Renault Alpine A442B: l’ultima vittoria tutta francese a Le Mans

La Renault Alpine A442B è uno dei simboli della “grandeur” francese: questa vettura, infatti, conquistò la 24 Ore di Le Mans nel 1978 con piloti (Jean-Pierre Jaussaud e Didier Pironi) e pneumatici (Michelin) transalpini. Un evento – mai più ripetuto da nessun’altra nazione – che non si verificava dalla prima edizione della più importante corsa di durata del mondo, nel 1923. Scopriamo insieme la storia di questa sportiva.Renault Alpine A442B: la storiaLa Renault Alpine A442B non è altro che un’evoluzione della Renault Alpine A442, nata nel 1976 (anno in cui la Alpine viene acquistata dalla Régie) per conquistare la 24 Ore di Le Mans ma reduce da due ritiri nel 1976 e nel 1977.Dotata di un telaio in alluminio rinforzato con elementi in acciaio e di una carrozzeria in vetroresina, monta un motore 2.0 V6 sovralimentato con potenze comprese tra 496 e 503 CV. La A442B si distingue dalla A442 per la presenza di un curioso parabrezza avvolgente a forma di bolla che consente di migliorare l’aerodinamica e di incrementare la velocità in rettilineo. Molti piloti, però, non apprezzano la scarsa visibilità e la sensazione di claustrofobia all’interno dell’abitacolo.La 24 Ore di Le Mans 1978In occasione della 24 Ore di Le Mans del 1978 la Renault Alpine schiera un solo esemplare di A442B, affidato ai driver transalpini Didier Pironi e Jean-Pierre Jaussaud, e affiancato da due A442 e da una A443 (un’evoluzione della A442B più pesante di 30 kg, dotata di un passo più lungo di 15 cm e di un propulsore 2.1 da 520 CV).Quest’ultima vettura – guidata da Jean-Pierre Jabouille e da Patrick Depailler – balza subito al comando della gara e per 18 ore, prima di essere costretta al ritiro, forza il ritmo per spingere le Porsche a sollecitare il motore più del dovuto. La tattica funziona, le vetture di Zuffenhausen accusano problemi tecnici e la A442B trionfa con cinque giri di vantaggio sulla seconda classificata: una Porsche 936/78 guidata dal trio composto dal tedesco Jürgen Barth, dal belga Jacky Ickx e dal francese Bob Wollek.

Fonte

Lascia un commento