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Citroën C6 (2011): pregi e difetti dell’ammiraglia francese

La Citroën C6 è – per il momento – l’ultima ammiraglia del Double Chevron: l’ultima esponente di una dinastia che ha visto modelli iconici come la Traction Avant, la DS, la CX e la XM. Oggi analizzeremo un esemplare del 2011 della raffinata “segmento E” francese nel lussuoso allestimento Executive, difficile da trovare (più semplice rintracciare i modelli più anziani) e con quotazioni comprese tra 15.000 euro e 20.000 euro: scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.
I pregi della Citroën C6 del 2011
Abitabilità
Un mare di spazio per tutti.
Finitura
Appaga più la vista che il tatto ma si difende bene: non siamo però ai livelli delle tedesche (qualche imprecisione di troppo nelle zone più nascoste dell’abitacolo).
Dotazione di serie
Il lussuoso allestimento Executive della Citroën C6 è molto ricco: antifurto, autoradio CD Mp3, cambio automatico, cerchi in lega, climatizzatore automatico bizona, cruise control, fari bixeno a orientamento automatico, fendinebbia, interni in pelle, navigatore, retrovisori ripiegabili elettricamente, sedili riscaldabili (anteriori regolabili elettricamente e con memoria lato guidatore), sensori di parcheggio anteriori e posteriori e sospensioni autoregolabili.
Posto guida
Sedile comodissimo e comandi ergonomici: promossa.
Climatizzazione
Impianto potente, tasti un po’ troppo piccoli.
Sospensioni
Da vera Citroën: si viaggia come sui cuscini.
Rumorosità
Motore silenzioso e abitacolo ottimamente insonorizzato: una perfetta compagna di viaggio.
Motore
Il propulsore 3.0 V6 turbodiesel HDi Euro 5 con filtro antiparticolato – l’unico disponibile nel 2011 sotto il cofano della Citroën C6 – genera una potenza di 241 CV, una coppia di 450 Nm e offre una spinta corposa sotto i 2.000 giri.
Cambio
La trasmissione automatica a sei rapporti dell’ammiraglia transalpina regala passaggi marcia fluidi.
Sterzo
Più orientato al comfort che al piacere di guida: giusto così.
Dotazione di sicurezza
C’è tutto quello che serve: airbag frontali, laterali, a tendina e per le ginocchia del guidatore, controlli di stabilità e trazione e monitoraggio pressione pneumatici. Senza dimenticare le cinque stelle conquistate nei crash test Euro NCAP.
Visibilità
Eccellente in tutte le direzioni: merito delle ampie superfici vetrate e dei montanti non troppo voluminosi.
Freni
Impianto potente e rassicurante.
Tenuta di strada
La Citroën C6 non nasce per fare le corse ma si rivela sempre equilibrata nelle curve. Quando si esagera tende ad allargare la traiettoria ma stiamo parlando di una berlinona di lusso a trazione anteriore che non invoglia a esagerare.
Consumo
Buono: 13,5 km/l dichiarati.

I difetti della Citroën C6 del 2011
Capacità bagagliaio
420 litri: un po’ pochini per un’auto che sfiora i cinque metri di lunghezza…
Prestazioni
Il piacere di guida non è il punto di forza della Citroën C6: 235 km/h di velocità massima e 8,5 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.
Prezzo
Da nuova nel 2011 la Citroën C6 Exclusive era piuttosto cara (54.910 euro). Oggi è introvabile – più semplice rintracciare gli esemplari più recenti – e le sue quotazioni recitano 17.700 euro: poco più di una Fiat Tipo 1.3 Mjt 4p. Pop appena uscita dal concessionario.
Tenuta del valore
Le ammiraglie non tedesche si svalutano molto, specialmente se hanno sotto il cofano un motore diesel.
Garanzie
La copertura globale è scaduta nel 2013 e quella sulla verniciatura nel 2014: ancora valida, fino al 2023, la protezione sulla corrosione.
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Dieci auto di lusso che non pagano il superbollo

Il superbollo – introdotto nel 2012 – continua a incidere negativamente sulle vendite di auto di lusso. Chi vuole acquistare una vettura con una potenza di oltre 252 CV è soggetto al pagamento di 20 euro per ogni kW che supera la soglia di 185 kW: una cifra ridotta dopo cinque (60% della somma da versare), dieci (30%) e quindici anni (15%) dalla data di costruzione del veicolo e che non è più dovuta dopo 20 anni.
In questa guida all’acquisto troverete dieci auto di lusso che costano più di 70.000 euro e che non pagano il superbollo: non solo modelli con una potenza fino a 252 CV ma anche ibride ed elettriche decisamente più cavallate. Nel caso dell’ibrida plug-in (ossia ricaricabile attraverso una presa di corrente) BMW i8 Roadster si calcolano per il bollo solo i 170 kW del propulsore termico mentre sui veicoli a emissioni zero fa fede la potenza omologata segnata sul libretto: 158 kW per l’Audi e-tron, 172 kW per la Jaguar I-Pace e 169 kW per la Tesla Model X Performance.
L’elenco è composto sopratutto da vetture tedesche e da SUV grandi, anche se non mancano proposte di altri segmenti provenienti da altre nazioni.
Dieci auto di lusso che non pagano il superbollo

Alfa Romeo 4C Spider Italia – 81.600 euro
L’Alfa Romeo 4C Spider Italia monta un motore 1.750 turbo da 240 CV caratterizzato da un sound estremamente coinvolgente.
Una scoperta a trazione posteriore piccola (3,99 metri di lunghezza), scomoda e divertentissima nelle curve. L’abitacolo è un po’ angusto e non brilla alla voce “finiture”.

Audi e-tron Business – 88.630 euro
L’Audi e-tron Business è una SUV elettrica tedesca dotata di due motori in grado di generare una potenza totale di 408 CV.
Una crossover ecologica che punta più sul comfort che sul piacere di guida per via del peso esagerato.

BMW i8 Roadster – 165.400 euro
La BMW i8 Roadster è una spider ibrida plug-in (ossia ricaricabile attraverso una presa di corrente) a trazione integrale (anteriore quando si viaggia a emissioni zero).
Il motore 1.5 tre cilindri turbo benzina – un po’ povero di coppia – abbinato a un’unità elettrica genera una potenza totale di 374 CV. Da integrare la dotazione di ADAS.

Jaguar I-Pace HSE – 96.760 euro
La Jaguar I-Pace HSE è una SUV elettrica a trazione integrale contraddistinta da un abitacolo molto spazioso (specialmente per le spalle dei passeggeri posteriori).
I due motori a emissioni zero regalano alla crossover ecologica britannica 400 CV di potenza.

Jeep Grand Cherokee 3.0 V6 CRD Multijet II Summit – 79.800 euro
La Jeep Grand Cherokee 3.0 V6 CRD Multijet II Summit è la variante più lussuosa della grande SUV statunitense a trazione integrale.
La Sport Utility “yankee” ospita sotto il cofano un motore 3.0 V6 turbodiesel da 250 CV non molto vivace (8,2 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h).

Land Rover Range Rover 3.0 SDV6 Autobiography LWB – 196.400 euro
La Land Rover Range Rover 3.0 SDV6 Autobiography LWB è una delle auto più costose tra quelle che non pagano il superbollo: una raffinata SUV a trazione integrale spaziosissima (specialmente per la testa degli occupanti posteriori).
Il motore di questa “ammiraglia” 4×4 (elegantissima su asfalto, eccezionale in off-road)? Un 3.0 V6 turbodiesel da 249 CV.

Maserati Quattroporte 3.0 V6 Diesel Gransport – 116.725 euro
La Maserati Quattroporte 3.0 V6 Diesel Gransport è un’ingombrante (ben 5,26 metri di lunghezza) ammiraglia a trazione posteriore spaziosissima per le gambe di chi si accomoda dietro.
Sotto il cofano si trova un 3.0 V6 turbodiesel da 250 CV.

Mercedes CLS 300 d Premium Plus – 90.090 euro
La Mercedes CLS 300 d Premium Plus è un’ammiraglia/coupé a trazione posteriore caratterizzata da linee filanti.
Una “berlinona” di lusso dotata di un motore 2.0 turbodiesel da 245 CV.

Tesla Model X Performance – 105.380 euro
È incredibile che un’auto esagerata come la Tesla Model X Performance non paghi il superbollo: la SUV elettrica americana a trazione integrale – dotata di due motori a emissioni zero – offre prestazioni degne di una supercar (“0-100” in 3,6 secondi).
I segreti? Una potenza pazzesca (469 CV) e una coppia esagerata (693 Nm). Senza dimenticare che stiamo parlando di una Sport Utility ecologica per famiglie con un bagagliaio immenso.

Volvo V90 Cross Country D5 Pro – 70.540 euro
La Volvo V90 Cross Country D5 Pro – variante della V90 (versione familiare dell’ammiraglia S90) che strizza l’occhio al mondo delle SUV – è una lussuosa station wagon a trazione integrale che si distingue dalla concorrenza per le finiture eccellenti.
La proposta più economica tra quelle analizzate nella nostra guida all’acquisto è anche la meno potente: il motore 2.0 turbodiesel genera infatti solo 235 CV.
Auto di lusso
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Lexus LS

La quinta generazione della Lexus LS – nata nel 2017 – è un’ammiraglia giapponese ibrida a trazione integrale.
Lexus LS: gli esterni
Il design della quinta serie della Lexus LS è un mix tra eleganza (profilo e coda) e sportività (frontale).

Lexus LS: gli interni
La Lexus LS nasce per coccolare gli occupanti: si solleva non appena si sfiora la maniglia e una volta a bordo i sostegni dei sedili anteriori si abbassano automaticamente mentre l’illuminazione interna crea un’atmosfera soffusa e rilassata in un abitacolo costruito con estrema cura. Tutti i sedili sono dotati della funzione massaggio e quelli anteriori sono regolabili elettronicamente in 28 posizioni.

Lexus LS: il motore
Il motore della Lexus LS è un V6 ibrido benzina:
- un 3.5 V6 ibrido benzina da 359 CV

Lexus LS: gli allestimenti
Gli allestimenti della Lexus LS sono due: Executive e Luxury.
Lexus LS Executive
La Lexus LS Executive offre, tra le altre cose: Lexus Safety System+, impianto audio con 12 altoparlanti, Lexus Premium Navigation con display da 12,3”, servizi di guida DRG (Dynamic Route Guidance), APPs integrate, Remote Touch, lettore CD/DVD e telecamera posteriore, rivestimenti in pelle con inserti in legno Laser Cut, sedili anteriori regolabili elettricamente con memoria in 28 posizioni e cerchi in lega da 20” con pneumatici 245/45 RF20 run-flat.
Lexus LS Luxury
La Lexus LS Luxury costa 35.000 euro più della Executive e aggiunge, tra le altre cose: Lexus Safety System+ A, sistema di rilevazione angoli ciechi (BSM) con sistema di rilevazione traffico posteriore (RCTA), impianto Mark Levison QLI Reference Surround con 23 altoparlanti, sedile posteriore destro con funzione relax Ottoman e sedili posteriori regolabili elettricamente in 22 posizioni con memoria e supporto lombare regolabile in 4 posizioni.

Lexus LS: i prezzi
Motore ibrido benzina
- Lexus LS Executive 105.000 euro
- Lexus LS Luxury 140.000 euro
Il mondo Lexus
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Acura NSX: a Monterey la livrea ‘heritage’

La nuova Acura NSX Indy Yellow Pearl è l’ultima novità della gamma giapponese negli Stati Uniti d’America. Verrà svelat ain questi giorni alla Monterey Car Week che iapre i battenti oggi 9 agosto. Con questa versione il marchio nipponico rende omaggio alla NSX originale, che a suo tempo sfoggiò una livrea cromaticamente molto simile a questa.
Il colore Giallo Yellow Pearl è un omaggio allo Spa Yellow del debutto della prima generazione della supercar giapponese, poi successivamente sostituito da un’altra tonalità di giallo denominata Rio Yellow.
Questa nuova livrea della Acura NSX si somma alle altre colorazioni disponibili di serie in territorio statunitense: 130R White, Berlina Black, Curva Red. Senza contare le altre 5 tonalità proposte come optional: l’Orange Pearl, il Source Silver Metallic e il White Pearl con un costo aggiuntivo di 700 dollari e le più esclusive Valencia Red Pearl e Blue Pearl che costano la bellezza di 6mila dollari in più.
Per il momento non è stato divulgato il prezzo della nuova tonalità Yellow Pearl, anche se sappiamo che Oltreoceano la Acura NSX ha un prezzo di partenza di 157.500 dollari.
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Porsche 911: 20 anni di GT3

La Porsche 911 GT3 celebra quest’anno due decadi di esistenza. Venne svelata nel 1999 con la missione di sostituire la 911 Carrera RS 2.7. Dal quel momento è evoluta fino alla sportiva da 500 CV che è oggi.
Al Salone di Ginevra di ormai 20 anni or sono mostrò la sua faccia con un atto audace, scartando la ambita sigla RS. La prima volta che apparse, con sotto pelle il sei cilindri da 3,6 litri raffreddato ad acqua, con 360 CV di potenza – sufficienti a farla volare al Nurburgring sotto gli otto minuti -, dietro al volante c’era Walter Röhrl. Le performance, per allora di un altro pianeta, erano dovute anche alle soluzioni tecniche di primo livello come i freni potenziati, un telaio che si abbassava verso terra di 30 mm e il cambio derivato da una delle sue sorella, la 911 GT2. Manuale. A sei marce. Regolabile. Niente di più puro e crudo. Regolabili erano anche le barre stabilizzatrici e gli ammortizzatori, e se tutto ciò non fosse stato sufficiente la si poteva avere anche nella variante Clubsport con roll bar. Una bestia da pista, insomma.
L’evoluzione durante gli anni è stata degna del nome che ora porta. Ogni 3 o quattro anni, di fatto, come di consueto, la Porsche 911 GT3 ha ricevuto i suoi aggiornamenti e miglioramenti. Nel 2003, ad esempio, la potenza fu elevata a 381 CV grazie alla tecnologia VarioCam, un sistema che controllava in forma continua la distribuzione variabile.
Tre anni più tardi arrivò il salto generazionale. Rompeva la barriera dei 400 CV (415). E non solo, introduceva anche la sospensione attiva PASM (Porsche Active Suspension Management). Ma per gli ingegneri Porsche sembrava che non fosse mai abbastanza. Nel 2009 arrivò quindi una nuova evoluzione della Porsche 911 GT3 con un nuovo motore 3.8L e 435 CV. Tra i nuovi dettagli comparivano anche l’alettone posteriore di nuova fattura e una carenatura completa del sottoscocca che aumentavano notevolmente il carico aerodinamico della coupé tedesca. Più del doppio rispetto al modello uscente.
Nel 2013 la Noveunouno festeggiava i suoi primi 50 anni e il momento fu propizio per svelare al mondo la quinta generazione. Tutto era nuovo. Motore, telaio e carrozzeria. Il primo, sempre aspirato, cresceva fino a 475 CV e, per la prima volta, veniva abbinato alla trasmissione automatica a doppia frizione PDK. Qualche purista forse storse il naso, ma le sue performance chiusero la bocca a chiunque. La quinta 911 GT3 poteva contare anche sul nuovissimo asse posteriore sterzante e il risultato fu un 7’25’’ all’Inferno Verde del Nurburgring. Oltre mezzo minuto più veloce rispetto alla prima generazione…
Da lì saltiamo ad oggi. Il cuore pulsante dell’attuale Porsche 911 GT3 è arrivato alla soglia psicologica, e non solo, dei 500 CV. E all’ormai collaudassimo PDK si può, volendo, alternare di nuovo il classico manuale a sei marce. Goduria.
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Audi RS: a Francoforte sei new entry per la famiglia arrabbiata di Ingolstadt

Audi ha svelato una misteriosa immagine che anticipa la presenza, al prossimo Salone di Francoforte 2019 (dal 12 al 22 settembre), di sei nuovi modelli RS.
Per il momento da Ingolstadt non sono trapelate altre informazioni su quali modelli della famiglia sportiva esattamente vedremo alla kermesse tedesca. Dalle silhouette che appaiono nella foto si possono però estrapolare delle prime conclusioni.
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Una delle sei new entry arrabbiate dei Quattro Anelli potrebbe essere la nuova Audi RS Q3 Sportback, versione racing della neoarrivata Q3 Sportback, che monterà sotto al cofano il noto 2.5 litri turbo da 420 CV, lo stesso della Q3 RS convenzionale.
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Per contrastare sul mercato la BMW M8 Gran Coupé, Audi lancerà inoltre la nuova RS7 Sportback, la cui base meccanica sarà invece il V8 da 650 CV di potenza.
Non va escluso, inoltre, il possibile unveiling a Francoforte di una versione ibrida dell’ammiraglia sportiva con una potenza ancora più elevata.
La stessa possibilità coinvolgerà anche le altre candidate alla passerella tedesca: la nuova Audi RS4 Avant, equipaggiata con il 2,9 litri V6 da 450 CV e la ipotetica regina dello stand, la RS Q8, la maxi Sport Utility dotata anch’essa del V8 da 650 CV, stessa potenza della Lamborghini Urus.
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Polestar, la storia

La storia della Polestar, fino a oggi, è stata simile a quella della AMG: un team attivo nel motorsport diventato il reparto sportivo ufficiale di una Casa automobilistica (in questo caso la Volvo).
Dal 2020, però, la Polestar affronterà un nuovo capitolo della sua breve vita e sarà un costruttore specializzato nella produzione di vetture “premium” ecologiche. Scopriamo insieme l’evoluzione di questa azienda svedese.
Polestar: la storia
Le radici della Polestar risalgono al 1996, anno in cui il pilota Jan Nilsson crea il team Flash Engineering per correre con le Volvo 850 nel campionato turismo svedese STCC. Il driver scandinavo si aggiudica il titolo e bissa il trionfo nel 1997.
Tra il 1998 e il 2002 la scuderia corre con le S40 (anche in qualche gara del campionato francese e di quello europeo) mentre nel 2003 passa alle S60.
Cambio di proprietà (e di nome)
Nel 2004 la Flash Engineering viene venduta all’imprenditore Christian Dahl, l’anno seguente la squadra cambia nome (Polestar) e nel 2006 inizia a pensare in grande: spostamento della sede da Karlstad a Göteborg e sviluppo diretto delle vetture da corsa.
L’anima ecologica della Polestar inizia a vedersi nel 2007 quando viene creato un motore destinato alle gare alimentato a bioetanolo mentre risale all’anno successivo il primo progetto rilevante: lo sviluppo della Volvo C30 da turismo.

Ritorno alla vittoria
Il 2009 è una grande annata per la Polestar: il norvegese Tommy Rustad riporta il campionato turismo svedese alla Volvo dopo 12 anni e la Casa scandinava nomina Polestar partner Performance ufficiale (in poche parole Polestar diventa l’unico “elaboratore” approvato dalla Casa madre).
Nel 2010 lo svedese Robert Dahlgren conquista con la C30 la prima edizione del campionato scandinavo turismo e nello stesso anno vede la luce la C30 Polestar Concept: un prototipo che è in pratica una versione stradale della C30 da gara. Risale invece al 2011 il debutto in pianta stabile di Polestar nel Mondiale Turismo WTCC (dalla quinta gara le C30 passano dai motori 2.0 ai nuovi propulsori 1.6 turbo benzina DRIVe).
Polestar schiera la nuova Volvo S60 nel campionato Racing Elite League (una specie di “best of” della serie turismo svedese) e consente a Fredrik Ekblom di aggiudicarsi il titolo.

I primi modelli di serie
La Volvo S60 Polestar del 2013 (anno in cui lo svedese Thed Björk porta a casa il campionato STCC) è la prima auto di serie progettata dall’azienda scandinava. Inizialmente commercializzata in soli 100 esemplari (tutti destinati al mercato australiano), viene venduta in otto Paesi a partire dal 2014 in concomitanza con il lancio della station wagon V60 Polestar.
Risale sempre al 2014 la vittoria nel campionato STCC di Björk e l’impegno nella serie turismo australiana con due S60.
In mano a Volvo
Nel 2015 Volvo acquista la divisione di Polestar che si occupa dello sviluppo delle vetture stradali e la trasforma in quello che è oggi AMG per Mercedes. Il reparto corse (sempre in mano a Dahl) viene ribattezzato Cyan Racing e vince ancora una volta l’STCC con Björk.
L’anno seguente il team Polestar Cyan Racing torna nel WTCC mentre lo svedese Richard Göransson si aggiudica il titolo scandinavo. Björk vince l’ultima edizione di sempre del Mondiale turismo nel 2017.

Presente e futuro
Oggi il listino Volvo comprende tre modelli – S60, V60 e XC60 – Polestar Engineered caratterizzati da prestazioni migliori, da una risposta più pronta dell’acceleratore, da un cambio più sportivo e – sulle versioni AWD a trazione integrale – da più coppia distribuita alle ruote posteriori.
Presto, però, Polestar diventerà una casa costruttrice a tutti gli effetti e sbarcherà in listino con due modelli “premium” ecologici.
La Polestar 1 è una coupé ibrida plug-in (ossia ricaricabile attraverso una presa di corrente) dotata di un motore 2.0 a doppia sovralimentazione (turbo + compressore volumetrico) abbinato a due unità elettriche in grado di generare una potenza totale di 600 CV e una coppia di 1.000 Nm. Il tutto con un’autonomia incredibile a emissioni zero: 150 km.
La Polestar 2 è invece una berlina elettrica a cinque porte a trazione integrale dotata di due motori e creata per sfidare la Tesla Model 3. La potenza? 408 CV.
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Monte Carlo: la tradizione sportiva di Skoda

Per Skoda Montecarlo è sinonimo di sportività. La storia della Casa ceca si lega da oltre cent’anni al principato.
La prima Monte Carlo

Nel lontano 1912, alla seconda edizione della competizione, le auto di Mladá Boleslav erano già in gara e nel 1936 arrivò il primo risultato importante, con il secondo posto di categoria per Skoda Popular. Per celebrare questo successo, Skoda presentò un’edizione del modello limitata a 70 esemplari, derivata direttamente dall’auto da corsa. Iniziava così la storia delle versioni Monte Carlo.
Skoda Fabia Monte Carlo
Nel 1977, Skoda ottenne di nuovo la vittoria di categoria al famoso Rally con il modello 130 RS, ripetuta nel 2017 e 2018 in categoria WRC 2 con la FABIA R5. Esattamente 75 anni dopo quella prima variante “speciale”, nel 2011 ŠKODA ha svelato la seconda generazione della piccola Fabia in versione Monte Carlo, caratterizzata da un design dinamico e da interni specifici. Anche dopo il passaggio alla terza generazione, la Fabia Monte Carlo ancora oggi è la versione al top della gamma commerciale del modello.
Le prossime Monte Carlo: Scala e Kamiq
Questo legame con Monte Carlo proseguirà presto con la presentazione delle versioni dinamiche della berlina Scala, da pochi mesi sul mercato e del SUV compatto Skoda Kamiq, atteso al lancio sul mercato italiano in autunno. A caratterizzarne l’estetica in chiave sportiva saranno numerosi dettagli in colore nero, studiati per rendere il design ancora più dinamico e coinvolgente. La nuova Skoda Scala Monte Carlo, per esempio, sfoggerà specifici elementi aerodinamici neri nel frontale, mentre la Kamiq Monte Carlo sarà proposta esclusivamente con barre al tetto in colore nero. Le due versioni saranno immediatamente identificabili anche grazie al badge sulla carrozzeria. La Skoda Scala Monte Carlo e la Kamiq Monte Carlo saranno presentati ufficialmente al prossimo Salone dell’automobile di Francoforte, in programma dal 10 al 22 settembre 2019.
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La nuova Land Rover Defender con la Croce Rossa sulle dune di Dubai

Dopo oltre 70 anni sul mercato la più iconica delle fuoristrada purosangue è pronta al salto generazionale più importante della sua lunga storia. Quest’anno Land Rover presenterà l’attesissima nuova Defender. La 4×4 inglese pura è stata riprogettata da cima a fondo e arriva con un nuovo look, una nuova piattaforma e con tutte le ultime tecnologie Land Rover. La scorsa settimana è apparsa in uno spettacolare shooting nel mezzo del deserto attorno a Dubai, ripresa durante gli ultimi test realizzati dalla Casa inglese in partnership con gli esperti della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC).
Gli ingegneri Land Rover hanno dimostrato ai colleghi dell’IFRC la gamma di capacità del veicolo su strada ed in off-road, prima di cedere il volante ai loro esperti che hanno messo alla prova il veicolo nel deserto e sulle dune di sabbia della regione e sulla tortuosa autostrada di Jebel Jais, sperimentandone la maneggevolezza ed il comfort sulle curve che salgono sul monte più alto degli Emirati Arabi Uniti. Finora i prototipi della nuova Land Rover Defender hanno percorso oltre 1,2 milioni di chilometri di prova, inclusa la settimana in Kenya con l’organizzazione ambientalista Tusk, ed un’apparizione dinamica al Goodwood Festival of Speed.
Il test a Dubai è coinciso con il rinnovo della partnership globale di Land Rover con l’IFRC – un rapporto che dura da oltre 65 anni, dal 1954, quando le prime Land Rover entrarono in servizio nella regione come dispensari mobili. Quest’anno ricorre il centenario dell’organizzazione, che celebra “100 anni di speranza”. Per i prossimi tre anni Land Rover sosterrà le iniziative di preparazione e risposta alle calamità in Paesi come India, Messico e Australia.
Ilir Causha, Team Lead for Global Fleets and Logistics dell’IFRC, ha dichiarato:
“La Croce Rossa aiuta ogni anno milioni di persone in difficoltà, in quasi tutti i Paesi del mondo. Operiamo nei luoghi più inaccessibili della Terra, spesso su terreni molto difficili; per questo le nostre squadre devono poter affrontare qualsiasi situazione. Siamo orgogliosi di essere partner Land Rover dal 1954, e di mettere alla prova la nuova #defender, poiché insieme riusciremo a raggiungere le comunità più vulnerabili del mondo, ovunque esse siano.”
Nick Rogers, Executive Director of Product Engineering di Jaguar Land Rover, ha aggiunto:
“Jaguar Land Rover è fiera di sostenere l’opera dell’IFRC. Dal 1954 i nostri veicoli hanno consentito di raggiungere le comunità più lontane e vulnerabili, aiutandole a diventare più resilienti, e contiamo che la nuova #defender saprà tenere alta questa tradizione. Le dune del Dubai sono il luogo ideale per confermare che questa è la più capace Land Rover mai prodotta. Monta pneumatici che arrivano a 815 mm di diametro, con larga superficie di contatto. Inoltre, l’esclusivo sistema di controllo della trazione monitora il terreno e modifica le regolazioni del veicolo di conseguenza; questa combinazione rende la nuova #defender fantastica sulla sabbia, e altrettanto godibile su strada.”
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Abarth 595 Competizione (2015): pregi e difetti della citycar sportiva dello Scorpione

La Abarth 595 più cattiva di sempre? La Competizione. Oggi analizzeremo un esemplare del 2015 della variante più sportiva della citycar dello Scorpione, facile da trovare a meno di 15.000 euro: scopriamo insieme i suoi pregi e difetti.
I pregi della Abarth 595 Competizione del 2015
Abitabilità
Buona davanti, migliorabile dietro.
Finiture
Dentro è abbastanza curata mentre fuori gli assemblaggi dei pannelli della carrozzeria potrebbero essere più precisi.
Dotazione di serie
Completa: adesivi laterali, autoradio Bluetooth CD Mp3 USB, cerchi in lega, climatizzatore, fari allo xeno, fendinebbia, regolazione risposta motore e sterzo, scarico Record Monza, sedili anteriori Sabelt e sospensioni Koni.
Capacità bagagliaio
185 litri: un vano piccolo ma con una capienza in linea con quella delle rivali.
Posto guida
Ottimi i sedili avvolgenti, poco convincenti la posizione di seduta rialzata e il volante troppo inclinato.
Climatizzazione
Impianto potente e comandi ergonomici.
Motore
Il propulsore 1.4 turbo benzina Euro 6 T-Jet della Abarth 595 Competizione è un piccolo mostro in grado di generare una potenza di 180 CV e una coppia di 250 Nm. Un’unità che, nonostante la sovralimentazione, ama molto gli alti regimi.
Cambio
La trasmissione manuale a cinque marce si comporta bene nell’uso normale. Qualche impuntamento di troppo della leva quando si guida in modo sportivo (niente di preoccupante, comunque).
Sterzo
Comando preciso e sensibile, volante troppo inclinato.
Prestazioni
Da sportiva DOC: 225 km/h di velocità massima e 6,7 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.
Dotazione di sicurezza
Adeguata: airbag frontali, laterali, a tendina e per le ginocchia del guidatore, controlli di stabilità e trazione e hill holder.
Visibilità
La Abarth 595 Competizione si parcheggia in un fazzoletto: è lunga solo 3,66 metri.
Freni
Potenti ed efficaci.
Tenuta di strada
Coinvolgente nelle curve: con un baricentro più basso sarebbe perfetta.
Tenuta del valore
Le Abarth sono molto richieste sul mercato dell’usato e si svalutano poco.

I difetti della Abarth 595 Competizione del 2015
Sospensioni
Troppo rigide nell’uso normale.
Rumorosità
Esistono piccole sportive altrettanto godibili ma più garbate nei modi.
Prezzo
Da nuova nel 2015 la Abarth 595 Competizione costava 25.350 euro. Oggi si trova facilmente a 14.800 euro: poco più di una Fiat 500 “base” (la 1.2 Pop) appena uscita dal concessionario.
Consumo
Migliorabile: 16,7 km/l dichiarati.
Garanzie
La copertura globale è scaduta nel 2017 mentre quella sulla verniciatura nel 2018. Ancora valida, fino al 2023, la protezione sulla corrosione.
Passione Abarth
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