Monthly Archives: Agosto 2021

Auto per famiglie: dieci proposte economiche nuove sotto i 27.000 euro

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SUV, monovolume e familiari: sono queste le auto più adatte alle famiglie, le vetture che rispondono meglio alle esigenze di genitori e figli.

In questa guida all’acquisto troverete dieci valide proposte economiche con prezzi inferiori a 27.000 euro.

L’elenco delle dieci macchine economiche per famiglie disponibili a meno di 27.000 euro comprende soprattutto veicoli coreani e modelli appartenenti al segmento delle compatte, anche se non mancano mezzi di altre nazioni e di altre categorie. Di seguito troverete una breve descrizione e i prezzi di queste macchine familiari (grandi e meno grandi) economiche, dieci auto spaziose adatte a qualsiasi tipo di famiglia.

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Dacia Lodgy 1.5 Blue dCi 95 CV Essential – 14.450 euro

La Dacia Lodgy 1.5 Blue dCi 95 CV Essential – l’unica vettura diesel presente in questa guida all’acquisto nonché la macchina per famiglia più economica del listino – offre tanto spazio ai passeggeri posteriori (nella zona della testa e delle gambe in modo particolare) e ai bagagli.

Penalizzata da finiture non molto curate, ospita sotto il cofano un motore 1.5 turbodiesel Blue dCi da 95 CV un po’ rumorosetto ma in grado di offrire consumi bassissimi.

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Fiat Tipo 1.0 4 porte – 17.000 euro

La Fiat Tipo 1.0 4 porte è l’unica auto priva di portellone tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

La variante con la coda della seconda generazione della compatta torinese – nata nel 2015 e sottoposta a un restyling nel 2020 – monta un motore 1.0 turbo tre cilindri benzina da 101 CV non molto dotato alla voce “coppia”.

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Ford Puma 1.0 EcoBoost 95 CV – 21.000 euro

La seconda generazione della Ford Puma è una piccola SUV statunitense nata nel 2019. La versione “base” – la 1.0 EcoBoost 95 CV – monta un motore 1.0 turbo tre cilindri benzina EcoBoost da 95 CV.

La crossover americana è facile da parcheggiare grazie alle dimensioni esterne contenute.

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Kia Ceed SW 1.0 T-GDi GPL – 25.800 euro

La Kia Ceed SW 1.0 T-GDi GPL è l’unico modello a gas presente in questa guida all’acquisto.

La variante station wagon della compatta coreana – nata nel 2018 – è spinta da un motore 1.0 turbo tre cilindri T-GDi a GPL da 95 CV.

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Nissan Qashqai MHEV 140 CV Visia – 25.500 euro

La Nissan Qashqai MHEV 140 CV Visia è la variante “entry level” della terza generazione della SUV compatta giapponese, nata nel 2021 e sviluppata sullo stesso pianale della Renault Mégane.

L’unica proposta ibrida presente in questa guida all’acquisto non ha un bagagliaio molto capiente ma si riscatta con il motore, un 1.3 turbo mild hybrid benzina MHEV da 140 CV particolarmente brioso (10,2 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h).

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Opel Astra ST 1.2 T 110 CV – 26.950 euro

La Opel Astra ST 1.2 T 110 CV – versione più accessibile della quinta generazione della station wagon compatta tedesca (nata nel 2015 e sottoposta a un restyling nel 2019) – è, a nostro avviso, l’auto economica per famiglie più interessante in circolazione. Presto verrà rimpiazzata da un nuovo modello.

La familiare teutonica, tanto comoda quanto ingombrante (4,70 metri di lunghezza non sono pochi da gestire nelle manovre), è spinta da un motore 1.2 turbo tre cilindri a benzina da 110 CV ed è la proposta più costosa tra quelle analizzate in questa guida all’acquisto.

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Renault Captur TCe Zen – 21.150 euro

La Renault Captur TCe Zen è la versione più accessibile della seconda generazione della piccola SUV francese, nata nel 2019 e sviluppata sullo stesso pianale della Nissan Juke.

Il motore 1.0 turbo tre cilindri benzina TCe da 91 CV non è molto vivace.

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Seat Leon Sportstourer 1.0 TSI 90 CV Style – 23.450 euro

La Seat Leon Sportstourer 1.0 TSI Style – variante più economica della versione station wagon della quarta generazione della compatta spagnola – è una familiare nata nel 2020 spinta da un motore 1.0 turbo tre cilindri benzina TSI da 90 CV poco potente.

I passeggeri posteriori più alti hanno pochi centimetri a disposizione nella zona della testa.

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Skoda Fabia Wagon – 18.150 euro

La Skoda Fabia Wagon – variante station wagon della terza generazione della piccola ceca – è una familiare nata nel 2015 e sottoposta a un restyling nel 2018 spinta da un motore 1.0 turbo tre cilindri benzina TSI da 95 CV. Presto verrà rimpiazzata da un nuovo modello.

Agile nelle curve e caratterizzata da una ricca dotazione di serie (che comprende, tra le altre cose, i sensori di parcheggio posteriori), non offre molto spazio alle spalle e alle gambe di chi si accomoda dietro.

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Ssangyong Korando 1.5 GDI-Turbo Road – 25.840 euro

La Ssangyong Korando 1.5 GDI-Turbo Road è la versione più accessibile della quarta generazione della SUV compatta coreana nata nel 2019.

Poco divertente nelle curve per via del peso elevato – che incide negativamente anche sui consumi – e con una dotazione di serie poco personalizzabile e con qualche lacuna (i sensori di parcheggio posteriori non sono disponibili neanche come optional), può vantare un divano posteriore largo e un motore 1.5 turbo benzina T-GDI ricco di cavalli (163) e di coppia.

Auto per famiglia 3 bambini

Se avete tre figli c’è bisogno di un’auto con un bagagliaio molto capiente in grado di ospitare passeggini, borse e quant’altro. L’ideale, poi, sarebbe avere tre sedili posteriori singoli: una soluzione che aumenta in modo considerevole la versatilità.

Auto per famiglia numerosa

Se avete oltre tre figli l’unica soluzione è quella di acquistare una monovolume o una SUV con 7 posti. Spesso, però, questi modelli hanno un bagagliaio molto piccolo con tutti i sedili occupati. Conviene quindi rivolgersi alle grandi multispazio (modelli derivati da furgoni).

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Che cos’è e a cosa serve la dichiarazione di mancata circolazione?

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La dichiarazione di circolazione è un documento che serve per mantenere la validità di un attestato di rischio, nel caso in cui non si rinnovi la polizza immediatamente alla sua scadenza, ovvero entro i 15 giorni di tolleranza previsti dalla legge in Italia. Vediamo tutto quello che c’è da sapere su questo particolare documento.

Dichiarazione di mancata circolazione: quando deve essere usata

Una volta passati i canonici 15 giorni di tolleranza dopo la scadenza della polizza Rc Auto, l’attestato di rischio continua comunque a conservare la sua validità. Ad una condizione però: una volta passato il periodo di tolleranza l’auto non deve essere stata usata, non deve circolare, oppure deve essere stata assicurata con una polizza temporanea.

Nel momento in cui si va a rinnovare il contratto di assicurazione, è sufficiente presentare la dichiarazione di mancata circolazione, per poter dimostrare appunto di non aver guidato la macchina nel periodo scoperto dall’Rc Auto, e si può tornare nuovamente ad essere in regola.

Dichiarazione di mancata circolazione: come compilarla

Presso la propria compagnia assicurativa oppure online è possibile trovare il modulo per la dichiarazione di non circolazione. Il documento deve essere compilato in tutte le sue parti, i dati anagrafici e la targa della vettura devono essere riportati con cura e in maniera chiara. È necessario spuntare la voce “ai sensi e per gli effetti degli articoli 1892 e 1893 del C.C. dichiaro di non aver circolato e di non aver causato sinistri nel periodo successivo alla data di scadenza del precedente contratto assicurativo”.

Auto senza assicurazione: cosa fare

Un veicolo senza copertura assicurativa non può chiaramente circolare. Forse non tutti sanno che non può nemmeno sostare in aree pubbliche e deve quindi necessariamente essere parcheggiato in uno spazio privato. Per chi non rispetta queste disposizioni di legge, scatta il sequestro del veicolo stesso e l’obbligo di pagamento di una sanzione minima di 841 euro.

Che cosa intendiamo per attestato di rischio

Serve fare un breve riepilogo su quello che è l’attestato di rischio, visto che la dichiarazione di mancata circolazione è strettamente correlata a questo documento. Si tratta dell’attestato che certifica quella che è la storia assicurativa del proprietario di un’auto negli ultimi 5 anni.

L’attestato di rischio è indispensabile per stipulare la polizza Rc Auto e oggi, dal 2015, è solo in formato digitale. Cosa contiene:

  • i dati del veicolo;
  • i dati dell’assicurato;
  • la storia dell’assicurato, eventuali incidenti, la classe bonus malus.

Attenzione: il bonus-malus è il sistema su cui si basa l’Rc Auto in Italia, premia chi non provoca incidenti e penalizza chi li causa, e si riferisce all’attestato di rischio, una specie di pagella chiamata ‘tabella della sinistrosità pregressa’, su cui in passato veniva registrati tutti i sinistri degli ultimi cinque anni

Dal 2019 è stata invece estesa a 10 anni. Altra novità nata invece nel 2018 è quella che riguarda l’attestato di rischio dinamico che, grazie a un codice identificativo, permette il recupero di tutte le informazioni sui sinistri stradali non denunciati o denunciati troppo tardi, anche dopo più di un anno. Sinistri che quindi non comparivano nel vecchio attestato di rischio e che consentivano all’assicurato di eludere il sistema del bonus-malus nel caso in cui decidesse di cambiare compagnia (e quindi di pagare il premio Rc auto più basso del dovuto).

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Cosa fare se la ventola del radiatore non parte in estate?

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La ventola del radiatore è una componente molto importante nell’auto, che non deve bloccarsi o rompersi, altrimenti il liquido refrigerante del radiatore rischia di diventare troppo caldo. Questo può portare a un surriscaldamento eccessivo del motore, dovuto al fatto che il motore stesso appunto, per il mancato funzionamento della suddetta ventola, non può essere raffreddato a dovere. Vediamo quindi cosa bisogna fare se la ventola del radiatore non parte, per evitare danni anche gravi al veicolo.

Ventola del radiatore: come funziona

Innanzitutto cerchiamo di spiegarne il suo funzionamento, a che cosa serve e che cos’è nello specifico; è abbastanza facile da capire anche per i meno esperti. Si tratta di una ventola che ha un compito molto importante, ovvero quello di mantenere la temperatura del liquido refrigerante del radiatore sempre molto bassa.

Nel caso in cui questa ventola quindi si rompe o si blocca, non assicurando il suo funzionamento, il grave problema è che lo stesso liquido rischia di raggiungere temperature altissime mentre l’auto è in esercizio e quindi il motore potrebbe surriscaldarsi, subendo le più gravi conseguenze.

La prima cosa da fare è capire che cosa sta causando l’eventuale malfunzionamento della ventola del radiatore, detta anche elettroventola. Capita che smetta di funzionare anche a causa delle temperature esterne molto alte, durante l’estate. Ci si accorge del guasto perché non si sente più il rumore tipico emesso dalla ventola stessa. Oltretutto, se le temperature del liquido di raffreddamento salgono troppo, allora è un altro segnale di malfunzionamento o rottura.

La ventola non parte: che cosa bisogna fare

L’intervento fai da te non è per niente semplice. Innanzitutto bisogna capire da dove proviene il guasto, che potrebbe anche non dipendere dalla ventola stessa ma, per esempio (e capita spesso) del fusibile del componente, che può fondersi. Nel manuale di istruzioni dell’auto è possibile trovare la posizione dei porta fusibili. Se il problema è quello, è sufficiente cambiare il fusibile per bloccare il corto circuito e far tornare a funzionare la ventola.

Se invece il fusibile funziona (e comunque il consiglio è quello di pulirlo con della carta apposita per eliminare tracce di ossidazione) allora bisogna trovare la vera causa del problema. Il guasto potrebbe provenire dall’interruttore del termostato, che si trova nella vasca del radiatore o nella testata del motore.

Cosa fare:

  • scollegare i due cavi dell’interruttore e metterli in comunicazione con il filo volante della batteria;
  • se la ventola inizia a girare, vuol dire che il problema è proprio qui, nell’interruttore del termostato;
  • in questo caso è assolutamente necessario sostituire il pezzo;
  • se la ventola resta ferma, allora va ricercato il problema del malfunzionamento.

Se ancora non ha trovato la causa, allora potrebbe essere il relè installato nel motorino della ventola che si è danneggiato; in questo caso il motore non è più in grado di muovere le pale della ventola. Per scoprirlo devi connettere il filo volante, se senti un click il problema non è qui.

Se non senti il rumore caratteristico, allora la ventola non va per colpa di un guasto a questa componente. È possibile poi controllare il motorino, scollegando il cavo di alimentazione e collegando l’elemento al polo positivo di una batteria;

  • se il motorino riprende a girare, allora il guasto è al cavo responsabile dell’alimentazione;
  • se rimane tutto efrmo, allora il colpevole è il motorino stesso, che dovrà essere sostituito.

Se non trovi nessun problema nel fusibile, nell’interruttore del termostato e nemmeno con il motorino, allora bisogna controllare il corretto funzionamento del circuito di alimentazione del motorino. Puoi collegare una lampadina al cavo di massa e a quello dell’interruttore. Se non si accende, ecco finalmente svelato il problema.

Connettendo il cavo di massa al motore della ventola e il filo volante della batteria, al posto di quello dell’alimentazione, puoi scoprire nello specifico da dove arriva il guasto alla ventola del radiatore. Se funziona dipende dal cavo dell’alimentazione, se la ventola non parte ancora, allora è guasto il cavetto di massa.

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Toyota RAV4: modelli, prezzi, dotazioni e foto

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La quinta generazione della Toyota RAV4 – nata nel 2019 – è una SUV media ibrida giapponese disponibile a trazione anterioreintegrale “gemella” della Suzuki Across. Un modello che ha impiegato poco tempo a conquistare il pubblico: stiamo infatti parlando della crossover del “segmento D” più amata dagli italiani.

In questa guida all’acquisto della Toyota RAV4 analizzeremo nel dettaglio tutte le versioni presenti in listino dell’ecologica Sport Utility nipponica: prezzimotori, accessori, prestazionipregidifetti e chi più ne ha più ne metta.

Le foto della Toyota RAV4

Toyota RAV4: le caratteristiche principali

La quinta serie della Toyota RAV4 è una Sport Utility media non troppo ingombrante (4,60 metri di lunghezza) costruita con cura.

Alti e bassi alla voce praticità: il bagagliaio è ampio quando si abbattono i sedili posteriori ma lo spazio nell’abitacolo non è molto.

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Toyota RAV4: gli allestimenti

Gli allestimenti della Toyota RAV4 sono sette: ActiveDynamicStyleBlack EditionLounge, PHEV Dynamic+PHEV Style+.

Toyota RAV4 Active

La dotazione di serie della Toyota RAV4 Active comprende:

Trazione

  • 2WD
  • AWD-i

Sicurezza

  • 4 freni a disco autoventilanti
  • 7 airbag SRS (frontali, laterali, tendina anteriori e posteriori, ginocchia lato guida)
  • ABS + EBD + BA
  • Assistenza alla partenza in salita (HAC)
  • Barre anti-intrusione nelle portiere
  • Cinture di sicurezza anteriori regolabili in altezza con pretensionatore e limitatore di forza
  • Controllo della trazione (TRC)
  • Controllo elettronico della stabilità (VSC+) e del rimorchio (TSC)
  • Dispositivo Follow Me Home
  • Freno di stazionamento elettrico (EPB)
  • Interruttore disinserimento airbag frontale lato passeggero
  • Kit riparazione pneumatici
  • Sistema di monitoraggio pressione pneumatici
  • Sistema di ritenuta Isofix
  • Toyota Safety Sense 2.0 (Pre-Collision System PCS – Frenata automatica d’emergenza con rilevamento pedoni diurno/notturno) e ciclisti, Road Sign Assist RSA – Riconoscimento segnaletica stradale, Lane Trace Assist LTA – Sistema di mantenimento attivo della corsia, Auto High Beam AHB – Abbaglianti automatici, Intelligent Adaptive Cruise Control i-ACC – Cruise control adattivo Full Range con Stop & Go e Adaptive Speed Limiter ASL – Limitatore di velocità intelligente)

Esterni

  • Cerchi in lega da 17″ Silver con pneumatici 225/65 R17
  • Barre longitudinali sul tetto
  • Fari Bi-LED autolivellanti
  • Fari fendinebbia
  • Luci diurne a LED
  • Luci posteriori a LED
  • Retrovisori esterni regolabili, ripiegabili e riscaldabili elettricamente
  • Retrovisori esterni con funzione “Auto-Fold”
  • Sensore crepuscolare e pioggia
  • Sensori di parcheggio posteriori
  • Telecamera posteriore di assistenza al parcheggio

Interni

  • Alette parasole con specchietto e luce di cortesia
  • Alzacristalli elettrici anteriori e posteriori
  • Battitacco cromato “Hybrid”
  • Bocchette di aerazione per i passeggeri posteriori
  • Bracciolo anteriore con vano portaoggetti
  • Bracciolo posteriore
  • Cassetto portaoggetti (con serratura)
  • Climatizzatore automatico bi-zona
  • Computer di bordo multifunzione
  • Copertura vano bagagli
  • Display multi-informazioni con schermo a colori da 7″
  • Drive Mode Select a 3 modalità (Eco, Normal, Sport)
  • Interni in tessuto
  • Pomello del cambio rivestito in pelle
  • Prese di ricarica USB nell’abitacolo: 1 nel cruscotto, 2 posteriori
  • Protezione vano di carico
  • Rivestimento cielo abitacolo grigio
  • Schienale posteriore abbattibile 60/40 (regolabile in inclinazione)
  • Servosterzo elettrico ad assistenza variabile (EPS)
  • Sistema multimediale Toyota Touch 3 (display touchscreen da 8″, navigatore satellitare Go Plus con comandi vocali, 3 anni di aggiornamento mappe gratuito Over-The-Air, antenna DAB/AM/FM, connettività Bluetooth e USB, smartphone integration Apple CarPlay e Android Auto)
  • Sistema audio a 6 altoparlanti
  • Specchietto retrovisore interno elettrocromatico
  • Volante in pelle con comandi multifunzione (Audio, Bluetooth, i-ACC, LTA)
  • Volante regolabile in altezza e profondità

Garanzia

  • 3 anni o 100.000 km
  • 5 anni o 100.000 km sulle componenti ibride

Colori disponibili

  • Cyan Met

Toyota RAV4 Dynamic

La Toyota RAV4 Dynamic – conveniente ma non molto ricca – costa 2.000 euro più della Active a parità di motore e aggiunge:

Esterni

  • Cerchi in lega da 18″ Silver con pneumatici 225/60 R18
  • Vetri posteriori oscurati

Interni

  • Portellone posteriore ad azionamento elettrico
  • Smart Entry & Push Start

Toyota RAV4 Style

La Toyota RAV4 Style – contraddistinta da un prezzo interessante ma anche da una dotazione un po’ povera – costa 3.500 euro più della Dynamic a parità di motore e aggiunge:

Esterni

  • Cerchi in lega da 18″ Black con pneumatici 225/60 R18
  • Fari a LED “Projector” autolivellanti con Light Signature
  • Sensori di parcheggio anteriori e posteriori
  • Vernice Bi-Tone “Deep Black Met”

Interni

  • Illuminazione ambiente interno (avviamento, abitacolo, vano pedali)
  • Interni con sedili sportivi in “Leather Tex”
  • Prese di ricarica USB nell’abitacolo: 1 nel cruscotto, 2 nel bracciolo anteriore, 2 posteriori
  • Rivestimento cielo abitacolo nero
  • Sedile lato guida regolabile elettricamente, con supporto lombare
  • Sedili anteriori riscaldabili elettricamente
  • Sistema audio premium JBL a 9 altoparlanti
  • Wireless Charger – Caricabatterie ad induzione per smartphone

Colori disponibili

  • Dark Grey Met & Deep Black Met
  • Deep Blue Met & Deep Black Met
  • Silver Met & Deep Black Met

Toyota RAV4 Black Edition

La Toyota RAV4 Black Edition – accessibile ma povera – costa 500 euro più della Style a parità di motore e aggiunge:

Sicurezza

  • Intelligent Clearance Sonar (ICS) – Sensori di parcheggio con frenata automatica anticollisione)

Esterni

  • Cerchi in lega da 19″ Black con pneumatici 225/55 R19
  • Black Pack (verniciatura total black, griglia anteriore total black, modanature paraurti anteriore e posteriore total black e profilo portellone posteriore total black)

Colori disponibili

  • Black Met

Toyota RAV4 Lounge

La Toyota RAV4 Lounge – caratterizzata da un prezzo interessante – costa 2.500 euro più della Style a parità di motore e aggiunge:

Sicurezza

  • Blind Spot Monitor (BSM) – Sistema di monitoraggio degli angoli ciechi
  • ICS
  • Panoramic View Monitor (PVM) – 4 telecamere con visuale a 360°
  • Rear Cross Traffic Alert Brake (RCTA-B) – Avviso presenza ostacoli posteriori con frenata automatica

Esterni

  • Cerchi in lega da 19″ Silver con pneumatici 225/55 R19

Interni

  • Interni in pelle
  • Portellone posteriore ad azionamento elettrico con sensore di movimento del piede
  • Rivestimento cielo abitacolo grigio
  • Sedile lato guida regolabile elettricamente, con supporto lombare e con memorie
  • Smart Rear View Mirror – Specchietto retrovisore con schermo e telecamera integrata sul lunotto

Colori disponibili

  • Dark Grey Met
  • Deep Blue Met
  • Silver Met
  • Urban Khaki

Toyota RAV4 PHEV Dynamic+

La dotazione di serie della Toyota RAV4 PHEV Dynamic+ – l’allestimento che ci sentiamo di consigliare – comprende:

Trazione

  • AWD-i

Sicurezza

  • 4 freni a disco autoventilanti
  • 7 airbag SRS
  • ABS + EBD + BA
  • HAC
  • Barre anti-intrusione nelle portiere
  • BSM
  • Cinture di sicurezza anteriori regolabili in altezza con pretensionatore e limitatore di forza
  • TRC
  • VSC+ e TSC
  • Dispositivo Follow Me Home
  • EPB
  • ICS
  • Interruttore disinserimento airbag frontale lato passeggero
  • Kit riparazione pneumatici
  • RCTA-B
  • Sistema di monitoraggio pressione pneumatici
  • Sistema di ritenuta Isofix
  • Toyota Safety Sense 2.0

Esterni

  • Cerchi in lega da 18″ Silver con pneumatici 225/60 R18
  • Barre longitudinali sul tetto
  • Fari a LED “Projector” autolivellanti
  • Fari fendinebbia
  • Luci diurne a LED
  • Luci posteriori a LED
  • Retrovisori esterni regolabili, ripiegabili e riscaldabili elettricamente
  • Retrovisori esterni con funzione “Auto-Fold”
  • Sensore crepuscolare e pioggia
  • Telecamera posteriore di assistenza al parcheggio
  • Vetri posteriori oscurati
  • Cavo per presa Schuko (10A)
  • Cavo Mennekes per ricarica veloce (6.6kW, 32A)

Interni

  • Alette parasole con specchietto e luce di cortesia
  • Alzacristalli elettrici anteriori e posteriori
  • Battitacco cromato “HYBRID”
  • Bocchette di aerazione per i passeggeri posteriori
  • Bracciolo anteriore con vano portaoggetti
  • Bracciolo posteriore
  • Cassetto portaoggetti (con serratura)
  • Climatizzatore automatico bi-zona
  • Computer di bordo multifunzione
  • Display multi-informazioni con schermo a colori da 7″
  • Drive Mode Select a 3 modalità
  • Illuminazione ambiente interno
  • Sedili in pelle sintetica
  • Pomello del cambio rivestito in pelle
  • Portellone posteriore ad azionamento elettrico
  • Presa di ricarica USB nell’abitacolo: 1 nel cruscotto, 2 nel bracciolo anteriore, 2 posteriori
  • Protezione vano di carico
  • Rivestimento cielo abitacolo nero
  • Schienale posteriore abbattibile 60/40 (regolabile in inclinazione)
  • Sedile lato guida regolabile elettricamente, con supporto lombare
  • Sedili anteriori e posteriori riscaldabili elettricamente
  • EPS
  • Sistema multimediale Toyota Touch 3
  • Sistema audio a 6 altoparlanti
  • Smart Entry & Push Start
  • Specchietto retrovisore interno elettrocromatico
  • Volante in pelle con comandi multifunzione (Audio, Bluetooth, i-ACC. LTA)
  • Volante regolabile in altezza e profondità
  • Wireless Charger

Garanzia

  • 3 anni o 100.000 km
  • 5 anni o 100.000 km sulle componenti ibride

Colori disponibili

  • Black Met
  • Dark Grey Met
  • Deep Blue Met
  • Silver Met

Toyota RAV4 PHEV Lounge+

La Toyota RAV4 PHEV Lounge+ ha una dotazione di serie ricca, costa 4.500 euro più della Dynamic+ e aggiunge:

Esterni

  • Cerchi in lega da 19″ Silver con pneumatici 235/55 R19
  • PVM
  • Head-up display
  • Tetto apribile panoramico in vetro Toyota SkyView
  • Vernice Bi-Tone “Deep Black Met”

Interni

  • Sedili in pelle naturale
  • Sedile lato guida regolabile in altezza elettricamente con memoria
  • Sedili anteriori ventilati
  • Smart Rear View Mirror
  • Sistema audio Premium JBL a 9 altoparlanti
  • Specchietto retrovisore interno digitale

Colori disponibili

  • Dark Grey Met & Deep Black Met
  • Deep Blue Met & Deep Black Met
  • Silver Met & Deep Black Met

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Toyota RAV4: modelli e prezzi di listino

Di seguito troverete tutte le caratteristiche delle versioni della Toyota RAV4. La gamma motori della SUV media giapponese (acquistabile con l’Ecobonus) è composta da tre unità 2.5 ibride potenti ma penalizzate da una cilindrata elevata che non aiuta a risparmiare sull’assicurazione RC Auto, da una coppia non eccelsa e da un cambio automatico e-CVTvariazione continua che non ama particolarmente la guida allegra.

  • un 2.5 ibrido benzina da 218 CV
  • un 2.5 ibrido benzina da 222 CV
  • un 2.5 ibrido plug-in benzina da 306 CV

Toyota RAV4 2WD (da 36..850 euro)

La Toyota RAV4 2WDtrazione anteriore da 218 CV (prezzi fino a 44.850 euro) ha un’erogazione poco convincente ai bassi regimi e non è particolarmente briosa – 8,4 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h – ma si riscatta con un comportamento stradale agile nelle curve.

Toyota RAV4 AWD-i (da 39.350 euro)

La Toyota RAV4 AWD-itrazione integrale da 222 CV (prezzi fino a 47.350 euro) è, secondo noi, la variante “full hybrid” da acquistare della Sport Utility asiatica: la presenza di un secondo motore elettrico sull’asse posteriore permette di avere, oltre alle quattro ruote motrici, più potenza e più vivacità (“0-100” in 8,1 secondi) ma la risposta ai bassi regimi resta poco vigorosa. Come la cugina 2WD offre consumi bassissimi e un comportamento stradale impeccabile ma è un po’ rumorosetta in fase di accelerazione a causa dell’effetto scooter.

Toyota RAV4 PHEV (da 55.500 euro)

La Toyota RAV4 PHEV trazione integrale da 306 CV (prezzi fino a 60.000 euro) è la variante ibrida plug-in benzina della SUV media giapponese. Una crossover potente ed efficiente che non brilla alla voce “comfort acustico” quando si accelera a fondo, sempre per via dell’effetto scooter.

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Toyota RAV4: gli optional

La dotazione di serie delle Toyota RAV4 ActiveDynamic andrebbe a nostro avviso arricchita con la vernice metallizzata (850 euro).

Sugli allestimenti Style (insieme al Tech Pack da 1.700 euro: PVM, Smart Rear View Mirror, ICS, Blind Spot Monitor e RCTA-B) e Lounge ci vorrebbe invece il tetto apribile panoramico (1.700 euro).

 

L’articolo Toyota RAV4: modelli, prezzi, dotazioni e foto proviene da Icon Wheels.

Fonte:

Quali sono e in cosa consistono i costi d’esercizio di un’automobile?

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Imparare a calcolare quali sono i costi di esercizio di un’auto permette ad ogni utente di riuscire a determinare quanto si spende e quanto, del proprio stipendio e delle proprie entrate in generale, è destinato al mantenimento della macchina e alla guida. Vediamo quindi come calcolare i costi del carburante, della manutenzione e dell’assicurazione auto.

Calcolo costi carburante

Suggeriamo un buon metodo per calcolare il costo del carburante, oltre a quelli di cui abbiamo parlato nel precedente articolo focalizzato proprio sull’argomento:

  • prima di tutto si deve annotare il numero di km segnati dal contachilometri quando il serbatoio è quasi vuoto;
  • fare il pieno quando il serbatoio è quasi vuoto, senza riempirlo oltremisura e farlo nuovamente quando si svuota, segnando il numero di litri inseriti. Nel momento in cui fai ancora il pieno, controlla il numero sul contachilometri, e sottrai quello che avevi segnato in precedenza (ottieni così i km percorsi e quindi fatti con un pieno;
  • dividendo il numero di chilometri percorsi per i litri versati per fare il pieno ottiene il numero di km che la tua auto percorre con un litro;
  • dividendo i chilometri percorsi in un mese per i chilometri percorsi con un litro trovi la percorrenza mensile;
  • infine moltiplicando i litri di benzina consumati in un mese per il costo trovi la spesa di un mese per il carburante.

Costi auto: manutenzione e assicurazione

Per calcolare quali sono i costi relativi alla manutenzione del tuo veicolo devi tenere in considerazione tutte le seguenti spese effettuate:

  • cambio olio;
  • cambio gomme;
  • riparazioni varie ed eventuali;
  • tagliando;
  • altri costi per la manutenzione.

Domma anche i costi annuali del bollo e della revisione e dividi per 12.

Come si calcolano i costi di esercizio

Per fare la somma totale dei costi di esercizio di un’auto bisogna aggiungere ai costi del carburante anche quelli di manutenzione, riparazione e assicurazione. Inoltre bisogna sommare anche il prezzo versato per la revisione e per il bollo, in modo da trovare il costo totale (mensile) della macchina.

Se vuoi dividere anche il costo mensile che hai calcolato per la tua macchina, per il totale dei chilometri che percorri in un mese, allora in questo modo puoi anche trovare quanto spendi per ogni chilometro che percorri con la tua vettura. Tutte queste informazioni possono essere molto interessanti per scoprire quanto incide la spesa per la macchina sul bilancio economico personale o famigliare.

Attenzione: una cosa importante da sottolineare c’è, ovvero il fatto che tutti questi calcoli che abbiamo appena fatto insieme non tengono in considerazione eventuali e possibili costi che un soggetto ha per pagare il finanziamento per l’acquisto dell’auto (se si decide di pagare a rate), del tempo che si impiega per i viaggi, della perdita di valore dell’automobile, dei costi per il pedaggio autostradale e per i parcheggi con linee blu.

È interessante sapere che, come abbiamo già visto insieme, ci sono differenti siti web e applicazioni per smartphone che offrono un servizio gratuito che consente di calcolare i costi del carburante, del pedaggio e molto altro, possono essere molto utili anche prima di partire per un viaggio, per esempio per le vacanze estive.

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Rover, la storia della Casa britannica

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La Rover, sparita dalle scene nel 2005, è stata una Casa amata soprattutto dai fan delle auto britanniche che non potevano permettersi una Jaguar.

Un marchio che ha realizzato tanti prodotti eleganti e ricchi di sostanza (la prima bicicletta moderna è stata una Rover, la prima Auto dell’Anno di sempre anche). Scopriamo insieme la storia del brand inglese.

Rover: la storia

La Rover inizia a muovere i primi passi nel 1878 con la nascita – a Coventry – della Starley & Sutton, azienda specializzata nella produzione di biciclette fondata da John Kemp Starley e William Sutton.

La prima bici

Nel 1885 Starley inventa la Rover, oggi considerata la prima bicicletta moderna della storia. Un mezzo caratterizzato da ruote di dimensioni identiche e dalla trasmissione a catena in un mondo nel quale circolavano i pericolosi bicicli (quelli con la ruota anteriore immensa, per intenderci).

Quattro anni più tardi la società cambia nome in Starley & Co. e viene ribattezzata Rover (come il nome del prodotto più celebre) nel 1896.

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Le prime auto

Starley muore nel 1901 e lascia l’azienda a Harry Smith, il quale decide di puntare sulle automobili: la prima macchina di sempre della Casa britannica – la 8 – è dotata di un motore 1.3 monocilindrico da 8 CV abbinato ad un cambio manuale a tre marce ed è priva di sospensioni posteriori.

Il marchio Rover inizia a farsi conoscere nel Regno Unito anche con i veicoli a quattro ruote grazie soprattutto alla vittoria al Tourist Trophy del 1907 conquistata da Ernest Courtis con una 20 hp.

Anni di crisi

Negli anni ’10 del XX secolo la Rover punta tutto sulla 12 mentre durante la Prima Guerra Mondiale si concentra sulle moto.

La crisi inizia a farsi sentire negli anni ’20: nel 1925 termina la produzione di mezzi a due ruote e la gamma delle auto è priva di modelli interessanti. La situazione migliora leggermente intorno alla metà degli anni ’30 ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale stravolge i piani dell’azienda britannica, che si ritrova a produrre durante il conflitto componenti per aeroplani.

Land Rover

La grande svolta per la Rover arriva nel 1948 grazie alla Land Rover, una fuoristrada dura e pura nata per sfidare le Jeep che conquista immediatamente il pubblico.

L’anno seguente vede la luce la P4, una berlina contraddistinta da un design moderno e da contenuti interessanti (come la lega di alluminio e magnesio usata per le portiere e il cofano) ma è sempre la 4×4 della Regina a monopolizzare le vendite del brand.

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Gli anni ’50 e ’60

La novità Rover più importante degli anni ’50 è senza dubbio la P5: la prima auto del marchio inglese dotata di scocca portante rappresenta un’alternativa economica alla Jaguar.

La P6 (nota anche come 2000) del 1964 diventa invece la prima Auto dell’Anno di sempre: merito dello stile sexy e moderno e della tecnica raffinata (sospensioni posteriori a ponte De Dion e freni a disco posteriori all’uscita del differenziale).

Nel 1967 Rover cessa di essere un marchio indipendente, entra a far parte del colosso British Leyland e diventa meno “premium” per evitare sovrapposizioni con Jaguar (appartenente allo stesso gruppo).

Gli anni ’70

La regina del lisitno Rover degli anni ’70 è indubbiamente la SD1 (3500) del 1977: la prima auto della Casa britannica realizzata da British Leyland si aggiudica il prestigioso riconoscimento di Auto dell’Anno ed è considerata da molti appassionati l’ultima vera Rover.

Nel 1978 Land Rover diventa un marchio a parte e l’anno successivo inizia una collaborazione con Honda.

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Gli anni ’80

Un decennio ricco di novità per la Rover: nel 1981 nasce la divisione Austin Rover e tre anni più tardi vede la luce il primo modello realizzato in collaborazione con la Honda (la 200, una compatta con la coda gemella della Ballade, variante a quattro porte della Civic).

Nel 1986 – anno di nascita del Gruppo Rover – è la volta dell’ammiraglia 800 (cugina della Honda Legend) e due anni più tardi Rover viene venduta a British Aerospace. Il 1989 è l’anno in cui la mitica Mini viene venduta con il marchio Rover: una soluzione temporanea che terminerà nel 1992.

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Il passaggio a BMW

BMW acquista Rover nel 1994 e nello stesso anno termina la partnership con Honda. Il primo – nonché unico – modello frutto dell’accordo anglo-tedesco è l’ammiraglia 75 contraddistinta da uno stile retrò.

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La crisi e la fine

BMW investe parecchi soldi nella seconda metà degli anni ’90 per cercare di risollevare la Rover ma non basta: le perdite crescono a vista d’occhio e la Casa inglese viene quindi ceduta nel 2000 al prezzo simbolico di una sterlina al gruppo Phoenix costituito da diversi imprenditori britannici.

Nel 2003 viene presentata la Streetwise (nient’altro che una 25 – a sua volta derivata dalla terza generazione della 200 svelata otto anni prima – in versione crossover) mentre l’anno successivo tocca alla piccola CityRover (una variante rimarchiata della Tata Indica fortunatamente mai commercializzata nel nostro Paese).

Il gruppo MG Rover entra in amministrazione controllata nel 2005 e nello stesso anno le Rover spariscono definitivamente dai listini. Il marchio viene ceduto a Ford nel 2006 e nel 2008 passa a Tata: questo significa che la Rover non è ufficialmente morta, sta solo riposando in attesa di tornare (magari come marchio “entry-level” del gruppo Jaguar Land Rover).

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Auto abbandonate: come riconoscerle, cosa fare

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L’Italia è piena di auto abbandonate e di norme che dovrebbero risolvere questo problema rapidamente. Purtroppo, però, non è così: nella maggior parte dei casi, infatti, non basta telefonare alle forze dell’ordine e fare una segnalazione per rimuovere veicoli fermi da mesi (o anni) nello stesso posto.

Di seguito troverete una guida sulle macchine abbandonate: come riconoscerle, cosa fare e cosa dice la legge a riguardo.

Auto abbandonate: come riconoscerle

Un’auto abbandonata, per essere definita tale, deve soddisfare una di queste caratteristiche:

  • dev’essere senza targa
  • dev’essere inutilizzabile
  • deve creare intralcio in un’area pubblica

Anche i veicoli senza assicurazione (o con la polizza scaduta) entrano a far parte di questa categoria: l’art. 193 del Codice della Strada stabilisce infatti che “I veicoli a motore senza guida di rotaie, compresi i filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in circolazione sulla strada senza la copertura assicurativa a norma delle vigenti disposizioni di legge sulla responsabilità civile verso terzi. Chiunque circola senza la copertura dell’assicurazione è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 849 a euro 3.396”

Chi chiamare se l’auto abbandonata ha la targa?

Se l’auto abbandonata in Italia ha la targa bisogna chiamare la Polizia Municipale, che accerta se il veicolo è stato rubato: il proprietario viene avvisato tramite raccomandata e in caso di mancata risposta dopo 30 giorni si può rimuovere il mezzo, che viene sistemato in un deposito comunale.

Cosa fare se l’auto abbandonata ha l’assicurazione valida?

Se la vettura è in regola con l’assicurazione, è dotata di targa, è in condizioni normali e non crea intralcio non si può fare nulla: il veicolo può rimanere fermo nello stesso posto senza limitazioni.

Se l’auto è abbandonata e non è possibile risalire al proprietario?

In caso di macchina abbandonata in un luogo aperto al pubblico se non è possibile risalire al trasgressore si segue la procedura prevista del decreto del Ministero dell’Interno 22 ottobre 1999, n. 460.

  • Gli organi di polizia stradale di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni e integrazioni, allorché rivengono su aree ad uso pubblico un veicolo a motore o un rimorchio in condizioni da far presumere lo stato di abbandono e, cioè, privo della targa di immatricolazione o del contrassegno di identificazione, ovvero di parti essenziali per l’uso o la conservazione, oltre a procedere alla rilevazione di eventuali violazioni alle norme di comportamento del codice della strada, danno atto, in separato verbale di constatazione, dello stato d’uso e di conservazione del veicolo e delle parti mancanti e, dopo aver accertato che nei riguardi del veicolo non sia pendente denuncia di furto, contestualmente alla procedura di notificazione al proprietario del veicolo, se identificabile, ne dispongono, anche eliminando gli ostacoli che ne impediscono la romozione, il conferimento provvisorio ad uno dei centri di raccolta individuati annualmente dai prefetti con le modalità di cui all’articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 571, tra quelli autorizzati ai sensi dell’articolo 46 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.
  • Trascorsi sessanta giorni dalla notificazione, ovvero, qualora non sia identificabile il proprietario, dal rinvenimento, senza che il veicolo sia stato reclamato dagli aventi diritto, lo stesso si considera cosa abbandonata ai sensi dell’articolo 923 del codice civile.
  • Decorso tale termine il centro di raccolta di cui al precedente comma 1 procede alla demolizione e al recupero dei materiali, previa cancellazione dal pubblico registro automobilistico (P. R.A.), ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 103 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, ferma restando la necessità di comunicazione da parte degli organi di polizia di tutti i dati necessari per la presentazione, da parte del centro di raccolta, delle formalità di radiazione. La richiesta di cancellazione è corredata dall’attestazione dell’organo di polizia della sussistenza delle condizioni previste nel comma 1, nonché di quella che il veicolo non risulta oggetto di furto al momento della demolizione, integrate dalla dichiarazione del gestore del centro di raccolta circa il mancato reclamo del veicolo ai sensi del comma 2. L’onere della restituzione al pubblico registro automobilistico (P. R. A.) delle targhe e dei documenti di circolazione a carico dei gestori dei centri di raccolta, è limitato a quelli rinvenuti nel veicolo secondo quanto attestato dal verbale di constatazione redatto dagli organi di polizia. Resta fermo l’obbligo dei soggetti già intestatari del veicolo di consegnare le targhe e i documenti di circolazione in loro possesso.

In parole povere viene stilato un verbale di constatazione, si verifica che il veicolo non sia stato rubato e lo si porta in un centro di raccolta. Se dopo 60 giorni nessuno si fa vivo si procede con l’alienazione del mezzo (procedura applicabile anche quando la Polizia Municipale rinviene un’auto in sosta vietata per oltre 60 giorni consecutivi).

Cosa succede se l’auto viene abbandonata in un’area privata?

Se un’auto viene abbandonata in un’area privata si procede ai sensi dell’art. 192 del Testo Unico Ambientale (Divieto di abbandono).

  • L’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sui suolo e nel suolo sono vietati.
  • È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee.
  • Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 255 e 256, chiunque viola i divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa, in base agli accertamenti effettuati, in contraddittorio con i soggetti interessati, dai soggetti predisposti al controllo. Il Sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
  • Qualora la responsabilità del fatto illecito sia imputabile ad amministratori o rappresentanti di persona giuridica ai sensi e per gli effetti del comma 3, sono tenuti in solido la persona giuridica ed i soggetti che siano subentrati nei diritti della persona stessa, secondo le previsioni del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni.

In parole povere ci vuole l’ordinanza del Sindaco per la rimozione. In caso di abbandono da parte di privato si ricorre ad una procedura amministrativa, se il trasgressore è un’impresa si passa invece al penale. Da segnalare, inoltre, l’art. 255 del Codice dell’Ambiente (abbandono di rifiuti): nel caso in cui il veicolo abbandonato venga considerato come rifiuto l’agente segnala al Comune l’illecito riscontrato e viene intimato al trasgressore di provvedere alla rimozione. Se il trasgressore non è identificabile si procede all’esecuzione d’ufficio dell’ordinanza (demolizione e richiesta di radiazione al P. R. A., il Pubblico Registro Automobilistico) con addebito delle spese ai soggetti coinvolti.

Auto abbandonata: posso prenderla?

No. L’auto abbandonata è comunque di proprietà di qualcuno e può essere cancellata dal Pra solo in tre modi:

  • demolizione
  • esportazione
  • distruzione/incendio del mezzo

Auto abbandonate: come acquistarle

Per lo stesso motivo per cui non è possibile prendere un’auto abbandonata non si può acquistare una macchina abbandonata. Non esistono quindi auto abbandonate in vendita.

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Cosa succede se guidi la moto di un’altra persona?

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È possibile guidare la moto di un’altra persona, se è quello che vi state domandando, cerchiamo di capire però se ci sono dei rischi o degli obblighi particolari in questo caso e soprattutto se esiste una differenza se il soggetto che guida la nostra moto è un amico o un parente.

Quando si può guidare la moto di un altro soggetto

La guida di una moto che appartiene a un’altra persona e assolutamente lecita, chiaramente deve esserci il permesso del proprietario legittimo della motocicletta stessa. C’è una differenza sostanziale da tenere presente:

  • se si guida la moto di un familiare convivente sotto lo stesso tetto, allora non serve alcuna formalità, è possibile in ogni momento e per tutto il tempo che si vuole;
  • se invece la moto è di una persona di un nucleo familiare differente, la legge ha inserito un “paletto temporale”: è previsto infatti un limite di 30 giorni, trascorso il quale è necessario trascrivere le generalità dell’utilizzatore abituale sul libretto di circolazione, aggiungendole a quelle del legittimo intestatario.

Guidare la moto di terzi: c’è un limite

Al comma 4-bis dell’articolo 94 del Codice della Strada troviamo scritto quanto segue “gli atti […] da cui derivi una variazione dell’intestatario della carta di circolazione ovvero che comportino la disponibilità del veicolo, per un periodo superiore a trenta giorni, in favore di un soggetto diverso dall’intestatario stesso, nei casi previsti dal regolamento sono dichiarati dall’avente causa, entro trenta giorni, al Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici al fine dell’annotazione sulla carta di circolazione”.

Cosa significa in parole semplici? Se un soggetto guida la moto (o altro mezzo) di un terzo in modo esclusivo e personale per più di 30 giorni, allora sul libretto deve essere aggiunto anche il suo nome, altrimenti si rischia una multa da un minimo di 728 euro fino a 3.636 euro.

Risarcimento in caso di incidente stradale

Se il pilota commette un sinistro mentre è alla guida di una moto non sua:

  • se è senza colpa, non ci sono particolari conseguenze, l’assicurazione del responsabile provvede al risarcimento dei danni;
  • se ha colpa invece, il conducente della moto non sua deve rimborsare i danni materiali all’intestatario del mezzo e subirà lui stesso eventuali conseguenze penali. I danni a terzi sono invece a carico della compagnia che ha assicurato il veicolo.

Attenzione: nel caso in cui la polizza stipulata dal proprietario della moto preveda la guida esclusiva o altre restrizioni particolari, allora in questo caso sono guai.

Conducente non proprietario della moto: pagamento della multa

Se chi viaggia in sella alla moto senza esserne proprietario prende una multa per violazione del Codice della Strada, in caso di contestazione immediata riceve il verbale personalmente e paga. Se invece la multa arriva dopo a casa, per contestazione differita, il proprietario della moto, per non pagare la multa (non avendo lui stesso infranto la legge), deve comunicare alle Autorità, entro 60 giorni, i dati anagrafici di chi era alla guida della sua moto in quel momento.

In ogni caso l’intestatario della moto resta corresponsabile in solido e quindi deve pagare la multa se il trasgressore non lo fa nei tempi stabiliti.

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La storia della Ferrari a Le Mans

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Ferrari e la 24 Ore di Le Mans: una lunga storia d’amore iniziata alla grande (nove vittorie in 16 anni) e proseguita non altrettanto bene a causa della scelta del Cavallino di “tradire” la Sarthe per concentrarsi sulla F1.

Dal 2023 le cose cambieranno: la Casa di Maranello tornerà infatti nella classe regina della più famosa corsa endurance del mondo esattamente mezzo secolo dopo l’ultima partecipazione ufficiale nel Mondiale Sportprototipi.

Di seguito troverete la storia della Ferrari alla 24 Ore di Le Mans: un racconto ricco di emozioni, successi e tanto altro.

Ferrari: la storia a Le Mans

La Ferrari debutta alla 24 Ore di Le Mans nel 1949, solo due anni dopo la nascita della prima auto da corsa del Cavallino, in occasione del ritorno della gara di durata francese dopo lo stop dovuto alla Seconda Guerra Mondiale.

Il marchio emiliano trionfa a sorpresa con una 166 MM spinta da un motore 2.0 V12 da 140 CV, una vettura capace di aggiudicarsi la Mille Miglia due mesi prima. Salgono sul gradino più alto del podio lo statunitense (italiano di nascita) Luigi Chinetti e il nobile britannico finanziatore dell’impresa Peter Mitchell-Thomson (noto anche come Lord Seldson). Chinetti guida per 22 ore e mezza su 24…

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La prima vittoria da ufficiale

Nella 24 Ore di Le Mans del 1954 la Ferrari trionfa per la prima volta in veste ufficiale con una 375 Plus (motore 5.0 V12 da 330 CV) guidata dall’argentino José Froilán González e dal francese Maurice Trintignant. Un’edizione priva di vetture Alfa Romeo (reduce dalla chiusura del reparto corse), Lancia e Austin-Healey.

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Trionfo sotto il diluvio

La terza vittoria Ferrari a Le Mans arriva nel 1958 – un’edizione bagnata dalla pioggia – grazie alla 250 TR58 guidata dal belga Olivier Gendebien e dallo statunitense Phil Hill.

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La prima doppietta

Nel 1960 la Ferrari deve vincere la 24 Ore di Le Mans per conquistare il Mondiale Sportprototipi e per non lasciare nulla al caso si presenta in Francia con ben 13 vetture ufficiali. Il risultato? La prima doppietta sulla Sarthe della storia del Cavallino: prima la 250 TR59/60 dell’equipaggio belga composto da Gendebien e Paul Frère, seconda la 250 TR59 del belga André Pilette e del messicano Ricardo Rodríguez.

La prima tripletta

La 24 Ore di Le Mans del 1961 vede la prima tripletta per la Ferrari: nei primi due posti troviamo due 250 TRI/61 (la prima guidata dal duo Gendebien/Hill, la seconda dal belga Willy Mairesse e dal britannico Mike Parkes), seguite da una 250 GT SWB privata di un equipaggio composto dal belga Pierre Noblet e dal francese Jean Guichet.

Alla fine della stagione Giotto Bizzarrini, Carlo Chiti e Romolo Tavoni abbandonano la Scuderia di Maranello in seguito a una lite con Enzo Ferrari. Il progetto 330 TRI/LM per il 1962 viene quindi completato da un giovane (26 anni) Mauro Forghieri, nominato nuovo responsabile tecnico del reparto corse del Cavallino.

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La regina di Le Mans

Nonostante la rivoluzione nel reparto corse la Ferrari continua ad essere la regina della 24 Ore di Le Mans: nel 1962 la Casa di Maranello si presenta con 18 auto al via e porta a casa un’altra tripletta. Prima la 330 TRI/LM Spyder di Gendebien/Hill davanti a due 250 GTO (al secondo posto il duo Noblet/Guichet e in terza piazza un equipaggio belga composto da “Eldé” e “Beurlys”). Si tratta dell’ultimo successo sulla Sarthe per un’auto a motore anteriore e per Gendebien, che dopo aver evitato un bruttissimo incidente durante la corsa decide di appendere il casco al chiodo.

Il dominio diventa ancora più netto nel 1963: un’edizione molto selettiva (solo 12 vetture al traguardo) caratterizzata per la prima volta dall’ordine di partenza stabilito dal tempo ottenuto nelle qualifiche e non più dalla cilindrata. Sei Rosse nei primi sei posti e un equipaggio interamente italiano sul gradino più alto del podio (Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini) su una 250 P davanti alla 250 GTO di “Beurlys” e del connazionale Gérard Langlois van Ophem e alla 250 P di Parkes e del nostro Umberto Maglioli. Per la Casa emiliana si tratta della settima vittoria in terra di Francia, la quarta consecutiva.

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La guerra con Ford

Alla fine del 1963 Ford offre 12 milioni di dollari a Enzo Ferrari per acquistare la Casa di Maranello. Il Drake è intenzionato a vendere ma al tempo stesso vuole rimanere al comando del reparto corse con la massima libertà di azione: quando scopre che nel contratto qualsiasi sforamento al budget annuale di 450 milioni di lire dev’essere approvato da Detroit fa saltare l’accordo.

Henry Ford II – presidente del colosso statunitense – decide due giorni dopo di fare tutto quello che è in suo potere per dare una lezione in pista al Cavallino: nasce la mitica GT40.

La 24 Ore di Le Mans 1964 vede il debutto delle incredibili sportive americane ma sono ancora troppo acerbe e nessuna riesce a tagliare il traguardo. La Ferrari ne approfitta per realizzare un’altra tripletta: prima la 275 P di Guichet e del nostro Nino Vaccarella davanti a due 330 P (quella del britannico Graham Hill e dello svedese Jo Bonnier e quella guidata da Bandini e dall’inglese John Surtees).

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L’ultima vittoria

Nel 1965 Ford schiera l’artiglieria pesante ma ancora una volta non riesce a portare le GT40 al traguardo: troppe soste ai box per fare rifornimento e tanti ritiri dovuti a problemi di surriscaldamento per via delle temperature elevate. Anche le Ferrari P2 ufficiali soffrono (dischi dei freni usurati e rotture di motori e cambi) ma a salvare l’onore della Casa di Maranello ci pensa la 250 LM guidata dall’austriaco Jochen Rindt e dallo statunitense Masten Gregory davanti ad altre due Rosse: un’altra 250 LM con equipaggio francese (Pierre Dumay e Gustave Gosselin) e una 275 GTB con un duo belga composto da Mairesse e “Beurlys”.

Un trionfo – il nono assoluto, il sesto consecutivo, l’ultimo per un’auto italiana – tinto di giallo: nella notte Gregory rientra ai box per chiedere il cambio a causa della scarsa visibilità dovuta alla nebbia (Masten guida con gli occhiali da vista) ma Rindt non si trova e Chinetti, responsabile del team NART, decide quindi di far salire in macchina il pilota di riserva (lo statunitense Ed Hugus) senza comunicarlo ai commissari (che altrimenti avrebbero impedito a Gregory di continuare a correre in quanto ufficialmente rimpiazzato). In caso di squalifica, però, va detto che la vittoria sarebbe comunque andata a un’altra Ferrari.

Il dominio Ford/Porsche

Nel 1966 termina il dominio Ferrari alla 24 Ore di Le Mans: prima a causa della Ford e in seguito per via della supremazia Porsche. L’anno seguente la Casa di Maranello riesce a portare a casa un secondo (Scarfiotti/Parkes) e un terzo posto (Mairesse/”Beurlys”) con la 330 P4, nel 1971 una 512M guidata dagli statunitensi Sam Posey e Tony Adamowicz taglia il traguardo in terza posizione mentre risale al 1973 – ultima partecipazione ufficiale del Cavallino nella categoria regina della corsa della Sarthe – l’ultimo podio assoluto: merito della seconda piazza rimediata dalla 312 PB-73 guidata dal nostro Arturo Merzario e dal brasiliano Carlos Pace.

Gli anni bui

Nel 1974 Ferrari continua a correre alla 24 Ore di Le Mans ma con GT gestite da team privati: da segnalare il quinto posto assoluto (e il trionfo nella classe GTS 5.0) della 365 GTB/4 guidata dai francesi Cyril Grandet e Dominique Bardini.

La 24 Ore di Le Mans del 1976 è la prima edizione dal secondo dopoguerra priva di auto del Cavallino (non ci sarà nessuna Rossa neanche nel 1983 e dal 1985 al 1992) e l’unico risultato degno di nota degli anni ‘80 risale al 1981 con il quinto posto (primo nella categoria IMSA GTX) della 512 BB/LM guidata da due francesi (Jean-Claude Andruet e Claude Ballot-Léna) e un belga (Hervé Regout).

Il ritorno negli anni ‘90

Nel 1993, dopo nove anni di assenza, una Ferrari torna a correre a Le Mans: si tratta di una 348 LM guidata dal britannico Robin Smith, dal nostro Stefano Sebastiani e dal giapponese Tetsuya Oita. La vettura, però, non prende il via a causa di un incidente nel warm-up.

L’anno seguente una 348 GTC-LM con un equipaggio interamente spagnolo (il principe Alfonso di Orléans-Borbone, Tomás Saldaña e Andrés Vilariño) arriva undicesima.

La 333 SP

Sempre nel 1994 la Ferrari mette in produzione la 333 SP: 40 esemplari destinati a team privati impegnati in gare endurance.

Grazie a questa vettura la Casa di Maranello riconquista la “top 10” della 24 Ore di Le Mans dopo 16 anni nel 1997 grazie al sesto posto ottenuto dai nostri Gianpiero Moretti (fondatore della Momo) e Max Papis e dal belga Didier Theys. L’anno successivo il sudafricano Wayne Taylor, il belga Eric van de Poele e lo spagnolo Fermin Velez ottengono invece l’ottavo posto assoluto e il successo nella classe LMP1.

La 550-GTS Maranello

Dopo un biennio (2000-2001) senza Ferrari a Le Mans la Casa emiliana torna a ottenere alcuni risultati di rilievo nella celebre corsa di durata francese grazie alla 550-GTS Maranello: decimo posto assoluto – e vittoria nella classe GTS – nel 2003 con il ceco Tomáš Enge, l’olandese Peter Kox e il britannico Jamie Davies.

Nel 2004 la sportiva di Maranello regala al Cavallino l’ultimo piazzamento in “top ten (9°). Merito di un equipaggio composto dallo svedese Rickard Rydell e da due britannici: Darren Turner e un certo Colin McRae (campione del mondo rally WRC nel 1995).

Successi di classe

A cavallo tra gli anni ‘00 e ‘10 del XXI secolo le GT Ferrari ottengono svariati successi di categoria alla 24 Ore di Le Mans: la F430 GT2, ad esempio, si aggiudica due volte la classe GT2 nel 2008 (19° assoluta con il nostro Gianmaria Bruni, il finlandese Mika Salo e il brasiliano Jaime Melo) e nel 2009 (18° con Melo, Salo e il tedesco Pierre Kaffer).

La 458 Italia GT2 porta invece a casa due vittorie in LMGTE Pro con Bruni, il nostro Giancarlo Fisichella e il finlandese Toni Vilander (17° nel 2012, 15° nel 2014) e sale sul gradino più alto del podio nella classe LMGTE Am nel 2015 con i russi Viktor Shaytar e Aleksey Basov e il nostro Andrea Bertolini (20° assoluti).

L’ultima soddisfazione risale alla 24 Ore di Le Mans del 2019 con il britannico James Calado, il nostro Alessandro Pier Guidi e il brasiliano Daniel Serra primi nella classe LMGTE Pro e 20° assoluti.

Presente e futuro

John Elkann, presidente Ferrari, darà il via alla 24 Ore di Le Mans 2021 mentre per il ritorno del Cavallino nella classe regina (la LMH, Le Mans Hypercar) 50 anni dopo l’ultima partecipazione ufficiale nel Mondiale endurance bisognerà attendere il 2023.

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Auto spaziose: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Il listino è pieno di auto spaziose, modelli in grado di offrire una buona abitabilità e/o un ampio bagagliaio.

Le vetture spaziose appartengono a diversi segmenti (station wagonberlineammiraglieSUV piccole, compatte, medie, grandi, monovolume e multispazio) e sono in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi automobilista.

Di seguito troverete l’elenco completo di tutte le auto spaziose in commercio in Italia (con i prezzi): tante proposte per tutti i gusti e tutte le tasche.

Auto spaziose: l’elenco completo per marca (con i prezzi)

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Auto spaziose Alfa Romeo

  • Stelvio da 52.500 euro

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Auto spaziose Aston Martin

  • DBX 188.126 euro

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Auto spaziose Audi

  • A4 Avant da 38.800 euro
  • A4 allroad da 50.800 euro
  • A6 da 54.150 euro
  • A6 Avant da 56.550 euro
  • A6 allroad da 65.200 euro
  • A7 Sportback da 63.950 euro
  • A8 da 97.750 euro
  • Q3 da 36.150 euro
  • Q3 Sportback da 39.400 euro
  • Q5 da 51.250 euro
  • Q5 Sportback da 54.250 euro
  • Q7 da 72.450 euro
  • Q8 da 77.700 euro
  • e-tron da 73.200 euro
  • e-tron Sportback da 75.500 euro
  • Q4 e-tron da 45.700 euro

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Auto spaziose BMW

  • serie 3 Touring da 40.250 euro
  • serie 5 da 55.340 euro
  • serie 5 Touring da 57.690 euro
  • serie 7 da 99.750 euro
  • serie 2 Gran Tourer da 33.750 euro
  • serie 6 Gran Turismo da 66.900 euro
  • X1 da 33.000 euro
  • X3 da 55.200 euro
  • X4 da 59.600 euro
  • X5 da 69.900 euro
  • X6 da 81.500 euro
  • X7 da 98.350 euro
  • iX3 da 69.900 euro
  • iX da 84.000 euro

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Auto spaziose Cadillac

  • XT4 da 42.010 euro

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Auto spaziose Citroën

  • Grand C4 SpaceTourer da 30.400 euro
  • C5 Aircross da 27.400 euro
  • Berlingo da 20.950 euro
  • ë-Berlingo da 34.100 euro

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Auto spaziose Cupra

  • Leon Sportstourer da 38.600 euro

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Auto spaziose Dacia

  • Lodgy da 14.450 euro

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Auto spaziose DS

  • DS 9 da 56.200 euro
  • DS 7 Crossback da 37.200 euro

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Auto spaziose Evo

  • 4 16.900 euro
  • 5 14.900 euro

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Auto spaziose Fiat

  • Tipo 4 porte da 17.000 euro
  • Tipo SW da 20.000 euro
  • 500L Wagon da 22.050 euro

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Auto spaziose Ford

  • Focus SW da 25.550 euro
  • Mondeo 5 porte da 35.300 euro
  • Mondeo SW da 36.550 euro
  • S-Max da 39.850 euro
  • Puma da 21.000 euro
  • Tourneo Connect da 29.500 euro

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Auto spaziose Hyundai

  • i30 Wagon da 27.200 euro
  • Tucson da 29.400 euro
  • Santa Fe da 56.000 euro
  • Ioniq 5 da 44.750 euro

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Auto spaziose Jaguar

  • XF Sportbrake da 58.360 euro
  • E-Pace da 39.750 euro
  • F-Pace da 56.280 euro
  • I-Pace da 82.460 euro

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Auto spaziose Jeep

  • Wrangler Unlimited da 54.500 euro

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Auto spaziose Kia

  • Ceed SW da 25.800 euro
  • ProCeed da 31.050 euro

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Auto spaziose Lamborghini

  • Urus 225.730 euro

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Auto spaziose Land Rover

  • Defender 110 da 57.400 euro
  • Discovery Sport da 44.610 euro
  • Discovery da 63.500 euro
  • Range Rover Evoque da 40.300 euro
  • Range Rover Velar da 60.300 euro
  • Range Rover Sport da 75.500 euro
  • Range Rover da 111.000 euro

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Auto spaziose Lexus

  • NX da 53.000 euro
  • RX da 73.000 euro

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Auto spaziose Maserati

  • Ghibli da 74.450 euro
  • Quattroporte da 130.960 euro
  • Levante da 84.460 euro

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Auto spaziose Mazda

  • Mazda6 Wagon da 35.300 euro
  • CX-5 da 33.300 euro

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Auto spaziose Mercedes

  • classe E da 54.989 euro
  • classe E S.W. da 57.234 euro
  • classe S da 108.742 euro
  • CLA Shooting Brake da 34.371 euro
  • CLS da 89.448 euro
  • GLB da 37.770 euro
  • GLC da 50.768 euro
  • GLC Coupé da 55.042 euro
  • GLE da 74.094 euro
  • GLE Coupé da 82.146 euro
  • Citan da 23.205 euro
  • EQA da 51.150 euro
  • EQC da 73.644 euro

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Auto spaziose Mitsubishi

  • Outlander da 30.670 euro

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Auto spaziose Nissan

  • Qashqai da 25.500 euro
  • X-Trail da 28.755 euro

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Auto spaziose Opel

  • Astra ST da 26.950 euro
  • Insignia ST da 36.100 euro
  • Grandland X da 28.950 euro
  • Combo Life da 23.355 euro
  • Combo-e Life da 37.005 euro

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Auto spaziose Peugeot

  • 508 SW da 34.100 euro
  • 3008 da 30.100 euro
  • 5008 da 32.250 euro
  • Rifter da 22.500 euro
  • e-Rifter da 36.150 euro

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Auto spaziose Porsche

  • Panamera da 101.507 euro
  • Macan da 66.267 euro
  • Cayenne da 85.271 euro
  • Cayenne Coupé da 92.469 euro
  • Taycan Cross Turismo da 99.362 euro

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Auto spaziose Renault

  • Mégane Sporter da 27.400 euro
  • Talisman Sporter da 37.500 euro
  • Scénic da 29.100 euro
  • Captur da 21.150 euro
  • Arkana da 30.350 euro
  • Koleos da 35.450 euro
  • Kangoo da 25.000 euro

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Auto spaziose Rolls-Royce

  • Ghost da 320.000 euro
  • Phantom da 484.000 euro
  • Cullinan da 351.000 euro

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Auto spaziose Seat

  • Leon Sportstourer da 24.050 euro
  • Ateca da 24.400 euro
  • Tarraco da 31.500 euro

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Auto spaziose Skoda

  • Fabia Wagon da 18.150 euro
  • Octavia da 24.150 euro
  • Octavia Wagon da 25.200 euro
  • Superb da 35.650 euro
  • Superb Wagon da 36.750 euro
  • Karoq da 26.100 euro
  • Kodiaq da 29.450 euro
  • Enyaq iV da 35.950 euro

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Auto spaziose Ssangyong

  • Korando da 25.840 euro
  • Rexton da 37.400 euro

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Auto spaziose Subaru

  • Levorg da 33.000 euro
  • Forester da 35.500 euro

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Auto spaziose Suzuki

  • Swace da 29.500 euro

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Auto spaziose Tesla

  • Model S da 90.970 euro
  • Model Y da 63.980 euro
  • Model X da 100.970 euro

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Auto spaziose Toyota

  • Corolla Touring Sports da 29.150 euro
  • Prius da 30.400 euro
  • RAV4 da 36.850 euro
  • Land Cruiser 5 porte da 72.150 euro
  • Proace City Verso da 22.150 euro

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Auto spaziose Volkswagen

  • Golf Variant da 27.050 euro
  • Passat Variant da 36.300 euro
  • Tiguan da 31.750 euro
  • Tiguan Allspace da 39.500 euro
  • Touareg da 63.800 euro
  • Caddy da 25.940 euro
  • ID.4 da 43.150 euro

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Auto spaziose Volvo

  • V60 da 41.600 euro
  • V60 Cross Country da 51.050 euro
  • S90 da 51.500 euro
  • V90 da 55.500 euro
  • V90 Cross Country da 65.050 euro
  • XC90 da 69.950 euro

L’articolo Auto spaziose: l’elenco completo per marca (con i prezzi) proviene da Icon Wheels.

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