Ken Miles, il re mancato di Le Mans

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Il film Le Mans ‘66 – La grande sfida ha il grande merito di far conoscere al grande pubblico Ken Miles, un personaggio fino a qualche mese fa noto solo ad alcuni appassionati di motorsport. Scopriamo insieme la storia del pilota britannico, re mancato della Sarthe nonché uomo fondamentale – con l’amico Carroll Shelby – nello sviluppo della Ford GT40.

Ken Miles: la storia

Ken Miles nasce l’1 novembre 1918 a Sutton Coldfield (Regno Unito). Appassionato di motori fin da bambino, lascia la scuola a 15 anni per lavorare come apprendista presso la Casa automobilistica Wolseley.

Durante la Seconda Guerra Mondiale è carrista nell’esercito britannico e nel 1944 prende parte allo sbarco in Normandia. Dopo il conflitto inizia a correre con le quattro ruote in gare locali inglesi.

Il trasferimento negli USA

Nel 1951 Ken Miles si trasferisce negli USA (più precisamente in California) e inizia a farsi notare nelle corse locali con una MG personalizzata: il primo podio arriva il 24 agosto 1952 a Stockton mentre la prima vittoria il 19 aprile 1953 a Pebble Beach.

Risale al 1954 il primo podio con una vettura diversa (secondo a Santa Barbara con una Troutman-Barnes Special) mentre l’anno seguente sale sul gradino più alto del podio di Palm Springs con una Maserati 150 S.

Porsche e le prime gare importanti

Ken Miles nel 1956 passa alla Porsche 550 e a fine stagione si cimenta con una vettura costruita in casa: la Cooper Miles R3. Continua a correre e a vincere con entrambi i mezzi e nel 1957 prende parte alla prima gara importante della sua carriera: la 12 Ore di Sebring (9° assoluto in coppia con lo statunitense Jean-Pierre Kunstle con una Porsche 550 RS).

Nel 1958 ottiene altri successi a livello locale con la Porsche e la Jaguar D-Type e l’anno successivo porta a casa un’ottava piazza a Sebring con una Porsche 718 RSK insieme allo statunitense Jack McAfee.

Crescita continua

Ken Miles diventa nel 1961 l’unico pilota straniero capace di conquistare il campionato statunitense USAC Road Racing (primo con una Porsche 718 RS grazie a un successo a Castle Rock) e nello stesso anno trionfa a Riverside con una Sunbeam Alpine (ricevuta come compenso dal marchio britannico per aver contribuito allo sviluppo della Tiger).

Nel 1962 Ken vince numerose corse con diverse vetture (oltre alla Sunbeam le Ferrari 625 TRC e 250 GT) e a fine stagione viene chiamato da Carroll Shelby per lavorare come pilota-collaudatore presso il suo team Shelby-American. Debutta al volante di una Cobra il 9 dicembre a Nassau (Bahamas): ritiro.

L’era Shelby

Nel 1963 Ken Miles è capo collaudatore del team Shelby-American: corre regolarmente con le Cobra (11° alla 12 Ore di Sebring in coppia con lo statunitense Ed Hugus, secondo nella 500 km di Bridgehampton rivolta alle GT e prima vittoria con la sportiva di Carroll in un evento minore a Lake Garnett) ma non disdegna le altre vetture visto che continua a salire sul gradino più alto del podio di altre corse con la Porsche.

Il 1964 è l’anno del quarto posto a Bridgehampton e del debutto assoluto alla 24 Ore di Le Mans (ritiro, in coppia con lo statunitense Bob Holbert).

La svolta con Ford

La svolta nella carriera di Ken Miles arriva nel 1965 quando Carroll Shelby viene chiamato dalla Ford per gestire il progetto GT40. Ken diventa pilota collaudatore e sorprende tutti con una vittoria al debutto (2000 km di Daytona in coppia con l’americano Lloyd Ruby) e con un secondo posto nella seconda gara disputata con la supercar dell’Ovale Blu (alla 12 Ore di Sebring insieme al neozelandese Bruce McLaren).

Sempre con McLaren arriva terzo alla 1000 km di Monza ma è costretto al ritiro a Le Mans per un problema al cambio. Il tutto in una stagione nella quale il driver inglese riesce a vincere altre corse locali con la Shelby.

1966: un ottimo inizio

Ken Miles inizia alla grande il 1966 con due successi in meno di due mesi (24 Ore di Daytona e 12 Ore di Sebring) in coppia con Ruby.

La 24 Ore di Le Mans 1966

Per la 24 Ore di Le Mans 1966 Ken viene accoppiato al neozelandese Denny Hulme in quanto Ruby viene coinvolto in un incidente aereo poche settimane prima. Miles deve fermarsi ai box al primo giro per chiudere la portiera dopo un contatto con il britannico John Whitmore, alla quarta ora prende il comando della corsa e lo perde due ore più tardi quando comincia a piovere.

Nella notte le Ferrari si ritirano e Ken Miles è saldamente in testa alla gara ma McLaren e Henry Ford II propongono di fare un arrivo in parata con le tre GT40 per scattare una foto che simboleggi la superiorità della Casa americana.

Miles passa per primo all’ultima curva e si fa raggiungere da McLaren, taglia per primo il traguardo per pochi metri ma la vittoria viene assegnata a McLaren e a un altro neozelandese – Chris Amon – in quanto (partiti quarti anziché secondi) hanno percorso più strada nell’arco di 24 ore.

Ken Miles, deluso dall’esito della corsa, continua a lavorare allo sviluppo della vettura e scompare il 17 agosto 1966 sul circuito di Riverside mentre sta testando l’erede della GT40 Mk II.

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