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Quando Räikkönen debuttò in F1 con la Sauber nel 2001

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Credits: ZUR102 – 20010713 – SILVERSTONE, UNITED KINGDOM : (FILES) Picture taken 14 April 2001 of Formula one driver Kimi Raikkonen taken at the Grand Prix of San Marino. Germany’s Bild Zeitung paper said Thursday 13 September 2001 that Finland’s two-time Formula one champion Mika Hakkinen is set to announce his retirement after Sunday’s Grand Priox at Monza and surmises that the team is ready to offer a deal instead to another Finn – 22-year-old Kimi Raikkonen. EPA PHOTO-KEYSTONE FILES-JIMMY FROIDEVAUX

Kimi Räikkönen tornerà alla Sauber nel Mondiale F1 2019: la scuderia elvetica fu la prima a credere nel pilota finlandese (campione del mondo 2007) affidandogli un sedile nonostante la scarsa esperienza. Una decisione coraggiosa che portò risultati importanti ma anche problemi finanziari: scopriamo insieme la storia della stagione di debutto di “Iceman”.

Il debutto di Räikkönen in F1: la storia del Mondiale 2001 con la Sauber

Nel 2000 Kimi Räikkönen è un giovane pilota finlandese reduce da tre titoli nei kart (campione finlandese ICA 1997 e – nel 1998 – campione scandinavo ICA e campione finlandese Formula A) e da sole 23 gare disputate al volante di una monoposto (che però gli hanno permesso di conquistare il campionato britannico invernale Formula Renault 2.0 nel 1999 e il titolo nazionale assoluto l’anno successivo).

Nonostante la scarsa esperienza viene chiamato da Peter Sauber, fondatore e titolare del team svizzero Sauber, per disputare nel mese di settembre un test al Mugello e il driver nordico realizza tempi migliori di quelli del collaudatore brasiliano Enrique Bernoldi.

Peter Sauber vuole ingaggiare Räikkönen ma la Red Bull (all’epoca sponsor principale della Sauber nonché proprietaria del 64% delle quote della scuderia rossocrociata) preferisce il suo “protetto” Bernoldi. Il risultato? La Sauber sceglie Kimi, la Red Bull al termine della stagione 2001 cede tutte le quote a Peter (che a sua volta le rivende a Credit Suisse) e nel 2004 smette di sponsorizzare la squadra.

L’esordio in Australia, la superlicenza provvisoria e il pisolino di Melbourne

Kimi Räikkönen debutta in F1 nel GP d’Australia, prima prova del Mondiale 2001, al volante della Sauber C20 motorizzata Petronas (nient’altro che un 3.0 V10 Ferrari del 2000 rimarchiato) con una superlicenza provvisoria valida per sei Gran Premi.

Dopo il 13° tempo ottenuto in qualifica si presenta in griglia a Melbourne nel primo Gran Premio della sua carriera senza mostrare tensione (come dimostra il pisolino schiacciato poco prima della partenza) e sorprende tutti con un sesto posto – con il compagno tedesco Nick Heidfeld 4° – e con il primo punto iridato di sempre. Un risultato che gli consente di ottenere la superlicenza definitiva.

Veloce (ma più lento di Heidfeld)

L’1 aprile in Brasile “Iceman” si ritira per un incidente mentre Heidfeld termina la corsa in terza posizione conquistando il primo podio in carriera nonché l’unico piazzamento stagionale in “top 3” per la Sauber. Il driver finlandese si riscatta con due quarti posti in primavera (Austria e Canada) e con una quinta piazza a luglio in Gran Bretagna.

Cambio di scuderia

La Sauber – grazie agli ottimi risultati di Heidfeld (un podio, 7 arrivi a punti e 12 punti totali) e Kimi Räikkönen (zero podi, 4 arrivi a punti e 9 punti totali) – termina il Mondiale F1 2001 in quarta posizione: miglior risultato di sempre per la scuderia svizzera.

Il giovane talento finlandese alla fine della stagione viene chiamato dalla McLaren per rimpiazzare il connazionale Mika Häkkinen. Ma questa è un’altra storia…

F1 d’epoca

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Toyota Yaris Y20: una versione speciale per i 20 anni sul mercato

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Sembra che quest’anno la Yaris sarà protagonista dello stand giapponese al Salone di Parigi 2018 (4-14 ottobre). Oltre alla nuova GR Sport, la piccola giap si presenterà alla kermesse francese con un’altra inedita versione per celebrare i 20 anni sul mercato. La gamma apparve infatti, per la prima volta, proprio al Salone di Parigi del 1998.

La Toyota Y20 – questa è la denominazione scelta per la versione celebrativa – sfoggerà una livrea dorata (la stessa tinta disponibile con la prima generazione della Yaris), a contrasto con le rifiniture in grigio scuro.

Ma sarà disponibile anche in grigio, bianco perlato o in nero con tetto in grigio scuro. La configurazione estetica comprenderà anche cerchi in lega da 16 pollici a dieci razze ed emblemi Y20.

Anche l’abitacolo è decorato con rifiniture in grigio scuro, inserti cromati e nuovi rivestimenti con grafica a quadri.

Salone di Parigi 2018

Toyota Yaris: a Parigi con la nuova versione GR Sport

La nuova variante sportiva della piccola giapponese debutta alla kermesse francese

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Toyota Yaris: a Parigi con la nuova versione GR Sport

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In occasione del Salone di Parigi 2018 (4-14 ottobre), la gamma Yaris di Toyota riceverà un’importante novità. La kermesse francese sarà lo scenario in cui debutterà la nuova Toyota Yaris GR Sport, una versione speciale che darà un tocco di sportività alla piccola giapponese, ispirandosi alla Yaris WRC del Campionato del Mondo di Rally.

Dopo lo sviluppo della Toyota Yaris GRMN, serie limitata a 400 esemplari, ora il marchio nipponico dimostra ancora una volta come la divisione sportiva Gazoo Racing può influenzare i modelli stradali. E le modifiche vanno ben oltre l’aspetto estetico.

Chassis modificato

La nuova Toyota Yaris GR Sport è equipaggiata con ammortizzatori Sachs Peroformance, simili a quelli usati dalla GRMN, e una barra stabilizzatrice rinforzata, per ottenere una maggiore rigidità. Rispetto alla versione convenzionale, la Yaris GR Sport ha anche la carrozzeria ribassata di 11 mm, mentre la separazione tra le ruote e la carrozzeria è stata ridotta a 18 mm.

Segni di riconoscimento

Esteticamente si fa subito riconoscere per i cerchi in lega neri da 17 pollici con design specifico, avvolti da pneumatici Bridgestone Potenza RE 50 da 205/45 R17. Il tetto in nero contrasta con il bianco della carrozzeria, mentre l’antenna a pinna di squalo e lo spoiler posteriore sono di chiara ispirazione sportiva. La parte inferiore delle portiere sfoggia modanature in nero piano. Stesso motivo cromatico anche per la griglia frontale, le calotte degli specchietti retrovisori e le cornici dei fari antinebbia.

Ispirazione racing per l’abitacolo

L’abitacolo monta invece sedili sportivi con anagramma GR e tappezzeria in Ultrasuede nero con cuciture a contrasto. Il volante è lo stesso della Yaris GRMN, caratterizzato dal diametro corto dalle tre razze. Completano il quadro degli interni le rifiniture cromate, le guarnizioni in nero e i tappetini specifici.

La versione GR Sport della Toyota Yaris sarà disponibile solo con carrozzeria cinque porte e l’unica meccanica disponibile per questa versione sarà il 1.5 da 100 CV.

Anteprime

Toyota Yaris GRMN: da 29.900 euro

La versione sportiva della piccola giap ispirata ai rally sarà ordinabile online a partire dal 27 luglio

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Volvo Trucks a guida autonoma: il camion del futuro senza camionista

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Il camion del futuro secondo Volvo Trucks? Sarà senza camionista. La Casa svedese ha svelato una nuova soluzione di trasporto elettrica, a guida autonoma e priva di cabina.

Un veicolo adatto al mondo di domani, un mondo in cui l’aumento della popolazione e dell’urbanizzazione porrà sfide estremamente difficili per quanto riguarda i problemi ambientali, legati al traffico e all’inquinamento. Soprattutto considerando l’incremento dei consumi, la crescita dell’e-commerce e la diffusa carenza di autisti.

I camion a guida autonoma Volvo Trucks dovranno essere impiegati per svolgere attività regolari e ripetitive su distanze relativamente brevi con ingenti volumi di merci e massima precisione nella consegna. L’esempio più tipico sono i trasporti tra gli hub logistici di produzione e i porti.

I veicoli – utilizzati come trattori, dotati della stessa catena cinematica e delle identiche batterie usate dai camion elettrici Volvo Trucks e compatibili con i piani di carico/rimorchi esistenti – saranno collegati a un servizio cloud e a un centro di controllo e progettati per stabilire la propria posizione corrente con una precisione al centimetro. Il centro di controllo verificherà costantemente i progressi dei trasporti e la posizione esatta di ogni mezzo, lo stato di carica, il contenuto del carico, i requisiti di assistenza e molti altri parametri.

Camion

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Addio Maggiolino… nel 2019 stop alla produzione

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Gli scarsi risultati delle vendite sulla maggior parte dei mercati in cui era disponibile hanno accelerato il pensionamento dell’eccentrica compatta tedesca. La Volkswagen Beetle, da noi nota come Maggiolino, nonché uno dei modelli più iconici di Casa Volkswagen, esce di scena.

In Italia, come nella maggior parte dei mercati europei, già da tempo non è più disponibile in nessuna delle sue versioni. In Germania, unica eccezione, ancora resiste la versione cabriolet, presente nel configuratore della marca. Negli Stati Uniti la storia è diversa. Oltreoceano la Beetle 2018 viene infatti ancora proposta ai clienti Volkswagen nelle varianti Coupé e Convertible.

Il prossimo anno arriverà la nuova versione, che però, con la variante Final Edition, chiuderà la storia di questo modello. Dovrebbe debuttare in uno dei prossimi grandi saloni statunitensi, Los Angeles o Detroit. A partire da luglio 2019, poi, cesserà la produzione presso gli stabilimenti messicani di Puebla.

PanoramautoTV / Curiosità

Fast Girls – Round 1: Chiara vs. VW Maggiolino

Parte la sfida di Fast Girls: riuscirà la sexy e allegra Chiara a raccontare le caratteristiche del Volkswagen Maggiolino senza farsi distrarre da… curve e frenate?

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Skoda Kodiaq RS: rilasciato un nuovo video teaser

Skoda continua a svelare con il contagocce la prossima componente che si aggiungerà alla famiglia RS. La nuova Skoda Kodiaq RS è pronta per il debutto in società che avverrà tra poche settimane al Salone di Parigi 2018 (4-14 ottobre).

Durante gli ultimi mesi la Casa ceca ha svelato periodicamente nuove anticipazioni sulla Kodiaq RS, inclusa l’impresa del record al Nurburgring nella categoria delle SUV a sette posti. Oggi da Mladá Boleslav arriva un nuovo video teaser della sport utility.

Tra i dettagli si vedono i nuovi fari anteriori full-Led, il quadro strumenti digitale e la nuova funzione Dynamic Sound Boost, che esalta il rombo del motore.

Sotto il cofano della nuova Skoda Kodiaq RS troverà posto il quattro cilindri a gasolio 2.0 TDI, da 240 CV e 500 Nm di coppia massima, abbinato alla trasmissione automatica DSG a doppia frizione e sette rapporti, e alla trazione integrale. Ad equipaggiare la SUV sportiva ceca ci sarò anche il Dynamic Chassis Control (DCC) con selettore delle modalità di guida che permetterà di scegliere tra diversi profili. Anche la sospensione adattiva, infine, giocherà un ruolo importante nel comportamento dinamico della Kodiaq RS.

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Hyundai Tucson restyling: come va il nuovo motore 1.6 CRDi

Hyundai Tucson restylingHyundai Tucson restyling

Hyundai Tucson restyling frontaleHyundai Tucson restyling frontale

Hyundai Tucson restyling profiloHyundai Tucson restyling profilo

Hyundai Tucson restyling tre quarti posterioreHyundai Tucson restyling tre quarti posteriore

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Hyundai Tucson restyling faro anterioreHyundai Tucson restyling faro anteriore

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Hyundai Tucson restyling cerchi in legaHyundai Tucson restyling cerchi in lega

Hyundai Tucson restyling faro posterioreHyundai Tucson restyling faro posteriore

Hyundai Tucson restyling interniHyundai Tucson restyling interni

Hyundai Tucson restyling pulsante accensioneHyundai Tucson restyling pulsante accensione

Hyundai Tucson restyling pannello portaHyundai Tucson restyling pannello porta

 

Comfort
Sospensioni non troppo morbide e motore 1.6 CRDi più silenzioso del vecchio 1.7 (ma ancora con qualche rumore di troppo a freddo).
Costi
Prezzi in linea con la concorrenza ma con una dotazione decisamente più ricca. Per quanto riguarda i consumi è difficile stare sopra i 15 km/l con il 1.6 CRDi da 136 CV abbinato al cambio DCT e alla trazione integrale.
Piacere di guida
Il motore 1.6 a gasolio non è un fulmine di guerra ma il comportamento stradale della Hyundai Tucson è sempre onesto e sincero.
Ambiente
La Hyundai Tucson 1.6 CRDi 136 CV 4WD DCT emette 164 g/km di CO2.

La seconda generazione della Tucson – la Hyundai più venduta in Europa – ha beneficiato di un restyling che ha portato (a tre anni dal lancio) modifiche estetiche e tecniche.

Fuori troviamo nuovi fari a LED, una griglia leggermente rivista e – al posteriore – il portellone, i paraurti e i gruppi ottici ridisegnati. Più evidenti i cambiamenti negli interni: finiture migliorate e una plancia caratterizzata dallo spostamento del touchscreen (prima integrato, ora rialzato come su i30 e Kona).

Per quanto riguarda i motori segnaliamo grandi novità nella gamma diesel: i 1.6 CRDi da 115 e 136 CV introdotti anche sulla Kona rimpiazzano i vecchi 1.7 mentre il 2.0 diventa mild hybrid 48 volt.

Nel nostro primo contatto abbiamo avuto modo di guidare la Hyundai Tucson restyling nella variante 1.6 CRDi 136 CV con trazione integrale 4WD e cambio automatico DCT a doppia frizione nel ricchissimo allestimento Exellence (non è un errore di battitura, si scrive proprio così). Scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.

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Vita a bordo

La Hyundai Tucson restyling offre – ovviamente – la stessa praticità della variante pre-restyling (quindi un divano largo a sufficienza per accogliere comodamente tre passeggeri) con l’aggiunta di finiture notevolmente migliorate: ora anche la palpebra sopra il cruscotto è in plastica morbida e a bordo c’è più qualità (reale e percepita).

Poco convincenti le bocchette del climatizzatore che – come sulla Santa Fe – quando vengono orientate direttamente verso il pilota e il passeggero offrono un flusso d’aria meno potente di quando sono rivolte verso il centro.

Hyundai Tucson restyling frontaleHyundai Tucson restyling frontale

Come va il 1.6 CRDi

Il motore 1.6 turbodiesel CRDi da 136 CV analizzato nel nostro primo contatto è lo stesso propulsore usato dalla i30 e dalla Kona e ha una cilindrata contenuta che consente di risparmiare sull’assicurazione RC Auto.

Più silenzioso del vecchio 1.7 (anche se a freddo si fa ancora sentire) e con una lieve carenza di verve ai bassi regimi mitigata dall’ottimo cambio automatico a doppia frizione a 7 rapporti, non è un fulmine di guerra: la variante 4WD DCT raggiunge i 180 km/h di velocità massima e impiega 12 secondi per scattare da 0 a 100 chilometri orari.

Sicurezza in primo piano

La dotazione di sicurezza della Hyundai Tucson restyling nella versione più ricca Exellence ha tutto quello che si può desiderare (e anche qualcosa in più) in una SUV: 6 airbag, Around View Monitor (telecamera 360°), BSD (monitoraggio angoli ciechi), cruise control adattivo, DAW (rilevamento stanchezza conducente), DBC (controllo velocità in discesa), ESP, FCA (sistema di assistenza anti-collisione frontale con riconoscimento veicoli e pedoni), HAC (assistente alla partenza in salita), HBA (gestione automatica dei fari abbaglianti), ISLW (riconoscimento dei limiti di velocità), LKA (mantenimento attivo della corsia), RCCW (Rear Cross Traffic Collision Warning: durante le manovre in retromarcia avvisa il conducente di ogni possibile ostacolo in avvicinamento) e TPMS (monitoraggio pressione pneumatici).

Hyundai Tucson restyling cerchi in legaHyundai Tucson restyling cerchi in lega

Prezzo e costi

La Hyundai Tucson restyling 1.6 CRDi 4WD DCT Exellence protagonista del nostro primo contatto ha un prezzo in linea con la concorrenza (37.900 euro) abbinato a una dotazione di serie completa: Bluetooth, caricatore wireless per smartphone, cerchi in lega da 19”, climatizzatore automatico, Cluster SuperVision (quadro strumenti LCD a colori ad alta definizione da 4,2”), fari a LED, fendinebbia, Krell Premium Sound System a 8 canali con subwoofer e amplificatore esterno, navigatore Android Auto Apple CarPlay con touchscreen da 8”, radio AUX DAB USB, retrovisori ripiegabili elettricamente, sedile passeggero regolabile in altezza, sedili anteriori riscaldati, sensori luci/pioggia, sensori di parcheggio anteriori e posteriori, supporto lombare elettrico, telecamera posteriore, vano portaoggetti refrigerato, vetri posteriori oscurati e volante (riscaldato) e pomello del cambio rivestiti in pelle.

Ottima la garanzia di 5 anni a chilometraggio illimitato e buona la tenuta del valore sul mercato dell’usato (la Tucson piace e la trazione integrale unita al cambio automatico è sempre molto richiesta). Migliorabili, invece, i consumi: la Casa coreana dichiara una percorrenza di 15,9 km/l nel ciclo WLTP (più vicino alla realtà) ma bisogna davvero impegnarsi per avvicinarsi a quota 15.

Scheda tecnica

Motore turbodiesel
N. cilindri/cilindrata 4/1.598 cc
Potenza 100 kW (136 CV) a 4.000 giri
Coppia 320 Nm a 2.000 giri
Trazione integrale
Velocità max 180 km/h
Acc. 0-100 km/h 12,0 s
Consumo medio 15,9 km/l
Dimensioni 4,48/1,85/1,65 m
Passo 2,67 m
37.900 euro

Il mondo Hyundai

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Jeep Cherokee 2018: più per meno

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Dopo 4 anni nei listini e con tagli al ribasso sui prezzi di tutte le versioni, Jeep rinnova e migliora l’ultima generazione della Cherokee, allungandone così il ciclo di vita e rendendola ancora più competitiva rispetto alla concorrenza. I prezzi, in offerta lancio, per la Cherokee Longitude 2.2 Diesel a trazione anteriore, partono ora dall’interessante cifra di 36.200 euro, anziché 43.000 euro.

La nuova Jeep Cherokee 2018 diventa inoltre uno dei fuoristrada meglio equipaggiati e sicuri sul mercato, grazie all’introduzione di quai tutti i sistemi di assistenza alla guida noti sul mercato – 75 per l’esattezza – , così come una migliorata connettività con Apple CarPlay e Android Auto. Un’equipaggiamento di serie così ricco che dovrebbe far risparmiare ai clienti tra i 5 e i 6 mila euro.

Svendita? Macché… al contrario. L’idea è quella di confermarsi, anche nei prossimi anni, come marchio con la crescita più alta in Europa. I numeri parlano chiaro: nella prima metà del 2018 Jeep è cresciuta del 21% a livello globale e del 75% nel Vecchio Continente.

Look aggiornato. Più elegante e sportiva

Con il restyling estetico Jeep aggiorna le linee della nuova Cherokee in modo discreto, mantenendone la tipica silhouette imponente e massiccia, con un taglio dinamico.

I paraurti sono stati ridisegnati e, all’anteriore, i gruppi ottici a LED si abbinano ora più armonicamente al nuovo cofano in alluminio, separato dai parafanghi anteriori per darle un tocco raffinato. Anche i passaruota sono stati leggermente rimodellati.

Il lifting estetico non ha risparmiato neanche il posteriore: il portellone perde la linea concava e guadagna il comodo sistema di apertura automatica (con sfioramento del piede), la targa è stata riposizionata e i fari sono stati ridisegnati.

Via libera, poi, alla personalizzazione. La gamma Jeep Cherokee 2018 propone cinque nuove opzioni di cerchi, inclusa una versione da 19 pollici, in alluminio lucido, per l’allestimento Overland (quello che abbiamo provato).

Dieci sono invece i colori disponibili per la carrozzeria: Bright White, Diamond Black, Velvet Red, Billet Silver, Granite Crystal, Light Brownstone, Firecracker Red e Hydro Blue (esclusivi per la Trailhawk) oltre alle due inedite tonalità Olive Green e Pearl White.

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Più bagagliaio e piccoli ritocchi all’abitacolo

Non sono state intaccate le dimensioni, la nuova Jeep Cherokee 2018 mantiene i suoi 462 cm di lunghezza, ma guadagna 70 litri di spazio nel portabagagli, ora da 448/570 litri (con 1555 litri di capacità massima con gli schienali del divano ribaltati). Senza contare che i sedili posteriori scorrono in avanti e indietro per modulare lo spazio a bordo, a seconda delle esigenze.

L’abitacolo non cambia molto. Resta la sensazione premium grazie ai materiali di buona qualità e alle belle rifiniture, eccezion fatta solo per alcuni punti nascosti (come ad esempio le tasche dei pannelli porta) non rivestiti e di plastica più grezza.

Il grande tetto panoramico che copre tutta la superficie del cielo si apre nella zona del guidatore e del passeggero, fa entrare tanta luce nell’abitacolo e da quasi una sensazione ‘cabrio’ quando lo si fa scorrere all’indietro.

La seduta del guidatore, ben alta, è comoda e la ventilazione, l’eventuale riscaldamento e le numerose regolazioni elettriche, anche per la zona lombare, ti fanno sentire meglio che sul divano di casa. Tanto comfort, insomma.

La vera novità di bordo è però il nuovo sistema UConnect di quarta generazione con schermi nella consolle da 7 o 8,4 pollici, a seconda dell’allestimento, interfacce Android Auto e Apple CarPlay, radio DAB di serie e diverse funzionalità nuove, tra cui la chiamata e la navigazione in vivavoce e il riconoscimento vocale dei messaggi.

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Nuovi motori, telaio rivisto. Più agile tra le curve

La nostra Jeep Cherokee Overland in dotazione durante la prova siciliana era allestita con l’aggiornato 2.2 MultiJet da 194 CV e 450 Nm di coppia, abbinato alla trasmissione automatica a 9 rapporti che sarà disponibile, per la prima volta, anche con la trazione anteriore. La nostra aveva la trazione integrale. A questa motorizzazione si affiancherà presto la sua variante meno potente, da 150 CV, e il prossimo anno arriverà il quattro cilindri 2.0 a benzina da 270 CV.

Il 2.2 a gasolio spinge bene (fino a 4.500 giri) i quasi 2.500 kg della Cherokee e la rende un vero e proprio incrociatore macina chilometri, in autostrada. I nei sono che è un po’ dormiglione ai bassi regimi – probabilmente dovuto al cambio automatico non rapidissimo nelle prime marce – e il rombo si fa sentire nella cabina, sempre e soprattutto ai bassi regimi. Però, tutto considerato, va detto che è anche poco assetato: alla fine del percorso misto (con autostrada, curve e off-road), il computer di bordo segnava 8,9l/100km.

La dinamica di guida tra le curve migliora, grazie alle nuove sospensioni indipendenti (McPherson all’anteriore e Multilink al posteriore), che rendendo la nuova Cherokee più agile e disinvolta di prima, con uno sterzo, però, che potrebbe essere più preciso e reattivo. Ma non le si può certo chiedere la luna. Le sue doti sono altre.

Anche se la nuova Cherokee è migliorata su strada, il suo vero habitat naturale rimane l’off-road. D’altronde è il DNA Jeep che fa la vera differenza.

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Nessun ostacolo in off-road. DNA Jeep al 100%

Sabbia, terra, fango, rocce… non c’è niente che possa fermare la Cherokee. Basta lasciare l’asfalto per qualche chilometro e ci si sente subito come un pesce nell’acqua. Sullo sterrato si può andare anche forte e sembra quasi che sotto le ruote continui a esserci la strada asfaltata. Sulla sabbia delle spiagge siciliane nessun problema ad avanzare e anche nei tratti più tecnici e impennati, con rocce e poca aderenza, la SUV nordamericana scala che è una bellezza e ti fa sentire sempre sicuro di farcela.

In qualche momento, chissà, manca un pelo di coppia in basso per affrontare gli ostacoli, ma se fosse un problema basta equipaggiarla con le ridotte, proposte con uno dei tre diversi sistemi di trazione integrale offerti con la nuova Cherokee. Tutti sono rigorosamente equipaggiati con il sistema di disconnessione dell’asse posteriore e il Selec-Terrain, che prevede le modalità Auto, Snow, Sport e Sand/Mud.

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3 sistemi di trazione integrale

Il Jeep Active drive I è il sistema 4×4 di base che funziona in automatico e gestisce autonomamente la distribuzione della coppia tra i due assi. l’Active Drive II, in più, è dotato di un’unità di trasferimento della potenza (PTU) a due velocità, ovvero la modalità 4WD Low, con un rapporto di riduzione pari a 2,91:1., oltre all’Hill-descent Control che controlla la velocità nelle discese più ripide. E per i più esigenti c’è anche il differenziale posteriore Active Drive Look (disponibile solo sulla Trailhawk), che assicura una trazione ancora maggiore durante la guida a marce ridotte e nel fuoristrada estremo.

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La Trailhawk arriva nel 2019

Oltre agli allestimenti Longitude, Limited e Overland, in Italia la nuova Jeep Cherokee è proposta anche con l’allestimento Business, mentre per la top di gamma Trailhawk bisognerà aspettare il prossimo anno.

Scheda tecnica del modello in prova

Motore Diesel
Cilindrata cm3 2174
No cilindri 4 in linea
Potenza massima kW (CV)/giri 143 (194)/3500
Coppia max Nm/giri 450/2000
Emissione di CO2  179g/km
Cambio Automatico a 9 rapporti
Trazione Integrale
Lunghezza (cm) 4621
Larghezza (cm) 186
Altezza (cm) 171
Passo (cm) 270
Bagagliaio 448-570/1555
Peso 2.500 kg
 

Il video della nuova Jeep Cherokee 2018

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BMW, ecco la prima R 1200 GS a guida autonoma

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Non solo le auto a guida autonoma, ora anche le moto? No, non è proprio così. Perché il prototipo presentato da BMW al BMW Motorrad Techday 2018 capace di muoversi autonomamente non anticipa una futura moto di serie. Rappresenta più che altro la tecnologia per lo sviluppo di futuri sistemi e funzioni che miglioreranno ulteriormente la sicurezza in moto e il piacere di guida.

L’obiettivo per lo sviluppo di questo prototipo è quello di raccogliere ulteriori conoscenze sulle dinamiche di guida in moto al fine di rilevare immediatamente situazioni pericolose e quindi supportare il conducente con sistemi di sicurezza appropriati, ad esempio nella svolta ad un incrocio o durante una brusca frenata.

Nell’area test del gruppo BMW di Miramas, nel sud della Francia, una BMW R 1200 GS, muovendosi come per magia, ha fatto il suo primo giro davanti ai giornalisti presenti. Sviluppato dall’ingegner Stefan Hans e dal suo team, il veicolo parte in modo indipendente, accelera, gira nel tortuoso circuito di prova e rallenta in maniera indipendente fino a fermarsi.

Oltre a questa nuova frontiera del piacere di guida e della sicurezza, BMW Motorrad ha presentato molti altri progetti tecnologici entusiasmanti: dalle luci che seguono la traiettoria del veicolo ai proiettori laser, un telaio da moto interamente realizzato con un processo di stampa 3D, componenti di motociclette come telaio, forcellone e ruote leggeri ma molto resistenti, realizzati in carbonio, nonchè la comunicazione V2V tra due veicoli, e i relativi benefici in termini di sicurezza e comfort per il motociclista dovuti alle interazioni digitali.

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I dieci furgoni più rubati in Italia nel 2017

Iveco DailyIveco Daily

Fiat DucatoFiat Ducato

Fiat DoblòFiat Doblò

Ford Transit voor tweede maal uitgeroepen tot Bestelauto van hetFord Transit voor tweede maal uitgeroepen tot Bestelauto van het

Credits: De Ford Transit is voor de tweede maal uitgeroepen tot Bestelauto van het Jaar.

Mercedes-Benz Sprinter fährt erfolgreichstes Auftaktquartal aller Zeiten einMercedes-Benz Sprinter fährt erfolgreichstes Auftaktquartal aller Zeiten ein

Credits: Die aktuelle Generation des Sprinter ist seit 2006 auf dem Markt – auch zehn Jahre nach ihrer Markteinführung erfreut sie sich kontinuierlich hoher Nachfrage.

The current generation of the Sprinter has been on the market since 2006 – demand is continuously strong ten years after it was launched.

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Credits: Mercedes-Benz Vito Kastenwagen, 116 CDI, Exterieur ;

Mercedes- Benz Vito Panel Van, 116 CDI, exterior;

Renault MasterRenault Master

Renault KangooRenault Kangoo

Autodesk VRED Professional 2014 SR1-SP7Autodesk VRED Professional 2014 SR1-SP7

Credits: Autodesk VRED Professional 2014 SR1-SP7

Peugeot BoxerPeugeot Boxer

 

I furti di furgoni sono molto frequenti in Italia: nel 2017 sono stati rubati nel nostro Paese 8.871 veicoli commerciali (con un tasso di recupero del 54%).

Lojack Italia – azienda americana specializzata nel rilevamento e nel recupero di beni rubati – ha pubblicato la classifica (elaborata su dati del Ministero dell’Interno) dei dieci furgoni più rubati in Italia nel 2017. Scopriamola insieme.

I dieci furgoni più rubati in Italia nel 2017

  1. Iveco Daily 1.291
  2. Fiat Ducato 1.246
  3. Fiat Doblò 722
  4. Ford Transit 512
  5. Mercedes Sprinter 297
  6. Mercedes Vito 166
  7. Renault Master 146
  8. Renault Kangoo 133
  9. Volkswagen Caddy 111
  10. Peugeot Boxer 95

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