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Mondiale F1 2021 – GP Ungheria all’Hungaroring: gli orari TV su Sky e TV8

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Credits: Mark Thompson/Getty Images

Il GP d’Ungheria all’Hungaroring – undicesima tappa del Mondiale F1 2021 – sarà trasmesso in diretta su Sky e in differita su TV8 (di seguito troverete gli orari TV).

Nella corsa esteuropea – molto amata da Lewis Hamilton e dalla Mercedes – il pilota britannico punterà ad avvicinarsi ancora di più a Max Verstappen nella classifica iridata mentre la Stella proverà a soffiare al team austriaco il primato tra i Costruttori.

F1 2021 – GP Ungheria: cosa aspettarsi

Il circuito dell’Hungaroring – sede del GP d’Ungheria, undicesima prova del Mondiale F1 2021 – è uno dei più noiosi della stagione e non è tra i preferiti della Red Bull, che non trionfa qui dal lontano 2014. La pioggia prevista per domenica potrebbe però regalare qualche sorpresa.

Partire bene qui è fondamentale: solo Nigel Mansell nel 1989 e Jenson Button nel 2006 sono riusciti a salire sul gradino più alto del podio senza scattare dalle prime due file. Di seguito troverete il calendario del Gran Premio d’Ungheria, gli orari TV su SkyTV8 e il nostro pronostico.

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

F1 Grand Prix of Great Britain

Credits: Mark Thompson/Getty Images

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F1 2021 – Hungaroring, il calendario e gli orari TV su Sky e TV8
Venerdì 30 luglio 2021
11:30-12:30 Prove libere 1 (diretta su Sky Sport F1)
15:00-16:00 Prove libere 2 (diretta su Sky Sport F1)
Sabato 31 luglio 2021
12:00-13:00 Prove libere 3 (diretta su Sky Sport F1)
15:00-16:00 Qualifiche (diretta su Sky Sport F1, differita alle 18:30 su TV8)
Domenica 1 agosto 2021
15:00 Gara (diretta su Sky Sport F1, differita alle 18:00 su TV8)

F1 – I numeri del GP d’Ungheria
LUNGHEZZA CIRCUITO 4.381 m
GIRI 70
RECORD IN PROVA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W11) – 1’13”447 – 2020
RECORD IN GARA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W11) – 1’16”627 – 2020
RECORD DISTANZA Lewis Hamilton (Mercedes F1 W10) – 1h35’03”796 – 2019

F1 – Il pronostico del GP d’Ungheria 2021

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1° Lewis Hamilton (Mercedes)

Lewis Hamilton è un grande fan del GP d’Ungheria: otto vittorie (quattro negli ultimi cinque anni), nove podi totali e sette pole position.

Secondo noi il pilota britannico – ringalluzzito dal trionfo di Silverstone e reduce da tre podi negli ultimi quattro Gran Premi – non supererà Verstappen nel Mondiale ma gli rosicchierà altri punti.

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2° Max Verstappen (Red Bull)

Max Verstappen non ha mai vinto all’Hungaroring e nelle ultime due edizioni della gara ungherese ha portato a casa due secondi posti e una pole.

Il driver olandese – furioso dopo il bruttissimo incidente in Gran Bretagna – dovrà a nostro avviso giocare in difesa per conservare il primato nel Mondiale F1 2021.

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3° Valtteri Bottas (Mercedes)

Anche Valtteri Bottas non ha mai trionfato in Ungheria e oltretutto non ha mai ottenuto la pole position: i suoi migliori piazzamenti sono due terzi posti.

Il pilota finlandese sta portando tanti punti importanti alla Mercedes grazie ai tre podi consecutivi negli ultimi tre appuntamenti iridati.

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Da tenere d’occhio: Sebastian Vettel (Aston Martin)

Sebastian Vettel si trova sempre a proprio agio nel Gran Premio d’Ungheria: due vittorie, tre pole position e sette piazzamenti complessivi in “top 3”.

L’Hungaroring è il circuito migliore per riscattare un momento buio (tre GP di seguito fuori dai punti).

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La squadra da seguire: Mercedes

La Mercedes ha tutte le carte in regola per riprendersi domenica nel GP d’Ungheria il primo posto nel Mondiale F1 2021 Costruttori.

La pista è adatta alle caratteristiche della Stella: cinque vittorie e sei pole position.

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Patente scaduta e coronavirus: tutto quello che c’è da sapere

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L’emergenza cororonavirus ha colpito anche il mondo delle patenti: a causa del Covid-19 moltissimi automobilisti non hanno infatti potuto rinnovare le licenze di guida in scadenza.

Di seguito troverete una guida completa sull’argomento patente scaduta e coronavirus: tutto quello che c’è da sapere sulle norme che regolano la validità delle patenti.

Ho la patente scaduta dal 31 gennaio 2020 al 31 maggio 2021: cosa è cambiato con il coronavirus?

Tutte le patenti scadute dal 31 gennaio 2020 al 31 maggio 2021 hanno la validità prorogata fino al 31 marzo 2022 ma solo in Italia.

Ho la patente scaduta a giugno 2021: cosa è cambiato con il coronavirus?

Tutte le patenti scadutegiugno 2021 hanno validità fino ad aprile 2022 (dipende dal giorno di scadenza) ma solo in Italia.

La data di scadenza della mia patente è compresa tra l’1 luglio 2021 e il 31 dicembre 2021: cosa cambierà con il coronavirus?

Tutte le patenti con data di scadenza compresa tra l’1 luglio e il 31 dicembre 2021 hanno la validità prorogata fino al 31 marzo 2022 ma solo in Italia.

Ho la patente scaduta dall’1 febbraio 2020 al 31 maggio 2020 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 febbraio 2020 al 31 maggio 2020 sono valide nell’UE fino a 13 mesi dopo la scadenza normale.

Ho la patente scaduta dall’1 giugno 2020 al 31 agosto 2020 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 giugno 2020 al 31 agosto 2020 non sono più valide nell’UE.

Ho la patente scaduta dall’1 settembre 2020 al 30 giugno 2021 e devo guidare in altri Paesi dell’Unione Europea. Cosa devo fare?

Le patenti italiane scadute dall’1 settembre 2020 al 30 giugno 2021 sono valide nell’UE fino a 10 mesi dopo la scadenza normale.

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Che cos’è e a che cosa serve la polizza eventi atmosferici?

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Credits: iStock

Sempre più automobilisti assicurano la propria vettura anche contro gli eventi atmosferici: per farlo si sottoscrive una polizza assicurativa in grado di coprire anche i danni causati da calamità naturali come la grandine e la pioggia.

Cos’è l’assicurazione eventi atmosferici

La maggior parte delle compagnie assicurative offre ai propri clienti la polizza contro gli eventi naturali: parliamo di un’assicurazione accessoria che il contraente può personalizzare a seconda delle proprie esigenze e anche in base al territorio in cui vive o lavora. La polizza tutela da grandine, valanghe, frane, alluvioni, inondazioni, trombe d’aria, neve e in generale tutti i fenomeni naturali che in un modo o nell’altro possono danneggiare una vettura, eccezion fatta per l’incendio, una calamità naturale che di solito viene rimborsata attraverso un’apposita garanzia abbinata al furto, la “furto-incendio”.

Cosa copre la polizza contro eventi naturali

La polizza assicurativa contro eventi atmosferici va a tutelare il contraente contro i danni causati da ogni tipo di calamità naturale: le frane, le trombe d’aria, le alluvioni, le inondazioni, gli smottamenti e la grandine. Oltre ai danni provocati dagli eventi naturali, la garanzia va a coprire anche tutti i danni subiti dal veicolo assicurato a causa di oggetti trasportati dal vento.

Sono tanti gli automobilisti italiani che la sottoscrivono, anche perché i dati mostrano che i danni alle vetture provocati da disastri ambientali sono sempre più frequenti. Basti pensare che in Italia il 9% del territorio nazionale è considerato a rischio sismico oppure idrogeologico. La garanzia eventi atmosferici mette al riparo il proprio veicolo dalle calamità di tipo naturale.

Il rimborso dei danni causati da eventi naturali

Proprio come tutte le altre polizze assicurative, anche quella per i danni causati da eventi naturali può risarcire il danno totale oppure parziale. Per il danno totale si deve fare riferimento al valore commerciale del mezzo assicurato al momento del danneggiamento.

Diverse compagnie di assicurazioni, in caso di eventi atmosferici, sono solite richiedere all’assicurato una prova dell’evento, attraverso una foto o tramite la denuncia presentata alla Polizia, ai Vigili del fuoco o alla Protezione Civile. Qualora dovesse mancare tale dichiarazione, si ha comunque il diritto di chiedere conferma all’Osservatorio Meteorologico più vicino.

Prima di sottoscrivere la polizza, bisogna sempre fare attenzione perché in alcuni casi è acquistabile solamente in aggiunta ad altre garanzie accessorie già stipulate, come quelle contro il furto, l’incendio o gli atti vandalici. Alcune compagnie, per esempio, offrono la possibilità di sottoscriverla solo in fase di acquisto iniziale o di rinnovo di polizza. Altre, invece, impediscono di aggiungerla alla copertura di chi rinnova una polizza priva della stessa garanzia e acquistata con un’altra compagnia.

Le limitazioni dell’assicurazione eventi naturali

La stipula di una polizza assicurativa che copre i danni causati da eventi atmosferici alla propria automobile può avere delle limitazioni e dei vincoli in base alle clausole presenti all’interno del contratto. I vincoli possono comprendere un massimale, una franchigia, l’obbligo di far riparare il mezzo in officine convenzionate oppure eventi non coperti dal rimborso e responsabilità dell’assicurato.

Il massimale è la somma limite di danni oltre la quale non è possibile ottenere il rimborso da parte della compagnia assicurativa. In alcune polizze è rappresentato dal valore commerciale del veicolo. La franchigia, invece, è l’importo minimo entro il quale non scatta il rimborso. Sia franchigia che massimale variano in base alla compagnia scelta per stipulare la polizza.

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Auto low cost: dieci proposte nuove

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Le auto low cost non sono quelle con il prezzo più basso ma quelle che costano meno delle rivali a parità di contenuti. Vetture essenziali e senza fronzoli adatte a chi cerca la sostanza.

In questa guida all’acquisto troverete dieci valide proposte lowcost (filosofia presente da tempo sui voli) nuove che costano meno di 22.000 euro. Modelli ideali per chi vuole una macchina estremamente razionale.

Se cercate un’auto economica potete ad esempio consultare questo articolo relativo alle auto più economiche, questo riferito ai modelli diesel o quest’altro sulle vetture a gas (GPL e metano).

L’elenco delle dieci macchine low-cost più interessanti del listino comprende soprattutto veicoli italiani (SPOILER: c’è anche un modello del gruppo FCA, una Fiat per l’esattezza) appartenenti al segmento delle piccole e delle SUV piccole, anche se non mancano mezzi di altre nazioni e di altre categorie. Di seguito troverete una breve descrizione e i prezzi di queste vetture.

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Dacia Sandero Streetway 1.0 SCe Access – 8.950 euro

La Dacia Sandero 1.0 SCe Access – versione “base” della terza generazione della piccola low-cost rumena – è l’auto più economica in commercio.

Il motore 1.0 tre cilindri a benzina – poco potente (65 CV) e tutt’altro che scattante (16,7 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h) – non è molto vigoroso ai bassi regimi e il climatizzatore non si può avere neanche come optional.

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Dacia Duster 1.0 TCe Access – 12.600 euro

La Dacia Duster 1.0 TCe Access – versione base della seconda generazione della SUV compatta low cost rumena – è una crossover essenziale: il climatizzatore non è disponibile neanche come optional.

Il motore è un 1.0 turbo tre cilindri TCe benzina da 90 CV.

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DR dr 3 – 15.400 euro

La DR dr 3 è una piccola SUV “cino-molisana”: in pratica è una Sport Utility cinese – la Chery Tiggo 3X – riveduta e corretta a Macchia d’Isernia.

Il motore è un 1.5 a benzina da 117 CV.

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DR dr 5.0 1.5 – 18.900 euro

La DR dr 5.0 1.5 è la versione più accessibile della SUV compatta “cino-molisana” (in pratica una Chery Tiggo 5X riveduta e corretta a Macchia d’Isernia).

Il motore 1.5 a benzina da 116 CV delude alla voce “consumi“: 12,2 km/l dichiarati.

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Fiat Tipo 1.0 4 porte – 17.000 euro

La Fiat Tipo 1.0 4 porte – versione “base” della variante con la coda della seconda generazione della compatta torinese – è l’unica proposta priva di portellone tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

Il motore è un 1.0 turbo tre cilindri a benzina da 101 CV.

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Mahindra KUV100 K6+ – 12.440 euro

La Mahindra KUV100 K6+, versione “base” della piccola SUV low-cost indiana, è “mignon” fuori – solo 3,70 metri di lunghezza – e dentro (i passeggeri posteriori hanno pochi centimetri a disposizione delle gambe).

Il motore 1.2 tre cilindri a benzina da 87 CV è un po’ rumorosetto.

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Mahindra XUV500 W6 – 21.240 euro

La Mahindra XUV500 W6 – versione d’accesso della SUV media indiana a 7 posti – è, a nostro avviso, una delle auto low-cost più interessanti in commercio. Una crossover tanto ingombrante (4,59 metri di lunghezza) quanto spaziosa poco adatta a chi vuole risparmiare sui costi di gestione: la cilindrata elevata (2.2) incide negativamente sul prezzo dell’assicurazione RC Auto e in più a causa delle emissioni considerevoli di CO2 bisogna pagare 2.000 euro di ecotassa. Senza contare il prezzo, il più alto tra le vetture analizzate in questo elenco.

Il motore 2.2 turbodiesel – l’unico propulsore a gasolio presente in questa guida all’acquisto – è potente (140 CV), ricco di coppia e pronto ai bassi regimi. Nonostante questo non nasce per divertire: il peso si fa sentire nelle curve.

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Mitsubishi Space Star 1.0 Invite – 13.300 euro

La seconda generazione della Mitsubishi Space Star – qui analizzata nella versione “entry level” Invite – è una piccola giapponese non particolarmente dotata alla voce “bagagliaio”.

La “segmento B” nipponica non offre molto spazio alle spalle dei passeggeri posteriori ma si riscatta con un peso contenuto che influisce in modo positivo sull’agilità nelle curve e sui consumi (19,2 km/l dichiarati). Il motore 1.0 tre cilindri a benzina da 71 CV, però, è carente di coppia e di verve ai bassi regimi.

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Skoda Fabia Wagon Design Edition – 18.150 euro

La Skoda Fabia Wagon Design Edition – variante familiare della terza generazione della piccola ceca – può vantare tre punti di forza da non sottovalutare: un bagagliaio immenso, un buon comfort nei lunghi viaggi e una dotazione di serie molto ricca (autoradio Android Auto Apple CarPlay Bluetooth DAB MP3 USB, fendinebbiafrenata automatica, protezione pedoni e sedile del guidatore regolabile in altezza, tra le altre cose).

La station esteuropea non offre molto spazio alla testa dei passeggeri posteriori più alti e ospita sotto il cofano un motore 1.0 turbo tre cilindri a benzina TSI da 95 CV.

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Ssangyong Tivoli 1.2 GDI – 21.100 euro

La Ssangyong Tivoli 1.2 GDI – variante base della piccola SUV coreana – è una crossover costruita con cura.

Il motore è un 1.2 turbo tre cilindri GDI a benzina da 128 CV.

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La prova su strada di Volvo XC 40 Recharge

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IconWheels per Volvo

Volvo XC 40 Recharge, la prova su strada di Icon Wheels


Volvo XC40 Recharge è il primo modello full electric della gamma della Casa svedese. Si ispira, naturalmente, alla XC40 “normale”, la Volvo più venduta in Italia – una vettura di grande successo – già disponibile anche nella versione plug-in hybrid. La nuova auto a zero emissioni è fra le protagoniste della rivoluzione green di Volvo che ha come obiettivo ambizioso quello di portare al 50% la quota delle vetture elettriche sul totale globale, entro il 2025, per diventare full electric a partire dal 2030.

Volvo XC40 Recharge porta con sé alcune peculiarità tipiche delle vetture a zero emissioni: basta dare un’occhiata alla parte frontale che è priva della griglia per il raffreddamento del motore. Al suo posto, una mascherina, in tinta con la carrozzeria dal design molto “pulito”, ma al tempo stesso avveniristico, in linea con la filosofia della Casa svedese “less is more”. È un po’ il biglietto da visita delle versione “Recharge”, assieme allo sportellino per la ricarica e al badge con la scritta dedicata.

La nuova suv a zero emissioni è la sintesi di tutto ciò che ci si può aspettare da una vettura a trazione a zero emissioni. Intanto l’autonomia, uno dei dati che maggiormente interessano quando si acquista una vettura elettrica, supera i 400 Km, secondo il ciclo di omologazione WLTP. La batteria può essere ricaricata all’85% della sua capacità, in solo 40 minuti se collegata a un sistema di ricarica veloce.

Una volta saliti a bordo scordatevi il pulsante di accensione. Basta solo premere il freno e mettere la leva del cambio in “drive” e la macchina si muove, in totale silenzio. A differenza di altre vetture elettriche, su Volvo XC40 Recharge non si può scegliere fra differenti modalità di guida. Tutto è nelle mani del guidatore che si trova a vivere un’esperienza davvero emozionante, forte pure degli oltre 400 CV e di un’accelerazione 0-100 raggiunta in 4 secondi e 9, tempi da vettura sportiva. Questa suv elettrica tiene letteralmente incollati al sedile e lo fa pure in modo assolutamente silenzioso, per cui viaggiare a bordo di XC40 è un’esperienza davvero piacevole. Ha tutto ciò che ci si aspetta da un’auto elettrica. Utilissimo, poi, nel traffico urbano, l’utilizzo del “one pedal” che consente, quando si alza il piede dall’acceleratore, di ottenere la massima forza rigenerativa, evitando di premere il pedale del freno.

Volvo XC 40 Recharge è già disponibile nelle concessionarie, in due differenti allestimenti: Plus da 56.300 euro e PRO da 60.400 euro.

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Credits: Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Volvo XC40 Recharge P8

Credits: Volvo XC40 Recharge P8

Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

Credits: Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

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Volvo XC40 Recharge P8 Frunk

Credits: Volvo XC40 Recharge P8 Frunk

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La prova su strada di Volvo XC40 Recharge

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IconWheels per Volvo

Volvo XC 40 Recharge, la prova su strada di Icon Wheels


Volvo XC40 Recharge è il primo modello full electric della gamma della Casa svedese. Si ispira, naturalmente, alla XC40 “normale”, la Volvo più venduta in Italia – una vettura di grande successo – già disponibile anche nella versione plug-in hybrid. La nuova auto a zero emissioni è fra le protagoniste della rivoluzione green di Volvo che ha come obiettivo ambizioso quello di portare al 50% la quota delle vetture elettriche sul totale globale, entro il 2025, per diventare full electric a partire dal 2030.

Volvo XC40 Recharge porta con sé alcune peculiarità tipiche delle vetture a zero emissioni: basta dare un’occhiata alla parte frontale che è priva della griglia per il raffreddamento del motore. Al suo posto, una mascherina, in tinta con la carrozzeria dal design molto “pulito”, ma al tempo stesso avveniristico, in linea con la filosofia della Casa svedese “less is more”. È un po’ il biglietto da visita delle versione “Recharge”, assieme allo sportellino per la ricarica e al badge con la scritta dedicata.

La nuova suv a zero emissioni è la sintesi di tutto ciò che ci si può aspettare da una vettura a trazione a zero emissioni. Intanto l’autonomia, uno dei dati che maggiormente interessano quando si acquista una vettura elettrica, supera i 400 Km, secondo il ciclo di omologazione WLTP. La batteria può essere ricaricata all’85% della sua capacità, in solo 40 minuti se collegata a un sistema di ricarica veloce.

Una volta saliti a bordo scordatevi il pulsante di accensione. Basta solo premere il freno e mettere la leva del cambio in “drive” e la macchina si muove, in totale silenzio. A differenza di altre vetture elettriche, su Volvo XC40 Recharge non si può scegliere fra differenti modalità di guida. Tutto è nelle mani del guidatore che si trova a vivere un’esperienza davvero emozionante, forte pure degli oltre 400 CV e di un’accelerazione 0-100 raggiunta in 4 secondi e 9, tempi da vettura sportiva. Questa suv elettrica tiene letteralmente incollati al sedile e lo fa pure in modo assolutamente silenzioso, per cui viaggiare a bordo di XC40 è un’esperienza davvero piacevole. Ha tutto ciò che ci si aspetta da un’auto elettrica. Utilissimo, poi, nel traffico urbano, l’utilizzo del “one pedal” che consente, quando si alza il piede dall’acceleratore, di ottenere la massima forza rigenerativa, evitando di premere il pedale del freno.

Volvo XC 40 Recharge è già disponibile nelle concessionarie, in due differenti allestimenti: Plus da 56.300 euro e PRO da 60.400 euro.

Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Credits: Volvo XC40 Recharge P8 AWD in Glacier Silver

Volvo XC40 Recharge P8

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Volvo XC40 Recharge Plug-In Hybrid

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Volvo XC40 Recharge P8 Frunk

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A cosa servono i bollini colorati sugli pneumatici?

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Diversi automobilisti, almeno una volta nella vita, si saranno accorti che sugli pneumatici si possono trovare dei bollini colorati, chiedendosi a cosa servono. Su questo tema esistono anche delle leggende metropolitane che hanno dato vita alle ipotesi più disparate. Una di queste è abbastanza surreale e narra che il bollino serva a indicare la qualità della gomma. Nello specifico, in caso di bollino di colore rosso, lo pneumatico in questione sarebbe di seconda scelta. Nulla di più lontano dalla realtà: scopriamo cosa significano e a cosa servono i bollini colorati applicati sugli pneumatici.

Bollini colorati sugli pneumatici: a cosa servono

In verità i bollini che vengono applicati sugli pneumatici servono come strumento fornito al gommista per effettuare un montaggio a regola d’arte, facilitando il suo lavoro.

Cosa indica il bollino rosso applicato sugli pneumatici

Il bollino rosso serve a permettere al gommista di effettuare l’equilibratura della gomma in maniera perfetta, in quanto indica il punto con la maggiore sporgenza del battistrada. A fine montaggio la parte contrassegnata dal bollino di colore rosso dovrà coincidere il più possibile con il punto più basso del cerchione.

Una volta finito il montaggio della gomma, la parte in cui si trova il bollino deve dunque coincidere o avvicinarsi quanto più possibile, alla zona bassa del cerchio: quest’ultima, non a caso, presenta a sua volta un segno di riconoscimento ben specifico.

Bollino giallo sugli pneumatici: a cosa serve

Anche il bollino giallo applicato sugli pneumatici ha la funzione di facilitare l’operato del gommista. A differenza del rosso, quello giallo solitamente va a indicare il punto più leggero della gomma in cui far combaciare la valvola per il gonfiaggio. Regolandosi in base alla posizione del bollino giallo, il gommista è in grado di orientarsi in modo tale da utilizzare un minor peso per la bilanciatura in fase di equilibratura della gomma sul cerchio.

Bollini gialli e rossi sulla stessa gomma: a quale dare la precedenza

Su alcune gomme può capitare che siano presenti sia il bollino rosso che il bollino giallo. In questo caso, a quale colore il gommista dovrà dare la precedenza? Quello che prevale è il bollino di colore rosso perché la sua presenza è maggiormente rilevanti ai fini di un corretto montaggio.

Altri segni distintivi degli pneumatici

I bollini gialli e rossi non sono gli unici segni distintivi che si trovano sugli pneumatici: le gomme vengono contrassegnate opportunamente da codici alfanumerici e da strisce colorate. Tali segni distintivi, in alcuni casi, assolvono la stessa funzione dei bollini, ovvero quella di fornire un aiuto preziosi ai gommisti per montare gli pneumatici a regola d’arte, facilitandone l’equilibratura.

Le grandi aziende produttrici di pneumatici, quelle che vantano posizioni consolidate sul mercato del settore, al fine di rimanere al passo con i tempi hanno deciso di offrire prodotti sempre più avanzati dal punto di vista tecnologico. Il processo di produzione è stato quindi arricchito con appositi sistemi di marcatura delle gomme che servono anche a ottimizzare la stessa produzione ed evitare errori in fase di distribuzione.

Tutto ciò si traduce in strisce colorate o codici alfanumerici riposti solitamente sulla parte sterna della gomma: queste rappresentazioni grafiche, la maggior parte delle volte non rilevanti per i clienti, servono per segnalare il tipo di prodotto, le misure e altre caratteristiche dei modelli ai venditori. In alcuni casi i segni distintivi identificano anche lo stabilimento di produzione.

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A che cosa serve lo sverniciatore per auto e quando si usa?

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Lo sverniciatore per auto è uno strumento che serve a dare nuova vita alla carrozzeria di un vettura: viene utilizzato per togliere tutta la vernice prima di intraprendere una nuova riverniciatura. Usare lo sverniciatore per auto non rappresenta un’operazione  di particolare difficoltà, ma va comunque fatta con molta cautela attraverso semplici passaggi da seguire.

I consigli per utilizzare lo sverniciatore per auto

Una delle soluzioni più comuni è quella di ricorrere allo sverniciatore chimico che risulta anche più facile da utilizzare rispetto ad altri tipi di sverniciatori. L’operazione va fatta con molta attenzione ai dettagli. Per prima cosa bisogna indossare un paio di guanti molto spessi, così da proteggere le proprie mani. In seconda battuta è bene munirsi di una mascherina, in modo tale da non inalare sostanze tossiche che potrebbero risultare dannose per la salute. A questo proposito, nonostante i moderni sverniciatori contengano componenti meno aggressivi e nocivi per la salute e l’ambiente rispetto al passato, è sempre meglio eseguire il lavoro all’aperto o in un’area ben ventilata.

Come usare lo sverniciatore chimico per auto

Una volta muniti di guanti e mascherina per proteggersi in maniera adeguata, si devono coprire o togliere tutte le parti della vettura che possono essere danneggiate come i vetri e le guarnizioni. A questo punto, utilizzando un pennello, si stende lo sverniciatore chimico su tutta la carrozzeria, stando attenti a non lasciare nessuno spazio coperto. Terminata l’operazione, si lascia agire per qualche minuto.

Quando si è sicuri che la vernice preesistente della propria vettura venga via facilmente, si passa a un’altra operazione che consiste nel raschiare la carrozzeria con la spatola. La raschiatura può essere ripetuta anche più di una volta, in quanto bisogna avere la certezze di togliere completamente tutta la vernice dell’auto: solo allora si può passare alla fase di lavaggio attraverso una spugna. Dopo aver lavato l’auto, qualora ci fossero ancora delle parti con residui di vernici, si può usare una carta vetro sottile per completare gli ultimi dettagli. A questo punto l’auto è pronta per essere verniciata.

Alternativa allo sverniciatore: la smerigliatrice

Al fine di velocizzare la sverniciatura della carrozzeria di un’auto, al posto dello sverniciatore chimico, si può ricorrere alla smerigliatrice: va utilizzata applicando dei dischi di carta abrasiva spessa a grana 220, passandola su tutta la parte esterna della vettura per togliere la vernice. In un secondo momento si applicano i dischi a grana 400 che servono a lisciare la carrozzeria e togliere le eventuali imperfezioni rimaste.

Togliere la vernice dall’auto con la sabbiatrice

Un altro metodo per togliere la vernice dell’auto prima di riverniciarla da zero consiste nell’utilizzato della sabbiatrice: questa viene usata con la sabbia e quindi è bene proteggere con molta attenzione tutte quelle parti della vettura che possono essere danneggiate, andando a coprirle con attenzione oppure rimuoverle momentaneamente.

Solitamente, per la sabbiatrice, si usa un compressore a mano, mettendo l’ugello della misura più adatta per la sabbia che verrà versata all’interno. Una volta impostata la pressione del compressore, a seconda della grandezza delle particelle di sabbia e dell’ugello, si andrà a sabbiare l’auto finché non sarà rimossa completamente tutta la vernice originale. In questa fase bisogna prestare molta attenzione a non sabbiare troppo in un solo punto, perché potrebbero crearsi degli avvallamenti sulla lamiera che deformano l’auto, rovinando la carrozzeria e mettendo a repentaglio la futura riverniciatura.

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Renault Mégane Plug-in Hybrid: una compatta, due anime

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La Renault Mégane Plug-in Hybrid – variante ibrida plug-in benzina della quarta generazione della compatta francese (sviluppata sullo stesso pianale della Nissan Qashqai) – è l’ultima arrivata nella famiglia delle ibride alla spina della Régie, che già vede in listino le versioni “ricaricabili” della Captur e della Mégane Sporter.

Nel nostro primo contatto abbiamo avuto modo di guidare la Renault Mégane Plug-in Hybrid nel più ricco e costoso allestimento R.S. Line. Scopriamo insieme i pregidifetti dell’ecologica “segmento C” transalpina.

Renault Mégane Plug-in Hybrid: come funziona il sistema ibrido plug-in

Il sistema ibrido plug-in della Renault Mégane Plug-in Hybrid è lo stesso già visto (e testato lo scorso anno) sulla Captur ibrida ricaricabile. Sotto il cofano troviamo un motore 1.6 aspirato a benzina da 91 CV – una potenza contenuta che consente alla “segmento C” d’Oltralpe di essere guidabile dai neopatentati – abbinato a due unità elettriche: l’e-motor da 67 CV gestisce la trazione in modalità full electric mentre la seconda (uno starter ad alta tensione chiamato HSG che lavora a 400 Volt) da 34 CV funge principalmente da sincronizzatore avviando istantaneamente il propulsore termico e portandolo subito ai giri giusti per l’inserimento della marcia corretta (ad esempio quando il guidatore richiede potenza o quando la batteria si sta per scaricare).

In parole povere la compatta transalpina cerca di viaggiare il più possibile in modalità elettrica: l’unità termica interviene quando si accelera a fondo, produce energia per la batteria e lavora principalmente tra i 2.000 e i 4.000 giri.

Tra le modalità di guida disponibili segnaliamo la Pure (che privilegia il full electric, a patto che vi sia una riserva sufficiente di energia), la Sport (rivolta a chi vuole il massimo in termini di prestazioni e la E-Save: quest’ultima limita l’utilizzo del motore elettrico e privilegia il 1.6 per mantenere la riserva di carica in modo da affidarsi esclusivamente alla batteria quando lo si desidera.

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Renault Mégane Plug-in Hybrid: consumi, autonomia in elettrico e ricarica

La Renault Mégane Plug-in Hybrid è l’auto perfetta per chi può ricaricare spesso la batteria (da 10,4 kWh). La compatta francese si è rivelata infatti molto efficiente in modalità elettrica (velocità massima raggiungibile di 135 km/h): l’autonomia dichiarata è di 50 km ma con uno stile di guida morigerato siamo addirittura riusciti a sfiorare quota 60.

Non altrettanto convincenti, invece, i consumi in modalità full hybrid a batteria (mai completamente) scarica: anche guidando in modo attento è stato impossibile raggiungere i 20 km/l.

Capitolo ricarica: la Renault Mégane Plug-in Hybrid può essere “attaccata” a tutti i tipi di colonnine disponibili (wallbox comprese) ma la potenza massima resta sempre limitata a 3,7 kW. In breve ci vogliono cinque ore con una presa da 2,4 o 3,7 kW e 3 ore se si opta per quelle da 7,4 kW o 22 kW.

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Renault Mégane Plug-in Hybrid: il bagagliaio convince, l’abitacolo non tanto

Il bagagliaio della Plug-in Hybrid ha perso qualche litro rispetto alle Renault Mégane “normali” per via della presenza della batteria (da 384 a 308 litri) ma resta un vano di tutto rispetto per la categoria con tutti i cinque posti occupati. Abbattendo i sedili dietro, invece, bisogna fare i conti con un tetto basso non molto adatto ai grandi carichi.

L’abitabilità non è mai stata il punto di forza della quarta serie della “segmento C” della Régie: l’abitacolo – che presenta qualche lieve imprecisione negli assemblaggi – offre pochi centimetri ai passeggeri posteriori. “Colpa” anche delle dimensioni esterne non esagerate (4,36 metri di lunghezza) che – unite ai sensori di parcheggio anteriori e posteriori e alla retrocamera di serie – rendono agevole qualsiasi manovra.

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Renault Mégane Plug-in Hybrid: il prezzo (buono) e la dotazione

La Renault Mégane Plug-in Hybrid R.S. Line protagonista del nostro primo contatto ha un prezzo interessante (39.150 euro) e una dotazione di serie che comprende:

  • ABS con assistenza alla frenata AFU
  • Accensione automatica dei fari tergicristalli
  • Airbag frontale conducente e passeggero (disattivabile)
  • Airbag laterali a tendina anteriori e posteriori
  • Alzacristalli anteriori e posteriori elettrici impulsionali
  • Avviso distanza di sicurezza (Distance Warning)
  • Assistenza mantenimento carreggiata (Lane Keep Assist)
  • Badge specifico R.S. Line su parafanghi anteriore e portellone posteriore
  • Cavo di ricarica Mode 2 per presa domestica standard (8/10A – 2,3 kW)
  • Cerchi in lega da 17″ diamantati R.S. Line Monthlery
  • Chiusura automatica delle portiere con auto in movimento
  • Cielo del tetto interno nero
  • Climatizzatore automatico bi-zona
  • Commutazione automatica degli abbaglianti/anabbaglianti
  • Consolle centrale alta con compartimento e 2 portabicchieri, 2USB+1 AUX nella prima fila, 2 USB nella seconda fila
  • Cruise control
  • Design esterno R.S. Line con paraurti anteriore sportivo con lama F1 e paraurti posteriore sportivo con doppio scarico cromato
  • Design interno R.S. Line con impunture rosse su leva del cambio e bracciolo centrale
  • Digital Driver Display 10″ a colori
  • Easy Access System
  • Easy Park Assist
  • Fari anteriori e posteriori Full LED
  • Fari diurni a LED con firma C-Shape e indicatori di direzione integrati (posteriori dinamici)
  • Fari fendinebbia a LED
  • Frenata d’emergenza attiva (AEBS) con riconoscimento pedoni
  • Freno di stazionamento elettrico con funzione Auto-Hold
  • Hill Start Assist
  • Kit riparazione pneumatici
  • Parking camera posteriore
  • Pedaliera sportiva in alluminio
  • Poggiatesta anteriori/posteriori regolabili in altezza
  • Predisposizione installazione allarme volumetrico
  • Presa 12V nella prima e seconda fila
  • Privacy Glass (vetri laterali posteriori e lunotto oscurati)
  • Renault Multi-Sense con 3 personalizzazioni specifiche e Ambient Lighting
  • Retrovisore interno fotocromatico senza cornice
  • Retrovisori esterni elettrici, riscaldati con sensore di temperatura, ripiegabili elettricamente
  • Riconoscimento segnaletica stradale e Over Speed Prevention (allarme superamento limite di velocità)
  • Rilevatore di stanchezza
  • Sedili anteriori sportivi design R.S. Line con poggiatesta integrato e regolazione lombare manuale
  • Sedili posteriori ribaltabili 1/3-2/3 e bracciolo centrale con 2 portabicchieri
  • Sellerie R.S. Line in tessuto con impunture rosse e inserti in pelle TEP
  • Sensore di pressione pneumatici con indicatore livello pressione su Driver Display
  • Sensori angolo morto
  • Sensori di parcheggio anteriori e posteriori
  • Shark Antenna
  • Sistema di ancoraggio Isofix
  • Sistema di rilevamento attivo veicoli posteriore
  • Sistema elettronico di controllo della stabilità ESC (ESP) con funzione antislittamento ASR
  • Sistema multimediale Renault Easy Link con touchscreen 9,3″, sistema di navigazione 3D con aggiornamenti automatici (OTA), Bluetooth, Radio DAB, compatibile con Android Auto e Apple CarPlay
  • Stop&Start
  • Volante in pelle pieno fiore con badge R.S. Line
  • Welcome/Bye Bye Sequence (inclusa chiusura automatica dei retrovisori esterni)

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Renault Mégane Plug-in Hybrid: le novità in 5 punti

  • Tecnologia ibrida plug-in benzina
  • Trasmissione multi-mode con innesto a denti priva di frizione
  • Batteria da 10,4 kWh
  • 50 km di autonomia in elettrico
  • Tempi di ricarica compresi tra 3 e 5 ore

Scheda tecnica
Caratteristiche motore ibrido plug-in benzina, 4 cilindri, 1.598 cc, 160 CV
Batteria 10,4 kWh
Velocità max 175 km/h
Acc. 0-100 km/h 9,4 s
Autonomia in elettrico 50 km (WLTP)
Bagagliaio 308 litri
Prezzo 39.150 euro

Dove l’abbiamo guidata

Nel nostro primo contatto abbiamo avuto modo di guidare la Renault Mégane Plug-in Hybrid R.S. Line tra Milano e Vigevano: un percorso variegato caratterizzato da tratti urbani, extraurbani e autostradali.

I 200 chilogrammi di peso in più rispetto alla variante termica (105 solo di batteria) non hanno inciso più di tanto sull’ottimo comportamento dinamico: oltretutto va detto che la versione ibrida plug-in può vantare un raffinato retrotreno multilink al posto dell’assale semirigido montato dai modelli “standard”.

La Renault Mégane Plug-in Hybrid è, in sintesi, una compatta non sportiva ma briosa: le prestazioni convincono (175 km/h di velocità massima e 9,4 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h) mentre il cambio – una trasmissione Multi-mode con innesto a denti priva di frizione e sincronizzatori – lavora egregiamente quando non si esagera per garantire la massima efficienza ma mostra qualche indecisione di troppo se si cerca il divertimento.

NON TUTTI SANNO CHE – La Torre Breda, location della conferenza stampa Renault, è stato il primo edificio di Milano più alto della Madonnina del Duomo. Dal 1954 – anno di inaugurazione – al 1956 è stato inoltre il grattacielo più alto d’Italia (116,25 metri).

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Dove vorremmo guidarla

Avremmo voluto guidare la Renault Mégane Plug-in Hybrid sulle strade di montagna per valutare la risposta del propulsore – contraddistinto da una ripresa non eccezionale – in condizioni “critiche”. Il 1.6 genera una coppia di soli 148 Nm, il propulsore elettrico risponde con 205 Nm mentre l’HSG ne ha 50.

Le concorrenti

Audi A3 Sportback 40 TFSI e La versione “base” della compatta ibrida plug-in premium di Ingolstadt è più costosa della Mégane ma offre anche molto meno. Il motore da 204 CV e il pianale sono gli stessi della Golf.
Hyundai Ioniq Plug-in Hybrid Prime La rivale più agguerrita della Mégane PHEV è meno grintosa della transalpina ma più efficiente in modalità ibrida. Ottimo il cambio a doppia frizione, tecnologia presente anche sulle altre concorrenti in questo elenco.
Seat Leon e-HYBRID Pianale condiviso con la Golf e, sotto il cofano, lo stesso motore da 204 CV montato anche dalla A3 Sportback. Efficienza e design.
Volkswagen Golf eHYBRID La variante ibrida plug-in benzina della compatta più amata dagli italiani è “cugina” di Audi A3 e Seat Leon (il pianale e il motore da 204 CV sono gli stessi).

L’articolo Renault Mégane Plug-in Hybrid: una compatta, due anime proviene da Icon Wheels.

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Quali sono le tariffe orarie di un meccanico e quanto costa la manodopera?

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Credits: iStock

Rivolgersi a un meccanico per far riparare un guasto alla propria vettura spesso porta il proprietario di un automobile a temere di spendere più del dovuto. Questo succede perché, in mancanza di dimestichezza con i componenti di un’auto, in molti casi non si ha la percezione di quanto possano costare i vari interventi di manodopera. Gli specialisti ai quali rivolgersi appartengono principalmente a tre categorie: i meccatronici, i carrozzieri e i gommisti. Vediamo nel dettaglio le tariffe orarie e i costi della manodopera.

Tariffe orarie e costi della manodopera dei meccanici

Per andare incontro ai clienti e orientarli verso la scelta dei professionisti ai quali rivolgersi, Lapam Confartigianato Imprese pubblica il listino di tariffe manodopera consigliate per tutto il settore. Sono tariffe indicative che servono per farsi un’idea sulla spesa che bisognerà affrontare per far riparare la propria vettura.

La tariffa oraria della manodopera consigliata per le imprese di autoriparazione meccatronica e riparazione di macchine agricole è di 42 euro iva esclusa. I prezzi variano in base al tipo di prestazione fornita. Per una diagnosi effettuata utilizzando strumenti elettronici la tariffa va da un minimo di 60 a un massimo di 65 euro. Per la prova freni completa, sia di automobili private che di mezzi commerciali, il minimo è 35 euro e il massimo è 45. Per la ricarica del climatizzatore, invece, il prezzo medio è di 90-100 euro. I prezzi citati si intendono iva esclusa. Le prestazioni eseguite al di fuori dell’orario di lavoro e le prestazioni urgenti mediamente vengono maggiorate del 30-40%.

Carrozzieri: tariffe orarie e costo manodopera

Prezzi diversi per i carrozzieri, con una tariffa oraria media che va dai 46 ai51 euro. Per un carrozziere dotato di certificazione di qualità ISO, la tariffa oraria massima può essere incrementata di un ulteriore 2,5% a prescindere dalla dimensione dell’impresa.

I prezzi dei carrozzieri variano in base alle prestazioni fornite e ai materiali di consumo utilizzati. Per lo smalto monostrato le tariffe orarie sono di circa 20 euro, per lo smalto doppio strato si sale a 26 euro e per il micalizzato si arriva fino a 30. Utilizzare lo smalto triplo strato fa alzare la tariffa fino a 37 euro l’ora, mentre una diagnosi elettronica per il controllo delle scocche costa 150 euro.

Le tariffe orarie e i prezzi del gommista

Anche per quanto riguarda i gommisti Lapam Confartigianato Imprese ha fornito un elenco delle tariffe di prestazione consigliate. Le operazioni di montaggio vanno dai 13 euro per un ciclomotore e salgono a 16 per uno scooter. L’equilibratura fissa a banco costa in media 13-14 euro, mentre per l’equilibratura stroboscopica ci vogliono dai 17 ai 20 euro. Per il gonfiaggio di uno pneumatico con azoto per le automobili, invece, il costo va dai 5 agli 8 euro a gomma. Le tariffe orarie consigliate per i gommisti salgono in caso di interventi su autotreni e macchine agricole.

Da un anno a questa parte, le imprese hanno apportato aumenti contenuti ai prezzi praticati. Si registra una significativa crescita del mercato online degli pneumatici che porta a un leggero aumento delle prestazioni di montaggio quando le gomme vengono fornite direttamente dal cliente. In generale, comunque, non è possibile fornire alle imprese cartelli con i prezzi stabiliti in quanto ciò andrebbe a violare le leggi che disciplinano la libera concorrenza. I prezzi elencati sono puramente indicativi.

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