Category Archives: Auto Classiche

Auto Peugeot: l’elenco completo (con i prezzi)

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Le Peugeot sono le auto francesi più amate dagli italiani: la Casa del Leone è sempre stata molto apprezzata dalle nostre parti grazie a una gamma completa di modelli caratterizzati da un design grintoso in vendita a cifre non esagerate.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le auto Peugeot in commercio (con i prezzi): tanti modelli benzinadieselibridi plug-in benzina ed elettrici per tutti i gusti e tutte le tasche.

Auto Peugeot: l’elenco completo (con i prezzi)

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Peugeot 208

La seconda generazione della Peugeot 208 è una piccola in vendita a prezzi che partono da 16.900 euro. La gamma motori è composta da quattro unità: tre 1.2 PureTech tre cilindri a benzina (un aspirato da 75 CV e due turbo da 101 e 131 CV) e un 1.5 turbodiesel BlueHDi da 102 CV.

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Peugeot 308

La terza generazione della Peugeot 308 è una compatta sviluppata sullo stesso pianale della 3008Prezzi da 24.350 euro e una gamma motori composta da cinque unità sovralimentate: due 1.2 tre cilindri PureTech a benzina da 110 e 131 CV, due 1.6 Hybrid ibridi plug-in benzina da 181 e 225 CV e un 1.5 diesel BlueHDi da 131 CV.

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Peugeot 308 Station

La Peugeot 308 Station è la variante wagon della terza generazione della compatta francese. Prezzi da 25.750 euro, pianale condiviso con la DS 7 Crossback e una gamma motori composta da cinque unità sovralimentate: due 1.2 tre cilindri PureTech a benzina da 110 e 131 CV, due 1.6 Hybrid ibridi plug-in benzina da 181 e 224 CV e un 1.5 diesel BlueHDi da 131 CV.

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Peugeot 508

La seconda generazione della Peugeot 508 è una berlina in vendita a prezzi che partono da 35.900 euro. La gamma motori è composta da quattro unità sovralimentate: un 1.2 tre cilindri PureTech a benzina da 131 CV, due 1.6 Hybrid ibridi plug-in da 290 e 360 CV e un 1.5 diesel BlueHDi da 131 CV.

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Peugeot 508 Station

La Peugeot 508 Station è la variante wagon della seconda serie della berlina francese. Disponibile a trazione anterioreintegrale, è in vendita a prezzi che partono da 37.300 euro e ha una gamma motori composta da quattro unità sovralimentate: un 1.2 tre cilindri PureTech a benzina da 131 CV, due 1.6 Hybrid ibridi plug-in benzina da 224 e 360 CV e un 1.5 diesel BlueHDi da 131 CV.

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Peugeot 2008

La seconda generazione della Peugeot 2008 è una piccola SUV in vendita a prezzi che partono da 23.300 euro. La gamma motori è composta da cinque unità sovralimentate: tre 1.2 PureTech tre cilindri a benzina da 101, 131 e 155 CV e due 1.5 diesel BlueHDi da 110 e 131 CV.

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Peugeot 3008

La seconda generazione della Peugeot 3008 è una SUV compatta disponibile a trazione anterioreintegrale sviluppata sullo stesso pianale della 308Prezzi da 31.550 euro e una gamma motori composta da quattro unità sovralimentate: un 1.2 tre cilindri PureTech a benzina da 131 CV, due 1.6 Hybrid ibridi plug-in benzina da 225 e 300 CV e un 1.5 diesel BlueHDi da 131 CV.

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Peugeot 5008

La seconda generazione della Peugeot 5008 è una SUV media7 posti in vendita a prezzi che partono da 35.050 euro. La gamma motori è composta da quattro unità sovralimentate: due PureTech Turbo a benzina (1.2 tre cilindri da 131 CV e 1.6 da 181 CV) e due diesel BlueHDI (1.5 da 131 CV e 2.0 da 177 CV).

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Peugeot e-208

La Peugeot e-208 – variante elettrica della seconda serie della 208 – è una piccola a emissioni zero spinta da un motore da 136 CV. I prezzi? Da 33.850 euro.

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Peugeot e-2008

La Peugeot e-2008 – variante elettrica della seconda serie della 2008 – è una piccola SUV a emissioni zero spinta da un motore da 136 CV. I prezzi? Da 38.750 euro.

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Peugeot e-Rifter

La Peugeot e-Rifter è una multispazio elettrica – gemella di Citroën ë-Berlingo e Opel Combo-e Life – spinta da un motore da 136 CV. Disponibile in due varianti di carrozzeria (“normale” e Long) e con 5 o 7 posti, è in vendita a prezzi che partono da 36.400 euro.

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Che cos’è un impianto GPL after market: vediamo i dettagli

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Gli impianti GPL oggi sono sempre più frequenti sulle vetture in circolazione, grazie soprattutto al basso costo e ai ridotti consumi del Gas Petrolio Liquefatto per alimentare il veicolo. C’è però anche modo di aggiungere l’impianto GPL sulla propria vettura after market, ovvero in un secondo momento rispetto all’acquisto dell’auto. Vediamo tutto quello che bisogna sapere a riguardo, i costi e quando conviene.

Impianto GPL after market: di cosa si tratta

Installare un impianto GPL in un secondo momento consente di trasformare l’alimentazione della propria auto. È vero quindi che le Case automobilistiche propongono a listino dei modelli che già prevedono la doppia alimentazione benzina/GPL, ma altrettanto vera è la possibilità di fare un’installazione after market, ovvero post vendita.

Il montaggio dell’impianto GPL after market

Si tratta di un’operazione che deve essere chiaramente eseguita da parte di uno specialista, un intervento comunque realizzabile in tempi brevi. È fondamentale però decidere di montare un impianto GPL after market con la giusta consapevolezza, visto che ogni tipologia di auto ha delle caratteristiche differenti e quindi delle modalità diversi di alloggiamento dell’impianto stesso.

Generalmente infatti viene installato nel vano predisposto per la ruota di scorta, andando a diminuire così lo spazio di carico del bagagliaio. In base alla tipologia di auto e alle sue caratteristiche, l’intervento può essere fatto in maniera più o meno agevole, andando sicuramente a influenzare anche i costi.

Costi di montaggio

Ci sono differenti fattori che possono influenzare il prezzo della lavorazione necessaria per installare l’impianto GPL after market sulla propria vettura:

  • prima di tutto il tipo di auto su cui viene montato il nuovo impianto di alimentazione: il veicolo può essere infatti a iniezione con marmitta catalitica o non catalitica oppure a carburatore. Le spese dell’operazione cambiano notevolmente a seconda di queste differenze;
  • anche la tipologia di impianto GPL scelto determina i differenti costi della lavorazione, il sistema può essere infatti a iniezione multipoint con elettroiniettori o con miscelatore. La prima tipologia può essere molto più costosa della seconda, addirittura i prezzi possono raddoppiare;
  • la tipologia di serbatoio da usare è un altro elemento che influenza il prezzo finale della lavorazione.

Quali sono i prezzi nel dettaglio

L’impianto GPL, quindi, anche in virtù di quanto detto sinora, può avere dei prezzi davvero differenti, la forbice è piuttosto ampia, visto che i fattori che influenzano appunto i costi sono tanti e di grande entità. Per dare un’idea generale possiamo però dire che i costi oscillano da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 3.000 euro. I primi sono quelli più semplici, che di solito vengono montati su vetture a carburatore o iniezione Euro 0 o Euro 1. Nel secondo caso si parla invece di impianti più evoluti, su auto catalizzate con impianto a iniezione sequenziale fasata.

Quando conviene installare un impianto GPL after market

L’operazione ha quindi un costo iniziale non certamente da sottovalutare, per questo è lecito chiedersi se conviene davvero montare un impianto GPL post vendita/acquisto dell’auto. I costi sostenuti inizialmente vengono poi abbondantemente compensati da coloro che hanno intenzione di percorrere decine di migliaia di km l’anno e vogliono quindi cercare di diminuire i costi per i rifornimenti del carburante. Un altro aspetto da non sottovalutare è legato al fatto che una vettura GPL inquina molto meno di un’auto a benzina e diesel e quindi si parla di un sistema che “vuole bene” all’ambiente.

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Bollo auto economico: dieci vetture che pagano meno di 150 euro all’anno

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È facile pagare un bollo auto economico se sai come farlo: per spendere meno di 150 euro all’anno, ad esempio, è sufficiente acquistare una vettura con una potenza non superiore a 79 CV (58 kW).

Di seguito troverete dieci auto che pagano una tassa automobilistica inferiore a 150 euro all’anno: si tratta principalmente di piccole provenienti soprattutto da Italia, Corea del Sud, Germania e Francia, anche se non mancano citycar di altre nazioni.

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Dacia Sandero 1.0 – 126,42 euro

La Dacia Sandero 1.0 – l’auto più economica in commercio (prezzi da 11.500 euro) – è una piccola rumena (arrivata alla terza generazione) spinta dallo stesso motore 1.0 tre cilindri a benzina da 65 CV – non particolarmente reattivo ai bassi regimi – montato anche dalla Renault Clio presente in questa guida all’acquisto.

L’ingombrante (4,09 metri di lunghezza) “segmento B” esteuropea offre un bagagliaio immenso e può anche vantare un abitacolo generoso di centimetri per le gambe dei passeggeri posteriori.

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Fiat Panda EasyPower – 131,58 euro

La Fiat Panda EasyPower – variante a gas della terza generazione della citycar torinese – monta lo stesso motore 1.2 a GPL da 69 CV presente sulla Lancia Ypsilon analizzata in questa guida all’acquisto.

Una “segmento A” che presenta alti e bassi per quanto riguarda la praticità: i passeggeri posteriori hanno tanti centimetri a disposizione della testa ma il bagagliaio è piccolo e l’abitacolo non offre molto spazio alle gambe di chi si accomoda dietro.

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Hyundai i10 1.0 – 126,42 euro

La Hyundai i10 1.0 – disponibile nelle varianti a benzina e a GPL – è spinta dallo stesso motore della Kia Picanto presente in questa guida all’acquisto: un rumoroso 1.0 tre cilindri da 67 CV.

La terza generazione della citycar coreana offre, sugli allestimenti più costosi, una dotazione di serie ricchissima.

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Kia Picanto 1.0 – 126,42 euro

La Kia Picanto 1.0 ospita sotto il cofano lo stesso motore 1.0 tre cilindri a benzina da 67 CV presente sulla Hyundai i10 analizzata in questa guida all’acquisto, abbinabile a un valido cambio automatico robotizzato a 5 rapporti.

La terza generazione della citycar coreana è agile nel misto ma il divano è un po’ troppo stretto per accogliere comodamente tre passeggeri. Gli allestimenti, infine, sono poco personalizzabili.

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Lancia Ypsilon GPL – 131,58 euro

La Lancia Ypsilon GPL è la variante a gas liquido della seconda generazione della piccola torinese.

Il motore 1.2 a GPL da 69 CV è lo stesso montato dalla Fiat Panda presente in questa guida all’acquisto.

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Opel Corsa 1.2 – 141,90 euro

La Opel Corsa 1.2 è, secondo noi, l’auto più interessante tra quelle che pagano un bollo auto economico.

La sesta generazione della piccola tedesca ospita sotto il cofano lo stesso motore – un 1.2 tre cilindri a benzina da 75 CV silenzioso – montato dalla Peugeot 208 analizzata in questa guida all’acquisto.

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Peugeot 208 PureTech 75 – 141,90 euro

La Peugeot 208 PureTech 75 è la variante più accessibile della seconda generazione della piccola francese.

Il motore 1.2 tre cilindri a benzina da 75 CV è lo stesso della Opel Corsa presente in questa guida all’acquisto.

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Renault Clio SCe – 126,42 euro

La Renault Clio SCe ospita sotto il cofano lo stesso motore 1.0 tre cilindri a benzina da 65 CV montato dalla Dacia Sandero analizzata in questa guida all’acquisto.

La quinta generazione della piccola francese può vantare un divano posteriore ampio che può accogliere abbastanza comodamente tre occupanti ma è poco agile nel misto.

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Toyota Yaris 1.0 – 136,74 euro

La Toyota Yaris 1.0 è una piccola giapponese – arrivata alla quarta generazione – sviluppata sullo stesso pianale della Yaris Cross.

L’unica proposta di questo elenco non guidabile dai neopatentati è costosa (prezzi da 19.050 euro) e monta un motore 1.0 tre cilindri a benzina da 72 CV poco corposo ai bassi regimi.

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Volkswagen up! eco – 129,00 euro

La Volkswagen up! eco è la variante a metano della citycar tedesca, disponibile a tre o a cinque porte.

Il motore 1.0 tre cilindri a metano da 68 CV non nasce per fare le corse: ci vogliono infatti 17,6 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.

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F1 2022: a Miami Verstappen sconfigge le Ferrari

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Credits: Hasan Bratic/picture alliance via Getty Images

Un ottimo Max Verstappen ha vinto il GP di Miami, quinta tappa del Mondiale F1 2022, davanti alle Ferrari di Charles LeclercCarlos Sainz Jr..

F1 Grand Prix of Miami

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Miami Grand Prix

Credits: Hasan Bratic/picture alliance via Getty Images

Auto-PRIX-F1-USA

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F1 Grand Prix of Miami

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Formula 1 Miami Grand Prix

Credits: Eva Marie Uzcategui Trinkl/Anadolu Agency via Getty Images

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La corsa della Florida – povera di emozioni fino al 41° giro – si è svegliata dopo l’ingresso della safety-car dovuto all’incidente di Norris: evento che comunque non ha inciso sulle prime tre posizioni della classifica finale.

Mondiale F1 2022 – GP Miami: le pagelle

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Charles Leclerc (Ferrari)

Charles Leclerc è stato velocissimo in qualifica (pole position) ma nella prima parte della gara ha gestito male le gomme facendosi superare da Verstappen al nono giro e andando lungo quattro tornate dopo.

Il pilota monegasco è ancora in testa al Mondiale F1 2022 ma i punti di vantaggio su Verstappen ora sono solo 19.

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Max Verstappen (Red Bull)

Max Verstappen non ha preso il massimo dei voti solo perché nelle qualifiche di sabato ha commesso un errore che gli ha impedito di lottare per la pole position.

Scattato terzo nel GP di Miami, ha superato subito Sainz Jr. al via e ha conquistato il primo posto al 9° giro passando un Leclerc in difficoltà. L’ingresso della safety-car lo ha penalizzato ma ha saputo difendersi alla grande portando oltretutto a casa il punto bonus del giro veloce.

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Sergio Pérez (Red Bull)

Sergio Pérez, penalizzato da problemi alla power unit (perdita di potenza), si è dovuto accontentare del quarto posto nel GP di Miami.

Dopo la safety-car ha provato ad attaccare Sainz Jr. approfittando delle gomme più fresche ma ha dovuto fare i conti con un’ottima manovra difensiva del rivale spagnolo al 52° giro.

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Carlos Sainz Jr. (Ferrari)

Il GP di Miami di Carlos Sainz Jr. è iniziato male: scattato secondo, ha concesso troppo spazio a Verstappen al via e si è fatto beffare agevolmente dal campione del mondo in carica.

Reduce da un pit-stop lento alla 27° tornata, si è riscattato dopo la safety-car difendendo egregiamente il terzo posto da un attacco pericolosissimo di Pérez.

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Ferrari

Cominciamo dalle buone notizie: la Ferrari è tornata a portare due monoposto sul podio dopo due GP di digiuno.

Miami, però, la Scuderia di Maranello ha nuovamente dato l’impressione di essere meno in forma della Red Bull. Fra due settimane in Spagna capiremo di più.

Mondiale F1 2022 – I risultati del GP di Miami

Prove libere 1

1 Charles Leclerc (Ferrari) 1:31.098
2 George Russell (Mercedes) 1:31.169
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:31.277
4 Sergio Pérez (Red Bull) 1:31.301
5 Pierre Gasly (AlphaTauri) 1:31.498

Prove libere 2

1 George Russell (Mercedes) 1:29.938
2 Charles Leclerc (Ferrari) 1:30.044
3 Sergio Pérez (Red Bull) 1:30.150
4 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:30.179
5 Fernando Alonso (Alpine) 1:30.372

Prove libere 3

1 Sergio Pérez (Red Bull) 1:30.304
2 Charles Leclerc (Ferrari) 1:30.498
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:30.649
4 Fernando Alonso (Alpine) 1:31.036
5 Sebastian Vettel (Aston Martin) 1:31.049

Qualifiche

1 Charles Leclerc (Ferrari) 1:28.796
2 Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 1:28.986
3 Max Verstappen (Red Bull) 1:28.991
4 Sergio Pérez (Red Bull) 1:29.036
5 Valtteri Bottas (Alfa Romeo) 1:29.475

Le classifiche
La classifica del GP di Miami 2022
Max Verstappen (Red Bull) 1h34:24.258
Charles Leclerc (Ferrari) + 3,8 s
Carlos Sainz Jr. (Ferrari) + 8,2 s
Sergio Pérez (Red Bull) + 10,6 s
George Russell (Mercedes) + 18,6 s
Classifica Mondiale Piloti
Charles Leclerc (Ferrari) 104 punti
Max Verstappen (Red Bull) 85 punti
Sergio Pérez (Red Bull) 66 punti
George Russell (Mercedes) 59 punti
Carlos Sainz Jr. (Ferrari) 53 punti
Classifica Mondiale Costruttori
Ferrari 157 punti
Red Bull 151 punti
Mercedes 95 punti
McLaren-Mercedes 46 punti
Alfa Romeo-Ferrari 31 punti

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App per traffico in tempo reale: quali sono le migliori da utilizzare?

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Da tempo gli smartphone sono diventati anche un grandissimo alleato nel caso in cui si vogliano evitare imbottigliamenti e traffico. Sfruttando i dati degli altri automobilisti (e decine di altre fonti, oltre ad avanzati algoritmi di intelligenza artificiali), moltissime app offrono informazioni sullo stato della viabilità, permettendo così di scegliere il percorso più veloce per raggiungere la meta desiderata (che, come spesso sappiamo, non corrisponde con il percorso più breve).

Alcune app più di altre, però, garantiscono risultati precisi e, soprattutto, aggiornati in tempo reale. In questo modo sarà possibile “aggirare” degli ingorghi che si sono appena formati, sfruttando un’altra funzionalità particolarmente utile: quella del ricalcolo istantaneo del percorso. Utilizzando l’intelligenza artificiale, le app per traffico sono in grado di trovare immediatamente dei percorsi alternativi che permettono di risparmiare tempo, facendoci arrivare a destinazione prima di quanto credessimo.

Ma quali sono le app di monitoraggio del traffico che non possono mancare sul nostro smartphone? Ecco la nostra top 3 delle migliori app gratis per traffico in tempo reale.

Google Maps

Se Google Maps è tra i navigatori auto più scaricati e utilizzati in assoluto gran parte del merito è da attribuire proprio alla sua funzionalità “traffico”. Anche se il navigatore di Big G conta decine e decine di strumenti preziosissimi, la possibilità di conoscere il traffico in tempo reale e di poter basare il proprio percorso su queste informazioni consente a milioni di automobilisti in tutto il mondo di risparmiare ogni giorno decine e decine di minuti.

Per garantire risultati precisi e sempre aggiornati, Google sfrutta il segnale GPS dei miliardi di smartphone che utilizzano il sistema operativo Android. Anche se non ce ne accorgiamo, mentre ci muoviamo in strada, lo smartphone invia piccoli pacchetti dati (anonimizzati, ovviamente) che consentono a Google di conoscere la nostra velocità e, quindi, sapere se la strada che percorriamo è sgombra oppure se siamo fermi a causa di un ingorgo. A questi dati, poi, Google aggiunge informazioni statistiche (come i dati del traffico degli anni precedenti) e, da qualche tempo, le segnalazioni degli utenti, che possono inviare un feedback diretto sullo stato del traffico.

Sfruttando tutti questi dati e avanzati algoritmi di intelligenza artificiale, Google Maps aiuta a conoscere il traffico in tempo reale, suggerendo percorsi alternativi nel caso in cui la colonna di auto rallenti eccessivamente la nostra corsa.

Waze

Anche se è di proprietà di Google, Waze può essere considerato come uno dei principali antagonisti – se non il principale -di Google Maps. Nato come navigatore satellitare “crowdsourced” (ossia, alimentato dalle informazioni fornite in diretta dagli utenti), con il passare del tempo ha integrato diverse funzionalità inizialmente presenti su Maps. Ancora oggi, però, il suo sistema di informazioni crowdsourced è il suo vero punto di forza.

Gli utenti, milioni e milioni in tutto il mondo, possono segnalare lavori stradali, incidenti, rallentamenti e autovelox indicando così all’intelligenza artificiale di Waze quali sono le strade più veloci per condurci alla nostra destinazione. Questo sistema consente, in alcune occasioni, di anticipare le “previsioni” sul traffico delle altre app, garantendo così risultati più veloci e precisi dei concorrenti.

MyWay

Magari per molti non sarà il navigatore ideale e non potrà reggere il confronto con i due prodotti made in Mountain View, ma MyWay può tornare molto utile a un’ampia fetta di automobilisti e camionisti. Si tratta, infatti dell’app ufficiale di Autostrade per l’Italia e offre informazioni dettagliate e sempre aggiornate sullo stato del traffico della più estesa rete autostradale del nostro Paese.

Con MyWay, inoltre, si avrà accesso diretto alle migliaia di telecamere distribuite lungo le principali autostrade italiane, permettendo di conoscere in tempo reale se all’altezza dei caselli o degli svincoli autostradali ci siano o meno code. Molto utile, dunque, per tutti coloro soliti viaggiare molto in autostrada, che possono così avere un occhio sulle maggiori arterie del nostro Paese.

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Come si regola il poggiatesta e perché è importante

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È fondamentale per tutti gli utenti, guidatori e passeggeri, essere in auto in totale sicurezza. È importante per garantire la propria e l’altrui incolumità, e quindi bisogna usare la massima attenzione al volante e tutti i sistemi di sicurezza, obbligatori e non, che consentono di viaggiare senza rischi e pericoli – primi tra tutti le cinture di sicurezza.

Ci sono anche degli accorgimenti che è possibile seguire nel caso in cui si voglia almeno provare a prevenire incidenti stradali, urti e/o distrazioni alla guida. Vediamo quindi alcuni consigli utili per quanto riguarda i sistemi di sicurezza attivi e passivi in auto e come cercare di viaggiare senza pericoli importanti.

Quali sono i principali sistemi di sicurezza in auto

Ogni veicolo è dotato di sistemi di sicurezza attivi e passivi, come ben sappiamo. Si tratta di tutti quei dispositivi presenti nelle nostre auto, che servono per salvaguardare gli utenti in caso di sinistro e addirittura per cercare di evitare gli spiacevoli episodi di incidente stradale. Vediamo i principali sistemi di sicurezza attivi:

  • sicuramente al primo posto c’è l’impianto frenante, che consente di fermare l’auto in tempo, per evitare impatti
  • lo sterzo del veicolo;
  • gli ammortizzatori;
  • le gomme, che devono essere gonfiate alla giusta pressione e mai troppo usurate oltre il limite di legge;
  • le luci, che servono per vedere la strada in sicurezza e anche per segnalare la nostra presenza agli altri utenti presenti sullo stesso percorso;
  • i tergicristalli, assolutamente indispensabili in caso di pioggia;
  • l’ABS, ovvero il sistema antibloccaggio delle ruote;
  • i sistemi di allarme per pericoli e/o ostacoli su strada;
  • i sistemi di comunicazione;
  • i sistemi anticollisione;
  • i sistemi in grado di rilevare le condizioni del conducente;
  • e infine quelli che correggono automaticamente la traiettoria dell’auto o altri errori di guida.

Tra i sistemi di sicurezza passivi, che invece non servono a prevenire un incidente stradale ma a evitare gravi danni e conseguenze di un sinistro, ci sono tutti quelli che sono in grado di assorbire l’energia cinetica ed evitare che gli occupanti del mezzo vadano a urtare contro le pareti dell’auto, rischiando di farsi male. Quali sono:

  • i poggiatesta;
  • le cinture di sicurezza;
  • gli airbag;
  • i seggiolini e altri dispositivi per bambini in auto.

Come si regola il poggiatesta

E a proposito di questi ultimi sistemi di sicurezza appena elencati, approfondiamo il discorso dei poggiatesta, che spesso non viene affrontato e, anzi, anche sottovalutato dagli stessi automobilisti. Innanzitutto si tratta di un sistema molto utile, nonostante sia trascurato, per diminuire il rischio di danni al collo in caso di impatto, soprattutto in un tamponamento, con rischio di colpo di frusta. Regolare in maniera corretta il poggiatesta eviterebbe molti spiacevoli episodi di “colpo della strega”.

Come fare:

  • innanzitutto regolare l’altezza del poggiatesta, la zona superiore dovrebbe essere almeno 5 cm sopra l’orecchio. Il poggiatesta deve essere ben fisso (controlla che lo sia) e non abbassarsi o muoversi con una semplice spinta;
  • anche la distanza del capo dal poggiatesta deve essere adeguata, e non dovrebbe superare i 6 cm;
  • il sedile deve essere sistemato in modo da stare seduti con la schiena ben eretta, senza distanziarsi eccessivamente dal poggiatesta.

Ogni auto può avere una tipologia differente di poggiatesta, per questo consigliamo di consultare il manuale d’uso del veicolo, per capire come regolarlo al meglio.

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Che cos’è e a cosa serve il Traffic sign recognition

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Le vetture moderne sono dotate dei più avanzati ADAS, sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione. Si tratta di dispositivi innovativi, in grado di aumentare la sicurezza in auto e di proteggere – soprattutto in maniera attiva – il conducente e i passeggeri. Ma non solo: sono più sicuri anche gli altri utenti della strada, soprattutto quelli considerati “deboli”, ovvero i ciclisti e i pedoni.

Gli ADAS lavorano principalmente nella prevenzione degli incidenti, e intervengono per evitare che si verifichi il sinistro. Si tratta di tecnologie ultra moderne, composte da una serie di sensori che lavorano insieme al software di bordo e monitorano la guida, intervenendo in caso di emergenza. Tra questi sistemi avanzati oggi approfondiremo il funzionamento del Traffic sign recognition, ovvero un dispositivo in grado di captare e riconoscere i segnali stradali presenti sul percorso adottato dal veicolo. Vediamo come funziona e tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Traffic sign recognition: come funziona

Il Traffic sign recognition è il sistema di riconoscimento dei segnali stradali, fa parte degli ADAS presenti sui veicoli di ultima generazione, ed è in grado di captare divieti di accesso, limiti di velocità, divieti di sorpasso e altri simili. Ma come funziona nello specifico?

Partiamo dai limiti di velocità, può essere molto utile al guidatore che ha dei dubbi sul limite da rispettare su uno specifico tratto di strada. Il Traffic sign recognition in questo caso, nella giungla dei cartelli stradali, dove purtroppo può capitare di vedere dei segnali confusi o addirittura contradditori, può essere davvero la salvezza.

Oltretutto la questione dei limiti di velocità è molto delicata, basta essere un secondo sovrappensiero (anche se non si dovrebbe mai, quando si è al volante) per insistere col piede sull’acceleratore e trovarsi oltre alla velocità consentita dalla legge. La multa, in caso di autovelox, è presto fatta! Il dispositivo in grado di leggere la segnaletica stradale invece aiuta il conducente a concentrarsi sull’andamento del traffico e a evitare multe e spiacevoli soprese per la propria patente (oltre che, ovviamente, per la sicurezza).

Il funzionamento è semplice: c’è una telecamera che si trova esattamente sul lato interno del parabrezza, dove c’è lo specchietto retrovisore interno. Questa è in grado di registrare i limiti di velocità che vengono segnalati sui margini della strada, in prossimità di cantieri o anche sui portali a cavalletto. Questi dati captati vengono poi confrontati con le informazioni del sistema di navigazione dell’auto e il conducente può vederli sullo schermo dell’infotainment e anche sul display del quadro strumenti del veicolo.

Oltre ai limiti di velocità, la telecamera è in grado di scrutare anche i divieti di sorpasso e di accesso, e altre tipologie di segnaletica. Il Traffic sign recognition consente comunque di migliorare la sicurezza a bordo dell’auto.

Quali sono i vantaggi legati all’utilizzo del Traffic sign recognition

Si tratta di un sistema che fa parte degli ADAS di ultima generazione presenti in auto, grazie al quale il guidatore è costantemente informato, soprattutto quando un segnale sfugge, ed è una situazione che capita frequentemente, quando il conducente è concentrato sulla guida della sua auto e sul monitoraggio del traffico e del comportamento degli altri utenti della strada.

Questo sistema avverte il driver attivando un allarme visivo e sonoro, se rileva che le indicazioni dei segnali non sono rispettate.

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Come si sfoderano correttamente i sedili di un’auto

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Sfoderare i sedili dell’auto non è un’operazione difficile, anzi. Ma la prima cosa da sapere è senza dubbio come smontarli, questa è la parte più difficoltosa. Ogni auto ha dei sistemi di aggancio differenti, che variano appunto da modello a modello, ed è per questo motivo che non è facile fornire una guida generale sull’argomento.

Il consiglio che ci sentiamo di dare a chiunque è quello di consultare il manuale della propria vettura prima di iniziare a smontare i sedili. Nel caso in cui non ne abbiate uno, dovete sapere che online si trova la versione web per tutti. Le Case automobilistiche infatti la lasciano disponibile per tutti con download gratuito.

Smontaggio dei sedili dell’auto: come procedere

Nella maggior parte dei casi è fondamentale avere una leva di montaggio apposita per procedere con quest’operazione. Si tratta di un utensile che deve essere infilato tra il telaio del sedile e il rivestimento stesso e che serve per aprire i naselli di arresto e quindi dare la possibilità di rimuovere la fodera e l’imbottitura. Infatti, senza divaricare i naselli, non si riesce a sfoderare alcun sedile: non si riuscirebbero a staccare né il rivestimento del telaio né l’imbottitura.

Per le auto che hanno i sedili anteriori rivestiti di fodere divise in due parti, è necessario procedere prima rimuovendo la fodera della parte inferiore, ovvero quella che troviamo sulla zona in cui ci sediamo (dove poggiamo il sedere). In seguito è possibile andare a sfoderare anche la parte alta del sedile, quella dove – quando siamo seduti – appoggiamo la schiena. Attenzione: prima di iniziare con questa tipologia di interventi, qualsiasi sia l’auto in vostro possesso, alzate il sedile al massimo. Solo in questo modo riuscirete a facilitare il vostro lavoro, avendo più spazio per tutte le fasi di smontaggio e montaggio.

Nella porzione parallela alla portiera, quella che si trova all’estremità del sedile, in genere trovate due viti. È necessario svitarle e rimuovere la plastica, eliminano i ganci neri. Procedere poi con la parte opposta del sedile, cercando le viti nella parte parallela al freno a mano: anche queste vanno svitate, tolte e poi vanno rimossi anche gli attacchi in plastica, come prima.

Come sfoderare il sedile

È solo a questo punto, quando avete tolto le parti in plastica, che si può togliere la fodera della zona margine del sedile. Non provate invece a rimuoverla totalmente, perché di fronte ai pedali c’è un’altra plastica che bisogna prima eliminare – servendosi di un cacciavite – andando a rimuovere i ganci neri, come fatto in precedenza per le plastiche ai lati.

Come si sfodera? Innanzitutto va tolta la gomma piuma, poi si può sfoderare tutta la parte inferiore del sedile e poi quella dello schienale. Quest’ultima è più facile da sfoderare, prima bisogna togliere il poggia testa, poi anche la plastica nera che si trova al margine inferiore dello schienale e che vediamo solo una volta tolte gomma piuma e fodera. Va eliminata la parte in plastica nera dietro lo schienale e alzare man mano la fodera, partendo dal retro. Si tratta di un’operazione utile se si vuole cambiare l’aspetto interno della propria auto, usando delle fodere differenti oppure lavando e rimettendo quelle originali.

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Partenza in salita: tutti i consigli per evitare errori

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Partire in salita, per chi è alle prime armi, è davvero un incubo. Una delle cose più difficili da imparare quando si guida l’auto per la prima volta. È complesso durante le lezioni di guida con l’istruttore, ma anche nelle esercitazioni autonome con il foglio rosa. Si tratta di un ostacolo tra i più complicati, a cui bisogna far fronte. Vediamo alcuni consigli utili per non farsi trovare impreparati all’esame di guida e anche dopo. Ci sono infatti molte persone che faticano a partire in salita anche dopo aver conseguito la patente, si tratta di una delle manovre più difficili per tanti automobilisti.

Partenza in salita con cambio manuale

Tanti usano il freno a mano per aiutarsi e assicurarsi che l’auro resti immobile. È una tecnica che viene utilizzata in molti casi. Ma è possibile partire in salita anche senza tirare il freno a mano, usando i piedi nel modo corretto e nei tempi giusti: pedale del freno, della frizione e dell’acceleratore devono essere pigiati nel momento giusto e con la pressione corretta. All’inizio sembra difficile, ma poi diventa un vero gioco da ragazzi.

I consigli per partire in salita senza far spegnere il motore e senza alzare troppo i giri:

  • “ascoltare” la propria auto, eliminando incertezze e agitazione;
  • da fermi, immettere la prima marcia con la frizione premuta, mentre con il piede destro tenere premuto il freno;
  • sollevare quindi il piede sinistro, per far staccare la frizione;
  • in questo momento si può sentire il momento esatto in cui la marcia è pronta a entrare in azione;
  • in quell’istante passare il piede destro dal freno all’acceleratore, per dare gas e far partire l’auto senza strappi;
  • l’auto si muove in avanti e il gioco è fatto.

L’errore più comune

Molti sbagliano e fanno “pattinare” la frizione, facendo passare troppo tempo tra il punto di stacco e la partenza. Il movimento dei piedi deve essere perfettamente sincronizzato e immediato. Nel momento dello stacco bisogna mollare il freno e accelerare, rilasciando progressivamente il pedale della frizione. L’auto non dovrebbe muoversi all’indietro nemmeno di un centimetro.

Come aiutarsi con il freno a mano

Come accennato prima, è possibile anche aiutarsi con il freno a mano, sempre con auto con cambio manuale. Il freno a mano serve principalmente:

  • quando non si ha ancora confidenza con la partenza fatta con il solo pedale del freno;
  • se la pendenza della strada è importante;
  • se l’auto è molto carica.

Il meccanismo di base è praticamente lo stesso di quello descritto in precedenza, ma invece di tenere premuto il pedale del freno si tiene il freno a mano tirato. In questo modo non si deve spostare il piede destro dal freno all’acceleratore, ma si può tenere sempre posizionato sopra quest’ultimo, per una partenza più immediata e meno “sincronizzata”. In questo modo la partenza in salita risulta più agevole, con il piede destro libero. Ma è meglio imparare a partire senza aiuti.

Cambio automatico e partenza in salita

In questo caso è tutto più facile, perché le auto con cambio automatico non hanno il pedale della frizione. Basta quindi premere il pedale del freno per tenere ferma l’auto, innestare la marcia e lasciare il freno. L’auto resta ferma fino a quando non si inizia ad accelerare gradualmente. C’è anche un meccanismo di assistenza alla guida (nei modelli recenti), che aiuta certamente in salita. Si tratta dell’Hill Start Assist, o Hill Holder, che blocca automaticamente l’auto per alcuni secondi in caso di strada in salita. La macchina non scivola all’indietro e la ripartenza è un gioco da ragazzi.

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Esistono differenti tipologie di impianti GPL

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Partiamo innanzitutto con la definizione di GPL, che è il Gas Petrolio Liquefatto, un prodotto che può essere usato come carburante dei veicoli al posto della benzina e del diesel, che deriva dalla raffinazione del petrolio. Le vetture che funzionano con il GPL sono generalmente modelli a benzina adattati anche per funzionare con questo gas particolare, che hanno quindi un secondo serbatoio apposito. Il conducente può, in qualsiasi momento, decidere quale tipologia di carburante selezionare e utilizzare per le sue fasi di viaggio, tra benzina e GPL, appunto.

I vantaggi del GPL

Il vantaggio principale del Gas Petrolio Liquefatto è legato al prezzo. Costa infatti molto meno rispetto al diesel e alla benzina, con conseguente risparmio da parte dell’automobilista. Nei decenni passati purtroppo, a fronte di questa convenienza economica, si dovevano “pagare” però alcuni svantaggi, tra cui:

  • pochi distributori sul territorio nazionale;
  • calo nelle prestazioni molto avvertibile;
  • limitazioni dell’utilizzo (parcheggi pubblici coperti);
  • scarsità di vetture con impianto GPL già montato di fabbrica.

Oggi molti di questi disagi sono stati superati e le auto GPL si sono diffuse sempre più.

Le difficoltà economiche odierne degli italiani e i prezzi del carburante alle stelle hanno contribuito all’aumento del numero di modelli GPL immatricolati. Tanti gli automobilisti che hanno deciso di passare a questa soluzione, alcuni dei quali hanno deciso di installare un impianto GPL after market, alla propria vettura benzina già posseduta.

Le differenti tipologie di impianto GPL per auto: quale scegliere

Oggi moltissime Case automobilistiche, anzi, tutti i principali brand del settore, hanno a listino delle vetture GPL. Spesso questi modelli particolari sono offerti al cliente anche allo stesso prezzo dei veicoli a benzina. Chi vuole comprare una vettura nuova e risparmiare sui costi del carburante – quindi – ha un’ampia scelta.

Come abbiamo detto, però, è anche possibile convertire la propria auto a benzina in benzina-GPL, facendo installare un impianto GPL da professionisti del settore. Vi sono differenti tipologie di componenti e sistemi, che si adattano alle caratteristiche specifiche del motore dell’auto.

Per essere sicuri quindi di far montare il nuovo sistema in maniera ottimale, con la certezza che vengano utilizzati i componenti adeguati, è necessario rivolgersi a officine specializzate, che prima di tutto consigliano al cliente quale impianto GPL è meglio installare sulla propria vettura, e poi come inserirlo per farlo funzionare in maniera sicura e affidabile, senza superare il 2-3% di perdita prestazionale che avviene in genere in questi casi.

Perché affidarsi a un’officina specializzata

Sarebbe bene scegliere professionisti esperti del settore, che siano noti per aver eseguito già lavori su vetture della stessa tipologia di quella su cui si vuole intervenire. Questo diminuisce senza dubbio la possibilità di riscontrare dei problemi di irregolarità di funzionamento del motore, come per esempio la perdita di liquidi, la rumorosità o ancora la mancata tenuta del minimo. Per evitare queste problematiche è fondamentale che il sistema sia montato e tarato a regola d’arte.

Quanto costa la conversione dell’auto?

Il costo dell’installazione di un impianto GPL su un veicolo a benzina può andare da un minimo di 1.400 a un massimo di 2.200 euro circa, il prezzo cambia sicuramente in base al marchio scelto per l’impianto, ma anche a seconda della complessità del lavoro. Si tratta di un intervento che generalmente necessita di circa 15/16 ore di lavoro, a cui bisogna aggiungere poi taratura dell’impianto e tutte le pratiche utili per aggiornare i documenti dell’auto.

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