente la felicità di vincere un rally di 310 km (solo di prove cronometrate), ma provo un’enorme empatia, oltre ad un’invidia immensa.

Ma la mia avventura non finisce qua, l’indomani mi aspetta un giro da copilota.


SONO IL COPILOTA DI DANI SORDO

Come un’oasi nel deserto, lo stand Hyundai Motorsport con la i20 WRC 2015 compare ai miei occhi in mezzo al nulla lunedì mattina. In effetti, le colline sarde sono secche, aride e silenziose come un vero deserto. Dani Sordo è tranquillo, rilassato, ed è pronto a scarrozzarci per 6 km di strada chiusa (un pezzo di prova speciale) per puro diletto, suo e nostro.
Non sono mai salito su una WRC e credo che un “giretto” sullo sterrato sia il battesimo più bello che si possa chiedere. Mi intuto, mi casco e mi calo nella i20. Sono molto agitato quando salgo su un’auto da corsa, ma questa volta sono tranquillo, perché non sono io a guidare. Non sono io ad avere la responsabilità, sono solo uno spettatore che si prepara e godersi l’esperienza. Naturalmente Dani non deve cercare il decimo, quindi sarò un giro “in sicurezza”, ma gli chiedo di spingere. Risposta? “Ok, if you want”.

Prima, seconda, terza: la i20 WRC scoppia, urla, si dimena, e intanto solleva nuvole di polvere e cammina forte verso la prima curva stretta. Cavolo se cammina. Quarta, quinta.

Arriva la prima curva: a me pare molto stretta, ma Dani è ancora sul gas, tanto che mi viene il dubbio di averla vista soltanto io. Forse Dani si è sbagliato, invece no. Ma la Hyundai frena, frena come se fosse su asfalto. In questo istante realizzo quello che queste WRC sono in grado di fare e mi sento subito più tranquillo: posso godermi il giro.
Il motore ronza nel mio interfono mentre Dani vola sue giù per la collina, con l’auto che salta a destra e a sinistra come un gatto, mangiandosi buchi e sassi grossi come montagne con una facilità inquietante. La cosa più incredibile è che la scocca rimane ferma, precisa, coesa, mentre sono le sospensioni a muoversi sotto di noi. Dove un’auto normale si spaccherebbe in mille pezzi alla metà della velocità, la i20 WRC fluttua esattamente come il maledetto tappeto volante di Aladin. Osservo Dani, come lavora coi piedi, con lo sterzo; cerco di godermi ogni istante di questa corsa. Stiamo viaggiando di traverso in quarta con la ruota posteriore destra mezza fuori e quella anteriore sinistra che pela la siepe, ma c’è ancora margine.

Il bello è che è chiaro che non c’è nulla di folle in quello che fa, nulla di spericolato: solo tanta, tanta consapevolezza.

Accidenti come guidano i rallysti. Finisce tutto troppo presto, avrei voluto fare una cinquantina di km, ma non importa. È un’esperienza che conserverò nel cuore, con tanto di video-ricordo. Ora posso tornare a mangiare il porcetto contento.

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