Aston Martin, la storia della Casa britannica

L’Aston Martin è la più “italiana” tra le Case britanniche: il marchio inglese, che può vantare oltre 100 anni di storia, è infatti cresciuto prima della Seconda Guerra Mondiale grazie al genovese Augusto Bertelli e ora appartiene (per il 37,5%) al fondo di private equity milanese Investindustrial di Andrea Bonomi. Scopriamo insieme l’evoluzione di questo marchio, uno dei più rinomati del panorama “british”.Aston Martin, la storiaL’Aston Martin nasce ufficialmente nel 1913 quando il meccanico Robert Bamford e il pilota Lionel Martin decidono di aprire a Londra una concessionaria di auto Singer. L’anno seguente i due realizzano una vettura da corsa montando su un telaio Isotta Fraschini un motore Coventry: con questo veicolo Lionel si aggiudica la corsa in salita Londra-Aston Clinton (nome che verrà utilizzato più avanti per ribattezzare il brand).Nel 1915 vede la luce la prima auto del marchio – la Coal Scuttle, una scoperta biposto dotata di un propulsore 1.4 a quattro cilindri – ma per via dello scoppio della Prima Guerra Mondiale la produzione viene interrotta in quanto i macchinari vengono requisiti per essere usati per scopi bellici.Gli anni VentiAl termine del conflitto l’azienda che diventerà l’Aston Martin è in crisi: mancano soldi per investire in nuovi modelli e Bamford abbandona la società, che si risolleva solo grazie al sostegno economico del facoltoso nobile (e pilota) britannico Louis Zborowski.Le prime vetture da corsa vengono costruite nel 1922 ma i successi non arrivano: due anni più tardi la società passa nelle mani di Lady Charnwood (che mette al comando il figlio John Benson) e dopo l’ennesima bancarotta del 1926 anche Martin si ritrova costretto a lasciare.Renwick e BertelliLa svolta arriva nel 1926 con l’acquisto da parte di Bill Renwick e del genovese (trapiantato nel Regno Unito) Augusto Bertelli: i due, già in possesso di una società specializzata in motori aeronautici cimentatasi anche nella realizzazione di propulsori automobilistici, ribattezzano l’azienda Aston Martin.Il primo si occupa di gestire la parte commerciale mentre il secondo (già impiegato presso Fiat e Ceirano) supervisiona la parte tecnica: le vetture da lui progettate conquistano diverse vittorie di classe nel motorsport.Gli anni TrentaL’Aston Martin, nuovamente in crisi, viene salvata nel 1932 da Lancelot Prideaux Brune, che a sua volta l’anno seguente cede la maggioranza del pacchetto azionario ad Arthur Sutherland. Nel 1934 il superstizioso Bertelli (rimasto come responsabile tecnico), convinto che l’assenza di risultati dipenda dalla tinta verde inglese tipica delle auto da corsa britanniche, rivernicia di rosso (colore usato per i modelli italiani) le sue vetture: in concomitanza con questa scelta scaramantica arrivano i primi successi assoluti.Nel 1936 la Casa “british” inizia a concentrarsi sui modelli di serie, l’anno successivo Bertelli lascia l’azienda e nel 1939 – in seguito all’inizio della Seconda Guerra Mondiale – la fabbrica viene convertita alla produzione di componenti aeronautici.L’era David BrownDavid Brown, imprenditore britannico specializzato in mezzi agricoli, acquista l’Aston Martin nel 1947 e la rende un marchio famoso in tutto il mondo. L’anno successivo (in concomitanza con l’acquisizione della Lagonda) nasce il primo modello della nuova gestione – la 2-Litre Sports, una spider prodotta in soli 15 esemplari – mentre risale al 1950 il debutto della DB2, primo modello di una lunga serie di vetture contraddistinte dal prefisso DB (le iniziali di Brown).Il primo successo importante per il marchio “british” risale al 1953 (Tourist Trophy vinto a Goodwood con una DB3S guidata dai britannici Peter Collins e Pat Griffith. Nel 1955, dopo l’acquisto del carrozziere Tickford, la produzione si sposta a Newport Pagnell. Per la prima vittoria rilevante all’estero del brand inglese bisogna attendere il 1957 quando la DBR1 guidata dai britannici Tony Brooks e Noël Cunningham-Reid si aggiudica la 1000 km del Nürburgring.Il trionfo in Germania dell’Aston Martin viene bissato nel 1958 con il britannico Stirling Moss e l’australiano Jack Brabham. Nello stesso anno debutta la bella e vivace DB4 (primo modello di serie famoso, motore 3.7 da 240 CV) e il binomio Moss/Brooks conquista nuovamente il Tourist Trophy con la DBR1.Il 1959Il 1959 è l’anno più ricco di soddisfazioni per il brand inglese: una DBR1 guidata dallo statunitense Carroll Shelby e dal britannico Roy Salvadori si aggiudica la prestigiosa 24 Ore di Le Mans (corredata dal secondo posto del francese Maurice Trintignant e del belga Paul Frère) e il binomio anglosassone composto da Moss e da Jack Fairman trionfa al Nürburgring e (con il supporto di Shelby) al Tourist Trophy.Nello stesso anno l’Aston Martin debutta in F1: abbandona il Circus nel 1960 dopo soli cinque GP disputati (migliori piazzamenti due sesti posti di Salvadori in Portogallo e in Gran Bretagna).La DB5La DB5 – il modello più celebre mai realizzato dalla Casa britannica – viene presentata ufficialmente nel 1963: grazie al design seducente – realizzato dalla carrozzeria italiana Touring Superleggera – e alle prestazioni vivaci fornite da un motore 4.0 a sei cilindri impiega poco tempo a conquistare gli automobilisti facoltosi. La fama arriva però nel 1964 grazie all’utlizzo di questa vettura nel film Agente 007 – Missione Goldfinger: la coupé inglese guidata dalla spia James Bond (personaggio interpretato da Sean Connery) è una delle protagoniste della pellicola e comparirà in altri cinque capitoli della saga.La crisiNel 1972 Brown cede l’Aston Martin al consorzio di Birmingham Company Developments, che a sua volta vende l’azienda tre anni più tardi a due uomini d’affari nordamericani (Peter Sprague e George Minden), i quali lanciano una serie di nuovi prodotti.Il 1976 è l’anno in cui debutta l’ammiraglia a quattro porte Lagonda, nel 1977 tocca alla V8 Vantage mentre l’anno seguente è la volta della versione scoperta Volante. Queste vetture, però, non bastano a risollevare la Casa britannica dalla crisi.Gli anni ’80L’imprenditore inglese Victor Gauntlett (attivo nel settore petrolifero) acquista il 10% delle azioni Aston Martin nel 1980 e acquisisce metà della società l’anno seguente. Nel 1982 si registra il minimo storico di automobili prodotte (30) e poco dopo l’azienda passa nelle mani dell’armatore greco Peter Livanos, il quale acquista anche una quota della Zagato e lancia nel 1986 la Vantage e la Volante realizzate in collaborazione con l’atelier milanese.L’era FordLa Ford inizia ad interessarsi del marchio “british” nella seconda metà degli anni ’80 e lo acquisisce completamente nella prima metà del decennio successivo: grazie al supporto economico della Casa statunitense si assiste ad un incremento della produzione e delle vendite. Merito di una serie di modelli azzeccati come la DB7 del 1994, la Vanquish del 2001 e la DB9 del 2004.Intorno alla metà del primo decennio del XXI secolo l’Aston Martin torna a vincere nel motorsport: il primo successo nel campionato FIA GT arriva nel 2005 con una DBR9 guidata dall’olandese Peter Kox e dal portoghese Pedro Lamy e risale allo stesso anno il trionfo in Bahrein con il francese Christophe Bouchut e lo spagnolo Antonio García.Nel 2006 arriva il titolo Costruttori grazie alle vittorie degli austriaci Karl Wendlinger e Philipp Peter al Mugello e del nostro Andrea Piccini in coppia con lo svizzero Jean-Denis Délétraz a Dubai.David RichardsUn consorzio di investitori guidato da David Richards (direttore della Prodrive – società che ha permesso alla Subaru Impreza di conquistare sei Mondiali rally tra il 1995 e il 2003 – ed ex team principal in F1 con i team Benetton e BAR) acquista dalla Ford il pacchetto di maggioranza dell’Aston Martin nel 2007. Nello stesso anno Wendlinger e il britannico Ryan Sharp trionfano a Monza e a Zolder.Il duo austro-inglese brilla anche nella stagione GT1 del 2008 salendo sul gradino più alto del podio a Silverstone, a Oschersleben e a Brno. Nel 2010, in concomitanza con il lancio dell’ammiraglia Rapide, il ceco Tomáš Enge e il britannico Darren Turner vincono al Nürburgring mentre i transalpini Yann Clairay e Frédéric Makowiecki salgono sul gradino più alto del podio a San Luis.Nel 2011 le Aston Martin gestite dal team transalpino Hexis AMR conquistano il titolo GT1 grazie alle vittorie del monegasco Clivio Piccione e dell’olandese Stef Dusseldorp ad Abu Dhabi, del tedesco Christian Hohenadel e di Piccini al Sachsenring e del teutonico Stefan Mücke e di Turner a Pechino.Gli ultimi anniNel 2012 il 37,5 della Casa “british” viene acquistato dal fondo di private equity milanese Investindustrial di Andrea Bonomi e l’anno seguente viene firmato un accordo con la Mercedes per la fornitura di motori AMG.

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