Monthly Archives: Febbraio 2015

La BMW M1 ProCar e la F1

A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 la BMW M1 ProCar, variante da corsa della supercar bavarese, fu protagonista di un evento che oggi sarebbe impossibile da ripetere: un trofeo monomarca che coinvolgeva i piloti di F1 il giorno prima dei GP. Un po’ come se oggi driver del calibro di Daniel Ricciardo, Valtteri Bottas e Felipe Massa si sfidassero il sabato prima di una gara al volante di vetture diverse dalle loro monoposto. Scopriamo insieme la storia di questo esperimento.BMW M1 ProCar: la storiaLa BMW M1 ProCar non è altro che la versione da gara della M1 del 1978: dotata di un motore 3.5 a sei cilindri in linea da 470 CV (contro i 277 del modello di serie) abbinato ad un cambio manuale a cinque marce, a seconda della rapportatura della trasmissione può raggiungere una velocità massima di 311 km/h e accelerare da 0 a 100 chilometri orari in 4,3 secondi.Jochen Neerpasch, numero 1 della sezione Motorsport del marchio tedesco, decide di schierare queste vetture in un campionato monomarca composto da otto gare disputate tra maggio e settembre in concomitanza con i Gran Premi europei del Mondiale F1 1979. Ricco il montepremi: 5.000 dollari al vincitore di ogni corsa, 3.000 al secondo, 1.000 al terzo e una M1 stradale per il trionfatore della serie.1979Tutti i piloti del Circus prendono parte al campionato BMW M1 ProCar tranne quelli Ferrari (il sudafricano Jody Scheckter e il canadese Gilles Villeneuve) e Renault (i due transalpini Jean-Pierre Jabouille e René Arnoux). Due i motivi: l’impossibilità di far guidare a questi driver vetture di marchi concorrenti e la presenza di pneumatici Goodyear sulle sportive di Monaco, usati da tutti i team tranne quello emiliano e transalpino.Il regolamento della serie è semplice: i primi cinque piloti delle prove libere del venerdì guadagnano automaticamente le prime cinque posizioni della griglia e ottengono la possibilità di correre con vetture ufficiali gestite direttamente dal brand teutonico (e realizzate dall’azienda britannica BS Fabrications) mentre gli altri corrono con modelli costruiti dall’inglese Project Four e dai piemontesi della Osella.Il campionato BMW M1 ProCar debutta ufficialmente il 12 maggio 1979 sul circuito belga di Zolder e a trionfare è il nostro Elio de Angelis. Il titolo va invece all’austriaco Niki Lauda – primo in tre occasioni (Monte Carlo, Silverstone e Hockenheim) sempre con vetture “non ufficiali” – seguito dal tedesco Hans-Joachim Stuck (vincitore delle ultime due gare a Zandvoort e a Monza) e dallo svizzero Clay Regazzoni.1980Nel 1980, anno in cui la M1 conquista un terzo posto alla 1.000 km del Nürburgring con il duo composto da Stuck e dal brasiliano Nelson Piquet, il calendario del monomarca presenta nove gare invece di otto ma solo sei (Monte Carlo, Brands Hatch, Hockenheim, Österreichring, Zandvoort e Imola) coincidono con il Mondiale F1.Per i tre eventi extra-Circus (Donington nel Regno Unito, AVUS e Norisring in Germania Ovest) vengono selezionati cinque piloti per correre con le BMW M1 “ufficiali”: Piquet, l’australiano Alan Jones, i francesi Jacques Laffite e Didier Pironi e l’argentino Carlos Reutemann. Il titolo va al driver brasiliano che conquista le ultime tre gare (Austria, Olanda e Italia): dietro di lui Jones e Stuck, primo a Monte Carlo e a Norisring con una vettura non ufficiale.Alla fine della stagione la BMW sospende l’iniziativa per concentrarsi sulla realizzazione di motori di F1: diventerà fornitore Brabham nel 1982 e l’anno seguente questo binomio conquisterà il Mondiale F1 Piloti con Piquet.

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Lancia Delta: all’asta una Martini 5 praticamente nuova

La Martini 5 è una delle Lancia Delta più desiderate dagli appassionati e nel weekend del 21 e 22 febbraio 2015 verrà messo all’asta – in occasione dell’evento Race Retro in programma a Stoneleigh Park (Regno Unito)  – un esemplare del 1992 praticamente nuovo della compatta torinese che ha percorso solo 50 chilometri. Si stima un prezzo compreso tra 120.000 e 150.000 euro.La Lancia Delta Martini 5 nasce nel 1992 per celebrare i cinque Mondiali WRC Costruttori conquistati dalla “segmento C” piemontese nei rally (in quell’anno diventeranno poi sei) e si distingue dalla Evoluzione da cui deriva per i cerchi bianchi da 15”, per la livrea Martini Racing sulle fiancate e per le prese d’aria nere sul cofano. Dentro spiccano invece le cinture di sicurezza rosse, i sedili in Alcantara nera con cuciture rosse e la targhetta identificativa sul tunnel della trasmissione. Invariato il motore: un 2.0 sovralimentato da 210 CV (non catalizzato).

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F1 2015: il punto dopo i test di Jerez

Si sono chiusi oggi i primi quattro giorni di test a Jerez (Spagna) con le monoposto che prenderanno parte al Mondiale F1 2015. La buona notizia è che la Ferrari sembra cresciuta molto rispetto allo scorso anno, quella cattiva è che le tre “big” (Mercedes, Red Bull – che ha corso con una livrea camuffata, attendiamo con ansia quella definitiva – e Williams) si sono “nascoste” e per questa ragione è difficile valutare i tempi fatti registrare da Sebastian Vettel e Kimi Räikkönen.La più grande delusione è arrivata dalla McLaren: le vetture della scuderia britannica hanno percorso pochi giri a causa di alcuni problemi di affidabilità (anche al motore Honda) e i due piloti – Fernando Alonso e Jenson Button – pare che stiano faticando a trovare il giusto feeling con la MP4-30. Scopriamo insieme nel dettaglio come sono andate queste prove.F1 2015 – I test di Jerez in cinque punti1) I tempi dei test non contano, certo, ma è impossibile non essere soddisfatti dopo che la Ferrari ha fatto registrare il miglior crono in tre sessioni su quattro e ha oltretutto convinto anche con le gomme medie. Räikkönen pare molto più a suo agio con la SF15-T e le evoluzioni al motore sembrano aver dato i loro frutti.2) Non fatevi ingannare dai tempi impressionanti ottenuti dalla Sauber: la monoposto svizzera è sicuramente migliorata rispetto allo scorso anno (ci vuole poco) ma le brillanti prestazioni mostrate nei test di Jerez sembrano create ad hoc per attirare nuovi sponsor.3) La Mercedes c’è: i campioni del mondo in carica non hanno (volutamente) cercato la prestazione ma come affidabilità sono stati i più convincenti. Nico Rosberg ha percorso 157 giri il primo giorno e 151 nel terzo mentre Lewis Hamilton si è “accontentato” di effettuarne 116 oggi. Il pilota iridato 2014 è stato però lasciato recentemente dalla fidanzata Nicole Scherzinger e i suoi risultati in gara sono spesso strettamente legati alla sua situazione sentimentale.4) I migliori tempi con la Ferrari sono arrivati da Räikkönen ma il più convincente della scuderia di Maranello, secondo noi, è stato Sebastian Vettel: il pilota tedesco sembra aver trovato il giusto feeling con la monoposto emiliana ed è riuscito a far registrare prestazioni di tutto rispetto anche con pneumatici medi.5) La Sauber ha fatto un ottimo acquisto ingaggiando il debuttante brasiliano Felipe Nasr (vincitore del campionato europeo Formula BMW nel 2009 e campione britannico F3 nel 2011 davanti a Kevin Magnussen): non tanto per il miglior tempo ottenuto nel giorno 3 (con gomme soft), quanto piuttosto per le doti di guida mostrate, superiori a quelle del compagno (lo svedese Marcus Ericsson).F1 2015 – Test Jerez – I tempiGiorno 1
1 Sebastian Vettel (Ferrari)  1:22.620
2 Marcus Ericsson (Sauber)  1:22.777
3 Nico Rosberg (Mercedes)  1:23.106
4 Daniel Ricciardo (Red Bull) 1:23.3385 Valtteri Bottas (Williams)  1:23.906Giorno 2
1 Sebastian Vettel (Ferrari)  1:20.984
2 Felipe Nasr (Sauber)   1:21.867
3 Vallteri Bottas (Williams)  1:22.319
4 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:22.4905 Max Verstappen (Toro Rosso) 1:24.167Giorno 3
1 Felipe Nasr (Sauber)   1:21.545
2 Kimi Räikkönen (Ferrari)  1:21.750
3 Nico Rosberg (Mercedes)  1:21.982
4 Felipe Massa (Williams)  1:22.2765 Pastor Maldonado (Lotus)  1:22.713Giorno 4
1 Kimi Räikkönen (Ferrari)  1:20.841
2 Marcus Ericsson (Sauber)  1:22.019
3 Lewis Hamilton (Mercedes) 1:22.172
4 Max Verstappen (Toro Rosso) 1:22.5535 Felipe Massa (Williams)  1:23.116

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Ferrari SF15-T: un tocco di Alfa Romeo in F1

Ancora non sappiamo se la Ferrari SF15-T sarà una protagonista del Mondiale F1 2015: la nuova monoposto del Cavallino – che dovrebbe rappresentare una svolta nel futuro della Rossa dopo un 2014 disastroso – si presenta con un muso basso e particolarmente sporgente, con fiancate più larghe di quelle viste su Mercedes e McLaren e con il logo Alfa Romeo (marchio su cui il Gruppo FCA punterà tantissimo quest’anno) posizionato vicino alle ruote posteriori.L’ultima creazione di Maranello – che sarà guidata dal tedesco Sebastian Vettel e dal finlandese Kimi Räikkönen – è dotata di un motore 1.6 V6 turbo benzina abbinato ad un cambio a otto rapporti e pesa 702 kg. L’obiettivo stagionale della Ferrari SF15-T, dichiarato dal direttore della Gestione Sportiva Maurizio Arrivabene, è di vincere almeno due GP nel corso dell’anno.Il palmarès della Ferrari in F1 comprende 15 Mondiali Piloti (1952 e 1953 con Alberto Ascari, 1956 con Juan Manuel Fangio, 1958 con Mike Hawthorn, 1961 con Phil Hill, 1964 con John Surtees, 1975 e 1977 con Niki Lauda, 1979 con Jody Scheckter, 2000-2004 con Michael Schumacher e 2007 con Kimi Räikkönen) e 16 titoli Costruttori (1961, 1964, 1975-1977, 1979, 1982, 1983, 1999-2004, 2007 e 2008).Sebastian Vettel, nato il 3 luglio 1987 ad Heppenheim (Germania Ovest), ha disputato 139 GP in carriera conquistando quattro Mondiali (2010-2013), 39 vittorie, 45 pole position, 24 giri veloci e 66 podi. Il compagno di scuderia Kimi Räikkönen, nato il 17 ottobre 1979 a Espoo (Finlandia), può invece vantare 212 GP corsi, un Mondiale (2007), 20 vittorie, 16 pole position, 40 giri veloci e 77 podi.

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Mercedes F1 W06 Hybrid: la Stella cerca il bis

La Mercedes F1 W06 Hybrid sarà presentata ufficialmente domenica 1 febbraio 2015 a Jerez ma la Casa tedesca – impaziente di mostrare al mondo l’erede della monoposto trionfatrice nel Mondiale 2014 – ha già svelato la prima immagine della sua vettura, che sarà guidata come lo scorso anno da Lewis Hamilton e da Nico Rosberg.Il palmarès della Mercedes nel Circus comprende tre Mondiali Piloti (1954 e 1955 con Juan Manuel Fangio e 2014 con Lewis Hamilton) e un campionato Costruttori (2014). Hamilton, nato il 7 gennaio 1985 a Stevenage (Regno Unito), ha disputato 148 GP portando a casa due titoli iridati (2008, 2014), 33 vittorie, 38 pole position, 20 giri veloci e 70 podi. Il compagno di scuderia Nico Rosberg – nato il 27 giugno 1985 a Wiesbaden (Germania Ovest) – risponde con 166 GP corsi, un titolo di vicecampione del mondo (2014), 8 vittorie, 15 pole position, 9 giri veloci e 26 podi.

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McLaren MP4-30: perché grigia?

La monoposto McLaren che affronterà il Mondiale F1 2015 – la MP4-30 – ha deluso un po’ tutti gli appassionati: nonostante l’addio ai motori Mercedes, rimpiazzati da propulsori Honda, la livrea grigia (anche se impreziosita da qualche tocco rosso) ricorda ancora troppo quella del vecchio fornitore.La vettura – che sarà guidata da Fernando Alonso e Jenson Button – debutterà in pista domenica 1 febbraio 2015 in occasione dei test di Jerez mentre per l’esordio in gara bisognerà attendere il GP d’Australia in programma il prossimo 15 marzo.La McLaren può vantare nel proprio palmarès 12 Mondiali Piloti (1974 con Emerson Fittipaldi, 1976 con James Hunt, 1984 con Niki Lauda, 1985, 1986 e 1989 con Alain Prost, 1988, 1990 e 1991 con Ayrton Senna, 1998 e 1999 con Mika Häkkinen e 2008 con Lewis Hamilton) e 8 titoli Costruttori (1974, 1984, 1985, 1988-1991, 1998).Fernando Alonso, nato il 29 luglio 1981 a Oviedo (Spagna), ha disputato 235 GP portando a casa due Mondiali (2005, 2006), 32 vittorie, 22 pole position, 21 giri veloci e 97 podi. Jenson Button, nato il 19 gennaio 1980 a Frome (Regno Unito), è stato invece iridato nel 2009 e in 266 GP ha ottenuto 15 vittorie, 8 pole position, 8 giri veloci e 50 podi.

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Nissan Leaf Fluo: brilla di notte

A cosa serve un’auto fluorescente? Di fatto non a molto, ma per Nissan la LEAF che brilla di notte è un messaggio per promuovere la sostenibilità derivata dall’energia solare.Pioniera nel settore delle EV, la Casa giapponese è la prima ad aver creato una vettura in grado di illuminarsi al buio sfruttando le radiazioni UV assorbite durante il giorno.“Se l’89% dei possessori della Leaf che la ricaricano di notte”, dice la Casa, “sfruttassero i pannelli solari nell’impianto elettrico della propria abitazione, con i ricavi della vendita dell’energia in eccesso alla rete nazionale si ripagherebbero la ricarica notturna”.Per creare la Leaf Fluo, Nissan ha collaborato con Hamish Scott, inventore e creatore di STARPATH, per la creazione di una vernice spray in grado di assorbire le radiazioni UV solari e riemetterle per 8-10 ore al buio.La garanzia di funzionamento di questa particolare vernice realizzata con composti organici è di 25 anni, praticamente tutto il ciclo di vita del prodotto. 


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John DeLorean, non solo "Ritorno al futuro"

Considerare John DeLorean solo come il fondatore della Casa che ha realizzato la mitica DMC-12 (protagonista della trilogia cinematografica di “Ritorno al futuro”) sarebbe riduttivo: questo ingegnere/imprenditore statunitense è stato infatti uno dei manager più brillanti della storia delle quattro ruote. Scopriamo insieme la sua carriera.John DeLorean: la biografiaJohn DeLorean nasce il 6 gennaio 1925 a Detroit (USA): figlio di immigrati esteuropei (padre romeno, madre austroungarica), studia ingegneria industriale alla Lawrence Technological University della sua città natale ma è costretto ad interrompere gli studi per via dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.Serve per tre anni nell’esercito statunitense, torna a casa nel 1946, lavora come progettista per poco più di un anno per aiutare economicamente la madre e successivamente torna all’università (conservando un impiego part-time alla Chrysler). John consegue la laurea nel 1948 ma nonostante le conoscenze tecniche acquisite decide di vendere assicurazioni sulla vita per migliorare le sue doti comunicative.Chrysler e PackardNegli anni Cinquanta John DeLorean prosegue gli studi frequentando per breve tempo il Detroit College of Law e un corso post laurea in ingegneria automobilistica alla Chrysler. Ottiene il master, lavora per breve tempo nella Casa “ yankee” e successivamente passa alla Packard.In questa azienda progetta il cambio automatico Twin-Ultramatic (evoluzione dell’Ultramatic contraddistinta da un convertitore di coppia più efficiente) e dopo poco tempo viene nominato responsabile della sezione “ricerca e sviluppo”.La svolta in General MotorsLa svolta nella carriera di John DeLorean arriva nel 1956 quando viene chiamato alla General Motors: il suo primo lavoro è alla Pontiac come assistente del capo ingegnere Pete Estes e del general manager Semon Knudsen.Nella seconda metà del decennio realizza numerosi brevetti per il marchio nordamericano e riesce a conciliare il lavoro con lo studio ottenendo il Master in Business Administration della Ross School of Business dell’Università del Michigan.Gli anni ’60Nel 1961 John DeLorean viene nominato capoingegnere Pontiac e il suo primo progetto – la GTO del 1964 – lancia la moda delle “muscle car” degli anni ’60. In seguito all’enorme successo riscosso dalla vettura viene promosso a responsabile del brand (il più giovane di sempre in General Motors).Nella seconda metà del decennio contribuisce alla realizzazione della Firebird del 1967, una sportiva realizzata sulla stessa base della Chevrolet Camaro che soffia parecchi clienti alla Ford Mustang, e della seconda generazione della lussuosa Grand Prix (1969), meno cara della rivale Ford Thunderbird.Questi modelli consentono alla Pontiac di crescere nelle immatricolazioni in un periodo di crisi per la GM e a John DeLorean di diventare responsabile Chevrolet nel 1969.In ChevroletLe doti manageriali di John emergono anche in Chevrolet: risana i conti riducendo i costi e puntando sul prodotto, gestisce il lancio della Vega nel 1970 focalizzandosi sul miglioramento della qualità e l’anno seguente porta il marchio del Cravattino ad ottenere quasi lo stesso numero di vetture immatricolate di quelle targate negli USA dall’intero gruppo Ford.Nel 1972 John DeLorean diventa vicepresidente della sezione auto e veicoli commerciali della General Motors ma l’anno seguente abbandona l’azienda in seguito a contrasti con i vertici del colosso statunitense (che lo ritengono troppo giovane e troppo frivolo per ricoprire un ruolo così importante).La DeLoreanDopo l’addio a GM DeLorean decide di mettersi in proprio: il 24 ottobre 1973 fonda una Casa automobilistica che porta il suo nome e presenta il prototipo DSV (DeLorean Safety Vehicle) disegnato da Giorgetto Giugiaro. Nel 1978, grazie a fondi del governo britannico, apre uno stabilimento in Irlanda del Nord ma deve aspettare tre anni prima di vedere la sua creatura uscire dalla catena di montaggio.La DeLorean DMC-12 – unica auto realizzata dal brand creato da John DeLorean – viene presentata nel 1981. Porte ad ali di gabbiano, telaio Lotus, carrozzeria in acciaio inossidabile non verniciata e un motore Peugeot Renault Volvo 2.8 V6 da 150 CV (132 per il mercato nordamericano): sono queste le caratteristiche principali di questa coupé. La vettura – prodotta in meno di 10.000 esemplari – non ottiene il successo sperato in quanto meno brillante e più costosa delle rivali.Il declinoIl declino economico di John inizia dopo i deludenti risultati di vendita della DMC-12: per racimolare i soldi necessari per salvare l’azienda nel 1982 accetta di trafficare cocaina, viene arrestato ma due anni più tardi viene assolto in quanto incastrato da un informatore dell’FBI in cambio di uno sconto di pena.La fedina penale pulita non basta a risollevare le sorti finanziarie di John DeLorean e anche il film “Ritorno al futuro” – che vede come protagonista la DMC-12 – contribuisce solo a far entrare nel mito questa sportiva.Negli anni ’90 John tenta di entrare nuovamente nel mondo delle quattro ruote realizzando l’erede della DMC-12 e per trovare i fondi mette in vendita (senza successo) un innovativo orologio al quarzo a carica automatica. DeLorean dichiara bancarotta nel 1999 e scompare il 19 marzo 2005 per via di un ictus a Summit (USA).

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Mini Coupé e Roadster: le biposto escono di produzione

La Mini Coupé ormai si prepara, insieme alla Mini Roadster, a uscire dalla linea di produzione.Questo modello fu presentato per la prima volta alla 24 Ore del Nürburgring, giusto prima di debuttare al Salone di Francoforte del 2011.Dopo un’avventura commerciale fugace, dunque, ma non per questo poco intensa, le due biposto della piccola anglo/tedesca escono di scena, senza però stupirci per questo visto che ormai era da mesi che se ne parlava.Del resto, e l’arrivo della nuova Mini 5 porte ne è una prova “vivente”, il brand ha deciso di puntare tutto sulla praticità della versione a tre porte e della sorella maggiore a cinque porte.La chiusura ad Oxford della produzione delle Mini Coupé e Roadster servirà, dunque, a centrare tutte le forze del marchio sulla nuova generazione Mini.L’ultima ad arrivare della nuova gamma è la Mini John Cooper Works (consumo misto di combustibile: 6,7l/100km, emissioni CO2: 155g/km), il cui motore turbo da quattro cilindri eroga la maggior potenza che si sia mai vista sui modelli di produzione di questa marca: 231 CV.Per chi, però, proprio non volesse rinunciare alle ebrezza della guida a cielo scoperto, rimarranno comunque in produzione la Mini Cabrio, disponibile con tre motorizzazioni benzina e due diesel, e la Mini John Cooper Works Cabrio. 


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ARO M 461 C (1969): la Jeep romena

La ARO M 461 C del 1969 è una fuoristrada (meglio non chiamarla SUV, potrebbe offendersi) da non sottovalutare: questa 4×4 romena – mamma della serie 240 e bisnonna della Dacia Duster – è un mezzo inarrestabile che si trova senza problemi a 2.000 euro.ARO M 461 C (1969): le caratteristiche principaliLa ARO M 461 C, svelata nel 1969, non è altro che un’evoluzione della M 461 presentata cinque anni prima caratterizzata da una plancia più moderna e da una strumentazione più completa. Gli esemplari commercializzati in Italia sono facilmente riconoscibili visto che montano indicatori di direzione di origine Fiat (appartenenti alla 500, alla 850, alla 1100 o alla 1300).Questo mezzo, ispirato nello stile alle fuoristrada sovietiche GAZ e utilizzato anche dall’esercito romeno, è uno dei più robusti e affidabili tra quelli prodotti nell’Europa dell’Est prima del crollo del comunismo ed è molto apprezzato tra gli appassionati di “off-road” d’epoca.La tecnicaIl motore della ARO M 461 C del 1969 è un 2.5 quattro cilindri a benzina da 71 CV e 160 Nm di coppia in grado di offrire una spinta corposa ai bassi regimi e di spingere la 4×4 romena fino ad una velocità massima di 100 km/h. Nel 1973 questo propulsore beneficia di alcune leggere modifiche al sistema di lubrificazione, reso più efficiente.Le quotazioniNegli anni ’70 la M 461 C ha conquistato parecchi clienti in Italia ed è grazie alla sua robustezza se ancora oggi non è difficile trovare nel nostro Paese degli esemplari in buono stato. Le quotazioni di 2.000 euro sono leggermente inferiori alla cifra necessaria per acquistarla.

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