Monthly Archives: Febbraio 2014

F1: il casco di James Hunt all’asta

Il casco di James Hunt sarà uno degli oggetti più desiderati all’asta Race Retro & Classic Car Sale, organizzata da Silverstone Auctions e in programma il 22 e il 23 febbraio 2014 a Stoneleigh Park, vicino a Coventry (Regno Unito).L’elmetto nero Bell con visiera usato dal pilota britannico (Campione del Mondo 1976, stagione raccontata nel film “Rush”) durante la stagione 1978 è impreziosito da tre strisce colorate, dal nome del pilota e dagli sponsor Marlboro, Texaco e Goodyear. Il prezzo dovrebbe aggirarsi intorno ai 25.000 euro.Il 1978 fu l’ultimo anno di James Hunt alla McLaren: si rivelò più veloce dei compagni di squadra – il francese Patrick Tambay e il nostro Bruno Giacomelli – e terminò la stagione al 13° posto in classifica generale ottenendo come miglior piazzamento un terzo posto (ultimo podio in carriera) il 2 luglio in occasione del GP di Francia.

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Karl Benz, l’inventore dell’automobile

Karl Benz non è solo uno dei personaggi più importanti della storia dell’automobile: è l’uomo che ha inventato questo mezzo di trasporto. Alla fine del XIX secolo questo ingegnere tedesco ha avuto la brillante idea di abbinare un motore ad un veicolo dotato di ruote dando così origine ad un oggetto che ancora oggi fa parte della nostra vita quotidiana. Scopriamo insieme la sua storia.Karl Benz: la biografiaKarl Benz nasce il 25 novembre 1844 a Mühlburg, ora un sobborgo di Karlsruhe (Germania). Perde il padre – macchinista ferroviario – a soli due anni a causa di un incidente e riesce a studiare grazie agli enormi sacrifici della madre Josephine.Karl si rivela fin da subito un bambino prodigio: si iscrive al liceo a soli nove anni e nel 1860 entra nel Politecnico della sua città natale.L’ingresso nel mondo del lavoroDopo aver terminato gli studi Karl Benz inizia a lavorare come apprendista nella Karlsruher Maschinenfabrik, ditta che lascia nel 1866 per trasferirsi a Mannheim, dove trova un impiego come progettista di bilance. Tre anni più tardi si sposta a Pforzheim, dove trova lavoro come direttore in un’azienda che progetta ponti. In quella stessa città conosce Bertha: nel 1870 lo aiuta finanziariamente a sviluppare la sua prima attiività in proprio e due anni più tardi lo sposa.Il motore a gasNel 1877 la situazione economica della famiglia Benz non è delle migliori, soprattutto considerando che in casa ci sono tre figli da sfamare (che diventeranno quattro nel 1882 e cinque nel 1890). Karl si concentra quindi sulla progettazione di un motore a due tempi a gas: termina il lavoro nel 1879 e tre anni più tardi fonda – senza particolare successo – un’altra società. In compenso brevetta una serie di soluzioni che diventeranno di uso comune nel mondo dell’automobile: l’acceleratore, la candela di accensione, il carburatore e la frizione.La creazione della Benz e dell’automobileLa svolta per Karl Benz arriva nel 1883 con la fondazione dell’azienda che porta il suo nome e con i primi lavori sul motore a quattro tempi, brevettato da Nikolaus August Otto ma liberato da ogni vincolo legale nel 1886 dopo un processo vinto da Gottlieb Daimler. Karl monta questo propulsore su un veicolo a tre ruote e crea così la Patent Motorwagen, la prima automobile della storia dotata di motore a scoppio.La vettura inizia ad avere successo nel 1888 quando Bertha, all’insaputa del marito, carica i due figli più grandi in macchina e dimostra la solidità del mezzo percorrendo i circa 100 chilometri che separano Mannheim da Pforzheim.Nuove vettureNell’ultimo decennio del XIX secolo Karl Benz progetta altre vetture: la Viktoria del 1893 e la Velo dell’anno successivo (il primo veicolo di “massa” della storia) permettono alla Casa tedesca di diventare il primo costruttore automobilistico del mondo.Addio all’aziendaIl XX secolo si apre con la presentazione nel 1901, da parte dei rivali della Daimler, della più potente e moderna Mercedes 35PS. Karl non è interessato alla corsa alle prestazioni in quanto ritiene che l’automobile sia semplicemente un mezzo per spostarsi e dopo alcune divergenze con i soci lascia l’azienda da lui fondata (pur entrando a far parte del suo consiglio di amministrazione) e ricopre esclusivamente il ruolo di consulente.La vecchiaia e la morteKarl Benz crea nel 1906, senza successo, una nuova società per la produzione di automobili: la Benz Söhne e nel 1914 riceve la laurea honoris causa dal Politecnico di Karlsruhe dove aveva studiato diversi anni prima.Karl muore il 4 aprile del 1929 a Ladenburg (Germania), tre anni dopo la fusione della Benz con la Daimler.

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Ford Transit, la storia del grande veicolo commerciale dell’Ovale Blu

Il Ford Transit è – dopo il Volkswagen Transporter – il veicolo commerciale più famoso del mondo. In oltre sessant’anni di carriera il furgone dell’Ovale Blu ha accompagnato milioni di lavoratori offrendo in cambio tanta affidabilità e un eccellente rapporto qualità/prezzo.La gamma attuale è composta da due modelli: Il Transit Custom – presentato a Birmingham nel 2012 e nominato International Van of the Year nel 2013 – è disponibile esclusivamente a trazione anteriore ed è rivolto soprattutto al mercato europeo. Caratterizzato da un design aggressivo e disponibile nella variante normale (lunga 4,97 metri) e in quella a passo lungo (5,34 metri di lunghezza), può accogliere – nella versione passeggeri Tourneo Custom – fino a nove persone. Il motore è un 2.2 turbodiesel TDCi da 100, 125 e 155 CV.La sesta generazione del Ford Transit “tradizionale” – svelato al Salone di Detroit 2013 e disponibile a trazione anteriore, posteriore e integrale – è più grande: la versione “standard” è lunga 5,53 metri mentre quella a passo lungo prevede due varianti di lunghezza (5,98 e 6,70 metri). I motori per il mercato italiano sono invece gli stessi del Custom.Scopriamo insieme la storia del veicolo commerciale dell’Ovale Blu.Ford Taunus Transit (1953)Il primo veicolo commerciale Ford – denominato FK 1000 – nasce nel 1953. Prodotto in Germania e dotato di un motore 1.3 a benzina, viene modificato nel 1955 con l’adozione di un più grosso propulsore 1.5. Nel 1961 questo van viene ribattezzato Taunus Transit.Ford Transit prima generazione (1965)Il primo vero Ford Transit, nato per rimpiazzare il Thames 400E, viene presentato nel 1965 e impiega pochissimo tempo a conquistare il pubblico: merito del design originale e gradevole, della gamma ricca di versioni e del motore anteriore, che consente di aumentare lo spazio destinato al carico.La gamma motori al lancio per il mercato europeo comprende due unità V4 a benzina da 1,7 e 2 litri. Le varianti diesel  – dotate di un propulsore Perkins da 42 CV (rimpiazzato da un più potente “York” nel 1974) – si distinguono per il cofano più lungo.Ford Transit seconda generazione (1978)La seconda generazione del Ford Transit – svelata nel 1978 – non è altro che un restyling della prima serie (ulteriormente ridisegnato nel 1984) con una gamma motori composta da quattro unità a benzina (1.6, 2.0, 3.0 V6 e 4.0 a sei cilindri) e un 2.5 diesel V4.Ford Transit terza generazione (1986)Nel 1986 arriva un Ford Transit completamente nuovo: la carrozzeria monovolume è più aerodinamica e consente di ridurre lo spazio destinato ai motori (tre a benzina – 2.0, 2.9 V6 e 3.0 V6 – e un 2.5 a gasolio).Un leggero lifting nel 1992 porta fari anteriori più tondeggianti e sospensioni anteriori riviste mentre due anni più tardi, in occasione di un profondo restyling, vengono cambiati il frontale e la plancia.Ford Transit quarta generazione (2000)Grazie alla quarta generazione del Transit del 2000 la Ford conquista per la prima volta, nel 2001, il prestigioso premio International Van of the Year. Disponibile per la prima volta anche a trazione anteriore, monta due motori a quattro cilindri da 2 e 2,3 litri.Ford Transit quinta generazione (2006)La quinta generazione del Ford Transit – presentata nel 2006 e vincitrice dell’International Van of the Year nel 2007 – non è altro che un restyling della quarta serie. La gamma motori al lancio è composta da un 2.3 a benzina da 146 CV e da sei unità turbodiesel TDCi: 2.2 da 85, 110 e 130 CV e 2.4 da 100, 115 e 140 CV.Nel 2007 – in concomitanza con il debutto di un 3.2 a cinque cilindri a gasolio da 200 CV – il 2.2 da 130 CV viene portato a quota 140 mentre nel 2008 la potenza del 2.2 da 110 CV aumenta a 115.

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Siata Spring (1967): il primo esempio di design retrò

La Siata Spring può essere considerata uno dei primi esempi di design retrò: nonostante fosse nata nel 1967 strizzava infatti già l’occhio alle spider inglesi degli anni ’30. Basata sul telaio (opportunamente rinforzato) della Fiat 850, è abbastanza semplice da trovare nel nostro Paese e le sue quotazioni sono inferiori a 10.000 euro.Siata Spring (1967): le caratteristiche principaliLa Siata Spring, presentata nel 1967 e prodotta in circa 3.000 esemplari fino al 1970, viene creata in seguito ad una ricerca di mercato effettuata su giovani automobilisti nella prima metà degli anni Sessanta.Il lungo cofano anteriore non ospita il motore (posteriore, come la trazione) ma un ampio bagagliaio adatto a soddisfare le esigenze di una coppia.La tecnicaIl motore della Siata Spring – lo stesso quattro cilindri della Fiat 850 Super – ha una cilindrata di 850 cc, genera 37 CV e permette alla scoperta torinese di raggiungere una velocità massima di 125 km/h.Le quotazioniLe quotazioni ufficiali recitano 8.000 euro ma difficilmente troverete qualcuno disposto a disfarsi della vettura per meno di 10.000 euro. Rintracciare esemplari ben tenuti in Italia e all’estero non è difficile.

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I 50 anni di Alex Caffi

Nel 2014 Alex Caffi compirà 50 anni: nel corso della sua carriera il pilota lombardo – ancora oggi in attività – ha dimostrato, a differenza di altri colleghi più “specializzati”, di andare veloce con qualsiasi mezzo. Ha corso in F1, nei rally, nelle gare endurance e nei rally raid ottenendo sempre risultati interessanti, specialmente a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta: scopriamo insieme la sua storia.Alex Caffi: la biografiaAlex Caffi nasce il 18 marzo 1964 a Rovato (Brescia). Appassionato di moto, inizia la propria carriera nel motocross prima di passare alle quattro ruote. Vince la sua prima corsa – con i kart – nel 1980 e l’anno seguente si cimenta con le Formula 4.I primi successiAlex inizia a farsi notare tra gli addetti ai lavori nel 1983 quando, al secondo anno di Formula Abarth, vince il titolo Under 23. Questo successo gli apre le porte della Formula 3: nel 1984 diventa vicecampione italiano e l’anno successivo conquista addirittura il titolo europeo sul circuito Paul Ricard di Le Castellet (Francia).Il debutto in F1Alex Caffi debutta in F1 nel 1986 quando al volante di una Osella prende parte al GP d’Italia. L’anno seguente affronta l’intera stagione con una vettura tutt’altro che affidabile (13 ritiri in 14 GP, 12° a San Marino in una gara in cui rimane senza benzina) ma si rivela costantemente più veloce dei propri compagni di squadra – lo svizzero Franco Forini e il nostro Gabriele Tarquini – nelle occasioni in cui la scuderia piemontese decide di schierare una seconda monoposto.Il passaggio alla DallaraLa situazione migliora nel 1988 con il trasferimento alla Dallara, vettura che gli consente di ottenere come miglior piazzamento un 7° posto in Portogallo. L’anno successivo ottiene risultati peggiori del compagno Andrea de Cesaris ma riesce comunque a realizzare due exploit: il quarto posto a Monte Carlo e il sesto in Canada.L’avventura Arrows FootworkLa migliore stagione di Alex Caffi in F1 è quella del 1990 con la Arrows: il suo miglior piazzamento è un quinto posto (sempre a Monte Carlo) ma conquista il 16° posto nel Mondiale Costruttori e, soprattutto, è più veloce del coéquipier, un certo Michele Alboreto.Più deludente l’annata seguente, quando il team viene ufficialmente ribattezzato Footwork: resta più veloce di Alboreto e del nuovo compagno Stefan Johansson ma si deve accontentare di un 10° posto in Giappone.La delusione Andrea ModaNel 1992 Alex Caffi viene ingaggiato dalla Andrea Moda ma non riesce a correre: nel primo GP, in Sudafrica, viene rifiutata l’iscrizione alla scuderia mentre nella seconda, in Messico, la vettura non è pronta per gareggiare.Dopo la F1Alex abbandona la F1 ma non il motorsport: nel 1993 partecipa al Mondiale Sport Prototipi con la Mazda mentre nel 1995 affronta il campionato turismo spagnolo al volante di una Opel Vectra.L’enduranceNella seconda metà degli anni Novanta Alex Caffi si concentra sulle gare di durata: nel 1996 (anno in cui si aggiudica la 6 Ore di Vallelunga nel Gruppo N con una BMW M3) e nel 1997 prende parte alla serie nordamericana IMSA mentre l’anno successivo si cimenta nel campionato ISRS.Nel 1999 corre nella American Le Mans Series con la Ferrari 333 SP e disputa la sua prima 24 Ore di Le Mans (l’unica delle tre terminata, 6° posto assoluto) con i connazionali Andrea Montermini e Domenico Schiattarella mentre l’anno successivo affronta senza brillare particolarmente altre prove endurance.Il terzo millennioNel terzo millennio Alex Caffi continua con l’endurance ma le vittorie più importanti arrivano con le storiche: al volante di una Porsche RSR del 1974 porta infatti a casa nel 2004 (anno in cui corre la seconda Le Mans con una Porsche 911 GT3) la 2 Ore del Mugello e sale sul gradino più alto del podio sul circuito Paul Ricard.Il 2005 è l’anno in cui Alex vince una gara in un’altra nuova categoria: con una Lola domina il Trofeo Valle Camonica (6° tappa del Campionato europeo della montagna).Alex Caffi si conferma un pilota versatile anche nel 2006: diventa campione italiano GT2 con una Ferrari F430 in coppia con Denny Zardo e vince il Rally Ronde Camuna con una Peugeot 206 WRC.Nel 2007 corre l’ultima Le Mans con una Spyker C8 e due anni più tardi sale nuovamente sul gradino più alto del podio di un rally aggiudicandosi il Benacus nella classe R3C con una Renault Clio R3.Gli ultimi exploit di Alex Caffi – in attesa di vederlo trionfare ancora in futuro – sono il successo nella classe GT del Driver Rally Show nel 2010 con una Porsche GT3 RS, la seconda vittoria al Trofeo Valle Camonica (non più valido, però, per il campionato europeo della montagna) e – nei rally raid – il trionfo di classe alla Baja Espana Aragon del 2012 con un Unimog.

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Flaminio Bertoni, il papà delle più belle Citroën

Non tutti sanno che le più belle Citroën (la Traction Avant, la 2CV e la DS, giusto per citare le più importanti) sono state disegnate da un italiano: Flaminio Bertoni. Lo stilista varesino – più conosciuto in Francia che dalle nostre parti – è sicuramente uno dei più innovativi car designer di sempre. Scopriamo insieme la sua storia.Flaminio Bertoni: la biografiaFlaminio Bertoni nasce il 10 gennaio 1903 a Masnago (comune accorpato a Varese nel 1927). Dopo essersi diplomato all’istituto tecnico nel 1918 inizia a lavorare come apprendista falegname alla Carrozzeria Macchi e successivamente passa al reparto lattonieri. All’inizio degli anni Venti contribuisce alla realizzazione del monumento ai caduti di Varese, attualmente situato in Piazza della Repubblica.Dopo un paio di anni in Francia Flaminio torna alla Macchi nel 1925 con il ruolo di capo disegnatore e progetta un originale autobus privo di cofano e con cabina sopra il motore che viene prodotto dalla Carrozzeria Baroffio nel 1935.Il trasferimento alla CitroënFlaminio Bertoni si trasferisce definitivamente in Francia nel 1931 insieme alla fidanzata Giovanna Barcella. Propone ad André Citroën un brevetto per il sollevamento pneumatico dei finestrini e viene assunto dalla Casa transalpina nel 1932, due giorni dopo la nascita del figlio Leonardo (nome scelto in omaggio a Leonardo da Vinci).La Traction AvantLa Citroën Traction Avant è la prima vettura progettata da Bertoni nonché la prima auto della storia ideata direttamente in tre dimensioni: Flaminio sfrutta le sue doti di scultore per realizzare le forme dell’auto in una sola notte con la plastilina.Concentrato sul lavoroFlaminio Bertoni si allontana sempre più dalla famiglia: di giorno lavora per il Double Chevron mentre la sera realizza sculture e quadri con l’obiettivo di diventare più famoso come artista che come disegnatore di automobili. Giovanna decide di ritornare quindi in Italia con il figlio. Nel 1939 progetta la carrozzeria del furgone TUB ma la sua carriera si interrompe con lo scoppio della guerra.La Seconda Guerra MondialeNel 1940 Flaminio viene arrestato in Francia in quanto italiano ma viene liberato dopo l’arrivo a Parigi dei nazisti. Poco dopo è vittima di un pauroso incidente in moto quando si schianta contro un mezzo blindato tedesco: diventa invalido al 65% e può camminare solo con un bastone.Flaminio Bertoni conosce nel 1943 Lucienne Marodon, prima ballerina all’Opera di Parigi e al Teatro alla Scala di Milano. Si sposano nel 1947 e dalla loro unione nasce nel 1949 Serge. Nel 1944 viene nuovamente arrestato con l’accusa di collaborazionismo dalle truppe francesi ma viene rilasciato dopo tre giorni.La 2CV e altre invenzioniLa Citroën 2CV, il secondo capolavoro firmato Bertoni – viene svelato ufficialmente il 7 ottobre 1948 al Salone di Parigi. L’anno seguente – in concomitanza con il conseguimento della laurea in architettura – Flaminio presenta alcuni brevetti tra cui la cerniera multipla regolabile in posizione: quella che ancora oggi è usata per i fissaggi dei WC.La DSLa più bella auto disegnata da Flaminio Bertoni (nonché quella che oggi è considerata la vettura più affascinante in assoluto) è la Citroën DS. Presentata al Salone di Parigi del 1955, ottiene immediatamente un grande successo di pubblico raccogliendo ben 80.000 ordini nelle prime due settimane.La Ami 6 e la morteLa Citroën Ami 6 del 1961, vettura caratterizzata dall’originale lunotto inclinato in modo inverso (soluzione ideata per creare un veicolo con la coda che sia poco più ingombrante della 2CV), è l’ultima creazione di Flaminio, che perde la vita il 7 febbraio 1964 a Parigi in seguito ad un ictus.

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Dalla Istana alla Rodius, la storia delle monovolume Ssangyong

Poche monovolume sanno essere spaziose come quelle prodotte dalla Ssangyong: da quasi vent’anni la Casa coreana realizza e mette in commercio vetture tanto ingombranti quanto accoglienti.Il modello attualmente in listino – la seconda generazione della Rodius, presentata al Salone di Ginevra 2013 e in listino dal 2014 – è particolarmente voluminoso: è lungo infatti 5,13 metri, ha un passo di tre metri e accoglie comodamente sette persone e relativi bagagli. Disponibile a trazione posteriore o integrale, ha un design che strizza l’occhio al mondo delle SUV e monta un motore 2.0 turbodiesel Xdi da 155 CV. Scopriamo insieme la storia delle sue antenate.Ssangyong Istana (1995)La Ssangyong Istana rappresenta il primo tentativo della Casa coreana di cimentarsi con le vetture da famiglia. Derivata dal furgone Mercedes MB100 e capace di ospitare fino a 15 persone, monta un motore 2.9 a gasolio.Ssangyong Rodius prima generazione (2004)La prima generazione della Ssangyong Rodius viene svelata nel 2004 ma debutta ufficialmente nel nostro Paese l’anno successivo con un motore 2.7 turbodiesel Xdi da 165 CV e la trazione posteriore o integrale.In Italia è disponibile esclusivamente in configurazione a sette posti ma in altre nazioni viene commercializzata in varianti in grado di accogliere fino a undici passeggeri. Originale – anche se non molto gradevole – il design, che prende spunto dal mondo degli yacht.La Ssangyong Rodius prima serie rimane nei listini italiani fino al 2009: non si vedrà mai nelle nostre concessionarie, tuttavia, il restyling (caratterizzato da un frontale più elegante) presentato due anni prima.

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Dalla Santamo alla ix20, la storia delle monovolume piccole e compatte Hyundai

Dalla fine del secolo scorso le monovolume piccole e compatte firmate Hyundai rappresentano una soluzione intelligente e conveniente per le famiglie non troppo numerose. La proposta attualmente in listino, la ix20 (strettamente imparentata con la Kia Venga), viene presentata al Salone di Parigi 2010 e conquista il pubblico grazie ad un design riuscito.La gamma motori al lancio comprende due unità a benzina (1.4 da 90 CV e 1.6 da 125 CV) e un 1.4 turbodiesel CRDi da 77 e 90 CV. L’anno seguente debutta in listino un 1.6 turbodiesel CRDi da 115 e 128 CV. Scopriamo insieme la storia delle sue antenate.Hyundai Santamo (1999)La Hyundai Santamo – variante rimarchiata della prima generazione della Mitsubishi Space Runner – inizia ad essere commercializzata nel 1996 ma arriva nel nostro Paese solo nel 1999.Dotata di un solo motore – un 2.0 a benzina da 139 CV – non ottiene un grande successo ed esce di scena già nel 2001.Hyundai Matrix (2002)La Hyundai Matrix si distingue dalle altre proposte di inizio secolo della Casa coreana per il design originale, opera di Pininfarina.La gamma motori al lancio comprende due propulsori a benzina (1.6 da 103 CV e 1.8 da 122 CV) e un 1.5 turbodiesel CRDi da 82 CV. Nel 2005 si aggiunge un 1.5 a gasolio CRDi da 102 CV la cui potenza nel 2006 (anno in cui sparisce l’unità diesel da 82 CV) sale fino a quota 110 CV.Il restyling del 2007 porta una mascherina più estesa mentre l’anno seguente abbandona le scene l’unità 1.8 a benzina.

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Singer Vogue (1961): eleganza british

La Singer Vogue del 1961 non ha niente a che vedere con le macchine da cucire. Questa compatta britannica – appartenente ad un marchio scomparso nel 1970 – sconosciuta nel nostro Paese non è altro che la variante lussuosa della Hillman Super Minx.Singer Vogue (1961): le caratteristiche principaliLa Singer Vogue  – disponibile nelle varianti berlina e station wagon – viene svelata nel 1961 e si distingue dalla “cugina” Hillman nata nello stesso anno per i quattro gruppi ottici anteriori e per un propulsore più potente. La seconda generazione del 1963 ha i freni a disco anteriori di serie.La terza serie – mostrata nel 1964 – offre prestazioni più grintose e una coda meno originale contraddistinta da un terzo finestrino laterale mentre l’ultima evoluzione del 1965 si presenta con un propulsore più grosso.La tecnicaL’unico motore della Singer Vogue nel 1961 è un 1.6 a benzina in grado di generare una potenza di 66 CV, incrementata a 84 in occasione del lancio della terza generazione. In concomitanza con il debutto della quarta serie questa unità beneficia di un aumento di cilindrata (a 1,7 litri) ma non di potenza.Le quotazioniLe quotazioni di questa vettura – introvabile in Italia, più semplice da rintracciare nel Regno Unito – sono particolarmente basse: 3.500 euro. Ė una delle rappresentanti di un segmento scomparso dai nostri listini: quello delle compatte inglesi, vetture capaci di offrire tanta eleganza in dimensioni esterne contenute.

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Rally ’70: la passione in un libro

Il libro “Rally ’70. Una storia, tante storie” scritto dal giornalista automobilistico Emanuele Sanfront (già autore di “Reparto Corse Lancia”) è un omaggio agli anni d’oro di questo sport, ad un periodo nel quale le auto italiane erano assolute protagoniste.In questo volume di oltre 350 pagine con immagini rigorosamente in bianco e nero – che sarà pubblicato entro fine febbraio dalla casa editrice Ananke (ma è già prenotabile al costo di 22 euro, spese di spedizione comprese) – si trovano numerose testimonianze di persone che hanno vissuto in prima persona le gare degli anni Settanta e Ottanta: meccanici, piloti, copiloti, giornalisti, fotografi, tifosi, collezionisti e creatori di modellini.Il libro “Rally ’70. Una storia, tante storie” contiene inoltre un DVD con il filmato “La lunga corsa” nel quale viene celebrata la stagione agonistica 1975 del Gruppo Fiat, culminata con il secondo titolo Mondiale conquistato dalla Lancia Stratos.La presentazione del volume avverrà l’8 febbraio 2014 alle 12:00 al Padiglione 2 di Automotoretrò presso il Lingotto Fiere di Torino. Nello stand, condiviso con l’associazione “Amici di Nino Fornaca”, saranno presenti due star dei rally anni ’70 – la Lancia Fulvia HF e la Fiat 124 Abarth – e una Mini Cooper degli anni ’60 appartenuta a Enzo Ferrari. In esposizione sarà inoltre possibile ammirare storiche tute Sparco facenti parte della collezione di Francesco Buffi.Si terrà un’altra presentazione del libro “Rally ’70. Una storia, tante storie” il prossimo 1 marzo 2014 alle 11:00 a Milano presso l’Archivio di Stato in via Senato 10.

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