International Harvester Scout (1961): l’anti Jeep

Tra gli anni ’60 e ’80 la International Harvester Scout cercò, senza successo, di conquistare più clienti della Jeep: questa fuoristrada statunitense – antesignana delle moderne SUV – era più spaziosa e confortevole della CJ, altrettanto efficace in off-road ma rifinita peggio. Oggi si trova abbastanza facilmente a meno di 10.000 euro.International Harvester Scout (1961): le caratteristiche principaliIl progetto della Scout nasce alla fine degli anni ’50 quando la International Harvester, azienda specializzata nella realizzazione di mezzi agricoli e industriali, decide di creare un mezzo in grado di contrastare la Jeep. La prima generazione – chiamata 80 – vede la luce nel 1961: disponibile a trazione posteriore o integrale, con sole due porte e con due varianti di carrozzeria (chiusa o pick-up), si distingue dalla rivale per il passo più lungo e per i maggiori ingombri.Molto spartana, poco potente, parecchio rumorosa e non ben insonorizzata, vanta – in compenso – eccellenti doti in fuoristrada: sulle versioni a quattro ruote motrici l’angolo di attacco è di 47° mentre quello di uscita è di 35°. Il difetto principale – su tutti gli esemplari – è la ruggine, piuttosto frequente soprattutto sugli esemplari circolanti negli stati meridionali degli USA.La prima International Harvester Scout ha il parabrezza abbattibile: questa soluzione sparisce però nel 1965, anno in cui – in concomitanza con il lancio dell’evoluta versione 800 – arriva una griglia frontale nuova in alluminio. Nel 1967 debutta il più performante ponte posteriore Dana 44 (che rimpiazza il 27) mentre nel 1969 è la volta della 800A caratterizzata dai fari quadrati e da altre leggere modifiche estetiche. L’ultima evoluzione della prima serie della Sport Utility “yankee” – la 800B (contraddistinta dai gruppi ottici rettangolari e da ricambi specifici molto difficili da rintracciare) – vede la luce nel 1971.Il 1971 è anche l’anno nel quale la Casa statunitense decide di commercializzare la Scout II, seconda serie della sua fuoristrada. Realizzata sullo stesso pianale dell’antenata ma più lunga, più larga e meglio rifinita, nasce per conquistare gli automobilisti degli anni ’70 (più esigenti in fatto di comfort). Questo modello non riesce tuttavia ad eguagliare il successo della prima generazione: nonostante l’elevata altezza da terra e il sempre ottimo comportamento in “off-road” (assali Dana anteriori e posteriori) l’angolo di uscita peggiora e la ruggine continua ad attaccare la carrozzeria.La International Harvester Scout II beneficia di molte evoluzioni stilistiche: la mascherina viene ridisegnata per ben sei volte (1973, 1974, 1976, 1977, 1978, 1980) in nove anni, nel 1974 arrivano più cromature e – nel listino degli optional – i freni a disco e gli pneumatici radiali e nel 1975 tocca ai fari quadrati. Nel 1976 debuttano le varianti a passo lungo Terra (pick-up) e Traveler (wagon).La tecnicaLa Scout viene lanciata nel 1961 con un solo motore: un 2.5 aspirato a benzina da 94 CV, affiancato nel 1965 da una versione sovralimentata da 113 CV. Nel 1966 arriva un 3.2 da 113 CV (che consuma meno del turbo di pari potenza) mentre l’anno successivo tocca ad un possente 4.4 V8 nato per contrastare l’otto cilindri della Ford Bronco. Il quattro cilindri abbandona le scene nel 1968, rimpiazzato nel 1969 da un 3.8 a sei cilindri.La gamma propulsori della International Harvester Scout II del 1971 è composta da quattro unità a benzina: due a sei cilindri in linea (3.2 e 3.8) – che spariscono dal listino già nel 1972 – e due V8 (5.0 e 5.7). Nel 1978 è la volta dell’iniezione elettronica e nel 1979 arriva un 3.2 diesel aspirato di origine Nissan, che guadagna la sovralimentazione l’anno seguente.Le quotazioniLe Scout che valgono di più sono quelle della prima serie, in particolare quelle dotate dei propulsori 2.5 a quattro cilindri e 4.4 V8: si trovano abbastanza facilmente (negli USA in particolare, ma in Italia sono presenti parecchi esemplari d’importazione) a cifre inferiori a 10.000 euro. Con 5.000 euro si acquistano le più rare, ma anche meno apprezzate Scout II. Difficile rintracciare modelli senza tracce di ruggine.

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