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Audi e-tron e Technogym: non solo prodotti, ma stili di vita

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Le quattro Audi e-tron parcheggiate davanti a me hanno un’aria elegante, moderna. Non so se sono accese o spente, il motore elettrico non emette alcun rumore, se non un sibilo delicato quando si chiede potenza. È un oggetto dal design moderno, ma non così sfacciatamente “elettrico”, e nel contesto achitettonico in cui si trova, calza a pennello.

Mi trovo alla sede aziendale Technogym, al Technogym Village, nei pressi di Cesena. Un’azienda nata nel 1983 nel garage del fondatore e presidente Nerio Alessandri, e che ora è la leader mondiale per quanto riguarda i prodotti del fitness, dello sport e della salute.

La sede è una struttura stupenda, dentro e fuori, ed è carica di energia positiva. Si tratta del primo wellness campus al mondo, si estende per 150.000 mq e comprende centro di ricerca, gli stabilimenti produttivi e un’enorme wellness center.

Quello che più caratterizza l’azienda, però, è l’andare oltre alla attrezzo per il fitness, oltre al macchinario: promuovere uno stile di vita, il wellness in questo caso, anche connesso e high-tech.

Esattamente come Audi -con e-tron, ma non solo – promuove un nuovo concetto di mobilità che va oltre l’automobile: una mobilità che aiuta ad alleviare lo stress e permette di guadagnare tempo tramite i comfort che la tecnologia è in grado di darci, dai sistemi di sicurezza attivi e la guida predittiva, ai sistemi di connessione LTE.

Un’auto che milgiora lo standard di vita, e a 0 emissioni. Due aziende che vendono prodotti diversi, ma sinergiche nella loro visione e nella loro dimensioni sociale.

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Dalla Romagna alla Toscana in velocità e silenzio

È ora di mettersi al volante. Bastano pochi minuti per abituarsi al silenzio della e-tron, così come alla spinta immediata dei due motori elettrici. E lo sterzo e l’agilità non sono diverse da quelle di un’Audi Q8, anzi, la risposta telepatica dell’acceleratore la rende più scattante, impressionante addirittura nei sorpassi.

Non c’è esitazione nella spinta, né interruzione: un’onda di potenza (408 CV e 664 Nm di coppia) vi travolge in una frazione di secondo e vi accompagna fino a 200 km/h senza calare, o quasi. Lo 0 – 100 km/h in 5,7 (senza launch control) è davvero notevole.

L’erogazione poi è modificabile tramite il Dynamic Drive di Audi, così si può scegliere tra un’accelerazione più borbida e fluida, oppure optare per una più brusca e violenta.

E in curva? Beh, il peso si sente, ma solo se osate davvero. Il rollio tuttavia è annullato dalle sospensioni adattive, e l’auto è stabile e “piatta” in modo sorprendente. Sono sorpreso da come la e-tron esce dalle curve: nessun pattinamento, nessun sottosterzo, solo tanta spinta e una trazione granitica.

Il sistema di trazione integrale, infatti, privo di differenziali, utilizza i due motori elettrici per gestire la potenza in uscita di curva con rapidità assoluta, nessun differenziale meccanico saprebbe essere più veloce.

Il nostro viaggio dalla sede Technogym alla tenuta “Il Borro” in Toscana è rapido e veloce. Ci fermiamo giusto per una pausa caffè, dove attacchiamo la e-tron ad una colonnina da 150 kw, in grado di ricaricare l’80% della batteria (per oltre 300 km di autonomia) in 30 minuti.

La batteria della e-tron, composta da 36 moduli di celle e con una capacità di 95 Kw/h, garantisce poi un totale di 400 km di autonomia.

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Efficienza

Ogni minimo detaglio, nella e-tron, è progettato per aumentarne l’efficienza. Il Cx di 0,27 è da record per un SUV, un coefficiente reso possibile dal sottoscocca carenato, dalla griglia single-frame con le paratie mobili e dagli specchietti virtuali con telecamera che, da soli, garantiscono 5 km di autonomia in più.

C’è poi il sistema di frenante elettroidraulico integrato, che frena con il motore elettrico e permette di rigenerare energia; mentre un sistema gelatinoso “gap filler” si occupa di mantenere le batterie alla giusta temperatura.

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Prezzo

Il prezzo dell’Audi e-tron parte da 83.980 euro. Le vetture dispone poi del Function on demand, ovvero funzioni attivabili anche successivamente all’acquisto, anche solo per un periodo limitato di tempo, come: illuminazione supplementare, funzioni dell’infotainment e ADS, o altro ancora.

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Visita alla sede di DS Performance

Il video della visita alla sede di DS Performance con interviste a Thomas Chevaucher, Direttore Tecnico del Team DS, e  Giogio Contu, Responsabile Comunicazione DS Automobiles.

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Yamaha Niken, premiata ai Red Hot Awards

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La Yamaha Niken, prima moto a tre ruote, ha stregato la giuria degli Red Hot Awards, conquistando il riconoscimento come “Best of the Best”, Concorso di progettazione del prodotto 2019.

Red Hot Awards

I Red Hot Awards, universalmente riconosciuti come uno dei premi dedicati al design più prestigiosi, sono organizzati dal Design Zentrum Nordrhein Westfalen in Germania e onorano i prodotti della Casa di Itawa dal 2012, con l’assegnazione di diversi premi.  Tra l’altro la Niken è già stata insignita con il Good Design Award 2018.

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Frontale con due forcelle

La Yamaha Niken è spinta dal tre cilindri in linea raffreddato a liquido da 845 cm3 e sfrutta le caratteristiche della tecnologia LMW, che rende la moto meno suscettibile ai cambiamenti di terreno e condizioni, fornendo un maggiore grado di stabilità in curva e prestazioni sportive notevoli: dal punto di vista estetico il Leaning Multi Wheel fa bella mostra di sé con le due forcelle, una per ruota.

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Mini: in Olanda già aperti i preordini dell’elettrica

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Mini segue lo stesso processo di vendita degli altri costruttori che svaporando avanti l’offensiva nel segmento delle elettriche che invaderanno letteralmente il mercato prima della fine dell’anno.

Si parte dalla commercializzazione online per poi passare, in seguito, alle concessionarie tradizionali. In Olanda, nel Caso della marca inglese, il deposito per prenotare la futura Mini elettrica è di 1.250 euro.

Questo è il prezzo da pagare per assicurarsi in anticipo la piccola compatta a zero emissioni che inizierà lo sbarco nel Vecchio Continente proprio dall’Olanda.

Per ora la marca britannica prosegue nei tempi con la roadmap verso il lancio della sua prima elettrica, con la preparazione della catena di montaggio, presso gli impianti di Oxford, che inizierà a lavorare a pieno ritmo alla Cooper EV a partire dal prossimo mese di novembre.

L’obiettivo è partire con le prime consegne ai clienti dei Paesi Bassi a partire da marzo 2020. Fino al prossimo Salone si Francoforte 2019, però, non conosceremo altri dati sulla EV targata Mini che debutterà in anteprima europea a settembre alla kermesse tedesca.

Per ora sappiamo soltanto che sfrutterà la stessa configurazione meccanica della BMW i3, equipaggiata con una batteria da 94A e una capacità di 33 kW. Il motore elettrico avrà invece una potenza di 181 CV.


Francoforte 2017

Mini Electric Concept

Al Salone di Francoforte debutterà il prototipo che anticipa la prima Mini elettrica che arriverà nel 2019

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Lexus, a Shanghai un nuovo modello

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Sarà in Cina, in occasione del prossimo Salone di Shanghai, dove Lexus presenterà la sua new entry della famiglia.

Accompagnato dallo slogan “The Luxury of Space”, il primo tesser del modello che debutterà in Asia è apparso sui canali social cinesi del brand prmeium di Toyota.

Per ora, eccetto il fatto che si è data priorità al lusso e al comfort di bordo, Lexus non ha rilasciato altre informazioni su questo progetto. Il primo scorcio del frontale della nuova Lexus mostra l’ormai riconoscibile griglia a clessidra che domina la calandra anteriore, con i fari a LED a forma di boomerang e il logo Blu al centro, che dovrebbe indicare un powertrain elettrificato.

Nessuna informazione ufficiale è stata però divulgata rispetto al tipo di carrozzeria che adotterà questa nuova Lexus. Occhi puntati su di lei il 16 aprile prossimo quando aprirà i battenti il Salone di Shanghai 2019.


Primo contatto

Nuova Lexus UX: al volante della crossover compatta

I giapponesi puntano sulla full-hybrid dinamica per sfondare nel segmento delle C-SUV Premium

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Porsche Dauer 962 stradale, il prototipo di Le Mans road-legal

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LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images) – Credits: LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images)

Guidare un’auto da corsa su strada è uno di quei sogni proibiti che appartengono ad ogni appassionato di auto. Le proporzioni esotiche, le dimensioni proibitive, il rumore, le prestazioni.

Non saranno adatte per farsi amici i vicini di casa, non certo comode nel traffico, non molto propense a rispettare i limiti, ma l’idea di poter guidare un prototipo di Le Mans su strade pubbliche ecciterebbe i bambini di tutte le età, anche quelli cresciuti come noi.

L’auto in questione è la Porsche Dauer 962 stradale, nata dalla folle idea di Jochen Dauer, pilota e possessore dell’omonima azienda. Per chi non la conoscesse, la Porsche 962 è un prototipo dei primi anni ’90 che correva nel gruppo C, frequentato da auto da corsa da 800-1000 Cv. È l’erede della 956, l’auto che nel 1984 girò al Nurburgring in 6,11 minuti. Una macchina molto, molto veloce.


Auto Sportive

ICONICARS: Ferrari 360 Modena Challenge Stradale

Una delle Ferrari stradali più estreme mai costruite, una vera auto da corsa omologata

Stradale è un eufemismo

Dauer nel 1993 cominciò a costruire delle versioni stradali con il supporto di Porsche, cercando di smussare il più possibile il carattere selvaggio della vettura da competizione. Non si sa con esattezza quanti esemplari sono stati costruiti, la cifra dovrebbe sfiorare la decina.

Il telaio in fibra di carbonio è lo stesso dell’auto da gara (Dauer ha acquistato telai inutilizzati), così come la carrozzeria in Kevlar e le sospensioni push-road a doppi triangoli sovrapposti. L’auto però è dotata di un sistema pneumatico che permette di alzare il muso di qualche millimetro per poter affrontare i dossi. Larga quasi due metri, lunga 4,7 e alta 1,1, su strada sembra un’astronave.

L’angusto abitacolo assomiglia più a quello di un jet e non è certo di facile accesso, ma Dauer ha fatto il possibile per renderlo vivibile. Le portiere a forbice sono state rese più facili da aprire grazie ad una pompetta pneumatica; gli interni poi sono stati abbelliti e resi più confortevoli con l’aggiunta del climatizzatore e all’imbottitura dei sedili.

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LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images) – Credits: LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images)

Motore e prestazioni

Questi miglioramenti non rendono certo la Porsche Dauer 962 Stradale un’auto docile e lenta. Il suo motore 6 cilindri boxer 3,0 litri montato in posizione centrale è un vero mostro.

Vanta un doppio albero a camme in testa ber bancata, un impianto di iniezione elettronica Bosch e soprattutto due turbine KKK. La potenza erogata è di 730 CV a 7.600 giri/min e la coppia massima è di 700 Nm a 5.000 giri/min. Questa forza della natura si affida alle sole ruote posteriori da 285/40ZR18 e ad un cambio manuale a 5 rapporti. Mentre a calmare i bollenti spiriti ci pensa un impianto frenante Brembo a 4 pistonicini dotato di ABS e e dischi anteriori da 330 mm.

Con un peso di soli 1.080 kg a secco, poi, potete solo immaginare le prestazioni mostruose di quest’auto. 0-100 km/h in 2,8 secondi, 402 km/h di velocità massima, una velocità possibile anche al migliore coefficiente di penetrazione della versione stradale e del minor carico aerodinamico (il 40% in meno).

1994 Le Mans 24hr

LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images) – Credits: LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images)

1994 Le Mans 24hr

LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images) – Credits: LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images)

1994 Le Mans 24hr

LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images) – Credits: LE MAN, FRANCE – JUNE 18: Drivers Mauro Baldi of Italy, Yannick Dalmas of France and Hurley Haywood of the USA drive the Dauer Porsche 962LM #36 to win the Le Mans 24hr race on June 18th – 19th, 1994 in Le Mans, France. ( Photo by: Pascal Rondeau/Getty Images)

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Jean Rédélé, il signor Alpine

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Jean Rédélé è uno dei personaggi più importanti dell’automobilismo francese: scopriamo insieme la storia dell’uomo che trasformò una concessionaria Renault di Dieppe in una Casa automobilistica (la Alpine) capace di vincere – tra le altre cose – un Mondiale rally.

Jean Rédélé: la biografia

Jean Rédélé nasce il 17 maggio 1922 a Dieppe (Francia): figlio di un concessionario Renault, prende le redini dell’attività paterna nel 1946 a soli 24 anni diventando il più giovane rivenditore della Régie.

La 4CV

Il debutto della Renault 4CV nel 1947 cambia la vita di Rédélé: Jean intuisce le potenzialità sportive della piccola francese (dotata di motore posteriore e trazione posteriore) e inizia a utilizzarla per correrci (terzo al Tour de France 1952 e vittoria al Rally di Dieppe 1953) e a elaborarla per i clienti privati.

Nasce la Alpine

Nel 1954 Jean Rédélé fonda la Alpine – nome che omaggia il miglior risultato sportivo ottenuto in carriera come pilota, il secondo posto assoluto al Rallye International des Alpes valido per il campionato europeo – con l’obiettivo di creare sportive leggere basate su modelli Renault di serie. Il risultato? Un successo.

Arriva Renault

Nel 1965 Renault acquista una quota della Alpine e negli anni ’70 la Casa d’oltralpe (ormai diventata la filiale sportiva ufficiale della Régie) diventa – con la mitica A110 – il marchio da battere nei rally: campionato europeo 1970 con il francese Jean-Claude Andruet e doppietta a Monte Carlo 1971 con lo svedese Ove Andersson e il transalpino Jean-Luc Therier.

Un Mondiale e Le Mans

Jean Rédélé cede la Alpine alla Renault nel 1972 ma resta al comando della società e ha modo di vedere – l’anno seguente – la Alpine-Renault A110 conquistare nientepopodimeno che il primo campionato del mondo rally della storia con sei vittorie (Monte Carlo, Portogallo, Marocco, Acropoli, Sanremo e Tour de Corse).

Nel 1978 Rédélé si ritira dalle scene ottenendo dalla Régie la garanzia di conservare i posti di lavoro dei dipendenti Alpine per 15 anni e risale allo stesso anno il trionfo della Renault-Alpine A442B alla 24 Ore di Le Mans. Un successo tutto francese: auto, piloti (Jean-Pierre Jaussaud e Didier Pironi) e pneumatici (Michelin).

Jean Rédélé scompare il 10 agosto 2007 a Parigi (Francia).

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BMW M2 Performance o BMW M240i? / Icon Wheels FACE-OFF

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È guerra tra sorelle: BMW M2 Performance e BMW M240i montano lo stesso motore, hanno entrambe la trazione posteriore e sono pensate per essere sfruttabili ma anche veloci e appaganti nella guida. Una è più muscolosa e più potente dell’altra, ma costa anche 15.000 euro in più.
Vediamo insieme i dati di queste fantastiche coupé, e vediamo le differenze sotto la lente d’ingrandimento.

In breve
BMW M2 Performance
Motore 6 cilindri in linea, turbo
Cilindrata 2994 cc
Potenza 340 CV
Coppia 500 Nm
Prezzo 53.500 euro
BMW M240i
Motore 6 cilindri in linea, turbo
Cilindrata 2994 cc
Potenza 411 CV
Coppia 550 Nm
Prezzo 67.100 euro

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Dimensioni

La BMW Serie2, la versione coupé “con la coda” della Serie1, è la base di partenza sia per la M”, sia per la M240i, ma le dimensioni cambiano leggermente. La BMW M240i misura 445 cm di lunghezza, 177 cm di larghezza e 141 cm di altezza.

La sorella BMW M2 Performance, invece, per via dei muscoli extra, è parecchio più larga (185 cm), appena 1 cm più lunga (446 cm) e alta – o bassa – uguale.

Importante il dato del peso: la BMW M240i segna 1563 kg a secco, mentre la BMWW M2 ferma l’ago della bilancia a 1625 kg, ma ha anche più potenza.

Bagagliaio invece identico per entrambe: 390 litri.

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Potenza

Arriviamo al cuore delle sfidanti: il motore. Si tratta dello stesso 3,0 litri 6 cilindri il linea turbo, ma con caratteristiche differenti. Quello della BMW M240i eroga 340 CV di potenza a 5500 giri/min e 500 Nm di coppia a 1520 giri/min.

La BMW M2, invece, vanta 411 CV a 5230 giri/min e 550 Nm a 2350 giri/min.
Quindi la M240i ha la coppia massima ben 1.000 giri più in basso rispetto alla M2, a favore della ripresa e delle godibilità quotidiana, ma ha anche 50 Nm in meno e soprattutto 70 CV in meno, anche se ad un regime più alto.

Tuttavia, il rapporto peso/potenza delle due non è molto distante: ogni CV di potenza della M2 si porta a presso 3,95 kg, mentre la M240i ha un rapporto di 4,59 kg per CV.

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Prestazioni

Cronometro alla mano, entrambe le auto sono velocissime. Le velocità massima è autolimitata per entrambe a 250 km/h, ma è lo scatto da 0 a 100 km/h ad impressionare.
La BMW M2 scatta da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi, mentre battendo la BMW M240i di 4 decimi (4,6 secondi).

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Ford: in arrivo il performance SUV elettrico ispirato alla Mustang

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Due nuove denominazioni registrate da Ford in Europa stanno facendo sollevare diversi rumors su uno dei futuri modelli dell’Ovale Blu. I nomi in questione sono E-Mach e Mach-E.

Qualunque sia la disposizione delle lettere nella denominazione, il risultato non cambia, sembra che a battezzarsi con questo nome sarà la futura SUV elettrica americana, ispirata all’iconica pony car  Ford Mustang.

Ford, come del resto ormai tutti i Costruttori, ha preso sul serio il tema dell’elettrificazione, così sul serio che ha confermato fino a 16 nuovi modelli a breve termine, equipaggiati con una delle varianti di questa tecnologia. Alcuni saranno micro ibridi come la Focus e la Fiesta, altri ibridi plug-in e due di questi elettrici al 100%.

Il primo di questi modelli facenti parte dell’offensiva elettrica di Ford sarà la variante a zero emissioni del Ford Transit, mentre il secondo sarà il tanto atteso SUV elettrico che, secondo Ford, sarà in grado di percorrere fino a 600 km con una sola ricarica (WLTP).

Sulla potenza e le prestazioni di questa new entry non sappiamo ancora nulla, anche se Ford stessa l’ha definita come una “Performance SUV”.

Come si chiamerà? Non ci sono ancora conferme ufficiali, ma le indiscrezioni puntano proprio su uno di questi due nomi appena registrati in Europa. Sarà quindi Mustang E-Mach? Lo scopriremo presto, visto che questo nuovo modello sarà svelato durante il mese di aprile e arriverà sul mercato il prossimo anno.


Anteprime

Ford Mustang 2018, le novità della EcoBoost

Pack Performance, più coppia, nuovo cambio automatico a 10 rapporti e Line-Lock anche per la versione a quattro cilindri

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Volkswagen ID Roomzz Concept: a Shanghai la maxi SUV elettrica

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La nuova Volkswagen ID Roomzz Concept sarà uno dei prototipi che verranno svelati al Salone di Shanghai 2019, che aprirà i battenti il prossimo 16 aprile.

Si tratta del SUV elettrico di grandi dimensioni e possibilmente a sette posti, della marca di Wolfsburg, posizionato al di sopra della ID Cross Concept.

I piani di elettrificazione di Volkswagen marciano verso un’enorme offensiva a zero emissioni e quest’ultimo prototipo metterà in mostra le svariate possibilità della piattaforma MEB, la base dalla quale nasceranno le future elettriche della marca tedesca e degli altri brand del Gruppo.

La ID Roomzz concept precederà con largo anticipo il modello di produzione che dovrebbe arrivare sul mercato cinese non prima del 2021. In Europa la prima ID completamente elettrica di Wolkswagen sarà una compatta e arriverà nel 2020.

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