Energica, Hoffmann prova la Ego Corsa in Austria


Non poteva mancare in Austria l’appuntamento con il consueto test che Energica effettua ormai su tutti i circuiti della MotoGP 2018 in vista del debutto del mondiale a zero emissioni nel 2019. Questa volta la Energica Ego Corsa è stata affidata alle mani esperte dell’ex pilota MotoGP Alex Hoffmann. Il trentottenne tedesco ha unito una tantum le sue due attuali professioni di collaudatore e commentatore televisivo, compiendo l’undicesimo demo lap della stagione, sui 4,3km dello splendido e scenografico tracciato austriaco, in sella alla supersportiva pronto pista di Energica ed in diretta (con tanto di commento via microfono) con Servus TV.
“Mi sono goduto il circuito come mai prima d’ora”
“È stata una gran esperienza”, ha detto Alex Hoffmann. “Mi sono goduto l’incredibile pubblico del Red Bull Ring come mai prima d’ora ed è stato fantastico poter girare di fronte a tutti questi appassionati delle due ruote. È stato un qualcosa di nuovo per me, ma avevo dalla mia il feedback dei piloti che avevano compiuto il demo lap prima di me, quindi mi ero già fatto un’idea di cosa potevo aspettarmi. È senza dubbio una moto molto potente e la sua accelerazione fantastica. So che Energica sta lavorando in maniera instancabile nello sviluppo della moto 2019 in vista della prima edizione della MotoE™ World Cup, e sono sicuro che la moto sarà pronta per la sfida!”
L’articolo Energica, Hoffmann prova la Ego Corsa in Austria proviene da Panoramauto.
Beijing BJ212 (1965): la Jeep cinese


La Beijing BJ212 – nata nel 1965 e ancora oggi in commercio – è considerata la Jeep cinese: una fuoristrada nata per l’esercito ma usata anche dai civili, una 4×4 introvabile in Italia e con quotazioni che recitano 2.000 euro.
Beijing BJ212 (1965): le caratteristiche principali
La Beijing BJ212 nasce nel 1965 come fuoristrada destinata all’Esercito Popolare di Liberazione (le forze armate cinesi) e non è raro, in quegli anni, vederla nelle parate con a bordo l’allora leader del Partito Comunista Cinese Mao Zedong.
La 4×4 asiatica – sviluppata in collaborazione con l’Unione Sovietica – ha molti elementi in comune con la UAZ 469, uscita dopo sul mercato ma progettata prima.
Beijing BJ212 (1965): la tecnica
Il motore della Beijing BJ212 del 1965 è lo stesso 2.4 a benzina utilizzato dalla UAZ.
Beijing BJ212 (1965): le quotazioni
Le quotazioni della Beijing BJ212 – un pezzo di storia dell’automobilismo cinese introvabile in Europa – recitano 2.000 euro.
L’articolo Beijing BJ212 (1965): la Jeep cinese proviene da Panoramauto.
Peugeot 408: restyling per la berlina destinata alla Cina
















Il gigante asiatico ha accolto in questi giorni il debutto in società della nuova Peugeot 408. La marca del leone ha introdotto l’atteso restyling della sua berlina commercializzata sul mercato cinese. Le novità riguardano l’estetica e l’equipaggiamento.
Fu in occasione del Salone di Pechino del 2014 quando la Peugeot 408 entrò in scena in Cina. Ora, qualche anno più tardi, frutto della collaborazione del Gruppo PSA con Dongfeng, suo socio locale in Asia arriva il facelift con cui i francesi sperano spingere le vendite della 408.
Le principali novità estetiche della Peugeot 408 2019 si concentrano nella parte fornitale. La griglia p stata rinnovata e adotta una nuova forma orizzontale. Il paraurti anteriore ha subito un importante restyling con nuove prese d’aria, nuovi fendinebbia e gruppi ottici con tecnologia LED. Introdotte anche nuove colorazioni per la carrozzeria e nuovi design per i cerchi in lega.
All’interno dell’abitacolo, che curiosamente non è astato dotato del famoso i-Cockpit, lo schermo touch è stato ricollocato in una posizione più elevata rispetto alla console centrale.
La gamma motori della Peugeot 408 – prodotta in Cina e in Malesia – è composta unicamente da opzioni a benzina. I propulsori più interessanti sono il il 1.2 PureTech o il 1.6 THP Turbo da oltre 160 CV di potenza e disponibile anche con il cambio automatico.
L’articolo Peugeot 408: restyling per la berlina destinata alla Cina proviene da Panoramauto.
Honda Civic: negli Usa già si aggiornano la Coupé e la Sedan






L’attuale generazione della Honda Civic è un modello molto giovane. Nel nostro mercato ha debuttato circa un anno fa e, dall’altra parte dell’Atlantico si è rinnovata praticamente in contemporanea con l’Europa. Nonostante questo, la divisione nordamericana di Honda ha già preparato un aggiornamento per la compatta giapponese, che include un leggero lifting estetico e novità per l’equipaggiamento.
Questo restyling della nuova Honda Civic arriverà negli Stati Uniti nel 2019 e coinvolgerà solo le varianti di carrozzeria Coupé e Sedan. La prima è un’opzione esclusiva per il mercato d’Oltreoceano, mentre la berlina è condivisa con il mercato europeo. Per il momento, però, non ci sono notizie ufficiali che parlano dell’arrivo di questo restyling anche sui mercati del Vecchio Continente.
Leggeri ritocchi estetici
Di fatto le novità riguardano i paraurti, leggermente ridisegnati, con nuove griglie e gruppi ottici modificati. Al posteriore la berlina riceve una nuova rifinitura cromata.
Più sicura
A livello i equipaggiamento è dove troviamo più novità, con l’avviso di collisione frontale, il sistema di frenata d’emergenza, il cruise control adattivo e il sistema di mantenimento della corsia, tutti previsti di serie a partire dall’allestimento d’ingresso della gamma.
Nuovo allestimento ‘Sport’
Tra gli allestimenti LX ed EX si inserirà inoltre un nuovo allestimento denominato ‘Sport’ che prevede cerchi in lega da 18 pollici, griglia frontale nera, nuove minigonne laterali e, nel caso della berlina, un paraurti posteriore più sportivo con terminali di scarico cromati.
Honda Civic 2017: più grande e più tecnologica
Nuova piattaforma, nuovi motori e look rivoluzionato per la compatta giapponese
L’articolo Honda Civic: negli Usa già si aggiornano la Coupé e la Sedan proviene da Panoramauto.
Pebble Beach, possibile debutto per una concept elettrica ad alte prestazioni targata Mercedes






Durante il mese di luglio Mercedes-Benz aveva presentato una nuova scultura denominata Aesthetics Progressive Luxury che rendeva omaggio alla famosa Mercedes W125 Rekordwagen con cui, nel 1938, Rudolf Caracciolo raggiunse la velocità record di 432,7 km/h. Primato rimasto inviolato fino al 2017 quando la Koenigsegg Agera RS sfiorava i 445 km/h ottenendo il titolo di nuova auto (questa volta di serie) più veloce al mondo.
A parte questa mitica reminiscenza, sembra che la scultura della Casa tedesca svelata il mese scorso sia stato un anticipo di una inedita concept car che potrebbe debuttare a fine mese al Concorso d’Eleganza di Pebble Beach (26 agosto).
Per stuzzicare la curiosità degli appassionati Mercedes ha rilasciato un video in cui Gorden Wagener, direttore del design della marca, da forma alla silhouette della scultura, lasciando intravedere gli hashtag #eqsilverarrow e #SwitchToEQ, che fanno pensare a una possibile concept car elettrica.
Secondo testate internazionali come l’inglese Autocar, infatti, con questa concept car debutterà un nuovo powertrain elettrico ad alte prestazioni e con un pacco batterie dalla capacità maggiore rispetto alla SLS AMG Electric Drive.
Mercedes-Benz SLS AMG Coupé Electric Drive
L’articolo Pebble Beach, possibile debutto per una concept elettrica ad alte prestazioni targata Mercedes proviene da Panoramauto.
Enzo Ferrari: le otto sportive di serie degli anni d’oro del Cavallino (1953-1964)
















Tra il 1953 e il 1964 la Ferrari dominò nelle corse (7 Mondiali F1, 10 Mondiali Marche e 7 24 Ore di Le Mans) e realizzò – sempre da costruttore indipendente – capolavori di serie. Undici anni di innocenza a cui seguirono l’accordo saltato (e la guerra) con la Ford, la partnership con la Fiat e la lenta e graduale trasformazione in un colosso industriale e sportivo.
A trent’anni esatti dalla morte di Enzo Ferrari vogliamo ricordare le otto sportive di serie più significative del Cavallino prodotte tra il 1953 e il 1964: un’età dell’oro per Maranello, uno dei punti più alti mai raggiunti dall’automobilismo italiano e mondiale.
Enzo Ferrari: le otto sportive di serie degli anni d’oro del Cavallino (1953-1964)

Ferrari 375 America (1953)
La Ferrari 375 America – presentata al Salone di Parigi 1953 – ospita sotto il cofano un motore 4.5 V12 da 300 CV con tre carburatori e raggiunge una velocità massima di 250 km/h. Tra le peculiarità di questa coupé segnaliamo il passo lunghissimo (2,80 metri).


Ferrari 250 GT Berlinetta (1956)
La Ferrari 250 GT Berlinetta – nota con la sigla Tour de France in onore della prima gara vinta – nasce nel 1956 come versione destinata alle corse della 250 GT “normale”. Motore 3.0 V12 da 240 CV e 252 km/h di velocità massima.


Ferrari 410 Superamerica (1956)
La Ferrari 410 Superamerica – nata per rimpiazzare la 375 America – debutta al Salone di Bruxelles del 1956 e monta un raffinato motore 5.0 V12 da 340 CV (bisognerà aspettare il 1979 per vedere un propulsore più grosso di questo su un’auto del Cavallino) che presenta due soluzioni derivate dal mondo delle corse: le due candele d’accensione per cilindro e le bielle ricavate dal pieno.


Ferrari 250 GT Spider California (1957)
La Ferrari 250 GT Spider California vede la luce nel 1957: destinata principalmente al mercato nordamericano, può vantare una carrozzeria disegnata da Sergio Scaglietti e non da Pininfarina. Dotata di un motore 3.0 V12 da 240 CV, beneficia di numerose modifiche nel 1960: passo corto per migliorare la velocità in curva, carreggiate allargate e quattro elementi telescopici regolabili al posto degli ammortizzatori a leva.


Ferrari 250 GT SWB (1959)
La Ferrari 250 GT SWB – svelata ufficialmente al Salone di Parigi del 1959 – è una sportiva dalla doppia anima: una coupé utilizzabile tutti i giorni ma anche – con pochissime modifiche (candele più fredde, gomme racing e roll-bar) – capace di vincere nelle corse (tre Tour de France consecutivi). La prima auto del Cavallino di serie a montare i freni a disco ospita sotto il cofano un motore 3.0 V12 in grado di generare da 220 a 280 CV a seconda della configurazione.


Ferrari 250 GTO (1962)
La Ferrari 250 GTO del 1962 non è solo l’auto del Cavallino più esclusiva di sempre ma anche una delle vetture più sexy della storia. Un mito su quattro ruote, una coupé creata per le corse (tre Mondiali Marche consecutivi) usabile sulle strade normali. Motore 3.0 V12 da circa 300 CV, forme di Sergio Scaglietti e progetto di Giotto Bizzarrini completato da un giovane Mauro Forghieri: il punto più alto mai raggiunto a Maranello…


Ferrari 250 Le Mans (1963)
La Ferrari 250 Le Mans – l’ultima auto italiana capace di conquistare la 24 Ore di Le Mans (nel lontano 1965) – debutta al Salone di Parigi del 1963: derivata dal prototipo 250 P, dotata di un motore 3.0 V12 (successivamente portato a 3.3) e costruita per dominare tra le GT, viene omologata come prototipo in quanto la Casa di Maranello non riesce a produrre i 100 esemplari richiesti.


Ferrari 500 Superfast (1964)
La Ferrari 500 Superfast – svelata al Salone di Ginevra del 1964 – è una delle auto del Cavallino più eleganti di sempre: design esterno elegante, interni curatissimi e prestazioni da supercar (motore 5.0 V12 da 400 CV e 280 km/h di velocità massima). L’oggetto dei desideri dei miliardari degli anni ’60.

L’articolo Enzo Ferrari: le otto sportive di serie degli anni d’oro del Cavallino (1953-1964) proviene da Panoramauto.
Mercedes-Benz Classe G by Brabus




















Brabus non ha tardato molto a mettere le mani sulla nuova generazione della Mercedes Classe G. La iconica fuoristrada della Stella, svelata al Salone di Detroit 2018, si rifà il trucco per mano del preparatore tedesco, partendo dalla base della G500.
Upgrade per il V8
Il V8 da 4.0 litri subisce un importante upgrade che ne eleva la potenza dai 421 CV e 609 Nm originali a 500 CV e 710 Nm.
Look minaccioso
Il pacchetto estetico comprende un nuovo paraurti con prese d’aria aggiuntive con griglia a maglie grandi, il cofano più pronunciato e luci a LED riposizionate.
I passaruota sono più larghi rispetto a quelli della Classe G originale e ospitano cerchi enormi da 23 pollici.
Dietro compare un alettone posteriore che sporge dal tetto e terminali di scarico personalizzati.
Mercedes-Benz Classe G AMG Line
Il pacchetto sportivo per la 4×4 della Stella
L’articolo Mercedes-Benz Classe G by Brabus proviene da Panoramauto.
Abarth 124 Spider – La prova in pista




























La vera domanda è: la Abarth 124 Spider, con un prezzo di listino di 36.000 euro, vale 8.000 euro in più rispetto alla sorella Fiat 124? Forse dipende da che cosa cercate in un’auto. Parcheggiata sulla pitlane del circuito Tazio Nuvolari, la Abarth 124 Spider ha senza dubbio un aspetto speciale: una griglia anteriore pronunciata, aggressiva, un posteriore più basso e scolpito, dei cerchi bruniti e l’impianto frenante con pinze Brembo che invitano ad un guida…criminale. È più bella e maschia della Fiat, ma i deltoidi tesi non giustificano una tale differenza di prezzo. Il motore è lo stesso 1.4 turbo Multiair della Fiat, ma i cavalli sono 170 (invece che 140) e la coppia è salita a 250 Nm. Il risultato è che la Abarth 124 Spider impiega 6,8 secondi nello scatto da 0 a 100 km/h (contro i 7,5 secondi della Fiat) e tocca i 224 km/h di velocità massima (invece che i 215 km/h).
Anche l’assetto è stato rivisto, insieme all’impianto di scarico, che finalmente suona come si deve; ma il vero elemento determinante è il differenziale autobloccante meccanico, assente sulla Fiat 124 Spider. Questo la rende più simile alla cugina Mazda Mx-5 (con cui condivide il telaio), anch’essa dotata di differenziale autobloccante, ma che, a differenza della Abarth, sotto il cofano ha un motore 2.0 aspirato da 160 CV.

TRA I CORDOLI DEL NIVOLA
Il Circuito Tazio Nuvolari è perfetto per questo genere di auto: ha un solo rettilineo lungo, un paio di esse medio-veloci e tante curve a raggio costante da affrontare in seconda e terza marcia. E già dal primo curvone la Abarth 124 Spider si dimostra un’auto molto diversa dalla Fiat: il muso è più rapido nell’inserimento e lo sterzo si dimostra subito più preciso, progressivo, un alleato migliore. Anche il posteriore fa “un altro lavoro”, e se sulla Fiat è quasi impossibile smuoverlo (sia in ingresso che in uscita di curva), sulla Abarth segue fedele e aiuta a chiudere la traiettoria, comportandosi quasi come il retrotreno di una compatta sportiva.
Non male come inizio. L’assetto tuttavia non è rigido come mi immaginavo, anzi: c’è quella giusta quantità di rollio per infondere fiducia al limite del grip (e anche oltre). Anche quando si esagera, tutto avviene in modo progressivo e naturale, e in questo frangente la Abarth fa meglio sia della Fiat, sia delle cugine Mazda. È senza dubbio una delle sportive a trazione posteriore più divertenti che abbia provato di recente.
Il motore 1.4 turbo Multiair ora è più vigoroso ai medi regimi e non si ritrova senza fiato nemmeno vicino al limitatore. La colonna sonora poi regala soffi, piccoli botti e gorgoglii, senza essere maleducata o irritante nei riguardi dei vicini di casa. Non avrebbe guastato ancora qualche CV in più, ma c’è comunque potenza sufficiente per divertirsi. Anche perché il differenziale autobloccante meccanico adesso consente traversi pressoché infiniti, e la tentazione di guidare “a bandiera”, in pista, è davvero alta. Il cambio poi ha una leva più corta e mantiene degli innesti secchi e precisi, e anche se non tocca gli apici di godimento di quello della cugina Mazda, ci va molto vicino.
I freni ora sopportano meglio i maltrattamenti e vantano un pedale più sensibile e modulabile, e in pista infondono molta più fiducia.


ABARTH O FIAT?
Se Fiat o Abarth, dipende da voi. Se non siete dei fanatici della guida sportiva, ma cercate semplicemente una spider che vi faccia godere il sole e il vento tra i capelli, allora anche la Fiat è in grado di farvi apprezzare tutto questo, senza sfigurare su una strada di montagna. Ma se amate guidare con il coltello tra i denti, la Abarth offre tanto divertimento e anche di più. Vale dunque 8.000 euro in più? Credo di sì. Non sono pochi, è vero, ma considerando le modifiche (motore, differenziale, assetto, impianto frenante, sedili, e tutti i vari “stemmi e dettagli”), non sembrano poi così tanti. Di certo l’auto è più precisa, più veloce, ma soprattutto più divertente, pur mantenendo un buon livello di comfort e consumi bassi (con una guida attenta si fanno i 17 km con un litro). Non ne rimarrete delusi.

L’articolo Abarth 124 Spider – La prova in pista proviene da Panoramauto.
Amazon libera il software Alexa


La tecnologia nel mondo dell’automotive avanza a ritmo frenetico, specialmente nel campo dei sistemi multimediali, di infotainment e di assistenza virtuale.
Un settore in cui Apple CarPlay e Android Auto dominano incontrastati, ma in cui sempre di più si inseriscono nuove imprese, come il caso di Google o Amazon. Precisamente questi ultimi due hanno intrapreso un gran passo per integrare nelle auto di serie un kit di sviluppo di Alexa, l’assistente virtuale.
Fino ad ora Alexa era disponibile solo nei veicoli dei costruttori che avevano stipulato un accordo con Amazon e, in alcuni casi, solo su alcuni mercati. Il software è ad esempio disponibile attualmente su alcune auto destinate al mercato americano targate BMW, Toyota o Ford, mentre la sua integrazione è molto più profonda su auto del Gruppo Volkswagen.
L’espansione di Alexa, però, ora potrebbe estendersi, visto che Amazon ha lanciato un kit di sviluppo del suo software chiamato Alexa Auto SDK, con l’obiettivo che venga adottato dai Costruttori di Auto e dagli sviluppatori di navigatori.
Il gigante del commercio elettronico aiuta così a semplificare l’integrazione di Alexa attraverso i sistemi operativi Android e QNX con il fine di trasformare il computer di bordo dell’auto in un vero e proprio assistente vocale.
Mercedes: con Google Home e Amazon Alexa la vita di bordo è iper-connessa
Negli Stati Uniti, a partire da ora, e in Europa entro la fine di quest’anno, i clienti della Stella potranno utilizzare il Google Assistant di Google Home e Amazon Alexa su tutti i modelli della gamma prodotti dal 2016
L’articolo Amazon libera il software Alexa proviene da Panoramauto.
Chevrolet Camaro aut. (2013): pregi e difetti della supercar americana














La sesta generazione della Chevrolet Camaro è una delle sportive più sexy di sempre ed è un’auto che non può mancare in una collezione di “classiche moderne”.
La rarissima versione Hot Wheels (solo 1.524 esemplari distribuiti in tutto il mondo) è stata commercializzata in Italia per pochi mesi nel 2013 e ha un futuro assicurato come auto d’epoca: da noi fu venduta esclusivamente in versione Coupé e con il motore V8 e si distingue dalle varianti “normali” per alcuni elementi estetici presi in prestito dalla ZL1 (presa d’aria frontale e spoiler posteriore), per i cerchi in lega neri da 21”, per i sedili con logo Hot Wheels e per la vernice blu impreziosita da targhette personalizzate e dal cofano bicolore.
Scopriamo insieme i pregi e i difetti della Chevrolet Camaro aut. Hot Wheels del 2013, una perla introvabile dell’automobilismo “yankee” con quotazioni che possono arrivare a superare il prezzo di listino.


I pregi della Chevrolet Camaro aut. del 2013
Dotazione di serie
Completa: autoradio Aux Bluetooth CD MP3, cambio automatico, cerchi in lega, climatizzatore, cruise control, fendinebbia, interni in pelle, sedili anteriori regolabili elettricamente, sensori di parcheggio posteriori e vernice metallizzata.
Capacità bagagliaio
Il vano della Chevrolet Camaro ha una forma poco regolare ma è ampio: 384 litri.
Posto guida
Posizione di seduta bassa e sedile avvolgente.
Climatizzazione
Impianto potentissimo.
Rumorosità
Il sound del V8 è ineguagliabile.
Motore
Il 6.2 V8 Euro 5 a benzina della Chevrolet Camaro aut. Hot Wheels genera una potenza di 405 CV e una coppia di 556 Nm. Un propulsore elastico ai bassi regimi e in grado di regalare emozioni sopra i 4.000 giri.
Cambio
La trasmissione automatica a 6 rapporti (convertitore di coppia) è tipicamente “yankee”: fluida ad andature rilassate, un po’ troppo lenta nella risposta quando si cerca la sportività.
Prestazioni
Notevoli: 250 km/h di velocità massima e 5,4 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.
Dotazione di sicurezza
Buona: airbag frontali, laterali e a tendina, attacchi Isofix, controlli di stabilità e trazione e monitoraggio pressione pneumatici.
Freni
Impianto onesto e sincero.


I difetti della Chevrolet Camaro aut. del 2013
Abitabilità
Non fatevi ingannare dalle dimensioni esterne ingombranti (4,84 metri di lunghezza): lo spazio per i passeggeri posteriori è risicatissimo.
Finitura
Materiali tutt’altro che eccelsi e assemblaggi imprecisi.
Sospensioni
Un po’ troppo morbide.
Sterzo
Poco diretto, richiede troppe correzioni.
Visibilità
Migliorabile: colpa della posizione di guida bassa, della coda sporgente e del lunotto piccolo.
Tenuta di strada
Penalizzata dal rollio e dal peso elevato. La Chevrolet Camaro nasce per divertirsi nei rettilinei.
Prezzo
Da nuova nel 2013 la Chevrolet Camaro aut. Hot Wheels costava 48.935 euro. Oggi è introvabile e chi ce l’ha se la tiene ben stretta visto che diventerà un pezzo da collezione: preparatevi quindi a prezzi più alti di quelli di listino.
Tenuta del valore
Penalizzata a breve termine dal superbollo e dagli elevati costi di gestione. Questa vettura è però destinata a diventare un’auto d’epoca.
Consumo
La Chevrolet Camaro beve tanto: 7,6 km/l dichiarati.
Garanzie
La copertura globale e quella sulla verniciatura sono scadute nel 2016. Ancora valida, fino al 2019, la protezione sulla corrosione.
L’articolo Chevrolet Camaro aut. (2013): pregi e difetti della supercar americana proviene da Panoramauto.









