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Type D: l’ultima Auto Union da corsa

Heimgekehrt: Letzter Auto Union Silberpfeil Typ D Doppelkompressor wieder bei AudiHeimgekehrt: Letzter Auto Union Silberpfeil Typ D Doppelkompressor wieder bei Audi

Tazio Nuvolari drove the Auto Union 12-cylinder Type D racing caTazio Nuvolari drove the Auto Union 12-cylinder Type D racing ca

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Heimgekehrt: Letzter Auto Union Silberpfeil Typ D Doppelkompressor wieder bei AudiHeimgekehrt: Letzter Auto Union Silberpfeil Typ D Doppelkompressor wieder bei Audi

Encounter - The Audi Technology Magazine 1/2013Encounter - The Audi Technology Magazine 1/2013

Credits: Auto Union type D twin supercharger from 1939 – monument – the two-stage supercharger with the array of carburetors to the right.

100 years of Audi100 years of Audi

Credits: Auto Union Type D, 1938, cockpit

Anniversary magazine MotorsportsAnniversary magazine Motorsports

Credits: Design – the Auto Union Type D in an original drawing from 1938.

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Credits: Auto Union type D twin supercharger from 1939 – formidable – the individual exhaust pipes are extremely short, making the sound blasting out of them even more incredible.

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Credits: Auto Union type D twin supercharger – The beauty of technology is evident in the inimitable form of the Auto Union Grand Prix race car. In the late 1930s, it united an innovative concept with the highest level of perfection; today, it is a milestone in automotive history. 485 horse power were generated by the twin-supercharged twelve-cylinder – for the substantial drum brakes, an often virtually insurmountable challenge.

 

La Type D è l’ultima “freccia d’argento” realizzata dalla Auto Union: scopriamo insieme la storia di quest’auto da corsa tedesca che ha corso nel 1938 e nel 1939 prima di dover interrompere la propria carriera in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Auto Union Type D: la storia

L’Auto Union Type D nasce nel 1938 per rimpiazzare la Type C. Più maneggevole dell’antenata, monta (per motivi di regolamento) un motore più “piccolo”: un 3.0 V12 da 485 CV sovralimentato con due compressori e tre alberi a camme che prende il posto del possente 6.0 V16.

La prima Auto Union da corsa non progettata da Ferdinand Porsche presenta anche sospensioni completamente riviste con retrotreno tipo De Dion.

1938

La stagione non inizia nel migliore dei modi per la Auto Union a causa della morte a gennaio del pilota tedesco Bernd Rosemeyer, scomparso al volante di una Type C Streamliner nel tentativo di battere un record di velocità.

La Type D debutta ufficialmente il 3 luglio a Reims con due sole vetture – entrambe ritirate – affidate al tedesco Rudolf Hasse e allo svizzero Christian Kautz. La situazione migliora il 24 luglio al Nürburgring: quattro auto al via (di cui una nelle mani del nostro Tazio Nuvolari) e primo podio grazie al terzo posto del teutonico Hans Stuck.

I primi successi per la Auto Union Type D arrivano grazie a Nuvolari: primo l’11 settembre a Monza e sul gradino più alto del podio della gara minore di Donington dopo aver investito un cervo durante le prove.

1939

La stagione 1939 per l’Auto Union si apre il 25 giugno con il secondo posto di Hasse a Spa e la vittoria nella corsa minore di Bucarest di Stuck.

Risale al 9 luglio – a Reims – l’ultima vittoria importante per l’Auto Union: il tedesco Hermann Paul Müller termina la gara francese davanti al connazionale Georg Meier (new-entry del team).

Grazie ad altri piazzamenti importanti (2° al Nürburgring e 4° in Svizzera) Müller si aggiudica il primo posto nel campionato europeo ma il responsabile dello sport motoristico della Germania nazista Adolf Hühnlein – scavalcando la federazione internazionale – dichiara che il titolo va assegnato a Hermann Lang su Mercedes per via del maggior numero di successi (2). Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, porta alla mancata assegnazione del riconoscimento.

La storia dell’Auto Union Type D termina ufficialmente due giorni dopo l’invasione della Polonia da parte di Hitler: il 3 settembre a Belgrado – ultima corsa automobilistica disputata in Europa negli anni ’30 – Tazio Nuvolari regala alla Casa teutonica e alla Germania nazista intera l’ultimo successo nel motorsport.

Auto d’epoca tedesche

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Nissan Qashqai 1.6 dCi 2WD: ancora in forma

Nissan Qashqai restylingNissan Qashqai restyling

Nissan Qashqai restyling codaNissan Qashqai restyling coda

Nissan Qashqai restyling frontaleNissan Qashqai restyling frontale

Nissan Qashqai restyling profiloNissan Qashqai restyling profilo

Nissan Qashqai restyling tre quarti posterioreNissan Qashqai restyling tre quarti posteriore

Nissan Qashqai restyling vista dall'altoNissan Qashqai restyling vista dall'alto

Nissan Qashqai restyling bagagliaioNissan Qashqai restyling bagagliaio

 

Comfort
Silenziosa, comoda ma non molto spaziosa.
Costi
Costa e consuma il giusto.
Piacere di guida
Piuttosto agile nelle curve, monta un motore diesel brioso da 131 CV.
Ambiente
116 g/km di CO2 emessi: non male.

Nonostante siano già trascorsi quattro anni dal lancio la seconda generazione della Nissan Qashqai (sottoposta pochi mesi fa ad un restyling che ha riguardato soprattutto il frontale) è ancora una delle SUV più moderne in listino (nonché una delle più apprezzate dal pubblico).

Le varianti “entry-level” della Sport Utility giapponese (quelle dotate dei motori 1.2 a benzina e 1.5 diesel con gli allestimenti più “basic”) realizzata sullo stesso pianale della Renault Kadjar sono molto richieste da chi cerca qualcosa di più sfruttabile di una B-SUV senza spendere molto di più. In questo primo contatto abbiamo però voluto capire se anche le versioni “top di gamma” sono rimaste un punto di riferimento nel segmento. Scopriamo insieme i pregi e i difetti della 1.6 dCi 2WD Tekna+, la variante a trazione anteriore più costosa della crossover asiatica.

Nissan Qashqai restyling bagagliaioNissan Qashqai restyling bagagliaio

Compatta fuori (e dentro)

La Nissan Qashqai 1.6 dCi 2WD Tekna+ – con il suo prezzo di 35.150 euro – entra in concorrenza con modelli che offrono più spazio per i passeggeri posteriori e per le valigie.

Va detto, però, che le dimensioni esterne contenute (meno di 4,40 metri di lunghezza, 4,39 per l’esattezza) se da un lato (quello della “versatilità”) sono penalizzanti dall’altro consentono alla crossover del Sol Levante di cavarsela meglio della concorrenza nel traffico urbano.

Nissan Qashqai restyling codaNissan Qashqai restyling coda

Una SUV completa

Il segreto del successo della Nissan Qashqai? Il fatto di essere una SUV completa ed equilibrata. In un panorama automobilistico composto da crossover eccellenti in alcune materie e deludenti in altre lei sa fare bene più o meno tutto.

Nelle curve offre un comportamento stradale agile, nei lunghi viaggi in autostrada sa essere silenziosa e comoda (tranne che sulle sconnessioni più pronunciate, in quel caso la risposta degli ammortizzatori è un po’ troppo secca) e ospita sotto il cofano un motore (1.6 turbodiesel dCi da 131 CV e 320 Nm di coppia) che – a differenza di quanto visto sulla più grossa e pesante cugina X-Trail – riesce ad offrire prestazioni vivaci (“0-100” in 9,9 secondi) e consumi adeguati (22,7 km/l dichiarati, sempre sopra i 15 rilevati in qualsiasi condizione di guida).

Nissan Qashqai restyling frontaleNissan Qashqai restyling frontale

Sicurezza a cinque stelle

Il tutto abbinato ad una grande sensazione di sicurezza. Non solo per le cinque stelle ottenute nei crash test Euro NCAP ma anche per un eccellente pacchetto che comprende uno sterzo preciso al punto giusto e un impianto frenante onesto e sincero.

In più la dotazione di sicurezza è completa di tutto il necessario: airbag frontali, laterali e a tendina, attacchi Isofix, controlli di stabilità e trazione, monitoraggio pressione pneumatici e Safety Shield (controllo automatico dei fari abbaglianti, riconoscimento segnaletica stradale, avviso cambio di corsia involontario e frenata automatica).

Nissan Qashqai restyling profiloNissan Qashqai restyling profilo

Equilibrata anche nel prezzo

Il prezzo della Nissan Qashqai 1.6 dCi 2WD Tekna+ protagonista del nostro primo contatto è in linea con quanto offerto dalla concorrenza: 35.150 euro. Il tutto abbinato ad una dotazione di serie ricca: autoradio Bose Bluetooth CD DAB MP3 USB, bracciolo centrale anteriore con vano portaoggetti, porta USB e presa 12V, cerchi in lega da 19”, climatizzatore automatico bizona, cruise control, fari a LED, fendinebbia, Intelligent Around View Monitor (un sistema che offre una visione dall’alto della vettura grazie a quattro telecamere), navigatore, sedile guida con regolazione elettrica, funzione memory e supporto lombare a 4 punti, sedili anteriori riscaldabili, sedili in pelle Nappa con impunture in rilievo, sensori luci e pioggia, sensori di parcheggio anteriori e posteriori, telecamera posteriore e tetto panoramico.

Non vi basta? Sappiate che la SUV giapponese è anche richiestissima sul mercato dell’usato (una buona notizia in caso di rivendita) e che la garanzia è lunga (tre anni o 100.000 km).

Scheda tecnica

Motore turbodiesel
N. cilindri/cilindrata 4/1.598 cc
Potenza 96 kW (131 CV) a 4.000 giri
Coppia 320 Nm a 1.750 giri
Trazione anteriore
Velocità max 190 km/h
Acc. 0-100 km/h 9,9 s
Consumo urb./extra/medio 19,6/24,4/22,7 km/l
Dimensioni 4,39/1,81/1,59 metri
Passo 2,65 metri
35.150 euro

Il mondo Nissan

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Nissan X-Trail restyling: la SUV spaziosa

Nissan X-Trail restyling frontaleNissan X-Trail restyling frontale

Nissan X-Trail restyling profiloNissan X-Trail restyling profilo

Nissan X-Trail restyling tre quarti posterioreNissan X-Trail restyling tre quarti posteriore

Nissan X-Trail restyling vista dall'altoNissan X-Trail restyling vista dall'alto

Nissan X-Trail restylingNissan X-Trail restyling

 

Comfort
Grande spazio per passeggeri (volendo c’è anche a 7 posti) e bagagli e sospensioni morbide sugli avvallamenti.
Costi
Prezzo in linea con la concorrenza (la 1.6 dCi 4WD Tekna da noi testata costa 37.840 euro), consumi migliorabili.
Piacere di guida
Predilige le andature rilassate per via del rollio marcato. Il motore 2.0 diesel è più adatto del 1.6 a chi cerca il brio.
Ambiente
Emissioni di 143 g/km di CO2. Molte rivali se la cavano meglio…

La terza generazione della Nissan X-Trail – sottoposta recentemente ad un restyling che ha coinvolto principalmente il design del frontale e la gamma motori – è una SUV realizzata sullo stesso pianale delle Renault Mégane Sporter e Koleos destinata a chi cerca un mezzo spazioso ma non vuole rinunciare allo stile trendy che solo una crossover può offrire.

Nel nostro primo contatto abbiamo potuto guidare la sorella maggiore della Qashqai (nonché la Sport Utility più grande offerta nel nostro Paese dalla Casa giapponese) nella versione 1.6 dCi 4WD Tekna a trazione integrale. Scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.

Nissan X-Trail restyling profiloNissan X-Trail restyling profilo

Spaziosa (quasi) come una monovolume

La Nissan X-Trail restyling è una delle poche SUV in grado di essere spaziose e versatili quanto una monovolume: l’abitacolo offre un mare di centimetri alla testa e alle gambe dei passeggeri posteriori ed è impreziosito dal divano scorrevole (un po’ strettino per tre passeggeri, va detto). Pagando 1.550 euro si può avere il Family Pack (7 posti e tetto panoramico apribile elettricamente).

Il bagagliaio ampio (565 litri) diventa immenso (1.996 litri) in modalità due posti mentre per quanto riguarda le finiture segnaliamo la plancia identica a quella della Qashqai. Avremmo preferito una maggiore differenziazione, anche perché stiamo parlando di una SUV di un segmento superiore.

Nissan X-Trail restyling frontaleNissan X-Trail restyling frontale

Soprattutto comoda

La Nissan X-Trail restyling protagonista del nostro primo contatto punta ad offrire il massimo comfort al guidatore e ai passeggeri: la posizione di seduta alta consente di dominare la strada e il motore silenziosissimo (unito ad un abitacolo ottimamente insonorizzato) permette di parlare con un tono di voce normale a bordo anche a velocità autostradali.

Alti e bassi per quanto riguarda le sospensioni – soffici sugli avvallamenti, un po’ troppo dure sulle sconnessioni più pronunciate – e lo sterzo, non molto diretto.

Nissan X-Trail restyling tre quarti posterioreNissan X-Trail restyling tre quarti posteriore

Non nasce per fare le corse

Il motore della Nissan X-Trail restyling da noi testata in occasione del primo contatto è il 1.6 turbodiesel dCi. Un’unità caratterizzata da una cilindrata contenuta che consente di risparmiare sull’assicurazione RC Auto ma secondo noi sottodimensionata per una SUV così grande e pesante.

I cavalli non sono molti (131) così come la coppia (320 Nm) e questo incide sulla reattività ai bassi regimi e sulle prestazioni (11 secondi sullo “0-100”). Il nostro consiglio è quello di spendere 1.600 euro in più e acquistare il 2.0 a gasolio da 177 CV, più adeguato alla mole della crossover nipponica.

Nissan X-Trail restyling vista dall'altoNissan X-Trail restyling vista dall'alto

Tanta sicurezza

La dotazione di sicurezza della Nissan X-Trail (vettura capace di conquistare cinque stelle nei crash test Euro NCAP) è molto ricca: airbag frontali, laterali e a tendina, assistente alle partenze in salita, attacchi Isofix, controlli di stabilità e trazione, monitoraggio pressione pneumatici, Safety Shield (frenata automatica con riconoscimento pedoni, avviso cambio di corsia involontario, rilevamento segnaletica stradale e controllo automatico dei fari abbaglianti) e Safety Shield Plus (rilevamento attenzione guidatore, assistenza al parcheggio, copertura angolo cieco e rilevamento posteriore degli ostacoli in movimento).

Alla guida bisogna però fare i conti con una visibilità non eccezionale, con un rollio evidente nelle curve e con freni che potrebbero essere più potenti.

Nissan X-Trail restylingNissan X-Trail restyling

Costa il giusto, consumi solo sufficienti

La Nissan X-Trail 1.6 dCi 4WD Tekna guidata nel nostro primo contatto ha un prezzo37.840 euro – adeguato alla dotazione di serie: autoradio Bose AUX Bluetooth CD DAB MP3 USB, bagagliaio con apertura/chiusura senza mani, cerchi in lega da 19”, climatizzatore automatico bizona, cruise control, fari a LED, fendinebbia, Intelligent Around View Monitor (sistema che grazie a quattro telecamere offre una visione dall’alto della vettura, utile nelle manovre di parcheggio), interni in pelle, navigatore, retrovisori ripiegabili elettricamente, sedile del guidatore regolabile elettricamente, sensori di parcheggio anteriori e posteriori, sensori luci e pioggia e vetri posteriori oscurati.

Ci saremmo aspettati, però, consumi più contenuti: la Casa dichiara 18,5 km/l ma per stare sopra quota 15 bisogna guidare con il piede leggero. Buona la garanzia di tre anni o 100.000 km, meno buona la tenuta del valore: le SUV grandi (a parte quelle “premium”) non sono richieste quanto quelle piccole o compatte sul mercato dell’usato.

Scheda tecnica

Motore turbodiesel
N. cilindri/cilindrata 4/1.598 cc
Potenza 96 kW (131 CV) a 4.000 giri
Coppia 320 Nm a 1.750 giri
Trazione integrale
Velocità massima 186 km/h
Acc. 0-100 km/h 11,0 s
Consumo urb./extra/medio 15,9/20,4/18,5 km/l
Dimensioni 4,69/1,83/1,74 metri
Passo 2,71 metri
37.840 euro

Il mondo Nissan

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Riding Assist-e, prove di futuro a due ruote in Honda

Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Credits: Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Credits: Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Credits: Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Credits: Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

Credits: Honda Riding Assist-e, @Tokyo Motor Show 2017

 

Riding Assist-e è la interpretazione che Honda dà alla moto del futuro. Si tratta di un prototipo dotato di una tecnologia sviluppata tramite la ricerca sul robot umanoide Honda Asimo.

Il futuro a due ruote secondo Honda

Non possiamo parlare di un primo step di guida autonoma anche per le due ruote, ci mancherebbe altro, però siamo sicuramente al cospetto di qualcosa di simile. Difatti Honda Riding Assist-e mantiene automaticamente l’equilibrio alle basse velocità, riducendo l’affaticamento del pilota e massimizzando la sicurezza.

“Questo modello, rende la guida più facile e più divertente. Il Riding Assist­e è spinto da un motore elettrico, e segna un passo ulteriore verso la realizzazione della visione Honda per “godere della libertà data dalla mobilità” e per una “società libera dagli idrocarburi”, dicono in Honda.

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Lancia Ypsilon e Peter Lindbergh: una partnership nel segno della moda

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Lancia Ypsilon la urban fashion car più amata dalle donne italiane è alò nuovo Main Sponsor dell’unica tappa italiana della Mostra di Peter Lindbergh che si terrà alla Reggia di Venaria Reale dal 7 ottobre al 4 febbraio.

Le top Model del XX secolo

Protagoniste dell’evento saranno le migliori realizzazioni dell’artista considerato uno dei maggiori fotografi di moda viventi. Lindbergh ha rivoluzionato la fotografia di moda grazie a una tecnica personale e uno stile innovativo ispirato al linguaggio del cinema e della danza. Il risultato di questo nuovo approccio sono scatti capaci di esprimere al tempo stesso grazia e sensualità. Soggetti dei suoi lavori sono le modelle che hanno segnato la storia della moda della fine del XX secolo, lanciando “l’era delle top-model”: da Cindy Crawford a Naomi Campbell a Linda Evangelista.

Un esemplare speciale della Lancia Ypsilon accoglierà il pubblico per tutto il primo mese della retrospettiva. La vettura si distinguerà per una personalizzazione firmata Ramponi Stones and Strass, brand che fornisce le più grandi case di moda e che ha già collaborato con Lancia.

Un pezzo di storia dell’auto italiana

In occasione della mostra, gli ospiti VIP di Lindbergh raggiungeranno la Reggia a bordo di tre  auto d’epoca targate Lancia e provenienti dalla collezione di FCA Heritage, il Dipartimento che si occupa di valorizzare e promuovere la storia dei marchi italiani del Gruppo FCA. 
L’Aurelia B20 GT, l’Aurelia B24 Spider e la Flaminia, tra le vetture più iconiche e rappresentative di un’epoca straordinaria come la Dolce Vita.

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Ioniq Electric: parte da Amsterdasm il primo car sharing elettrico di Hyundai

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Dopo aver lanciato los corso anno il primo car sharing a idrogeno al Mondo a Monaco di Baviera, Hyundai sbarca in Olanda e inaugura il suo primo servizio di veicoli EV in condivisione schierando 100 IONIQ Electric. 
“Siamo orgogliosi di aver avviato il nostro primo servizio di car-sharing elettrico in Europa, sostenendo anche l’obiettivo di Amsterdam di raggiungere ambiziosi traguardi sul contenimento delle emissioni” – ha dichiarato Thomas A. Schmid, Chief Operating Officer di Hyundai Europa, in occasione della cerimonia di inaugurazione. “Con il lancio di 15 modelli eco-friendly entro il 2020, Hyundai sta dimostrando il suo ruolo pionieristico nella mobilità sostenibile alla portata di tutti. Offrendo la più ampia varietà di alimentazioni green, elettrica, ibrida e Fuel Cell, il nostro marchio è impegnato nello sviluppo di una e-mobility che si adatta alle esigenze più disparate”.

PanoramautoTV / News

Hyundai Ioniq

La berlina eco-friendly della Casa coreana. Ibrida. ibrida plug-in o elettrica al 100%

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Seat ‘Breaking FAB’: Martorell apre le porte alla creatività

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La Casa spagnola Seat ha presentato un nuovo programma di innovazione che prende il nome di “Breaking FAB”. Si tratta di un’apertura della Casa di Martorell rivolta a imprenditori, startup, designer, studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo.

Gli obiettivi sono molteplici: proporre nuove soluzioni creative e innovative, accelerare la cosiddetta trasformazione 4.0 dello stabilimento catalano e affrontare le sfide digitali che il marchio iberico sta affrontando nell’ambito della produzione.

Il 26 ottobre Seat aprirà letteralmente le porte di Martorell a figure professionali che avranno la possibilità di visitare il cuore dell’impianto industriale e di apportare il loro know how e la loro esperienza (per partecipare si piò inviare la richiesta qui).

Seat sperimenta un processo di innovazione costante e questa iniziativa ne è la prova. Negli ultimi anni abbiamo reso Martorell uno degli stabilimenti più intelligenti e digitalizzati del settore. Con questa iniziativa apriamo le porte al talento esterno con l’obiettivo di compiere un passo in avanti nella nostra trasformazione 4.0”, ha dichiarato Andreas Tostmann, Vicepresidente Produzione Seat.

Il tour dello stabilimento consentirà di vedere in prima persona il ruolo della robotizzazione nella produzione e nella logistica, così come le innovazioni incorporate dalla Seat per affrontare le sfide dell’industria 4.0 e creare una delle realtà produttive più intelligenti, digitalizzate e coordinate del settore. Tra queste spicca l’utilizzo di smartglasses, esoscheletri o robot collaborativi e autonomi.

Francoforte 2017: le foto

Seat: Francoforte debuttano la Arona e la Leon Cupra R

Presentata anche la versione a metano della nuova Seat Ibiza

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Renault Clio Cup Press League 2017, la gara di Imola


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Il sound delle auto da corsa è diverso, speciale. Il sibilo della trasmissione, il residui di gomma che picchiettano sotto la scocca ridotta a lamiera, i freni che fischiano. Sto affrontando la curva Villeneuve di Imola, una esse veloce dove si entra in quarta, si scala la terza a metà e si esce con il gas spalancato. Salto un po’ troppo sul cordolo destro e la Clio RS Cup che sto guidando parte all’improvviso. Comincio a girare il volante come una scimmia impazzita, tenendo giù il pedale del gas: è l’unica via d’uscita. La tengo, non so come, ma sono ancora in gara. Sì, in gara ad Imola, con altre Clio RS Cup. Che sogno. Il mio compito non è solo quello di correre e di far bene la mia gara, quello è più un mio obbiettivo personale; sono qui per raccontare in prima persona cosa significa correre, gareggiare, in questo combattutissimo campionato.
Il Clio Cup tra gli appassionati è un campionato di riferimento: è combattuto, si svolge sui circuiti più belli d’Italia (quest’anno Misano, Vallelunga, Mugello, Monza, Imola e addirittura Brno in Repubblica Cieca), e soprattutto ha come protagonista una delle macchinette (mica tanto ette) da corsa più divertenti che ci siano. E poi c’è la Press League, un campionato interno tra noi colleghi della stampa. Due giornalisti per ogni weekend di gara a bordo della Clio RS Cup gestita dall’Oregon Team e da Fastlane. Una sfida nella sfida.

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Il PRIMO CONTATTO

Arrivo venerdì mattina per le libere, l’aria fresca di settembre è piacevole, ma il grigio scuro non mi rassicura. L’auto fortunatamente l’ho già guidata, quindi il problema della stretta di mano non si pone. Conosco bene anche il Circuito di Imola, anzi, lo amo con tutto me stesso. Non perché profumi di storia, nel bene e nel male, non perché abbia delle curve “vere” con sali-scendi impegnativi, ma perché ha un paesaggio incredibile. È una valle che ospita una lingua d’asfalto che sale, scende, e poi risale fino alla variante alta, dove ai lati ci sono case, alberi e molto verde.
E poi c’è la discesa prima delle curve della Rivazza, che da sola vale il prezzo del biglietto.
Mi preparo per la prima mezz’ora di libere: mi metto tuta e casco, sistemo la seduta, mi faccio regolare gli specchietti e allaccio le cinture a cinque punti. Adoro le auto da corsa: c’è quell’odore di benzina, quel rumore di trasmissione, di metallo. Tutto ha un suono minaccioso la prima volta, ma quando ci si abitua diventa solo piacere viscerale.

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L’AUTO E LE PROVE LIBERE

La Renault Clio RS Cup è un’auto davvero professionale. Svuotata di ogni cosa superflua, monta un differenziale autobloccante, un impianto frenante da corsa potentissimo (privo di ABS e servofreno). Il motore è lo stesso della vettura stradale, un 1.6 turbo quattro cilindri da 220 CV, ma ha un suono più cupo, rauco e rabbioso. Il cambio invece è un sequenziale da corsa duro e puro, di quelli che tirano calci a salire e scendere di marcia. È anche molto rapida nei cambi di direzione e ci vogliono rispetto e consapevolezza per guidarla al limite, altrimenti ci si ritrova con il muso nella direzione opposta senza capire nemmeno il perché. È vero che le gomme slick offrono moltissimo grip, ma è anche vero che lo perdono di colpo quando si supera il limite. È una guida sul filo del rasoio, insomma, ed è estremamente eccitante!

Primi giri in pista e mi sento subito a casa. La Clio RS Cup infonde fiducia per essere un’auto da corsa, ma presto scopro che il posteriore è un po’ imprevedibile. Mi scappa all’uscita della Villneuve un paio di volte, e perdo fiducia. Ma voglio cercare un bel giro, giusto per farmi un’idea del livello dei 20 avversari che dovrò affrontare. Quanto è divertente da guidare, la Clio. Le lucine LED che si illuminano sul volante quando bisogna cambiare marcia sono una fonte di piacere immenso, per noi nerd delle corse. Lo sterzo bypassa ogni informazione, ogni irregolarità, e i freni sono modulabili e potenti. Però blocco più volte ruote in frenata, soprattutto alla curva Tosa, la più stretta del circuito. Forse c’è qualcosa che non va. Una volta preso il ritmo spingo più che posso, ma all’ultimo giro, all’uscita della curva del tamburello, taglio un po’ troppo sul cordolo destro. Di solito non è un problema, ma il posteriore della Clio comincia a saltellare in modo spaventoso. Tengo giù il piede destro, controsterzo, ma niente: l’auto parte di piatto su tutte e quattro le ruote e finisco in sabbia, che poi tanto sabbia non è. L’auto sta ancora scivolando lateralmente e la ghiaia è così “fitta” che quasi mi cappotto. Brutta sensazione. Scalo subito due marce e affondo sul pedale del gas: in qualche modo esco e ritorno in pista ma l’auto vibra e fa rumori strani, probabilmente a causa della ghiaia. Rientro ai box e scopro di non aver danneggiato niente, e di essere sesto a poco più di un secondo dalla pole position. Il weekend promette molto bene; ma la sfortuna, come sapete, ci vede molto bene.

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LA QUALIFICA

Sono le otto di sabato mattina e l’asfalto è viscido. L’aria fresca fa bene al motore turbo, ma male alle gomme slick, e sinceramente avrei preferito l’opposto. Questa volta ho solo 15 minuti e tutto diventa più difficile. Faccio qualche giro per capire se c’è grip e la risposta è: non molto. Si scivola, tanto che vedo strisce di ghiaia a destra e a manca, segno che qualcuno è volato fuori…
Mi lancio per un giro buono, molto buono, ma prima dell’ultima curva esce la safety car per un incidente. Maledizione. Vedo il tempo scorrere all’indietro sul tabellone, secondi che sembrano minuti. La safety rientra e ho un ultimo tentativo per un giro lanciato, ma alla Villeneuve (sempre lì) perdo la macchina e quasi mi giro. Giro buttato, qualifica anche. Sono tredicesimo, e ai box mi comunicano che nei giri buoni che ho buttato la grafica mi dava potenziale sesto, come nelle libere di ieri. Sono un po’ arrabbiato, un po’ con me per aver buttato un giro, e un po’ con la dea bendata per non avermi propriamente baciato. Ma la gara è la gara, e il mio obbiettivo e proprio stare nei primi sei. Si può fare no? Forse, fortuna permettendo.

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TEMPO DI CORRERE

L’emozione è sempre tanta quando i meccanici ti legano al sedile e tutti escono in pitlane coi motori accesi. C’è quel momento di attesa con il semaforo rosso, prima di uscire per il giro di riscaldamento, che è magico. Mi concentro, respiro, cerco di rifare tutti i passaggi mentali. E mi libero di tutti i pensieri, cercando di godermi quello che più mi piace fare: guidare.
Semaforo verde, scaldiamo le gomme e ci fermiamo in griglia. Sono piuttosto tranquillo. Sto pensando che, anche se non parto dove vorrei partire, forse è stato meglio così; d’altronde le rimonte sono sempre divertenti. Mannaggia ai miei pensieri.

La macchina non si accende. Premo il bottone e sento quel rumore sferragliante del motorino d’accensione che tossisce. Panico. Partono tutti per il giro di formazione, tranne me. Mi spingono in pitlane, provano con la batteria supplementare, con i cavi. Niente. Allora mi spingono e rilascio la frizione in prima, come facevo a quattordici anni con il cinquantino: funziona!
Funziona ma parto dai box, dopo che sono partiti tutti gli altri. Mi vedo sfrecciare venti auto davanti prima di poter dare gas, e quando finalmente mi muovo vedo solo un trenino lontano. Ma ho la vena chiusa, molto chiusa. Spingo più che posso e presto comincio a sorpassare gli ultimi. Ha piovuto tutta la mattina e la pista è ancora viscida fuori traiettoria, il che significa che è facile bloccare le gomme in frenata se si è fuori traiettoria, quindi molto difficile sorpassare.

Ma scia dopo scia comincio a staccare sempre più forte, anche sul viscido, rischiando pure di entrare in qualche fiancata. Ma per fortuna avevo ragione. Le rimonte sono molto divertenti.
Alla Villeneuve – per chiudere in bellezza – la Clio RS mi parte ancora di traverso, ma tengo giù e controsterzo, come al solito. Ho due macchine dietro che mi pressano e io non voglio assolutamente perdere la mia posizione. Ma la perdo, ovviamente. Mancano due giri, tiro la staccata più che posso in fondo al rettilineo e me la riprendo. Bandiera rossa per incidente, fine della gara, fine del divertimento. Sono quattrodicesimo. Ma mi sono divertito tantissimo. Le piccole modifiche fatte all’assetto hanno reso l’auto molto più guidabile (l’abbiamo chiusa dietro di convergenza ed è stata ammorbidita) e spingerla al limite (più mio che suo) è stato fantastico.
Se avete qualche soldo da parte e volete correre, il Clio Cup è un campionato che fa scintille, assicurato.

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Piero Dusio, la Juventus e la Cisitalia

Piero DusioPiero Dusio

Negli anni ’40 Piero Dusio era uno degli uomini più ricchi d’Italia: l’imprenditore torinese (noto agli appassionati di calcio per essere stato presidente della Juventus) è famoso soprattutto per aver fondato la Cisitalia. Scopriamo insieme la sua storia.

Piero Dusio: la biografia

Piero Dusio nasce a Scurzolengo (in provincia di Asti) il 13 ottobre 1899. Dopo una breve esperienza come calciatore nella Juventus (tre presenze come centrocampista in due stagioni: 1919/1920 e 1921/1922) inizia a lavorare come rappresentante di tessuti.

Imprenditore e pilota

Nel 1926 Dusio decide di mettersi in proprio nel settore delle tele cerate e in pochi anni diventa uno degli uomini più ricchi di Torino. Un imprenditore di successo attivo in numerosi settori che si cimenta anche come pilota: debutta alla Mille Miglia del 1929 con una Fiat Siata 521 (25° assoluto) e conquista l’unica vittoria in carriera alla Corsa dello Stelvio del 1938 con un’Alfa Romeo 2900 Botticella.

La Seconda Guerra Mondiale

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rende ancora più ricco Piero Dusio grazie alle forniture militari. Nel 1941 fonda a Torino quello che oggi è il Circolo della Stampa Sporting e nello stesso anno diventa presidente della Juventus.

La presidenza Dusio – terminata nel 1947 con il passaggio di consegne a Gianni Agnelli – coincide con tre momenti importanti per la squadra torinese: la vittoria nella Coppa Italia del 1942, il cambiamento di nome in Juventus Cisitalia per la stagione 1942/1943 e l’acquisto di Giampiero Boniperti nel 1946.

La Cisitalia

Al termine della guerra Piero Dusio fonda, nel 1946, la Casa automobilistica Cisitalia. Il primo modello – la D46 – è un’auto da corsa mentre la prima vettura di serie – la 202 progettata nientepopodimeno che da Dante Giacosa – è ancora oggi un simbolo del car design ed è esposta al MoMA di New York.

Ma non è tutto: l’imprenditore torinese si avvale anche della collaborazione di Ferdinand Porsche (dopo aver pagato la sua cauzione in quanto prigioniero di guerra in Francia) per costruire una monoposto molto ambiziosa – la 360 – che però non scenderà mai in pista.

La crisi e l’Argentina

I troppi soldi spesi da Piero Dusio nel progetto 360 portano in crisi la Cisitalia, che entra in amministrazione controllata. L’imprenditore torinese cerca di risolvere la situazione affidando al figlio Carlo la gestione della società a Torino e creando in Argentina la Autoar, un marchio automobilistico locale finanziato dal governo Perón.

La Autoar

La prima vettura realizzata dalla Autoar – la P.W.O. (Porsche Willys Overland) – monta un motore e un cambio derivati da quelli adottati dalla Jeep Willys, un telaio a traverse e longheroni progettato da Rudolf Hruska, un avantreno Porsche e una carrozzeria station wagon.

Pochi anni dopo Dusio lascia la direzione dell’azienda e resta in Argentina ad occuparsi dell’importazione di Cisitalia dall’Italia e di altri settori merceologici. Piero Dusio muore a Buenos Aires (Argentina) l’8 novembre 1975.

Auto d’epoca italiane

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Nuova Hyundai ix20 App Mode

Hyundai amplia la gamma della ix20 con l’arrivo della nuova versione speciale App Mode. Basata sulla versione Comfort, si caratterizza per un ricco ed esclusivo equipaggiamento tecnologico. La novità più rilevante è rappresentata dall’arrivo, in anteprima, del sistema multimediale firmato Pioneer con cui la Casa coreana rinnova la partnership iniziata nel 2011 con la Hyundai i20 Sound Edition.

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