Jaguar Daimler Double Six (1986): l’eleganza del V12

La Jaguar Daimler Double Six – variante più prestigiosa, nonché dotata di un motore V12, della terza serie della XJ – vede la luce nel 1979 e beneficia di alcune modifiche tecniche nel 1981 ma arriva in Italia solo nel 1986. La lussuosissima ammiraglia britannica si trova facilmente a meno di 15.000 euro ed è una vettura che non può mancare in una collezione di mezzi “british”.Jaguar Daimler Double Six (1986): le caratteristiche principaliLa terza serie della Jaguar Daimler Double Six – allestimento più esclusivo della mitica ammiraglia XJ – nasce ufficialmente nel 1979, viene sottoposta ad un leggero “lifting” tecnico nel 1981 e sbarca nelle nostre concessionarie alla fine del 1986.La lussuosa berlinona inglese – in commercio fino al 1992 – non è altro che un profondo restyling realizzato egregiamente da Pininfarina della prima XJ del 1968, una delle migliori auto britanniche mai costruite.Design sexy, interni raffinati, dotazione di serie completissima, freni potenti, sterzo sensibile, sospensioni soffici e comportamento stradale rassicurante: sono questi i numerosi pregi della Jaguar Daimler Double Six, un’auto molto valida ma anche poco affidabile.Jaguar Daimler Double Six (1986): la tecnicaIl motore della Jaguar Daimler Double Six è un gioiello della tecnica: un 5.3 V12 a iniezione in grado di generare una potenza di 300 CV e una coppia di 433 Nm abbinato ad un cambio automatico a tre rapporti di origine GM. Un propulsore silenzioso, scattante e pronto ai bassi regimi ma anche caratterizzato da consumi altissimi (per stare sopra i 5 km/l bisogna impegnarsi) nonostante la tecnologia H.E. (High Efficiency) introdotta nel 1981 per “bere” meno.Le versioni catalizzate meno potenti introdotte nel 1990 (275 CV a marzo e 266 a settembre) sono indubbiamente più ecologiche ma anche meno interessanti dal punto di vista storico.Jaguar Daimler Double Six (1986): le quotazioniLe quotazioni della Jaguar Daimler Double Six – commercializzata in Italia dal 1986 al 1992 – recitano 9.000 euro ma a nostro avviso vale la pena spendere, per esemplari tenuti in maniera maniacale, anche 15.000 euro per questo pezzo di storia dell’automobilismo britannico.
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