Category Archives: Auto Classiche
Citroën DS3 WRC e Sébastien Loeb: le foto più belle dei Mondiali Rally 2011 e 2012
In occasione del lancio della DS DS3 restyling abbiamo deciso di ricordare con una ricca gallery di foto la Citroën DS3 WRC e i suoi quattro Mondiali Rally vinti (due Piloti con Sébastien Loeb e due Costruttori) nel biennio 2011-2012.La piccola del Double Chevron – che correrà ancora nel WRC 2016 come privata e verrà rimpiazzata in gara il prossimo anno dalla C3 – rappresenta molto per la Casa francese: è stata l’ultima vettura del marchio transalpino a conquistare il WRC nonché l’ultima auto da rally guidata dal pilota più forte di sempre (Loeb).Ma non è tutto: la Citroën DS3 WRC ha avuto l’onore di essere condotta nel corso della sua carriera da ben quattro campioni del mondo. Ai rallisti Sébastien Loeb, Sébastien Ogier e Petter Solberg si aggiunge anche Kimi Räikkönen (iridato F1).
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Coppa Abarth Storiche: il campionato per le auto d’epoca dello Scorpione
Nel 2016 prenderà il via la prima edizione della Coppa Abarth Storiche, un campionato con montepremi specifico riservato alle auto d’epoca dello Scorpione.La serie, composta da quattro appuntamenti in pista e in salita nell’ambito del calendario Aci Sport, sarà aperta a numerosi modelli Abarth e Fiat Abarth: le bicilindriche Fiat Abarth 595 e 695 nelle varie versioni (Esseesse, Assetto Corsa, ecc…), le sport prototipo con cilindrata massima di 2000 cm3, le monoposto Formula Abarth e Italia, le Fiat Abarth 750, 850, 1000, OT 1300 e le varie versioni berlinetta 1600 e 2000. Senza dimenticare le Fiat Abarth 124 Rally e 131 Rally e le Fiat Ritmo Abarth 105TC e 125 TC.Ai fini della classifica le vetture partecipanti alla Coppa Abarth Classiche saranno suddivise per categorie e dovranno rispondere alle specifiche tecniche previste dai regolamenti FIA. I possessori delle Abarth storiche da competizione potranno inoltre usufruire delle officine Abarth Classiche per tutte le necessità inerenti sia la certificazione sia il restauro e la preparazione per le competizioni storiche. nel rispetto dei regolamenti vigenti e le specifiche dell’epoca, grazie alla vasta documentazione e all’esperienza dei tecnici.
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Winter Marathon 2016: la guida completa
La Winter Marathon 2016 – 28° edizione di una delle gare di regolarità per auto d’epoca più importanti d’Italia – si terrà dal 21 al 24 gennaio a Madonna di Campiglio. Un appuntamento da non perdere per gli appassionati di motori.Un’avventura lunga 410 km attraverso le strade più belle del Trentino-Alto Adige che vedrà 122 equipaggi affrontare 55 prove cronometrate. 20 le Case automobilistiche presenti, 8 le nazioni rappresentate dai conduttori, 15 le vetture anteguerra al via e 8 i vincitori di precedenti edizioni.Di seguito troverete una guida completa della Winter Marathon 2016: percorso, programma, orari e chi più ne ha più ne metta. Per maggiori informazioni: www.wintermarathon.it.Winter Marathon 2016 – La guida completa: programma, percorso e orariGiovedì 21 gennaio 201615:00-19:00 Ritrovo dei concorrenti presso il Savoia Palace Hotel a Madonna di Campiglio. Verifiche sportive, consegna del kit di partecipazione con numeri di gara, road book e omaggi esclusivi. Verifiche tecniche nella adiacente Piazza Brenta Alta.19:15 Ingresso delle vetture autorizzate sul lago ghiacciato di Madonna di Campiglio.19:30 Cena in hotel.20:15 Trofeo APT. Sfida a eliminazione diretta riservata ai primi 32 equipaggi iscritti alla Winter Marathon. Rientro in hotel e pernottamento.Venerdì 22 gennaio 201608:00-12:00 Ritrovo dei concorrenti presso il Savoia Palace Hotel a Madonna di Campiglio. Verifiche sportive, consegna del kit di partecipazione con numeri di gara, road book e omaggi esclusivi. Verifiche tecniche nella adiacente Piazza Brenta Alta.12:30 Pranzo in hotel.14:30 Partenza della prima vettura da Piazzale Brenta a Madonna di Campiglio e presentazione delle vetture partecipanti in Piazza Righi.
14:50 Pinzolo
15:10 Tione di Trento
15:15 Ragoli
15:45 San Lorenzo
16:00 Molveno
16:10 Andalo
16:40 Mezzolombardo
16:45 Mezzocorona
17:15 Termeno
17:25 Lago di Caldaro
17:45 Ora
18:10 Aldino
18:40 Nova Ponente
18:50 Nova Levante
19:00 Passo Costalunga (m. 1752)
19:10 Pozza di Fassa
19:25 Mazzin19:35 Canazei19:40 Cena all’Hotel Lupo Bianco a Canazei.
20:45 Passo Pordoi (m. 2239)
21:00 Arabba
21:10 Passo Campolongo (m. 1875)
21:20 Corvara
21:35 Passo Gardena (m. 2121)
21:45 Selva di Val Gardena
22:10 Ortisei
22:40 Barbiano
23:00 Collalbo
23:25 Bolzano23:45 Safety Park VadenaSabato 23 gennaio 2016
00:00 Appiano
00:10 Passo della Mendola (m. 1363)
00:30 Fondo
01:20 Malè
01:35 Dimaro
01:45 Folgarida (m. 1298)01:55 Passo Campo Carlo Magno (m. 1681)02:00 Arrivo della prima vettura in Piazza Righi a Madonna di Campiglio. Rientro in hotel e pernottamento.12:30 Pranzo in hotel13:00 Ingresso delle vetture autorizzate sul lago ghiacciato di Madonna di Campiglio.13:45 Trofeo MA-FRA. Riservato alle vetture anteguerra scoperte partecipanti alla Winter Marathon.14:00 Trofeo TAG Heuer. Sfida a eliminazione diretta riservata ai primi 32 equipaggi classificati della Winter Marathon.19:30 Cerimonia di premiazione e cena conclusiva al Centro Congressi PalaCampiglio. Rientro in hotel e pernottamento.Domenica 24 gennaio 201609:00 Colazione in hotel con arrivederci all’edizione del 2017.
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Cisitalia 202 SMM (1947): la Spyder di Nuvolari
La 202 SMM è il modello più esclusivo della Cisitalia: la Spyder Nuvolari fu prodotta dal 1947 al 1948 in soli 35 esemplari e per entrare in possesso di uno di questi bisogna sborsare circa mezzo milione di euro.Cisitalia 202 SMM (1947): le caratteristiche principali della Spyder NuvolariLa Cisitalia 202 SMM del 1947 – nota anche come Spyder Nuvolari – è la versione stradale della spider capace di conquistare con Tazio Nuvolari il secondo posto alla Mille Miglia di quell’anno.Una sportiva derivata dal mondo delle corse (come si può notare dall’abitacolo essenziale) disponibile in tre versioni: la Mille Miglia Nuvolari è la più spartana mentre la Sport e la Sport Special possono vantare il parabrezza, i finestrini laterali, gli indicatori di direzione e le maniglie delle portiere.La Cisitalia 202 SMM Spyder Nuvolari, realizzata sulla stessa base della 202 Berlinetta, monta lo stesso telaio tubolare a traliccio che permette di avere meno peso e più rigidezza. Tra i difetti più noti della scoperta torinese segnaliamo lo sterzo durissimo (derivato da quello della Fiat Topolino, così come la sospensione anteriore a balestre trasversali) e i freni (a tamburo) poco potenti.Cisitalia 202 SMM (1947): la tecnica della Spyder NuvolariLa Cisitalia 202 SMM del 1947 monta un motore 1.1 derivato da quello della Fiat 1100 più potente di quello usato dalla spider di Nuvolari durante la Mille Miglia (65 CV contro 60).Cisitalia 202 SMM (1947): le quotazioni della Spyder NuvolariLa Cisitalia 202 SMM Spyder Nuvolari del 1947 è una scoperta rarissima. Non fatevi però ingannare dalle quotazioni che recitano 800.000 euro: due anni fa ad un’asta a Villa d’Este sono “bastati” meno di 500.000 euro per portarsi a casa uno dei 35 esemplari costruiti.
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Ferrari 312 T, il risveglio della Rossa
La Ferrari 312 T è una delle monoposto più importanti del Cavallino: fu grazie a lei, infatti, che la Rossa tornò a vincere il Mondiale F1 (Piloti con Niki Lauda e Costruttori) dopo un digiuno di ben 11 anni. Scopriamo insieme la storia di questa affascinante vettura.Ferrari 312 T: la storiaLa Ferrari 312 T – progettata da Mauro Forghieri per correre nel Mondiale F1 1975 – presenta una grande rivoluzione tecnica: il cambio trasversale (da qui la T nel nome della monoposto del Cavallino). Una soluzione che consente di ripartire meglio i pesi.Il motore è sempre lo stesso 3.0 12 cilindri a V con angolo di 180° (praticamente un boxer) ma più potente mentre si registra un passo indietro per quanto riguarda il telaio: addio al monoscocca, largo ad un più tradizionale tubolare in acciaio ricoperto da pannelli in alluminio.1975La Ferrari 312 T debutta ufficialmente in Sudafrica nella terza tappa del Mondiale F1 1975 con lo svizzero Clay Regazzoni e l’austriaco Niki Lauda. L’inizio non è dei migliori: Lauda taglia il traguardo di Kyalami in quinta posizione mentre in Spagna ottiene la pole ma è costretto al ritiro per un incidente.La svolta arriva a Monte Carlo con la pole e la vittoria di Niki e la stessa impresa viene ripetuta in Belgio quando anche Clay, grazie al quinto posto, riesce ad ottenere i primi punti con la monoposto di Maranello.In Svezia arriva il terzo successo consecutivo per Lauda (e il primo podio di Regazzoni al volante della Ferrari 312 T), in Olanda è la volta di un altro doppio podio (Niki 2°, Clay 3°) mentre in Francia si assiste al dominio del driver austriaco (pole e trionfo).Dopo un GP di Gran Bretagna deludente arriva il riscatto in Germania con Lauda in pole (così come in Austria) e terzo sotto la bandiera a scacchi mentre il titolo iridato Piloti (con Niki) e Costruttori viene conquistato in Italia grazie al successo di Regazzoni e alla terza piazza del compagno di scuderia. La stagione si chiude negli USA con un altro successo per Lauda.1976La Ferrari si presenta al via del Mondiale F1 1976 ancora con la “vecchia” 312 T. La monoposto del Cavallino, sempre affidata a Lauda e Regazzoni, domina le prime tre gare stagionali: due trionfi dell’austriaco in Brasile e in Sudafrica e uno di Regazzoni negli USA Ovest.In seguito alla decisione da parte della Federazione di migliorare la sicurezza delle vetture il Cavallino schiera per il resto dell’anno una nuova auto: la 312 T2.
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Fiat 124 Sport Coupé (1969): GT all’italiana
La seconda generazione della Fiat 124 Sport Coupé (prodotta dal 1969 al 1972 e nota anche con la sigla BC) appartiene ad un segmento che le Case italiane non coprono più: quello delle sportive comode derivate da berline (come la BMW serie 4, per intenderci).Questa GT, ancora oggi considerata tra le auto più riuscite della Casa torinese, si trova senza problemi a 5.000 euro: una valida auto d’epoca che può essere utilizzata (con le opportune accortezze) come mezzo per tutti i giorni.Fiat 124 Sport Coupé (1969): le caratteristiche principaliLa seconda serie della Fiat 124 Sport Coupé viene presentata ufficialmente al Salone di Torino del 1969, due anni dopo il debutto della prima. Tra le modifiche più rilevanti di design segnaliamo il nuovo frontale (ispirato a quello della Dino) e i fari posteriori più grandi mentre dentro spicca la presenza dell’orologio.Tanti i punti di forza della sportiva piemontese: un posto guida contraddistinto da un sedile comodo e da comandi ben posizionati, un cambio eccellente e un impianto frenante impreziosito dalla presenza di quattro dischi. Tra le note negative segnaliamo invece lo sterzo poco sensibile, le finiture non molto curate e i consumi altissimi.Fiat 124 Sport Coupé (1969): la tecnicaLe modifiche tecniche apportate nel 1969 alla seconda generazione della Fiat 124 Sport Coupé riguardano soprattutto il retrotreno (a ponte rigido con puntoni longitudinali, biellette, barra trasversale Panhard e molle elicoidali).Al motore 1.4 da 90 CV della prima serie si affianca inoltre un vivacissimo (ma anche molto assetato di carburante) 1.6 da 110 CV. Un’unità, derivata da quella adottata dalla 125, con due carburatori a doppio corpo.Fiat 124 Sport Coupé (1969): le quotazioniAcquistare oggi una Fiat 124 Sport Coupé del 1969 può essere un affare: si trova facilmente a 5.000 euro, vale meno della prima serie (meno potente e con un design a nostro avviso più datato) ed è più rara (98.000 esemplari prodotti anziché 113.000).
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Lanchester 14 (1937): la cugina della Daimler
La Lanchester 14, presentata ufficialmente nel 1937, ha molti elementi in comune con la Daimler New Fifteen: questa berlinona britannica d’anteguerra – appartenente ad un brand chiuso nel 1955 ma ancora delle mani della Tata, proprietaria di Jaguar – si trova abbastanza facilmente a meno di 10.000 euro e se la cava egregiamente come auto da cerimonia.Lanchester 14 (1937): le caratteristiche principaliLa Lanchester 14 – prodotta dal 1937 al 1939 – è una classica ammiraglia inglese priva di particolari rivoluzioni tecniche. Erede della Roadrider, monta un propulsore più grosso, un telaio modificato (con sospensioni anteriori a ruote indipendenti) e una carrozzeria ridisegnata. In pratica non è altro che una Daimler New Fifteen più economica.Lunga 4,60 metri e disponibile esclusivamente a quattro porte, viene usata spesso nel Regno Unito come auto per i matrimoni.Lanchester 14 (1937): la tecnicaMotore anteriore (un 1.8 a sei cilindri in linea da 53 CV) e trazione posteriore: è questo lo schema tecnico (molto tradizionale) della Lanchester 14 del 1937, una vettura capace di raggiungere una velocità massima di 113 km/h.Lanchester 14 (1937): le quotazioniLe quotazioni della Lanchester 14 del 1937 recitano 11.000 euro: in realtà è facile trovarle a qualche asta in Inghilterra a meno di 10.000 euro.
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Pubblicità auto: 10 spot che hanno fatto la storia degli anni ’80
Negli anni ’80 le pubblicità auto puntavano molto sull’immagine e poco sulla sostanza: i contenuti delle vetture passavano in secondo piano negli spot, che prediligevano location spettacolari.Di seguito troverete 10 pubblicità auto mostrate in TV negli anni ’80, réclame che hanno fatto la storia.Audi 100 CS quattro (1986)Lo spot TV dell’Audi 100 CS quattro è uno dei più belli degli anni ’80: la scena dell’ammiraglia di Ingolstadt che risale il trampolino finlandese di Kaipola (girata senza effetti speciali) è stata rifatta più volte da altre auto dei quattro anelli.BMW serie 3 (1989)La seconda generazione della BMW serie 3 (quella denominata E30) è quasi a fine carriera nel 1989: lo spot TV che la promuove punta sulla raffinatezza e sul piacere di guida.Citroën AX (1987)Quando non c’era la crisi la Citroën poteva permettersi di portare per uno spot TV la piccola AX addirittura sulla Muraglia Cinese. Altri tempi e altri budget…Fiat Uno Turbo (1985)La Fiat Uno Turbo è stata una delle auto più desiderate da chi è stato giovane negli anni ’80 nonché la versione più sportiva della vettura più amata dagli italiani. Lo spot TV della piccola “pepata” torinese punta tutto sulla velocità.Ford Escort (1986)Atmosfera western (un omaggio alle radici statunitensi della Ford) e una voce fuori campo che esalta le prestazioni delle numerose versioni della compatta dell’Ovale Blu. È questo lo spot TV della quarta generazione della Escort.Lancia Delta Integrale (1988)La pubblicità della Lancia Delta Integrale sintetizza perfettamente i punti di forza della compatta torinese: un mezzo elegante che affronta senza problemi superfici innevate. Senza dimenticare i successi nel Mondiale rally WRC.Opel Vectra 4×4 (1989)In un mondo popolato di auto vecchie la Opel Vectra si distingue per il design moderno. In più, grazie alla trazione integrale 4×4, può anche andare… sull’acqua. Uno spot TV tedesco efficace ma non molto credibile.Peugeot 205 (1989)Ho scritto “Ti odio” sulla sabbia: è questa la sintesi della pubblicità della Peugeot 205, una delle più famose degli anni ’80.Renault 19 Chamade (1989)La Renault 19 Chamade non era altro che la versione con la coda della compatta francese ma lo spot contribuì a renderla un mezzo raffinato. Merito della presenza dell’attore transalpino Christopher Lambert, reduce tre anni prima dal successo di “Highlander – L’ultimo immortale”, e della scenografica uscita dall’acqua.Volkswagen Golf (1983)“Abbiamo migliorato il meglio”: così la Volkswagen pubblicizzava il lancio dell’attesissima seconda generazione della Golf.
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Dan Gurney: pilota e non solo
Dan Gurney non è stato un pilota come tutti gli altri: è stato il primo uomo al mondo a vincere in F1, con le Sport, in Formula Indy e nella NASCAR, ha conquistato una 24 Ore di Le Mans inaugurando la tradizione dello champagne sul podio, ha trionfato come proprietario di team ed è stato anche un inventore.Scopriamo insieme la storia del driver statunitense: non ha mai vinto un Mondiale con le monoposto ma era l’unico pilota ad essere temuto da Jim Clark (due volte iridato nel Circus). Senza dimenticare che a parità di vettura è stato capace di tenersi dietro due campioni del mondo.Dan Gurney: la storiaDan Gurney nasce il 13 aprile 1931 a Port Jefferson (USA). Figlio di un cantante lirico e nipote di un produttore di cuscinetti a sfera, si trasferisce dopo il diploma in California con la famiglia, si arruola nell’esercito e combatte nella Guerra di Corea.Le prime gareAppassionato di auto, inizia a correre il 23 ottobre 1955 con una Triumph TR2 a Torrey Pines chiudendo in 10° posizione. La prima vittoria arriva invece a Riverside il 22 settembre 1957 con una Chevrolet Corvette.Le brillanti prestazioni mostrate da Dan Gurney nelle corse statunitensi convincono Luigi Chinetti, importatore Ferrari negli USA, ad offrirgli un sedile per la 24 Ore di Le Mans 1958. L’avventura al volante della 250 TR del driver “yankee” termina dopo sette ore a causa di un incidente del compagno di team – il connazionale Bruce Kessler – ma la quinta posizione assoluta guadagnata prima del cambio pilota gli permette di farsi conoscere nell’ambiente.La prima vittoria importante e la F1La prima vittoria importante per Gurney arriva alla 12 Ore di Sebring 1959 con una Ferrari 250 TR59 guidata insieme ai connazionali Chuck Daigh e Phil Hill e al belga Olivier Gendebien.Il debutto in F1 per Dan Gurney, sempre con la Ferrari, risale al 5 luglio 1959 al GP di Francia (ritiro per un problema al radiatore). Nel corso della stagione sale sul podio nel secondo GP disputato (2° in Germania) e arriva terzo in Portogallo risultando più lento del collega britannico Tony Brooks e di Hill, giocandosela alla pari con Gendebien e facendo meglio dell’inglese Cliff Allison.Nel 1960 – anno in cui con le Sport conquista la 1.000 km del Nürburgring insieme al britannico Stirling Moss al volante di una Maserati Tipo 61 – passa alla BRM: riesce a tagliare una sola volta il traguardo (10° in Gran Bretagna) e offre prestazioni meno convincenti dei compagni di scuderia (l’inglese Graham Hill e lo svedese Joakim Bonnier).L’era PorscheDan Gurney si trasferisce alla Porsche nel 1961: surclassa i due coéquipier (Bonnier e il tedesco Hans Herrmann) e conquista tre secondi posti (Francia, Italia e USA). L’anno seguente – impreziosito dal trionfo alla 3 Ore di Daytona con una Lotus 19 e dal debutto nella categoria NASCAR – fa ancora meglio: ancora più rapido di Bonnier, ottiene la prima vittoria in F1 in Francia.L’era Brabham e IndianapolisNel 1963, dopo aver debuttato l’anno precedente alla 500 Miglia di Indianapolis al volante di un’agile monoposto Thompson dotata di un motore posteriore, convince la Lotus a partecipare alla celebre corsa statunitense con una vettura dotata della stessa configurazione tecnica. Colin Chapman ottiene il secondo posto con Clark (che avrebbe dovuto vincere, considerando la bandiera nera ricevuta in gara dal vincitore Parnelli Jones) mentre Dan si piazza in settima posizione.Nello stesso anno Dan Gurney vince la 500 km di Bridgehampton tra le GT con una Shelby Cobra mentre in F1 corre con la Brabham: se la cava meglio del compagno australiano (nonché fondatore del team) Jack Brabham e sale sul podio in tre occasioni (due secondi posti in Olanda e Sudafrica).Il 1964 è l’anno in cui Gurney conquista due GP (Francia e Messico) surclassando il coéquipier Jack ma la sua stagione migliore in F1, a nostro avviso, è quella del 1965: un’annata che coincide con l’assenza di vittorie ma con tanti piazzamenti (due secondi posti negli USA e in Messico e tre terzi posti) che gli permettono di terminare il Mondiale in quarta posizione risultando più rapido di Brabham, del neozelandese Denny Hulme e – nel GP d’Italia – del nostro Giancarlo Baghetti.Mettersi in proprioDan Gurney fonda nel 1965 il team All American Racers e nel 1966 debutta in F1 con una monoposto da lui costruita: la Eagle. Nella prima stagione ottiene come migliori piazzamenti due quinti posti in Francia e in Messico ma si riscatta l’anno seguente con il trionfo in Belgio e con il terzo posto in Canada.Le MansSempre nel 1967 arriva la vittoria alla 24 Ore di Le Mans con la Ford GT40 (provvista di una “bolla” sul tetto per ospitare Dan, alto oltre 1,90 metri) insieme al connazionale A. J. Foyt. Durante i festeggiamenti sul podio Gurney inizia a scuotere la bottiglia di champagne innaffiando tutti i presenti e inaugurando quella che diventerà una tradizione nel motorsport.Il casco integraleAlla 500 Miglia di Indianapolis del 1968 Dan Gurney (2° al traguardo) è il primo pilota della storia ad indossare un casco integrale: l’elmetto Star della Bell debutta in F1 sempre con il pilota statunitense in Germania. L’ultima stagione del driver “yankee” al volante della Eagle è intervallata da un GP d’Olanda disputato con la Brabham e si conclude nelle ultime tre gare dell’anno con la McLaren (con cui arriva quarto negli USA).Gli ultimi anni da pilotaNel 1969 – anno del matrimonio di Dan con Evi Butz, ragazza tedesca impiegata nell’ufficio stampa Porsche – arriva un altro secondo posto a Indianapolis. L’anno seguente conclude la sua avventura nel Circus con tre GP corsi con la McLaren (sesto nel GP di Francia e prestazioni peggiori di Hulme) e ottiene le ultime vittorie in Can-Am a Mosport e a St. Jovite. Dopo questi trionfi il ritiro.Dopo le corseDan Gurney continua a far parlare di sé anche fuori dall’abitacolo. Nel 1971 inventa il Gurney Flap – un’appendice mobile (già brevettata nel 1931, a dire il vero) che incrementa moltissimo la deportanza usata anche sugli elicotteri – mentre quattro anni più tardi riesce finalmente a vincere la 500 Miglia di Indianapolis come proprietario del team All American Racers grazie al trionfo di Bobby Unser con la Eagle.Nel 1979 contribuisce a creare il campionato CART (diventato Champ Car nel 2004 e terminato nel 2008) e negli anni ’90 grazie alla Eagle motorizzata Toyota porta a casa con il suo team la 12 Ore di Sebring del 1992 (con l’argentino Juan Manuel Fangio II e il britannico Andy Wallace) e la 24 Ore di Daytona del 1993 con un trio statunitense composto da Mark Dismore, P.J. Jones e Rocky Moran.L’ultima creazione di Dan Gurney è la moto Alligator del 2002: una due ruote dallo stile originale che unisce i vantaggi delle custom a quelli delle sportive.
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Star Wars in F1
Il grande giorno è arrivato: oggi – 16 dicembre 2015 – esce nei cinema Star Wars: Il risveglio della forza. Per celebrare l’uscita del settimo capitolo di una delle saghe cinematografiche più famose di tutti i tempi abbiamo deciso di tornare indietro di dieci anni, quando il lancio di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith nel 2005 coinvolse direttamente il mondo della F1 e più precisamente la Red Bull. Scopriamo insieme la storia di quei giorni.Star Wars e la F1: la storia della Red Bull al GP di Monte Carlo 2005Lucasfilm e 20th Century Fox presentano ufficialmente Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith domenica 15 maggio 2005 al Festival di Cannes e decidono di sfruttare il GP di Monte Carlo di F1, in programma il weekend successivo a pochi chilometri di distanza, per promuovere il film.Come? Contattando una giovane e ambiziosa scuderia austriaca, la Red Bull (alla prima stagione nel Circus), e sponsorizzandola per una sola gara attraverso una livrea ispirata alla saga di fantascienza più nota di sempre.Giovedi 19 maggio 2005L’atmosfera al GP di Monte Carlo 2005 – sesta tappa del Mondiale F1 – non è delle più allegre: il principe Ranieri III è scomparso da un mese e per questo motivo la famiglia Grimaldi non si presenta alla corsa. A regalare un tocco di allegria in pista ci pensa la Red Bull, che porta ai box il creatore di Star Wars George Lucas, meccanici vestiti da Stormtrooper e due figuranti: uno vestito da Darth Fener, l’altro da Chewbecca.Il weekend di gara – che non vede al via le BAR, squalificate dopo essere state trovate con un serbatoio nascosto dopo il GP di San Marino – inizia bene per la Red Bull RB1: la prima monoposto realizzata dal team austriaco, dotata di un affidabile motore V10 Cosworth, ottiene il terzo miglior tempo nelle prove libere 1 (con il collaudatore austriaco Christian Klien) e nelle prove libere 2 (con il britannico David Coulthard).Sabato 21 maggio 2005La Red Bull griffata Star Wars inizia il sabato con un incidente: Coulthard, dopo essere stato tamponato da Jacques Villeneuve (Sauber), colpisce a sua volta Ralf Schumacher (Toyota).La situazione migliora nelle qualifiche del GP di Monte Carlo 2005: il driver scozzese conquista il 7° miglior tempo mentre il suo compagno di squadra – il nostro Vitantonio Liuzzi – deve accontentarsi del 12° tempo.In serata al Grimaldi Forum del Principato di Monaco si tiene un party esclusivo organizzato da Lucasfilm e 20th Century Fox preceduto dalla proiezione di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith.Domenica 22 maggio 2005La livrea di Star Wars non porta fortuna alle Red Bull durante il GP di Monte Carlo 2005: al 24° giro Coulthard è costretto al ritiro dopo essere stato tamponato da Michael Schumacher mentre alla 59° tornata Liuzzi fora in seguito al contatto con un guard rail.Dopo cinque gare consecutive a punti la Red Bull chiude per la prima volta a quota zero: la corsa viene vinta da Kimi Räikkönen su McLaren mentre si segnala il primo podio in carriera di un certo Mark Webber su Williams.
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