Max Hoffman: molto più di un importatore

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Max Hoffman non era un progettista, non era un designer e non era un amministratore delegato di una Casa automobilistica. Nonostante questo è stato uno dei personaggi più significativi dell’automotive del Vecchio Continente.

Questo imprenditore austriaco è stato negli anni ‘50, ‘60 e ‘70 uno degli importatori più rilevanti degli USA ed è grazie a lui che i marchi europei sono riusciti a fare breccia nel cuore degli statunitensi. Ma non solo: quest’uomo, infatti, ha anche contribuito alla creazione di alcune delle sportive più leggendarie di sempre. Scopriamo insieme la sua storia.

Max Hoffman: la biografia

Max Hoffman nasce il 12 novembre 1904 a Vienna (all’epoca nell’Impero austro-ungarico): da ragazzo lavora nell’azienda del padre (riparatore di biciclette), negli anni ‘20 corre come pilota per la Grofri (Casa automobilistica austriaca che produce su licenza le francesi Amilcar) e diventa anche concessionario di questo marchio.

Nel 1934 appende il casco al chiodo e si concentra sulle vendite: prima come dipendente di una società che importa auto americane in Austria e in seguito come imprenditore. Nasce la Hoffman & Huppert, azienda specializzata nell’importazione di Bentley, Delahaye, Rolls-Royce e Volvo.

La guerra

Per sfuggire ai nazisti (il padre è ebreo) Max Hoffman si trasferisce a Parigi e nel 1941 si sposta a New York: durante la Seconda Guerra Mondiale realizza articoli di bigiotteria e alla fine del conflitto torna a concentrarsi sulle automobili.

Nasce la Hoffman Motor Company

Nel 1947 vede la luce la Hoffman Motor Company, società importatrice di autovetture europee: l’anno seguente gestisce le Jaguar per tutta la zona est degli Stati Uniti e nel 1949, colpito dai primi Maggiolini, prova a vendere le Volkswagen negli States.

Crescita continua

Max Hoffman nel 1952 abbandona la Jaguar e punta su altri marchi europei come Alfa Romeo, Austin-Healey, BMW, Fiat, Mercedes e Porsche.

Proprio durante un incontro con Ferry Porsche Hoffman sottolinea la necessità di un logo per identificare meglio le vetture di Zuffenhausen: lo stemma che conosciamo oggi prende forma quel giorno su un tovagliolo.

Nel 1953 Max Hoffman – in una delle poche decisioni errate della sua vita – lascia Volkswagen dopo quattro anni passati, senza successo, a cercare di vendere il Maggiolino agli americani. Il boom arriverà due anni più tardi grazie alla creazione di Volkswagen USA.

1954

Nel 1954 Hoffman apre un esclusivo showroom a New York (e più precisamente su Park Avenue) progettato nientepopodimeno che da Frank Lloyd Wright. Nello stesso anno vedono la luce due sportive leggendarie nate grazie a un suggerimento di Max: la Mercedes 300 SL e la Porsche 356 Speedster.

La prima – quella famosa per le ali di gabbiano – non convince inizialmente i vertici della Stella e solo un ordine di 1.000 esemplari di Max Hoffman li convincerà a cambiare idea. La vettura – presentata addirittura al Salone di New York anziché nei consueti appuntamenti di Ginevra e Francoforte – seduce il pubblico “yankee” al punto che l’80% della produzione va a finire negli Stati Uniti.

La seconda nasce invece quando Hoffman intuisce le potenzialità sul mercato californiano di una variante scoperta ed essenziale della Porsche 356.

Sempre più spider

Tra il 1955 e il 1956 debuttano sul mercato altre tre spider nate da un suggerimento di Max Hoffman: la Mercedes 190 SL, l’Alfa Romeo Giulietta Spider e la BMW 507. Per quanto riguarda quest’ultima è proprio Hoffman a chiedere al designer tedesco Albrecht von Goertz di lavorare sullo stile della vettura.

Solo BMW

Intorno alla metà degli anni ‘60 Hoffman si concentra solo su BMW e cede tutti gli altri brand: l’ultimo modello nato da un suo consiglio è la 2002 del 1968, variante sportiva della serie 02 creata montando un motore 2.0 sotto il cofano della 1600.

Nel 1975, dopo anni di trattative, Hoffman perde anche BMW e si ritira ufficialmente dall’attività. Scompare il 9 agosto 1981.

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